YOSHE KALB E LE TENTAZIONI – ISRAEL JOSHUA SINGER

Yoshe Kalb Israel Joshua SingerIsrael Joshua SINGER, Yoshe Kalb e le tentazioni (tit. orig. Yoshe Kalb), traduz. dall’americano di Bruno Fonzi, p. 352 ed. Carte Scoperte, 2005

Noi  lettori italiani abbiamo  potuto finalmente leggere ed apprezzare due grandi romanzi di Israel Joshua Singer: I fratelli Ashkenazi (pubblicato da Bollati Boringhieri nel 2011) e la Famiglia Karnowski (Adelphi, 2013).

Ma i temi principali di questi due romanzi-fiume erano già presenti in un altro, precedente libro che Israel Singer scrisse nel 1932 poco prima che nel 1933 emigrasse negli Stati Uniti.

Il romanzo — scritto originariamente in yiddish e successivamente tradotto in inglese — aveva avuto un enorme successo, tanto che la critica degli anni trenta aveva paragonato Singer a Tolstoj, Balzac, Dickens…

Questo romanzo è Yoshe Kalb (questo il titolo originale, che a mio parere sarebbe stato bene mantenere così, senza ulteriori aggiunte), ed è proprio il caso di parlarne.

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Yoshe Kalb descrive la vita di una comunità chassidica in Galizia. Quando, nel 1933, Singer emigra negli Stati Uniti i suoi scritti vengono pubblicati a puntate (sotto forma, cioè, di feuilleton) nel giornale Jewish Daily Forward a New York. Il romanzo Di brider Ashkenazi (I fratelli Ashkenazi) viene pubblicato nel 1936. Nel 1938 compare Haver Nahman (Il compagno Nahman) — mai tradotto in italiano — che, da quanto ho appreso, è una dura requisitoria contro il comunismo.
Nel 1943 arriva Di mishpohe Karnovski (La Famiglia Karnowski) .

Yoshe Kalb, storia di un amore appassionato, assoluto e tuttavia proibito, condannato già sul nascere si svolge all’inizio del Novecento in una comunità chassidica della Polonia. A soli quindici anni, il fragile, colto, delicato Nahum, figlio del Rabbino di Rachmanikve ha dovuto sposare Serele, la pia ma sciocca e poco avvenente figlia del potente e ricco Rabbino di Nyesheve.

In questo universo chiuso, claustrofobico e frenetico allo stesso tempo che è la “corte rabbinica”, Nahum vive ai margini, si isola sempre di più e non ha altro rifugio che lo studio dei sacri testi ed i digiuni rituali.

Fino al giorno in cui… fino al giorno in cui il suo sguardo non ne incrocia un altro, quello di Malka, la giovanissima e ribelle moglie del suocero. E’ la scintilla che fa scoppiare l’incendio, è la fiamma della passione che divora tutto. Ma è anche la paura del proibito, l’angoscia, il rimorso; quell’incrocio di sguardi darà inizio ad un serie di eventi che   causeranno   morte e distruzione.

Nahum scompare.

Quindici anni dopo il compimento del dramma, un uomo arriva a Nyesheve alla corte del Rabbino Melech e risveglia un passato che tutti vorrebbero dimenticare.

Il mendicante si fa riconoscere come Nahum. Riprende il suo posto in famiglia e si immerge negli studi sacri. Ma qualcuno lo riconosce come Yoshe, “Yoshe il tonto”, sposato con la figlia dello scaccino della sinagoga e becchino del cimitero  di Bielogura. Chi è dunque quest’uomo? Se è davvero Nahum, sarà il successore del suocero, il Rabbino di Nyesheve, se invece è Yoshe, ci si trova davanti ad un sacrilego, perchè l’uomo non può avere due identità e due mogli.

Un tribunale di settanta Rabbini cerca di fare luce su questa intricata vicenda, i testimoni si avvicendano parteggiando e testimoniando in egual misura per l’una e per l’altra parte, la bilancia della Giustizia rabbinica pende continuamente da una parte e dell’altra; l’accusato, da parte sua, non risponde ad alcuna domanda.

Alla fine, uno dei Rabbini, il più rispettato, quello che viene considerato e chiamato “il Santo” interroga personalmente il mendicante e, davanti all’assemblea “paralizzata dalla paura” emette la sua sentenza:

“Sei Nahum e sei Yoshe; sei un dotto e sei un ignorante; compari d’un tratto nelle città, e scompari improvvisamente da esse; vagabondi per i cimiteri in cerca dei tuoi simili; e di notte sgusci furtivamente attraverso i campi; e dovunque vai porti con te disastro, terrore ed epidemie; ti unisci con donne, fuggi da esse, e poi ritorni. Tu non sai cosa fai, non v’è alcun gusto nè nella tua vita nè nelle tue azioni perché non sei nulla tu stesso, perchè ascoltami bene! Tu sei un morto errante nel caos del mondo!”

Lascio ai lettori scoprire la reazione del tribunale rabbinico, dell’assemblea degli ebrei e dello stesso Nahum/Yoshe dopo il pronunciamento delle terribili parole del Santo.

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Yoshe Kalb è certo la storia di un amore folle, di una passione travolgente, sensuale e mistica allo stesso tempo.

E’ un grande affresco delle comunità degli ebrei ortodossi chassidici della Galizia dei primi del Novecento, con tutti i distinguo dottrinali, i rigidissimi e complicati rituali, un mondo percorso da invidie, lotte intestine, aspirazioni al potere (mondo che verrà ancora esplorato e descritto sempre più in profondità nei successivi romanzi).

Il ritmo del romanzo è tutto in crescendo fino alla parossistica, davvero travolgente sequenza dell’ultimo capitolo che personalmente mi ha anche evocato alcune delle pagine del Kafka de Il processo

E’ un romanzo corale, perchè attorno a Yoshe/Nahum è tutto un brulicare di personaggi alcuni dei quali straordinari: penso, in particolare alle figure femminili tra cui spicca il modernissimo personaggio di Malka.

Malka che si ribella alle regole dell’ortodossia chassidica (esemplare la scena della rasatura dei capelli che viene imposta alle ragazze il giorno delle nozze), Malka che per il suo comportamento che ribalta tutti gli schemi di comportamento imposti alle pie donne ebree viene considerata quello che oggi chiameremmo una borderline, una quasi pazza… Malka il cui atteggiamento furiosamente iconoclasta e che vede “tutto l’orrore della corte rabbinica” si potrebbe esser tentati di definire proto-femminista…

Anche Zivyah, la figlia dello scaccino di Bielogure e moglie di Yoshe, e Serele, moglie di Nahum sono personaggi a loro modo emblematici.

A proposito di donne, voglio sottolineare (mi permetto una piccola divagazione) un passaggio davvero interessante: quello in cui il giovane Nahum pensa alla madre lontana:

“Vedeva la madre col suo fazzoletto marrone tirato giù fino agli occhi. Spesso non si sentiva bene, aveva mal di testa […] Sua madre se ne stava sempre seduta sull’ottomana, con i piedi nascosti sotto l’abito di seta. sporgeva soltanto la punta delle scarpette nere di satin. Passava la maggior parte del suo tempo a leggere.”

Una descrizione che riecheggia quasi parola per parola quella che Esther Singer Kreitman (la sorella di Israel) fa nel suo libro autobiografico Debora di cui ho parlato >>QUI

La vera domanda però che dobbiamo porci è: che cosa vuol dirci Singer con questo personaggio strano, fragile, mistico, mendicante errante, che parla poco e che non risponde mai alle domande che la gente gli rivolge?

Yoshe Kalb è soprattutto la storia di una doppia identità, o piuttosto la tragedia di una perdita di identità.

Identità religiosa tra ortodossia e secolarizzazione, perdita di identità religiosa che può portare alla perdita di identità in assoluto.

Ebrei chassidici Vienna 1915
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Come scrive Irène Wekstein “Le roman des Juif d’Europe de l’Est. Figure de la modernité dans la littérature yiddish de l’entre-deux-guerres (Ed. L’Harmattan)

“In questo libro, Singer si confronta con il proprio passato, un passato da lui violentemente respinto già da adolescente.

Ma adesso la situazione non è più la stessa e Singer non è più lo stesso. Deluso dalle idee socialiste, egli ha perduto la speranza di costruire, è preoccupato per gli ebrei, è sul punto di emigrare, di lasciare il suo paese natale. Ha trasgredito, ha perduto qualcosa di essenziale allontanandosi dal giudaismo? Come Nahum, ha perduto la propria identità?

Perchè nel romanzo è chiaro che non si può avere che una sola identità. Al tribunale dei settanta rabbini uno di loro dichiara: “l’una delle due parti mente! E’ chiaro. Perchè se voi siete Nahum, non potete essere Yoshe, e se siete Yoshe non potete essere Nahum” L’identità religiosa è una e indivisibile, ma all’epoca la secolarizzazione degli ebrei era un fenomeno frequente. Può un ebreo essere assimilato?”

(La traduzione dal francese è mia)

La Wekstein sottolinea opportunamente come dopo Yoshe Kalb, Singer consacra i suoi libri successivi agli ebrei della Polonia dei quali tenterà di rintracciare i percorsi individuali e collettivi.

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Di Israel Singer c’è ancora parecchio  da pubblicare, in italiano: io per esempio sarei molto interessata a leggere Il compagno Nachman, scritto nel 1938.

In Italia, Yoshe Kalb era stato precedentemente pubblicato da Longanesi nel 1973 e da Editori Riuniti nel 1984 e conteneva una prefazione di Isaac Bashevis Singer. Purtroppo non sono riuscita a procurarmi quelle edizioni, ma mi piacerebbe molto leggere la prefazione di Isaac Singer.

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Su NSP, i miei precedenti post a proposito dei fratelli Singer (Isaac Bashevis, Israel Joshua, Esther)

  • Israel Joshua Singer- La Famiglia Karnowski >>qui e >>qui
  • Israel Joshua Singer – I fratelli Ashkenazi >>
  • Esther Singer Kreitman – Debora >>
  • Isaac Bashevis Singer – Alla corte di mio padre >>

Autore: Gabrilu

https://nonsoloproust.wordpress.com

13 pensieri riguardo “YOSHE KALB E LE TENTAZIONI – ISRAEL JOSHUA SINGER”

  1. ho letto da poco “Yoshe Kalb e le tentazioni” nell’edizione di Editori Riuniti con l’introduzione di Isaac Babshevis Singer; sarei lieta di farti avere in qualche modo le pagine che compongono l’introduzione di suo fratello minore che ho trovato molto interessante anche per come tratteggia alcuni aspetti della personalità di Israel.
    Grazie per gli spunti di riflessione che mi hai suscitato con la tua recensione al libro che, come altre volte precedentemente, ho trovato puntuale e con un punto di vista originale che condivido (le figure femminili proto-femministe). Non conoscevo Irene Wekstein, grazie per averla citata, e sicuramente sarà per me una bella scoperta.

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    1. ciao. mi chiamo werner. penso che joshe Kalb sia fondamentale per comprendere “Il Processo”. Non deve semplicemente ricordarcelo così, di passaggio. Kafka era con la tecnica fra lo Strindberg di “Teatro da camera” e “Verso Damasco”, e nel linguaggio che quì si trova si coglie il punto di partenza e il superamento dello svedese fra Strindberg dicevo e la scoperta del mondo Chassidico. il Fratello di Jirì langer, nella prefazione a “Le nove porte” propone un’ipotesi. Che Gregor Samsa altri non sia che il fratello che “scappò” dai Chassid e tornò trasformato in qualcosa d’altro. va stretta ncome ipotesi e non torna con le date, ma senza chassidismo e Strindberg kafka rimane un enigma. il senso di colpa indefinito di “Verso Damasco” depura la colpa cristiana di “Delitto e castigo”. Kafka la depura e la rende universale, totalmente enigmatica e vitale.
      bello il tuo blog. complimenti. su tante cose abbiamo passioni simili. ho portato fiori a Proust, sulla tomba e anche a Kafka. è un piacere essere umani quando si scoprono fenomeni come loro. i fratelli Singer … geniali. anche la sorella, merita di essere ricordata. ciao

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      1. @werner
        grazie innanzitutto.
        E grazie per avere “esploso” il tema del collegamento Singer-Kafka con argomentazioni che sono certo molto più articolate delle mie.
        La mia era solo un’intuizione, la percezione di un’assonanza, ma non ero sicura del fatto mio e dunque non mi sono avventurata più di tanto.
        Quello che tu scrivi in proposito mi dice che allora oltre il fumo della mia sensazione c’è anche dell’arrosto (scusa il modo di esprimermi tera-tera, ma giusto per alleggerire un po’ 😉
        Mi sono fatta un giro sul tuo blog: è vero, abbiamo molti gusti/interessi in comune.
        Non perdiamoci di vista.
        Ciao! 🙂

        P.S. In effetti, ci sarebbe da soffermarsi un poco sulla questione delle date, credo che in un caso del genere siano piuttosto importanti.

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  2. Da quel che ho letto, sembra che Adelphi – verosimilmente sull’onda lunga del successo de La famiglia Karnowski lo abbia nel suo programma editoriale di quest’anno (si indica come periodo Marzo 2014) , con il titolo originale Yoshe Kalb ; attendiamo con ansia :-).

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  3. Hic Rhodus, hic salta:
    http://www.adelphi.it/anteprima/288

    Uhm…l’edizione Adelphi prevede 288 pagine contro le 325 dell’edizione Carte Scoperte …speriamo dipenda solo dal diverso formato e che non abbiano operato anche qui tagli “sofferti e meditati”….[la traduzione resta quella di Bruno Fonzi ].

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  4. @Dragoval
    eeeehhh… non essere così pessimista, donna di poca fede! 😉
    Magari è solo questione di impaginazione…Il volume di Carte Scoperte (che ha una Prefazione di due pagine ed un Glossarietto di termini Yiddish di tre-quattro pagine) è stampato con caratteri abbastanza grandi e comodi margini… Però certo 37 pagine di differenza non sono poche, e qualche dubbio lo fanno venire … :-/

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  5. @Gabrilu
    A pensar male si fa peccato ma… certo, questa volta, quando il volume sarà in libreria tu potrai fare gli opportuni confronti e riportare, speriamo!, Adelphi al di sopra di ogni sospetto ;-).

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  6. @carloesse
    In realtà è già presentato nella sezione Anteprime ….immagino che la pubblicazione avvenga per gli ultimi giorni di Marzo o i primi di Aprile, il più crudele dei mesi …..;-).
    A dire il vero, da quando seguo il sito non sono mai riuscita a capire con esattezza la periodicità delle pubblicazioni di Adelphi …

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  7. Il romanzo mi è piaciuto; certo, piuttosto diverso rispetto a quanto mi aspettassi…..forse mi aspettavo di più dalla figura di Yoshe/Nahum, la cui stolidità a volte è sconcertante, e anche da quella di Malka, che ho trovato un po’ troppo sopra le righe (ma la sua immagine con i denti digrignati che non vuol cedere il suo bambino è indimenticabile).
    Ma la corte rabbinica…..fantastica……e sì, probabilmente deve molto ai ricordi autobiografici dei fratelli Singer (il romanzo andrebbe forse riletto alla luce della testimonianza Alla corte di mio padre di Isaac B. Singer….[è giusto il titolo?!?!]); quanto alla scena delle processioni per la grande fiera, mi ha ricordato moltissimo l’incipit de I fratelli Ashkenazi – che spero di leggere presto riedito in volume.

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