
La Gare Saint Lazare
1877
C’è una particolare frase di Marcel Proust contenuta ne À la recherche du temps perdu che sembra riscuotere un successo strepitoso e riguarda il viaggio.
Una delle parole chiave che da anni (non scherzo!) trovo adoperata più spesso dai visitatori che arrivano sul mio sito di Proust con Google o nel motore di ricerca interno al sito riguarda infatti il viaggio e ricevo con incredibile frequenza e-mail con le quali mi viene chiesto di fornire la trascrizione esatta e indicazioni circa la collocazione precisa, nell’opera di Proust, di una particolare frase che riguarda il viaggio.
Non può non sembrarmi bizzarro che delle tremila pagine della RTP una notevole percentuale delle richieste riguardi proprio questa frase.
Insomma la richiesta è talmente frequente che a questo punto ho deciso di mettere qui la citazione ed i riferimenti esatti.
Ho anche una motivazione utilitaristica per questo post. D’ora in poi infatti me la caverò rispondendo alle richieste inviando questo bel link e via (smile).
Ordunque. Il brano in questione è il seguente:
Le seul véritable voyage, le seul bain de Jouvence, ce ne serait pas d’aller vers de nouveaux paysages, mais d’avoir d’autres yeux, de voir l’univers avec les yeux d’un autre, de cent autres, de voir les cent univers que chacun d’eux voit, que chacun d’eux est.”
(La Prisonnière, Les Verdurin se brouillent avec M. de Charlus)
“L’unico vero viaggio, l’unico bagno di giovinezza, sarebbe non andare verso nuovi paesaggi, ma avere altri occhi, vedere l’universo con gli occhi di un altro, di cento altri, vedere i cento universi che ciascuno vede, che ciascuno è.”
(La Prigioniera, I Verdurin litigano con il signor di Charlus, trad. di Paolo Serini )
E’ importante la contestualizzazione: la frase è infatti contenuta nel lungo capitolo in cui il Narratore si trova ad un ricevimento in casa dei Verdurin e mentre ascolta la Sonata e il Settimino di Vinteuil eseguiti da Morel ed altri musicisti si lascia andare a considerazioni sulla vita e sull’arte.
A coloro che mi chiedono lumi sulla frase del viaggio però sembra nulla importi della contestualizzazione ed è un vero peccato, perchè poi il brano continua così:
“et cela nous le pouvons avec un Elstir, avec un Vinteuil, avec leurs pareils, nous volons vraiment d’étoiles en étoiles.”
“Questo noi lo possiamo fare con un Elstir, con un Vinteuil: con i loro simili, noi voliamo veramente di astro in astro.”
Vinteuil (il musicista) ed Elstir (il pittore) sono, come i lettori della RTP sanno, tra i personaggi dell’opera di Proust che rappresentano l’arte.
Straordinario il tuo blog!!!!AMO PROUST!!!Bellissima quella frase,ovviamente come dici tu il contesto è di estrema importanza!!Passa a trovarmi io tornerò presto!:*
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A suo tempo avevo preso “Le vie dei canti” di Chatwin proprio sulla scia di una frase di questo autore che faceva riferimento a Proust: Chatwin descrive Proust, “l’ eremita della stanza di sughero”, come “il più grande viaggiatore della letteratura”.
Tuttavia ho abbandonato la lettura del libro (e di qualsiasi altro Chatwin) perchè era alquanto noioso… yawn…
Boh, ci riproverò più avanti…
A proposito… sai che non trovo più la mia “Recherche”? Credevo di aver esaurito i cartoni con i libri da rimettere a posto… eppure il cofanetto della “Recherche” non è ancora saltato fuori… Possibile che, con tutte la fuffa che potevo predere per strada, proprio la “Recherche” dovesse scomparire nei marosi del trasloco? Spero di non averla persa per sempre… uffa! 😦
… beh, è vero che potrei sempre ricomprarla… ma la prima lettura della Recherche non si scorda mai, e ci tenevo a conservare l’ edizione che avevo comprato… quando avevo ancora i miei “beati” 21 anni… (sospiro)
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E’ uno degli aspetti di Proust che amo di più, il suo rapporto con l’arte
Sospiro anch’io
Ciao 🙂
Elena
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Falso allarme: ho ritrovato la “Recherche”… 🙂 Era finita in un cartone sperduto fra gli altri (quelli con padelle, pentole e stoviglie varie)… meno male… (sospiro-di-sollievo)
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Ho una curiosità: Proust quanto è cercato per le citazioni nel tuo sito? Domanda oziosa in una caldissima sera romana d’agosto 😉
Sono contenta che Oyrad abbia ritrovato la sua RTP. È vero, la prima lettura non si scorda mai, è quella immediata che si fa trattenendo il respiro e tuffandosi a corpo morto nelle pagine :-))
Annarita
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Dovremmo distinguere, ma non sarebbe possibile. Perché ogni viaggio di Proust è all’interno di
tutto ciò che risveglia il suo interesse:
di ogni sua lettura
“mi sembrava d’essere io l’argomento del libro, una chiesa, un quartetto, la rivalità tra Francesco I e Carlo V
di ogni singola opera d’arte, di ogni città da lui amata e sognata, di ogni artista e la sua biografia.
Ho sempre pensato che la prima parte del titolo “Alla ricerca” implicasse la ferma intenzione di muoversi, almeno col pensiero, in tutto lo scibile a lui noto, “vedere l’universo con gli occhi di un altro”, dei tanti altri che animavano la sua immaginazione.
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aria1980
Ti ringrazio e certo che verrò a vedere il tuo blog. Ciao 🙂
Oyrad
Su Chatwin hai tutta la mia solidarietà. Non lo sopporto nemmeno io. Anch’io avevo cominciato Le vie dei canti tutta pimpante e piena di entusiasmo ma l’ho mollato a metà e non ho la minima intenzione di fare altri tentativi.
Però che la cosa resti tra di noi. Chatwin è uno di quei tipi di cui pare non si possa dire altro che bene. Guai a dire che annoia.
In compenso era un bellissimo uomo (il che non guasta) e faceva foto stupende. Mai viste le foto di Chatwin? Molto, molto belle.
Mi hai fatto ridere con la tua storia di “Alla ricerca della Recherche perduta”
^__^
Soprattuto perchè essendo piuttosto ingombrante, non è che si possa perdere così facilmente e quindi avevo già cominciato ad imbastire nella mia testa tutta una serie di elucubrazioni e fantasie pseudo-psicoanalitiche su “atti mancati”, Freud&Co. ^__^
Ma tutto è bene quel che finisce bene, come disse il saggio 😉
Elena
Si, sono d’accordo. Ma stai accuorta con Proust. Non farti sedurre. Guarda che P. è un gran furbone e un diavolo di seduttore 😉
Annarita
Mi ritengo fortunata. La maggior parte delle persone che mi scrivono in genere ne sanno quanto e più di me, perciò tranne il caso di qualche (rarissimo) imbecille di passaggio (cui nemmeno rispondo), normalmente più che di richieste si tratta di ricerca di confronto, scambio di impressioni etc.
Credo sia abbastanza normale: chi arriva e scrive ad un sito interamente dedicato ad autori come Proust o Emily Dickinson (tanto per fare un nome a caso 😉 non ci arriva per caso o completamente sprovveduto
Elisabetta
Benvenuta, innanzitutto 🙂
Sul tema “P. e il viaggio” hai ragione da vendere e ci sarebbe davvero moltissimo da dire e distinguere.
Solo una precisazione per quanto riguarda il contenuto del mio post: le richieste alle quali mi riferisco non sono generiche, le persone non mi chiedono genericamente “una citazione di P. sul viaggio” ma proprio “quella” frase, di cui in genere ricordano le prime parole ma non tutto il brano, e non sanno o non ricordano dove è collocata.
Ed in effetti, poichè come sai la RTP non ha un andamento temporale lineare, a volte è veramente difficile ricordarsi in quale punto preciso si trova quel particolare passaggio che in se magari ricordiamo perfettamente.
A me succede di continuo. Capisco la difficoltà.
Il titolo dell’opera: io ho sempre pensato che Proust avrebbe fatto meglio a mantenere il titolo originario, che era Le intermittenze del cuore. Secondo me non solo è più pertinente al senso dell’opera, ma avrebbe evitato tutta una serie di fraintendimenti che invece sono spesso derivati da un titolo come “Alla ricerca del tempo perduto”. Che forse è persino più esatto, ma si presta a troppe ambiguità interpretative.
Non so se sei d’accordo.
Ciao e spero di rivederti 🙂
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Sì certo, anch’io mi chiedo come interpretare le chiavi di ricerca di certi argomenti. Da me, per esempio, Pavese e Kafka sono gli autori più gettonati, ma la voce è sempre la stessa: Pavese e la donna, Kafka e le donne, la poesia [o la letteratura]amorosa e le donne.
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La tua conoscenza della Recherche è veramente profonda circostanziata e pertinente: io mi sono accostata a Proust, solo marginalmente: i temi proustiani non si possono esaurire con una lettura superficiale basandosi cioè solo sulla prima impressione, la mia in questo caso del tema del viaggio :))
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Leggo il tuo blog spesso: qui, a parte Proust e non solo Proust, c’è da sempre da imparare e ampliare le proprie conoscenze.
Ti confesso che non sempre si può commentare: “di ciò di cui non sai è meglio non parlare” diceva un famoso filosofo!!!
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A rileggerti presto :))))
Elisabetta
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Elisabetta
Ti ringrazio molto per le belle parole.
Si, hai ragione, l’analisi delle chiavi di ricerca è molto istruttiva. Qualche giorno proverò a fare un piccolo elenchino ragionato di quelle più bizzarre e ricorrenti e magari ci divertiamo un po’ ^__^
A questo proposito mi viene in mente che una volta un tizio mi scrisse una mail con cui mi intimava perentoriamente di “spedirgli urgentemente tutte le citazioni che ci sono nel libro di Proust riguardanti fiori ed alberi”.
Mi ricordo che sono rimasta basita e per dieci minuti buoni ho fissato imbambolata il monitor dicendomi: “Non ci posso credere!”
Non gli ho mai risposto. Sarei andata troppo sul pesante =__=
Però per fortuna tipi così me ne capitano davvero pochissimissimi
In quanto ai commenti… chiaro che fanno piacere a tutti, ed anche a me. Però sono della scuola di pensiero che ognuno deve sentirsi libero di commentare oppure no. Come e quando e se vuole.
Ciao 🙂
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la citazione, decontestualizzata, si trova anche qui (o proprio qui?):
http://cielo-sopra-firenze.splinder.com/
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cercavo il posto adatto per linkare questa puntata di E.Lombardi Vallauri del ciclo "Castelli in aria" trasmesso su Rai3 tre anni fa:http://www.lombardivallauri.it/CASTELLI%20IN%20ARIA/15%20-%20rimpianto%20del%20passato.mp3è strepitoso e spero si riesca ad ascoltare senza problemi. Buon ascolto
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Stephi, le tue segnalazioni sono sempre preziose.Ho ascoltato con vera goduria 🙂
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Buongiorno,volevo chiedere un'aiuto. Ho visto un film l'altra sera (U.S.A.) nel quale padre e figlio, dopo la morte della moglie/madre, cercano di ritrovarsi, andando da soli a far campeggio e trekking ma si imbattono su un killer fuggiasco, affidato loro da uno sceriffo morente, e sono inseguiti dal resto della banda che vuole liberarlo a tutti i costi.Mentre scappano nel bosco il padre scansa sempre i viottoli ed il killer glielo fa notare. E lui dice una frase, rispetto a questo, che il killer commenta dicendo "è Proust".La frase mi è molto piaciuta ma non ho la memoria facile ,Sapreste aiutarmi?
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Scusate, non ho indicato il mio nome.ClaudioQuello del Film
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ClaudioMa nemmeno il titolo del film, ti ricordi?
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Cercavo questa frase in lingua originale, e ho scoperto il blog. Uno stralcio che non amavo quando era la classica frase sui diari del liceo e che ho invece capito solo leggendo La Recherce. Piacevolmente colpita quindi di averla trovata così, spiegata. Grazie, bellissimo blog!
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Anonima #16
Grazie a te 🙂
Hai ragione. Purtroppo questa frase di Proust è ormai diventata uno slogan buono per tutto, e viene usata ed ab-usata.
Così come, del resto, l'attacco della 5° Sinfonia di Beethoven, l'incipit di "Orgoglio e pregiudizio" della Austen, la Monna Lisa di Leonardo…
(E stendo un velo pietoso sull'uso improprio — adopero un eufemismo — che certa gente si ostina a voler fare del "Va pensiero" del "Nabucco" di Verdi… )
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Una delle frasi che mi sono segnata alla seconda lettura…chissà se l’avevo segnata anche alla prima? Dovrei andare a vedere, a questo punto sono incuriosita…
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Buona domenica!
Questa frase di Marcel Proust sull’unico vero viaggio mi accompagna da tanti anni e l’associazione con il dipinto di Monet “La Gare Saint Lazare”, con questa particolare sfumatura di colori che si vede nel blog “NonSoloProust”, è perfetta per esaltarne il significato e trasmettere pienamente l’emozione che racchiude. Effettivamente, fra le tremila pagine che compongono “À la recherche du temps perdu”, è una di quelle se non quella che rimane più impressa nella memoria, come se la nostra anima la decantasse perché sia trattenuta con certezza. Il contesto in cui essa viene espressa a mio avviso ne definisce e al tempo stesso ne amplia la portata, tuttavia la frase ha vita a sé, con valore universale.
Grazie per aver offerto la possibilità di un confronto così elevato.
Bice Previtera
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@Bice Previtera
Grazie a te per il contributo 🙂
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L’ha ribloggato su EMre ha commentato:
Puntualizzazioni contro la mania delle citazioni decontestualizzate
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Leggo e rileggo Proust dal 1965.
Ogni volta mi trovo un filo conduttore diverso su cui mi soffermo quando appare ,si perde e si fa ritrovare.
A volte leggo solo i dialoghi.
Il mio problema e’ che difficilmente altri autori mi entusiasmano abbastanza.
Sono d’accordo su Chatwin,lo trovo noioso,ma per qualche ragione non si puo’ dire,come non si puo’ dire che e’ noiosa la Yourcenair.
Mentre tutti quelli che non sono in grado di leggere Proust si giustificano dicendo che e’ troppo noioso.
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giovanna caruso anche a me con Proust è successo così: la prima volta (ormai tanti, tanti anni fa) ho letto la RTP tutta di seguito, tutta di fila, senza inframezzarla con altre letture. Una full immersion.
Poi, in seguito, le riletture sono avvenute a volte saltando di qua e di là anche non nell’ordine canonico dei volumi, altre volte anche io seguendo o inseguendo un tema preciso, un leit motiv… E siccome Proust è un pozzo senza fondo, non si finisce mai di scoprire e di meravigliarsi. Risulta sempre nuovo, specialmente quando si crede di conoscerlo già bene…
Chatwin non so, avevo cominciato anni fa un suo libro ma non mi ha catturata e perciò non ho approfondito. Yourcenar preferisco “L’opera al nero” a “Le memorie di Adriano” ma soprattutto sono rimasta incantata dai volumi di ricordi “”Care memorie”, “Archivi del Nord”, “Quoi? L’eternité” che negli anni ho riletto più volte e i libri di riflessioni sui suoi viaggi.
La noia nel leggere un libro, un autore credo dipenda molto dal momento in cui ci troviamo quando lo approcciamo per la prima volta; ci sono momenti giusti e momenti sbagliati, ma purtroppo non possiamo saperlo prima ed a volte avvicinarsi ad un autore che ancora non conosciamo nel momento per noi sbagliato può determinare anche irrimediabilmente il nostro rapporto con lui e rivelarsi fatale…
Ciao e grazie 🙂
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L’ha ribloggato su giro blogando nel Web…e ha commentato:
“et cela nous le pouvons avec un Elstir, avec un Vinteuil, avec leurs pareils, nous volons vraiment d’étoiles en étoiles.”
“Questo noi lo possiamo fare con un Elstir, con un Vinteuil: con i loro simili, noi voliamo veramente di astro in astro.”
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