PER UNA GIUSTA CAUSA – VASILIJ GROSSMAN [Terza Parte]

Vasilij Grossman

Vasilij GROSSMAN, Pour une juste cause (tit. orig. Za pravoe delo), traduz. dal russo al francese, prefazione e note di Luba Jurgenson, p.633, Editions L’Age d’Homme, Collection Au coeur du monde, 2008, ISBN-10: 2825138398 ISBN-13: 978-2825138397

Nel primo post dedicato a Per una giusta causa dicevo delle critiche che i due Caporedattori di Novyj Mir Simonov e Tvardovskij avevano rivolto a Grossman prima della pubblicazione e dei pesanti attacchi mossi dalla Pravda dopo la pubblicazione.

E’ venuto il momento se non di elencarle tutte, di accennare almeno ad alcune di queste critiche.

Cosa c’era di tanto pericoloso per il regime, cos’è che poteva dare tanto fastidio in questo romanzo in cui in ogni pagina viene esaltato il coraggio, il sacrificio, l’immenso sforzo collettivo, la volontà di tutto un popolo di difendere la propria terra dall’invasione straniera?

Simonov e Tvardovskij non approvano:

  • Che alcuni personaggi, in certi momenti, appaiono spaventati e confessano i loro reali pensieri sulla guerra solo a coloro di cui ritengono potersi davvero fidare.
  • Il confronto tra Hitler e Napoleone che aveva invaso la Russia nel 1812: il solo fatto di considerarlo come termine di confronto dà ad Hitler sin troppo credito
  • L’insistenza con cui Grossman sottolinea l’ascesa ai più alti gradi della gerarchia militare di russi di classi popolari, rivelando così implicitamente il fatto che Stalin ha liquidato gli ufficiali veterani prima della guerra, nelle terribili purghe degli anni ’30
  • I molti brani del romanzo in cui spesso gli ufficiali del fronte prendono in giro gli ufficiali dello Stato Maggiore, che preferiscono le comodità dei bunker e delle retrovie al combattimento
  • la rappresentazione della corruzione dilagante all’interno del kolkhoz di Vavilov ed alcune frasi di un vecchio contadino secondo cui per molti versi la vita era migliore al tempo degli zar
  • Complessivamente, nel romanzo si parla troppo del popolo e troppo poco di Stalin

Il critico della Pravda dal canto suo scrive, tra tante altre cose: “Grossman difende una concezione della storia idealistica, superata, reazionaria”.

E infine, last but not least, Grossman è ebreo e, come giustamente ha notato Vittorio Strada in un articolo comparso sul Corriere della Sera del 12 gennaio 2006

…era un paradosso intollerabile per i nazionalisti russi, comunisti o no, che a scrivere la più alta epopea su Stalingrado, momento cruciale militare e simbolico dell’immane conflitto, fosse un ebreo, per di più dissidente ante litteram.”

In effetti, Per una giusta causa è un romanzo in stile “sovietico” solo in apparenza e, nella parabola letteraria di Grossman, esso segna già una rottura con il resto della letteratura “consentita” dal sistema; le critiche ricevute e il voltafaccia di Tvardovskij, del quale ha grande stima, lo feriscono però profondamente, ed è solo per salvare Per una giusta causa dai tagli della censura o, peggio, dalla “scomparsa”, che accetta il compromesso che gli viene proposto, mette mano al testo e lo “aggiusta”.

Basta io credo un solo esempio, però macroscopico, per dare l’idea di quello che intendo: in tutte le 600 e passa pagine del romanzo la parola “ebreo” compare solo una manciata di volte.

Chi ha avuto modo di leggere i Taccuini di guerra si accorge subito e facilmente del fatto che interi brani sono stati riversati in Per una giusta causa ma si accorge anche di quanti importanti e significativi “aggiustamenti” Grossman abbia operato nel rielaborare narrativamente le sue impressioni.

G. Romano, il Librista che nel suo blog ha dedicato parecchi eccellenti post a Grossman, commentando il post in cui ho riportato un brano dei Taccuini che si riferisce alla drammatica ritirata del 1941, notava giustamente quanti rimandi, quanti riferimenti simbolici e non ci siano alla Bibbia e all’ebraismo.

Ebbene, questo stesso brano compare trascritto nel romanzo fedelmente quasi parola per parola ma… qualsiasi riferimento all’ebraismo è scomparso!

Grossman si mostrò tuttavia irremovibile sulla richiesta di togliere il personaggio di Štrum o almeno di non farlo comparire come ebreo. Su questo punto Grossman non cedette. Per lui era di vitale importanza che Štrum fosse ebreo sia perchè altrimenti l’assassinio della madre sarebbe risultato incomprensibile sia perchè, io penso e come ho già scritto nel secondo post, il fisico Viktor Štrum è da considerarsi una sorta di Alter Ego delle tragedie personali dello stesso Grossman.

L’autore di Per una giusta causa è (ancora) un comunista anche se il dubbio e la critica fanno più volte capolino, nel testo e nel sottotesto della narrazione mentre il Grossman di Vita e Destino cambierà direzione nel tentativo di comprendere i due grandi totalitarismi del XX secolo, il nazismo e lo stalinismo, le loro analogie e le loro differenze.

Per una giusta causa costituisce dunque l’inizio di un processo esplorativo fondamentale, la genesi dei grandi temi di Vita e Destino.

Per una giusta causa contiene già la traccia dei campi di sterminio, delle purghe e dei Gulag staliniani.

Mostovskoj, il vecchio operaio e militante del Komintern viene arrestato in una via di Stalingrado da un distaccamento avanzato della Wermacht mentre si trova in compagnia del medico militare Sof’ja Ossipovna Levinton.

Štrum riceve l’ultima lettera di sua madre Anna Semionovna.

Ma sarà solo in Vita e Destino che il lettore conoscerà gli ultimi pensieri dell’ebrea Sof’ja Ossipovna nella camera a gas di Treblinka, la resistenza del vecchio Mostovskoj nel lager nazista, gli ultimi giorni del ghetto ebraico e il contenuto della lettera di Anna Semionovna Štrum scritta prima di finire in un fossa comune, massacrata dai nazisti e dagli ucraini antisemiti e collaborazionisti.

In Per una giusta causa anche la realtà del Gulag è presente, anche se, ovviamente, solo accennata. Per poterlo fare Grossman si serve ancora una volta dell’escamotage di una lettera e Abartchouk (il primo marito di Ljudmila Šapošnikov, il “Robespierre della facoltà”, come lo chiama Grossman a causa del suo fanatismo comunista) viene arrestato come “nemico del popolo”.

Il commissario politico Krymov arriva infine a Stalingrado: sarà la sua ultima tappa in questa prima parte dell’epopea. Nella seconda parte Krymov finirà alla Lubjanka e a nulla gli varranno la sua fedeltà a Stalin, una vita intera dedicata a battersi per il comunismo e l’eroismo dimostrato nella “Grande guerra patriottica”.

Grossman, alla fine degli anni Quaranta, non è ancora pronto a trasgredire l’ideologia staliniana, cerca — dico io — ancora di far quadrare il cerchio — ma l’accoglienza glaciale che riceve il suo romanzo e quello che vede nell’attualità dell’URSS contribuiscono a far nascere e consolidare la sua riflessione antitotalitaria.

Il grande cambiamento che interverrà in Grossman nel passaggio da Per la giusta causa a Vita e Destino sarà proprio il rifiuto dell’ideologia.

Il mondo di Grossman era rimasto marchiato da Stalingrado.

A Stalingrado egli aveva trascorso i mesi più terribili: i suoi colleghi ripartivano per scrivere i loro articoli al sicuro nelle retrovie mentre lui restava sul posto, in mezzo all’inferno, accompagnato dalla morte: “La forza della sciagura è immensa”, scrive in Per una giusta causa.

Angelo M. Ripellino presentò per primo in Italia la traduzione di un racconto di Vasilij Grossman intitolato Anjuta accompagnandolo con queste parole:

«Le pene della guerra, la sua austera poesia, la passione, sono gli elementi essenziali degli scritti di Grossman. Più di chiunque altro egli ha rivelato le sorgenti dell’ epopea di Stalingrado. Allo stesso modo che in tempo di pace, gli eroi di Grossman erano animati dal sogno della creazione; in guerra, i suoi ufficiali e soldati compiono prodigi di coraggio, ispirati dal sogno della vittoria» (Fonte)

Stalingrado era stata anche la sua grande speranza.

Grossman si era illuso che quell’immane sforzo e sacrificio collettivo dell’esercito e del popolo sovietico avrebbe dato vita a una nuova politica, in cui non ci sarebbero state più purghe, deportazioni di massa, carestie provocate e pilotate.

Ma ben presto arrivò il tragico disinganno, perchè si accorse che questo non sarebbe avvenuto. E così, in Vita e Destino, vinti i tedeschi a Stalingrado, comincia l’ epurazione proprio di coloro che quella vittoria hanno permesso.

Per una giusta causa e Vita e Destino, i due volumi della dilogia raccontano l’infelicità, ma parlano anche di felicità: il kolkoziano Vavilov, il gruppo di sovietici dell’edificio del “civico sei barra uno” sono splendidi esempi di coraggio e di resistenza ai tedeschi invasori, ma nelle pagine di Grossman c’è anche amore, tanto amore: amore filiale, amore materno e paterno, amore di innamorati: il soldato Serioja e la radiotelegrafista Katia si amano nell’inferno del civico sei barra uno, Vera rimane incinta del pilota d’aereo Victorov che morirà in battaglia e partorisce il suo bambino sotto le bombe che cadono sulla centrale elettrica in cui è rimasta a fianco del padre Stepan Spiridonov, direttore della centrale.

Per una giusta causa e Vita e Destino costituiscono una sola opera divisa in due parti, ma tra le due parti è avvenuta una cosa importantissima: Grossman ha subito una vera e propria mutazione.

Come quella che, proprio a metà di Per una giusta causa, egli descrive quando, nel bel mezzo di una scena di guerra ci mostra dei soldati — tra di essi c’è anche Sergeij Šapošnikov — che sotto la pioggia di bombe guardano un serpente che muta la pelle:

“Appeso in un angolo, un elmetto dondolava tintinnando. Una colonna di luce densa, concentrata, lo illuminava. Sergeij vide che si trattava di una serpe, ramata sotto la luce del sole, che faceva muovere il casco. Appena la guardò più attentamente, comprese che la serpe lasciava la sua pelle lentamente, con uno sforzo doloroso, e la sua nuova pelle sembrava imperlata di sudore, brillava come  una castagna novella. Gli uomini trattenevano il respiro osservando il travaglio della serpe: sembrava che stesse gemendo, che si lamentasse, perchè era difficile uscire da quella guaina dura, morta. Questa dolce penombra trafitta dalla luce, e l’incredibile spettacolo di una serpe, che, fiduciosa, cambiava pelle in presenza degli uomini catturò i soldati.” (p.341)

La “muta” di Vasilij Grossman durerà dieci anni e porterà lo scrittore ad un’eguale condanna dell’hitlerismo e del comunismo, intesi entrambi come due uccisori della libertà innata dell’uomo.

Vita e destino sarà il libro in cui l’antifascismo di Grossman fa un salto e diventa antitotalitarismo.

In Vita e Destino affiderà ad un personaggio minore, il “folle” Ikonnikov (“un tipo strano, di età indefinita”) – una sorta di principe Myskin compagno di prigionia di Mostovskoj nel lager nazista il compito di chiarire l’idea di “bontà illogica”, “al di là del bene religioso e sociale” e della sua concezione della vita:

“In quest’epoca tremenda, un’epoca di follie commesse nel nome della gloria di Stati e nazioni o del bene universale, e in cui gli uomini non sembrano più uomini ma fremono come rami d’albero e sono come la pietra che frana e trascina con sé le altre pietre riempiendo fosse e burroni, in quest’epoca di terrore e di follia insensata, la bontà spicciola, granello radioattivo sbriciolato nella vita, non è scomparsa”

“Non ci credo io nel bene. Io credo nella bontà […] la storia degli uomini non è […] la lotta del bene che cerca di sconfiggere il male. La storia dell’uomo è la lotta del grande male che cerca di macinare il piccolo seme dell’umanità. Ma se anche in momenti come questi l’uomo serba qualcosa di umano, il male è destinato a soccombere”.

In Per una giusta causa, parlando di Tolja Šapošnikov, Grossman aveva scritto:

“Le circostanze sono cambiate, ed allora tutto ciò che quest’uomo si portava dentro si è improvvisamente rivelato”

Queste parole valgono anche per il loro autore.

===============

  • La scheda del libro sul sito della Casa Editrice >>
  • E’ possibile leggere gran parte di Pour une juste cause su Google Libri >>
  • Avendo letto il libro in francese non sono sicura che la mia translitterazione dei nomi russi in italiano risulti corretta e me ne scuso
  • I brani citati dal libro sono una mia traduzione dal francese.

Il mio testo di riferimento per quanto riguarda la biografia di Grossman è il libro di John e Carol Garrard Le ossa di Berdicev. La vita e il destino di Vasilij Grossman di cui ho già parlato >> qui

Informazioni su Gabrilu

https://nonsoloproust.wordpress.com
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8 risposte a PER UNA GIUSTA CAUSA – VASILIJ GROSSMAN [Terza Parte]

  1. utente anonimo ha detto:

    Ciao, Gabriella.
    Sono entrato per caso nel tuo blog. Cercavo in google qualcosa su Sebald. Sulla storia naturale della distruzione.
    E da te ho trovato molto.
    Volevo costruire una pagina sul mio blog dedicata alla triste ricorrenza dei 65 anni del bombardamento di Dresda, del quale parla Sebald, ne la storia di cui sopra.
    Ho letto molti degli scritti di Sebald. Mi piace (se si può dire così) parecchio. Austerliz, soprattutto.
    Non so perchè ma lo trovo dolce e amaro.
    Va bè.
    Comunque, qualche altra volta ripasso da te.

    Se vuoi vieni a visitare la repubblica indipendente, se hai tempo qualche volta.

  2. gabrilu ha detto:

    Insomma  è tutto  un "per caso" e un "qualche   volta  se capita ". 
    Ok, ciao  e grazie   

  3. utente anonimo ha detto:

    Una miniera d’oro, come sempre, i tuoi post. Quelli su Grossman poi, fantastici e succosissimi…

    Bart

  4. utente anonimo ha detto:

    Gabri,laAdelphi ha tradotto e stampato "l'infermo a Treblinka", ma soprattutto annunciando  la prossima stampa di altre opere di grossman…..

  5. gabrilu ha detto:

    Anonimo #5Spero  sia prevista la pubblicazione di "Per una giusta causa", indispensabile per capire a fondo il percorso di Grossman.Spero anche che questa volta Adelphi si degni di corredare il volume di  adeguata introduzione e apparato di note.L'edizione  francese de L'Age de l'Homme l'ha fatto e benchè io avessi già letto "Vita e Destino"  note e introduzione mi sono tornate utilissime.Da Adelphi ( casa editrice che adoro) è il minimo che mi aspetto, quando si tratta di  opere  complesse come quelle di Grossman.Grazie per aver  pensato di segnalare  queste  novità e prossime  probabili pubblicazioni  di G.  🙂

  6. utente anonimo ha detto:

    attendendo la giusta causa è uscita una raccolta di articoli/racconti x adelphi
    "la pace sia con voi! e vasilij con noi… !
    Ciao Alessandro

  7. gabrilu ha detto:

    Alessandro
    Lo so, , di "La pace sia con voi!"    
    E' già sul trampolino di lancio!
    Grazie cmq   per avere evidenziato questa uscita:  per la serie "più voci sono sempre   meglio di una".

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