Laurence Olivier (Heathcliff) e Merle Oberon (Catherine Earnshaw)
Da Wuthering Heights, l’unico romanzo lasciatoci da Emily Bronte, sono stati tratti molti film e fiction televisive (>> qui un elenco delle principali).
Ho rivisto in questi giorni la trasposizione forse ancora oggi più famosa, il film di William Wyler del 1939.
Rivederlo non mi ha delusa, mi sembra ancora un film godibilissimo soprattutto per la presenza di un ottimo cast tra cui due attori come Laurence Olivier e Merle Oberon ed il meraviglioso bianco e nero di Greg Toland (il mitico direttore della fotografia di Quarto potere) che per Wuthering Heights vinse l’Oscar.
Cate (Merle Oberon)
Velocissimo riassunto della trama giusto per rispolverare la memoria.
La storia si svolge in un angolo sperduto dello Yorkshire, fra le brughiere selvagge. L’orfano Heathcliff (Laurence Oliver), cresciuto presso gli Earnshaw, una famiglia di coltivatori inglesi che abita in una casa chiamata “Cime tempestose”, s’innamora della loro figlia Catherine (Merle Oberon).
Heathcliff e Cate bambini, nella brughiera alle Rocce Rosse
Heathcliff -“Ma queste sono solo rocce!”
Catherine – “Se non sai vedere che è un castello non sarai mai un principe”
Ma la relazione dei due ragazzi è osteggiata dal fratello di lei, Hindley, un uomo violento e alcolizzato. Così, sebbene Catherine ami Heathcliff, la sua ambizione la porta a sposare l’aristocratico vicino di casa Edgar Linton (David Niven),
Cate (Merle Oberon) ed Edgard Linton (David Niven)
Il matrimonio di Cate ed una conversazione tra lei e la governante Nellie udita solo a metà spingono Heathcliff alla disperazione e ad emigrare in America.
Tre anni dopo Heathcliff, divenuto ricco e potente, ritorna con lo scopo di vendicarsi ed inizia il suo progetto sposando Isabel, l’ingenua sorella di Edgar.
Isabel Linton (Geraldine Fitzgerald)
Il film riporta fedelmente la vicenda descritta dalla Brontë ma solo fino a metà romanzo, perchè viene omessa la parte riguardante i figli dei protagonisti. Viene tagliata fuori la seconda generazione e cioè tutta la seconda parte del libro.
Pur tenendo presenti tutti i distinguo che è doveroso fare tra un libro e la sua trasposizione cinematografica e salvaguardando il sacrosanto diritto di registi, produttori e sceneggiatori di dare la loro personale interpretazione di un testo cui si ispirano, non per questo è vietato, credo, dire che è innegabile che la scelta di Wyler di limitare la storia degli abitanti di Wuthering Heights (gli Earnshaw ed Heathcliff) e di Thrushcross Grange (i Linton) alla prima generazione falsa completamente il senso profondo del romanzo della Bronte — in cui la morte di Cate arriva appena ad un quarto del romanzo, che poi continua narrando le vicende di un’intera altra generazione.
Non ho visto le altre trasposizioni cinematografiche. Però so che eliminando completamente la seconda parte del libro la storia di Heathcliff e Catherine Earnshaw si riduce ad una love story che, se pure ottimamente recitata, commovente ed appassionante, non è poi alla fine molto diversa da mille altre che abbiamo letto in altri romanzi o visto in decine di altri film.
Tutto, nel film di Wyler, porta lo spettatore a vedere nei due protagonisti niente più che due poveri ed innocenti innamorati sfortunati, a provar simpatia e pena e a prendere le parti di Heathcliff giustificando il suo comportamento nei confronti di Isabel e di Hingley assolvendolo in nome del suo sfortunato amore e del suo dolore per la morte di Cate.
Eppure, se il romanzo della Bronte fu (ed è ancora, a mio parere) tanto dirompente, tanto fuori dagli schemi da far l’effetto — per dirla con Magris che definisce il libro “sconvolgente capolavoro di sgradevolezza, scostante e poeticamente irresistibile” — di “un pugno nello stomaco”, se i due protagonisti furono considerati così innovativi fu per la carica di assoluta negatività autodistruttiva di cui erano portatori in un romanzo che, come bene scrisse Mario Praz, non è da leggere con l’ottica della “morale” ma con quella della “premorale”.
Heathcliff è il personaggio il cui significato viene maggiormente stravolto, se si taglia il romanzo a metà.
La monomaniacalità, la passione ossessiva ed alla fine patologica per Catherine e per il ricordo di lei, l’estrema crudeltà, il vero e proprio sadismo di cui dà prova nei confronti di tutti coloro che vengono a contatto con lui compreso il suo proprio figlio fanno parte integrante e fondante della struttura narrativa del romanzo della Bronte.
Togliere ad Heathcliff la crudeltà, ripulirlo dal sadismo, sterilizzare la storia dal vento di morte che percorre tutto il romanzo, eliminare il potente istinto distruttivo ed autodistruttivo dei due protagonisti trasformandoli in una sorta di innamorati alla Peynet (va bene, sto esagerando, ma giusto per rendere l’idea) significa per me tradire completamente l’opera della Bronte.
Certo, è possibile (come no?) apprezzare egualmente il film, che è bellissimo. Io personalmente lo rivedo sempre, come ho già detto, con molto piacere. Tenendo presente però che poco ha a che vedere con il romanzo.
Guardando l’Heathcliff e la Catherine di Wyler chi non conosce il romanzo io credo debba stentare parecchio a comprendere una serie di giudizi che su Wuthering Heights e la sua autrice sono stati espressi nel tempo. Voglio riportarne qui solo qualcuno ma a mio parere molto significativo.
Virginia Woolf, ad esempio, in un articolo del 1929 intitolato Fasi della narrativa accostava questo libro dalla “selvaggia, procellosa atmosfera” al Moby Dick di Melville mentre Giuseppe Tomasi di Lampedusa scriveva della sua autrice: “Emily Brontë, l’ardente, la geniale, l’indimenticabile, l’immortale Emily. Non scrisse che pochi versi, brevi liriche aspre, ferite, alla cui malia non si sfugge. E un romanzo, Cime tempestose, un romanzo come non ne sono mai stati scritti prima, come non saranno mai più scritti dopo. Lo si è voluto paragonare a King Lear. Ma, veramente, non a Shakespeare fa pensare Emily, ma a Freud; un Freud che alla propria spregiudicatezza e al proprio tragico disinganno unisse le più alte, le più pure doti artistiche.”
In un lungo saggio contenuto in La letteratura e il male, Georges Bataille definiva Wuthering Heigths “uno dei più bei libri della letteratura di tutti i tempi […] forse la più bella, la più profondamente rapinosa storia d’amore”.
Una storia però percorsa da un “furore mortale” il cui tema principale è, secondo Bataille, la rivolta del Male contro il Bene in cui Heathcliff incarna l’Eroe Maledetto, “una verità primordiale, quella del bambino che si rivolta contro il mondo del Bene, contro il mondo degli adulti e, con la sua rivolta senza riserve, si consacra al Male”.
Emily Bronte mette in scena “la rivolta dell’uomo maledetto, che il destino caccia dal suo regno, e che niente può ostacolare nel suo desiderio bruciante di ritrovare il regno perduto” perchè “non c’è forza, non c’è sentimento di pietà, nè convenzione che freni per un istante il furore di Heathcliff: neanche la morte […] non vi è legge che Heathcliff non si compiaccia di trasgredire”.
Bataille arriva ad accostare il Sade di Justine alla Bronte di alcune frasi più crudeli di Heathcliff. Chi ha letto il libro sa di cosa si parla. La seconda parte del romanzo è costellata infatti di puro sadismo.
Per Bataille, il romanzo ha “un’andatura paragonabile a quello della tragedia greca, nel senso che il tema del romanzo è la trasgressione tragica della legge”.
Ancora Bataille: “Emily Bronte sembra essere stata privilegiatamente maledetta fra tutte le donne. La sua breve vita fu infelice, solo fino ad un certo punto. Ma, pur restando intatta la sua purezza morale, ella ebbe degli abissi del Male un’esperienza profonda. E sebbene pochi esseri siano stati più rigorosi, più coraggiosi, più retti di lei, scese fino al fondo della conoscenza del male”.
Se Bataille punta sulla dicotomia Male contro il Bene, Mario Praz nella sua Storia della letteratura inglese centra la sua analisi su un’altra dicotomia, quella tra “il principio della tempesta — l’aspro, lo spietato, il dinamico” rappresentato dagli abitanti della casa di Wuthering Heights — ed “il principio della calma — il dolce, il clemente, il passivo, il mansueto”— rappresentato dai Linton, che abitano a Thrushcross Grange. Sia nel caso di Bataille che in quello di Praz abbiamo dunque una guerra tra opposti.
“La tigre e l’agnello: quel contrasto […] è il motivo centrale della Bronte”, scrive Praz.
L’universo rappresentato dalla Bronte è costituito dai due microcosmi claustrofobici di Wuthering Heights e di Thrushcross Grange. Nonostante l’immensità della brughiera e l’abbondanza di spazi aperti niente, nel libro della Bronte, esiste in realtà all’esterno di quei due mondi concentrazionari.
Di Magris ho già detto, ma mi piace ricordare che per lui in Cime tempestose troviamo la “repellente violenza della vita” e che infine “al pari di tutti i grandi libri, Cime tempestose costringe il lettore a ridiventare ingenui come nell’adolescenza, a desiderare la punizione di Heathcliff, il demoniaco protagonista. Ogni tanto si è violentemente tentati di mettere da parte quel libro che fa toccar con mano come il sole splenda indifferente sui giusti e sui malvagi, sui carnefici ugualmente che sulle vittime di Auschwitz, e come i deboli umiliati e offesi periscano senza lasciar traccia e perdendo talora perfino la dignità. Ma non si può non leggere quel grande libro sino alla fine, anche se, quando lo si chiude, si prova sollievo tornando a storie e pensieri meno conturbanti.”
Illustrazione di Fritz Eichenberg per l’edizione del 1943 di Wuthering Heights
Arts of the Book Collection, Yale University Library
Copyright © 2000 Lamar Stonecypher
La voce nella tempesta, tit. orig. Wuthering Heights, 1939, regia di William Wyler. Tratto dal romanzo Wuthering Heights di Emily Bronte, Sceneggiatura di Charles MacArthur, Ben Hecht, John Huston
Interpreti e personaggi Laurence Olivier (Heathcliff), Merle Oberon (Catherinne Earnshaw), David Niven (Edgar Linton), Flora Robson (Nelly Deale), Geraldine Fitzgerald (Isabel Linton), Miles Mander, Donald Crisp, Hugh Williams, Leo G. Carroll, Cecil Kellaway, Cecil Humphreys, Sarita Wooton, Rex Downing, Douglas Scott
Fotografia Greg Toland, montaggio David Mandell, musiche Alfred Newman.
Premio Oscar per la Fotografia (1939), New York Film Critics Award (1939)
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- Il film di Wyler su imdb >>
- Il film di Wyler su Youtube >>
Su Youtube si trovano stralci e trailer anche di altre versioni di Wuthering Heights
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