I MIEI LIBRI 2011

TrapaniTrapani, foto di Gabriella Alù, 2008

Dico subito che la mia grande scoperta del 2011 è stato lo scrittore yddish Israel Joshua Singer di cui ho letto due romanzi che ho trovato talmente splendidi da non saper proprio dire quale dei due mi sia piaciuto di più.

Ecco, se con  i post che a questi due libri ho dedicato fossi riuscita a far venir  voglia di leggerli anche ad una sola persona, ne sarei orgogliosa.
I due romanzi sono I fratelli Ashkenazi e La famille Karnovski . Di quest’ultimo purtroppo non esiste ancora, che io sappia, una traduzione italiana. Cosa che non ho alcuna esitazione a definire vergognosa.

Ancora una volta, nell’elenco dei miei “libri dell’anno” ce n’è uno di Vassilij Grossman, Il bene sia con voi.

Come gli Happy Few di NonSoloProust sanno, considero Grossman molto più di un grande scrittore. Non sto a ripetere le mie argomentazioni, che si trovano in tutti i post che ho dedicato a questo immenso personaggio. Non c’è dunque da meravigliarsi se non smetto di cercare e di leggere tutto ciò che lui ha scritto e, nei limiti del possibile, quello che su di lui è stato scritto.

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AUGURI!

Charles Dickens Christmas Stories - A Quillcards™ Ecard

…con uno degli autori preferiti da NonSoloProust 🙂

ARTE MODERNA

Alberto Sordi Anna Longhi

“Hillier mi aprì la porta e, tenendomi per mano, mi condusse verso una grande tela. – Eccola – disse. Egli aveva raffigurato Rosie in piedi, in grandezza quasi naturale, in abito da sera di raso bianco. Non somigliava affatto al genere accademico di ritratti al quale ero abituato. Non sapevo che cosa dire.

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CANE BIANCO – ROMAIN GARY

Romain Gary Cane bianco
Romain GARY, Cane bianco (tit. orig. Chien blanc), traduz. R. Fedriga, pag. 240, Neri Pozza, 2009, ISBN: 8854503649, ISBN-13: 9788854503649

Ci sono tanti scrittori che amo ma  non stimo affatto come persone; ce ne sono però altri (pochi, per la verità) che non saprei dire se apprezzo più come scrittori o come persone.
Romain Gary, che ho scoperto due anni fa grazie a Tzvetan Todorov è uno di questi.

Cane bianco, pubblicato nel 1970, è un libro di un’attualità sconcertante. E’ la storia di un cane  ma  anche una riflessione sul razzismo, sul potere e sui poteri, sulla natura umana ed  un prezioso reportage sull’America del Black Power.

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UN ARROSTO PER UN ARIOSTO! ovvero: UN ITALIANO CHE NON LEGGE ALFIERI E’ SCEMO

pollo

“Mi capitò in quell’anno alle mani, e non mi posso ricordar il come, un Ariosto, in quattro tometti di tutte le opere sue. Non lo comprai che danari non avea, non lo rubai, perché delle cose rubate mi ricordo benissimo; ho un certo barlume, che lo avessi un tomo alla volta per via di baratto da un altro che lo scambiava col pollo della Domenica; che ogni Domenica ci era dato un mezzo pollo arrosto a ciascuno; Continua a leggere “UN ARROSTO PER UN ARIOSTO! ovvero: UN ITALIANO CHE NON LEGGE ALFIERI E’ SCEMO”

CANETTI E L’ESPERIENZA DELLE IMMAGINI

“Una via verso la realtà passa attraverso le immagini […] Non credo che ne esista una migliore. Ci teniamo stretti a ciò che non muta e così riusciamo a fare affiorare ciò che muta perennemente. Le immagini sono reti, quel che vi appare è la pesca che rimane. […] Quando ci sentiamo sopraffatti dal fuggire dell’esperienza, ci rivolgiamo a un’immagine. Allora l’esperienza si ferma, e la guardiamo in faccia. Allora ci acquietiamo nella conoscenza della realtà, che è nostra, anche se qui era stata prefigurata per noi. Apparentemente essa potrebbe esistere anche senza di noi. Ma questa apparenza è ingannevole, l’immagine ha bisogno della nostra esperienza, per destarsi. […] Forte si sente colui che trova le immagini di cui la sua esperienza ha bisogno”

Ne “Il frutto del fuoco”, secondo volume della propria autobiografia, Elias Canetti parla a lungo di tre dipinti che per lui hanno avuto e continuano ad avere questa funzione ed un ruolo importante nel suo lavoro, durato un’intera vita, della stesura di “Massa e Potere”.

Sono due dipinti di Bruegel il Vecchio ed uno di Rembrandt.

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JAMES HILLMAN (1926 -2011)

Com’è morire?
«Uno svuotamento. Si comincia svuotandosi. Ma, si potrebbe chiedere, che cos’è o dov’è il vuoto? Il vuoto è nella perdita. E che cosa si perde? Io non ho “perso” nel senso comune di “perdere”. Non c’è perdita in quel senso. C’è la fine dell’ambizione. La fine di ciò che si chiede a se stessi. E’ molto importante. Non si chiede più niente a se stessi. Si comincia a svuotarsi degli obblighi e dei vincoli, delle necessità che si pensavano importanti. E quando queste cose cominciano a sparire, resta un’enorme quantità di tempo. E poi scivola via anche il tempo. E si vive senza tempo. Che ore sono? Le nove e mezza. Di mattina o di sera? Non lo so».

James Hillman, nell’ultima intervista rilasciata a Silvia Ronchey e pubblicata su  La Stampa  il 29 Ottobre 2011.

Testo integrale  >>qui

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