CHANEL – PAUL MORAND

Paul Morand
Paul MORAND, Chanel, (tit. orig. L’allure de Chanel), traduz. Maurizio Ferrara, p.130, ed. Novecento, ISBN 9788837302788

Svizzera, inverno del 1946.
In un albergo di Saint-Moritz Paul Morand, lo scrittore che nel 1968 fu poi eletto Accademico di Francia, ritrova la sua vecchia amica Coco Chanel e insieme trascorrono parecchie serate a chiacchierare.

Lei si trova in Svizzera perchè alla liberazione di Parigi era stata arrestata come collaborazionista: aveva frequentato ed ospitato nel suo lussuoso appartamento del Ritz gerarchi nazisti, e di uno — che prima della guerra era stato a Parigi come spia del Reich — era stata anche l’amante. Non solo, ma la si era anche sospettata di avere svolto un’opera di mediazione (nome in codice “Operazione Modelbut e cioè “Cappello”) tra Churchill ed Himmler perchè alla Germania sconfitta  fosse concessa una  pace onorevole.
Il suo arresto era durato solo poche ore (si pensò, in seguito, che in suo favore fosse intervenuto lo stesso Churchill) ma Coco, impaurita, era immediatamente scappata in Svizzera. Morand si trovava lì per ragioni analoghe: anche lui era coinvolto nei processi di epurazione per aver collaborato con il regime di Vichy.

Durante le serate trascorse insieme è soprattutto lei — su sollecitazione di Morand — a parlare. Ricordando il passato, l’infanzia, il successo, gli uomini della sua vita, enunciando la sua visione del mondo, delle donne, della moda.

Anni dopo Morand mise “in bella copia” gli appunti presi durante quei colloqui con la “sartina” che aveva rivoluzionato la moda ed anticipato un’epoca e ne fece un libro. Questo libro.

Nella breve introduzione, Morand definisce Coco Chanel — di cui era notissimo non solo il genio creativo ma anche il pessimo carattere e la lingua tagliente “un angelo sterminatore di uno stile”, “una bocca d’Eumenide”, “un cuore di selce”, “una nemesi” e dice di lei che in quei colloqui: “C’è il lato d’ombra di Chanel, la sua sofferenza, il suo gusto di far male, il bisogno di castigare, la fierezza, il rigore, il sarcasmo, la rabbia distruttiva, l’assoluto di un carattere che suggeriva il caldo e il freddo, il suo genio inventivo, saccheggiatore; quella belle dame sans mercy avrebbe inventato la povertà per miliardari (mentre cenava con stoviglie d’oro), la semplicità dispendiosa, la ricerca di quel che non attira l’occhio […]” ed ancora: “Quella voce impetuosa, che rotolava lava, quelle parole che crepitavano come sarmenti secchi, le risposte che azzannavano e divoravano con la stessa lingua, un tono sempre più perentorio man mano che l’età la incurvava, un tono che revocava sempre più, che invalidava sempre più, condanne senza appello che ascoltai per serate intere, in quell’albergo di Saint-Moritz […]”

 

Coco Chanel
Coco Chanel nel suo appartamento del Ritz

Morand non ha tutti i torti. Basta scorrere le 130 pagine del libro per rendersi conto di cosa fosse capace Chanel.

Ebbe due grandi amori, entrambi inglesi (il dandy “Boy” Capel e lord Westminster) ed innumerevoli amanti, dall’arciduca russo Dmitri (noto per aver partecipato all’uccisione di Rasputin) al nazista “Spatz”.
E poi ci sono i geni dell’arte: “Picasso mi attraeva, mi piaceva l’ uomo. Ma non era libero. Restammo amici”. “Stravinskij: gli piacevo. Era sposato, era timido. Quando seppe dall’ amica Misia che “la sartina preferisce gli arciduchi agli artisti”, mi voleva uccidere. E da quel giorno divenne un uomo duro, con il monocolo”.

Un capitolo del libro è intitolato “Sulle povere donne”.
Eccone qualche piccolo assaggio:

“Le compiango. Sono povere cose […] ci vuole un bel coraggio a dire loro che non sono dee, ma povere cose, oche che copiano gli uomini”. Ma se questi ultimi “sono spesso disonesti, le donne lo sono sempre”, soprattutto quelle “angelo”. Le donne “si vestono per le checche, e per stupire le altre donne… non hanno capito, nella loro caccia all’ uomo, che all’ uomo piacciono le vittime (quelle degli altri, non le loro, ovviamente)”. Quelle “perbene, poi, danno fastidio alle donne e annoiano gli uomini”. Dice che a lei stessa succede troppo spesso di dimenticarsi di essere una donna. Allora per ricordarselo si mette davanti allo specchio, si esamina attentamente e, arrivata agli occhi, conclude: “…controllano l’accesso al cuore: là si vede che sono una donna.
Una povera donna”.

Coco Chanel
Foto Man Ray, 1935, © Man Ray Trust / ADAGP Paris 2008

Sulla moda, sulla funzione della moda ha idee chiarissime. Lei, che ha liberato le donne dalla schiavitù di busti e sottovesti inamidate e di vestiti rigidi come  armature medievali  (e le donne non finiranno  di esserle grate per questo), lei che per prima ha indossato pubblicamente i pantaloni dichiara: “Perchè mi sono lanciata in questo mestiere, perchè vi figuro come una rivoluzionaria? Non fu per creare quello che mi piaceva, ma proprio, dapprima ed anzitutto, per far passare di moda quello che non mi piaceva […] Ho il disgusto sicurissimo”.
Ed anche: “Bisogna parlare della moda con entusiasmo, ma senza demenza; e soprattutto senza poesia, senza letteratura. Un vestito non è una tragedia, nè un quadro; è una deliziosa effimera creazione, non un’opera d’arte eterna. La moda deve morire e morire in fretta, affinchè il commercio possa vivere”.

Coco Chanel
Coco Chanel ottantenne nei giardini del Palais Royal

Gabrielle “Coco” Chanel morì l’11 gennaio 1971 nel suo appartamento del Ritz dove era tornata ad abitare. Lavorò sino all’ultimo, il lavoro era la sua unica ragione di vita. La domenica — che lei odiava perchè giorno di riposo e di chiusura della Maison — la si vedeva passeggiare da sola nei giardini del Palais Royal, sotto le finestre del palazzo in cui avevano abitato i suoi amici Colette e Jean Cocteau, morti ormai molti anni prima.

Proprio in questi giorni hanno trasmesso una fiction in due puntate in TV (Rai Uno) intitolata Coco Chanel sulla biografia romanzata della stilista francese in cui lei è interpretata da Barbora Bobulova da giovane e da Shirley McLaine da anziana.
Regia di Cristian Duguay, soggetto e sceneggiatura di Enrico Medioli, Lea Tafuri, Carla Canalini e James Carrington.

Della fiction ho visto solo alcuni stralci, e quindi non mi sento di dare un parere. Da quel poco che ho visto, però, mi è sembrato che le due attrici fossero tutte e due bravissime, ma che l’insieme dell’allestimento puntasse soprattutto a concedere ampio spazio alla storia d’amore con “Boy” Capel e tendesse a dare di Coco Chanel — soprattutto nella parte di Gabrielle giovane — una immagine un po’ troppo edulcorata, patinata e strappalacrime.  Per quel po’ che mi è sembrato di capire di Gabrielle Chanel, non sono sicura che questa interpretazione della sua personalità  le sarebbe  piaciuta granchè. Ma ovviamente posso sbagliarmi.

L’effetto è stato che la Bobulova, la quale ovviamente si è dovuta adeguare al taglio scelto da sceneggiatori e regista non poteva che risultare — ma non per colpa sua — una Chanel molto meno credibile della strepitosa Chanel anziana interpretata da Shirley McLaine la quale invece, pur essendo  pochissimo presente nell’economia complessiva della fiction,  in poche scene fa capire molte cose di quello che in realtà doveva essere  la donna straordinaria che comunque fu   Gabrielle “Coco” Chanel.

  • Il libro >>

Autore: Gabrilu

https://nonsoloproust.wordpress.com

12 pensieri riguardo “CHANEL – PAUL MORAND”

  1. E’ uno di quei libri che mi piace anche soltanto sfogliare. Lo prendo d’ istinto dallo scaffale e leggo qualche pagina a caso. Mi piacciono da morire le pagine dedicate alla coppia Sert in giro per musei – con Misia che si annoia davanti ai Botticelli 🙂 A suo modo commovente è anche il “ritratto” di lord Westminster.

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  2. Moher
    Prima di compromettere tua nonna così, pubblicamente, consiglierei un approfondimento della conoscenza di Gabrielle Chanel ^__^

    Che aveva dell’ottimo. Ma anche del pessimo.

    Oyrad
    D’accordo su tutto quello che hai scritto. Anch’io leggo e rileggo (etc.)

    E poi, l’accoppiata Morand-Chanel già da sola vale la spesa del volume e il tempo che occorre per leggerlo. Mi pare che su questo concordiamo.

    Però. Però Però.

    Detto questo… non posso non notare che tutti i fans di Morand e di Chanel che in questi giorni si sono fiondati in massa su questo mio post hanno utilizzato (tutti) chiavi di ricerca del tipo “amori di Chanel”, oppure ” Chanel sposata”.

    Qualcosa, questo vorrà dire. Io un’idea me la sono fatta, e non è difficile indovinare quale.

    A me è sembrato che la maggior parte delle persone che cercano – guardano – ammirano Chanel e Morand esorcizzano/rimuovono/negano alla grande che questi due grandi personaggi (perchè grandi lo sono stati, eccome!) sono stati anche due collaborazionisti dei nazisti ed hanno fatto nefandezze, in quel periodo.

    Ora mi chiedo: per ammettere che Morand fu scrittore di gran talento (io, tanto per ridirlo, lo ammiro molto e leggo i suoi libri con gran piacere) e Gabrielle Chanel una gran donna e genio della moda e del commercio è proprio così necessario far finta di non sapere che entrambi i Nostri Eroi fecero anche cose abbiette?

    E’ così necessario avere di una persona una visione “a tutto tondo” secondo la quale o è del tutto positiva o è del tutto negativa?

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  3. “Coco Chanel ottantenne nei giardini del Palais Royal” in questa foto ha una faccia proprio odiosa… quasi da prenderla a schiaffi. Non conosco bene la sua storia… ma da quello che hai scritto è un soggetto da conoscere. Gabrilu sono tornata da monaco a breve un mio post e comunque monaco è ancora più bella durante l’oktober fest… 🙂

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  4. La fiction è stata una delusione. Dov’erano Picasso, Misia Sert, Cocteau? Dov’erano St. Moritz e Morand? Sembrava uno sceneggiato su una donna qualunque, innamorata e abbandonata ecc. ecc. E Coco Chanel tutto è stata tranne che una donna qualunque. E poi neppure si vedeva Parigi!

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  5. anonimo #7
    Per quel poco che ho visto della fiction, sono d’accordo con te. Peccato perchè, ripeto, le attrici erano molto brave.
    Parigi non si vedeva proprio, è vero.E Deauville era tutta rifatta di cartone (almeno, così mi è sembrato)

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  6. Che soggetto!:) Devo leggere assolutamente questo libro. Ho visto la fiction televisiva e dopo questo post posso affermare con certezza che non sono riusciti minimamente a rendere la potenza, l’intelligenza e l’anticonformismo di questa donna. Nel susseguirsi degli eventi, si sono compresi l’intraprendenza e la solitudine tipica dei fuoriclasse. Ma poca cosa a confronto della personalità della nostra. La Bobulova per quanto brava, è risultata troppo lessa per la parte e l’unica degna davvero, la McLaine, sempre grandissima, è apparsa poco. Leggerò il libro, che mi sa cosa più saggia. Buona serata:)

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  7. sgnapis e tutt/i tutte/e
    C’è un altro librino su Chanel abbastanza curioso, ed anche in questo caso è Chanel che parla con Luise de Vilmorin.
    Però si limita all’infanzia e all’adolescenza, e siccome è noto che Chanel raccontava un sacco di balle sulla sua infanzia non è molto attendibile, anche se spumeggiante. D’altra parte, sia Coco che Luise erano due grandi narcisiste, perciò…
    Una scheda del libro qui

    http://tinyurl.com/49amow

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  8. IO, ho un grandissimo rispetto per la signora Chanel, perche fu incredibilmente avanti con i suoi pensieri pro feminista, pur sapendo che doveva sopportare la perfidia di quello che diventera il suo fan più sfegatato Etienne Balsan. in un epoca dove la donna aveva pochissima voce, e in una societa a favore del maschilismo. Ha perso il suo grande amore nella trentina ed ha avuto la forza di andare avanti. Questa si che era una gran donna , alora , che sembra un può antipatica alla fine delle sue anni si può anche capire, sopratutto che certe anziane sono incativita anche con tutta la famiglia attorno. Ho il più grande fascino per questo pezzo di donna simbolo della revoluzione feminile, e augurerai che tante di noi fossimo soltanto una volta nella nostra vita un può di Chanel.

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  9. Anonimo #11
    Tutti noi credo ammiriamo  Coco Chanel.
    E’ stata una donna in gamba,  per molti versi eccezionale   considerata la sua storia personale e il contesto dell’epoca.
    Sulla tipologia di modello femminista in cui identificarsi, probabilmente ci si può, invece, differenziare.
    Fare di Chanel un  modello assoluot di  "rivoluzione femminile" mi sembra un pò estremizzante. Io relativizzerei un poco.

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