L’autore dovrebbe considerare se stesso non come un gentiluomo che offra un pranzo in forma privata o d’elemosina, bensi come il padrone d’una taverna aperta a chiunque paghi.
Nel primo caso, colui che invita offre naturalmente il cibo che vuole, e quand’anche questo sia mediocre e magari sgradevole ai loro gusti, gli ospiti non debbono protestare; chè l’educazione impone loro d’approvare e lodare qualunque cosa venga loro posta dinanzi. Proprio il contrario accade al padrone d’una taverna.
Quelli che pagano vogliono dar soddisfazione al proprio palato, anche quando questo sia raffinato e capriccioso, e se non è tutto di loro gusto, si sentono in diritto di criticare, di protestare, d’imprecar magari contro il pranzo, senz’alcun ritegno.
Ecco perchè, per non deludere i clienti, l’oste onesto e benintenzionato espone in genere una lista delle pietanze, a cui tutti, appena entrati nella taverna, possono gettare uno sguardo; ed essendosi resi conto di quel che c’è, possono rimanere gustando ciò che vien loro offerto, oppure andarsene altrove dove la lista meglio s’accordi coi loro gusti.
>>>Henry Fielding, Tom Jones <<<
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William Hogarth, (1697-1764) – The Artist’s Servants,1750-55- Londra, Tate Gallery (part.).
Per vedere l’intero quadro di Hogarth basta cliccare sull’immagine. Un gruppo in un interno che val bene una cliccata 😉