Henri TROYAT, Zarine (tit. orig. Terribles Tsarines), traduz. Luisa Collodi, p. 256, Piemme Pocket, EAN13 9788838478185
Dal 1725, anno della morte dello Zar Pietro il Grande, in un arco di trentasette anni si sono succedute sul trono della Russia ben quattro donne: le imperatrici Caterina I (la vedova di Pietro il Grande), Anna Ivanovna, Elisabetta I (figlia di Pietro il Grande) ed infine Caterina II, passata alla storia come La Grande Caterina. E questo, senza contare il breve intermezzo costituito — tra il regno di Anna Ivanovna e quello di Elisabetta I — dalla reggenza di Anna Léopoldovna, madre di Ivan VI, erede al trono che però al trono non arrivò mai.
Un lungo periodo di vero e proprio matriarcato sul trono della monarchia autocratica ed assoluta di un immenso impero.
In un susseguirsi incalzante di matrimoni, morti sospette, fughe, imprigionamenti, favoriti ed amanti si delinea, pagina dopo pagina, il quadro di una monarchia in cui le successioni non avvengono mai secondo il diritto ereditario per nascita o il rispetto della volontà del monarca regnante che designa chi gli succederà al trono ma attraverso intrighi, colpi di scena e soprattutto colpi di Stato e di una Russia le cui contraddizioni sono enormi, come enorme è il territorio dell’Impero in cui convivono lingue, culture, tradizioni diversissime tra loro.
La questione del sesso di chi governa, per esempio. La Russia del ‘700 è profondamente patriarcale ma paradossalmente, quando si tratta di designare il nuovo Zar “…Ciò che è importante […] non è tanto la specificità sessuale quanto il carattere del personaggio al quale il paese sceglierà di affidarsi […] in queste condizioni, il matriarcato è assolutamente accettabile, a condizione che la beneficiaria di questo onore sia degna di assumerlo”.
O la questione della nobiltà di nascita o della cultura: in una società nella quale le famiglie aristocratiche sono sfrontatamente orgogliose del loro albero genealogico e ferocemente attaccate ai loro privilegi di casta succede che Caterina I, la vedova di Pietro il Grande che diventa Zarina alla sua morte è di umilissime origini, è stata cameriera e prostituta e non ha mai imparato a leggere e a scrivere. Eppure, “grazie a questo innovatore [Pietro il Grande] che ha già messo sottosopra i costumi del suo paese una donna, benchè senza nascita e senza qualifica politica, avrà gli stessi diritti di salire al trono. E la prima beneficiaria di questo enorme privilegio, sarà una vecchia domestica […] prostestante per giunta, diventata russa ed ortodossa tardi ed i cui soli titoli di gloria sono stati acquisiti nelle alcove”.
Impossibile riassumere tutti gli eventi narrati nel libro; quello che posso dire è che ciascuna di queste zarine — alcune delle quali poco note, qui da noi, se non agli addetti ai lavori — imporrà alla nazione il proprio carattere violento, spesso dissoluto, i propri amanti, le proprie crudeltà (Terribles Tszarines, intitola Troyat il suo libro). Quattro decenni in cui ad un certo punto, scrive Troyat, sembra quasi che a capo della Russia ci sia stata sempre la stessa creatura sensuale, disordinata ma anche coraggiosa che passa da un regno all’altro.
Tutto questo, in una Russia che fatica molto a trovare la sua identità tra Oriente e l’Occidente europeo rappresentato in particolare dalla Francia e dalla Prussia, poichè sul trono e tra i gruppi di potere che orbitano attorno alla zarina di turno si succedono di volta in volta ardenti francofili e fanatici prussiani ed in cui la volontà — avvertita in particolare da Elisabetta I e Caterina la Grande — di prendere il meglio dei lati progressisti della Francia e della Prussia si scontra continuamente con la difficoltà di non tradire però, con questo, le tradizioni, la religione e la lingua russa.
Gli intrecci dinastici sono complicatissimi, e nonostante Troyat sia molto bravo nello spiegare al lettore le diramazioni delle parentele, sono stata ben felice che abbia avuto anche l’idea di corredare il testo non solo di una essenziale ma preziosa bibliografia ma anche di un dettagliato albero genealogico della famiglia Romanov al quale spesso ho fatto ricorso, durante la lettura.
Leggendo il libro si può essere tentati, in alcuni momenti, di rimproverare a Troyat di essersi occupato sin troppo degli intrighi amorosi e delle vicende di letto delle zarine oppure di prendere la scorrevolezza del testo e la facilità di lettura per indici di superficialità, di poca serietà. Da parte mia, non ho mai pensato che per dimostrare di essere seri si debba per forza sempre esser noiosi, o si debbano necessariamente adoperar paroloni.
Quanto poi al resoconto dettagliato degli amori di corte e dei favoriti di turno, mi vien fatto di pensare che in una monarchia autocratica come quella degli Zar, le vicende private di una Zarina possono avere ripercussioni politiche enormi, per la vita dell’intero Paese, e il libro questo lo mostra molto bene. I favoriti di turno delle Zarine erano infatti anche, il più delle volte, posti ai vertici dello Stato, il loro potere di vita e di morte era secondo solo a quello della Zarina (a volte addirittura in concorrenza). Come si fa, a questo punto, a tener distinta la storia pubblica da quella privata dell’Imperatrice? Mai come in questo caso — ironia della Storia — il “privato” fu veramente “politico”…
Henri Troyat, Accademico di Francia, vincitore di numerosi premi letterari tra cui il Prix Goncourt, scrittore dalla bibliografia sterminata, è morto il 4 marzo del 2007 a 95 anni.
Lo conoscevo di fama, sapevo bene chi fosse ma non avevo letto mai nulla, di suo. Poi in ottobre rovistando in queste bancarelle ho trovato per caso Terribles Tsarines, e l’ho acquistato per 1 Euro lasciandomi guidare solo dalla curiosità ed affidandomi al mio “fiuto”.
Henri Troyat era il nom de plume di Lev Aslanovich Tarassov e la sua storia personale fu molto simile a quella di centinaia di altri russi in fuga dalla Rivoluzione d’Ottobre che a Parigi trovarono rifugio ed una nuova patria. Nato a Mosca da una famiglia molto ricca (il padre era un commerciante armeno), durante l’infanzia ebbe una governante svizzera che gli insegnò il francese. Allo scoppiare della rivoluzione del 1917 la famiglia Tarassov si rifugiò prima nel Caucaso, poi nel 1920 passò dalla Crimea a Costantinopoli arrivando infine a Parigi, dove si stabilì definitivamente. Lev Aslanovich studiò alla Sorbona e nel 1933 ottenne la piena cittadinanza francese.
Troyat scrisse molte opere di narrativa (il Goncourt lo ricevette nel 1938, a soli ventisette anni, per un romanzo: L’Araigne), ma soprattutto si dedicò con passione agli studi storici ed in particolare alle biografie: quelle di Cechov, Ivan il Terribile, Pietro il Grande, Caterina II, Rasputin e Alessandro I sono soltanto alcune tra queste.
Zarine è del 1998 e nell’insieme delle biografie da lui scritte occupa un posto secondo me particolare perchè molto particolare è il periodo e il tema che in esso viene trattato.
Uno dei motivi per cui non avevo letto prima alcuno dei libri di Troyat era costituito dal fatto che non conosco approfonditamente la storia della Russia e temevo di non riuscire a districarmi con gli eventi e con i personaggi e di non essere capace di contestualizzarli adeguatamente.
Ma questo libro è stata una piacevolissima sorpresa e la sua lettura mi ha fatto venir voglia di leggerne altri e di approfondire e colmare almeno in parte le mie enormi lacune.
Da sinistra a destra: Caterina I moglie di Pietro il Grande, Anna Leopoldovna con il figlio Ivan VI, Anna I, Elisabetta I, Caterina II la Grande
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