
Marianne Krüll, NELLA RETE DEI MAGHI. Una storia della famiglia Mann, traduz. Mirella Torre Casalino, p. 397, Bollati Boringhieri, 1993, ISBN 88-339-0805-4
Si, ancora Mann. Ma questa volta non soltanto Thomas.
Il post n. 133 del blog akatalepsia di Clelia Mazzini su “La montagna incantata” di Thomas Mann mi ha sollecitato molte riflessioni sia letterarie che personali e mi ha spinto a tirar giù dallo scaffale della mia libreria dedicato alle opere dei e su i Mann questo volume la cui attenta lettura è secondo me decisamente irrinunciabile per chiunque sia interessato alla loro opera letteraria.
Marianne Krüll —il cui cognome è, per una singolare coincidenza, uguale a quello del protagonista dell’ultimo romanzo di Thomas Mann “Le confessioni del cavaliere d’industria Felix Krull, rimasto incompiuto per la morte dello scrittore—, berlinese, è una sociologa tedesca particolarmente interessata ai temi della famiglia, agli aspetti teorici della terapia familiare, alle tematiche femminili.
Scrive la Krüll all’inizio della sua prefazione:
“… loro, i maghi della famiglia Mann, con tutte le maschere e tutti i travestimenti che hanno assunto sia nella realtà della loro esistenza sia in quella delle loro opere letterarie. “Mago” fu l’appellativo dato a Thomas Mann dai sui figli, […]. Del pari un mago fu il fratello Heinrich, l’altro scrittore della famiglia della medesima generazione, considerato da molti addirittura più grande del ben più famoso fratello. E Klaus — che portava anche i nomi di Heinrich e Thomas — divenne l’ “apprendista mago” del padre e dello zio […] Da sempre mi hanno affascinata non soltanto le singole opere di Thomas, Heinrich e Klaus Mann, ma l’intera rete che essi hanno tessuto, dalla quale si lasciarono portare e sollevare, ma dalla quale capitò loro anche di cadere, trascinando con sé altre persone”
Le storie di Klaus e dei fratelli Thomas ed Heinrich (rispettivamente padre e zio di Klaus) presentano straordinarie somiglianze, continui avvicinamenti ed allontanamenti, un intreccio di amore, odio, rispetto e frustrazione, sentimenti inespressi che si irradiano e coinvolgono tutti i rami della famiglia per circa tre generazioni. Di questa storia familiare la Krüll individua i lati nascosti, i modelli fondamentali dell’inconscio familiare che, essa scrive “si sono trasformati non soltanto per Klaus, ma per molti altri prima di lui, insieme a lui e dopo di lui, in una trappola fatale” (p.19).
Il “filo rosso” dell’intero lavoro della Krüll è costituito, secondo quanto lei stessa dichiara, dal suicidio di Klaus, morto a quarantadue anni. Alla studiosa interessa la catena che collega questo suicidio all’impressionante numero di suicidi avvenuti nella famiglia Mann nelle generazioni precedenti a quella di Klaus e che finirono per costituire, con tutte le storie di colpe, sfiducia, odio presenti in molti eventi familiari, una sorta di vera e propria rete di modelli.
Suicidi, conflitti tra fratelli, pulsioni omosessuali latenti (Thomas) o dichiarate ed agite (Klaus ed Erika), una ricorrente fantasmatica dell’incesto (l’amore di Heinrich per la sorella Clara, quello di Klaus ed Erika, l’ambiguità, l’ambivalenza del rapporto tra Thomas ed il figlio Klaus) emergono dalle pagine di questo libro in un continuo intreccio tra analisi di documenti della storia della famiglia Mann e la genesi, le storie, i personaggi delle opere letterarie di Thomas, Heinrich e Klaus. Lo sguardo di Marianne Krüll non trascura nulla, nemmeno particolari apparentemente secondari ma il suo non è uno sguardo banalmente voyeuristico o alla ricerca dell’episodio o il particolare piccante. L’autrice si accosta alla vita delle tante persone che popolano il volume (tre famiglie numerose, figure femminili interessantissime, tra le quali Julia da Silva Bruhns, Clara, Julia, Katia ed Erika Mann) con la serietà della studiosa ma anche con grande empatia e comprensione. Nonostante il libro sia ricchissimo di riferimenti bibliografici e citazioni di documenti di famiglia la lettura risulta coinvolgente ed appassionante come quella di un romanzo. Lo stile è piano ma non piatto, l’architettura del libro sapiente.
Il volume è corredato da una documentazione iconografica molto ampia (e le fotografie sono riprodotte con grande cura), una ricchissima bibliografia.
Ed infine, per non perdersi in questo vero e proprio labirinto familiare e potere seguire agevolmente le vicende dei suoi componenti, troviamo “dulcis in fundo”, in una tasca interna della copertina, tre grandi ed accuratissime mappe con gli alberi genealogici delle tre famiglie: i Mann, i Bruhns (la famiglia materna di Thomas, Heinrich, Carla e Julia) ed i Pringshein (la famiglia di provenienza di Katia Mann, moglie di Thomas e madre di Klaus ed Erika).
Quando ho letto per la prima volta questo libro, almeno un decennio fa, conoscevo (credevo di conoscere) ed amavo già tutte le opere dei Mann. La lettura del testo della Krüll ha però messo sottosopra tutto quello che credevo di avere capito; mi sono ritrovata a “rileggere” mentalmente i romanzi in particolare di Thomas con occhio completamente diverso da prima; i deliri amorosi di Von Aschembach nei confronti di Tadzio o l’incesto dell’“Eletto” o le vicende di molti personaggi dei racconti hanno acquistato un senso che non avevo mai nemmeno sospettato. Mi sono rimessa a leggere, ed ho ricominciato daccapo.
Mi ricordo che avevo consigliato questo libro ad una mia amica antropologa le cui ricerche sono volte in particolare allo studio delle parentele, anch’essa appassionata delle opere dei Mann: mi ha poi riferito di essere rimasta impressionata e spiazzata quanto me …
Mi piace:
"Mi piace" Caricamento...