
Una passione in comune.
Uno strumento in comune.
Affinità e differenze nel coltivare la passione, nell’utilizzazione dello strumento.
Continua a leggere “FACCIA A FACCIA”
Una passione in comune.
Uno strumento in comune.
Affinità e differenze nel coltivare la passione, nell’utilizzazione dello strumento.
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Post per la serie “impulsi incontenibili” (ed associazioni mentali altrettanto incontenibili) 🙂
(Rugby: Zeland vs Australia, 2005)
Io voterò Matteo Renzi.
L’ho deciso dall’inizio, ho seguito tutto (quindi astenersi, plz, da commenti del tipo: “ma non lo hai capito che… etc. etc. etc. che tanto lo so, lo so…) e l’ho continuato a ridecidere giorno dopo giorno.
E cmq, tranquilli tutti: vincerà Bersani.
Gli apparati contano ancora qualcosa, e Bersani l’apparato, quando vuole, sa farlo funzionare eccome. Eppoi: sarà mica in sella da tutti questi anni senza essersi costruito una rete che, alla bisogna, venga stesa per accoglierlo?
Perciò lasciatemi votare Matteo Renzi, che tanto i bersaniani non li (dis) turba nessuno.
Tzvetan TODOROV, Una vita da passatore. Conversazione con Catherine Portevin, (tit. orig. Devoirs et délices: une vie de passeur. Entretiens avec Catherine Portevin), a cura di Gabriella D’Agostino, Sellerio, pp. 482, 2010
“Via via che ci siamo inoltrati nelle nostre conversazioni […] mi sono reso conto che avevo condotto una vita da passatore in più di un modo: dopo avere attraversato io stesso le frontiere, ho cercato di facilitarne il passaggio ad altri. Prima, frontiere tra paesi, lingue, culture; poi, tra ambiti di studio e disciplinari nel campo delle scienze umane. Ma anche frontiere tra il banale e l’essenziale, tra il quotidiano e il sublime, tra la vita materiale e la vita spirituale. Nei dibattiti, aspiro al ruolo di mediatore. Il manicheismo e le cortine di ferro sono ciò che amo di meno.”
Todorov è un autore che amo molto, e che considero uno dei miei punti di riferimento.
In questo libro, risultato di lunghe conversazioni con Catherine Portevin, sua allieva e ammiratrice che aveva incontrato il nome di Todorov alla Sorbona per la prima volta all’età di diciotto anni, e che oggi è una nota pubblicista, Tzvetan Todorov ripercorre tutta la sua vita dalle rive del Danubio (“paesano del Danubio”, si autodefinisce, e cioè “il Persiano a Parigi, il Beoto, colui che arriva da lontano…”) ai vicoli del Quartiere Latino, dal fervore strutturalista e dallo studio dei formalisti russi ad un umanesimo assieme classico e moderno.
Una vita da passatore è una vera e propria autobiografia intellettuale che ho trovato affascinante.
Continua a leggere “UNA VITA DA PASSATORE – TZVETAN TODOROV”
mi sono ricordata della maratona di Mentana, ho acceso la tivvì su La7 e…
…e una volta tanto, ho trovato buone notizie 🙂
La traduzione in italiano >> qui
Io mi sono già iscritta on line, per chi andrò a votare l’ho deciso già da più di un mese e ogni giorno che passa me ne convinco sempre di più.
Abbiate pazienza. Lo so che questo non è un post in cui parlo di libri e che qualcuno rimarrà deluso per la serie: “ah, ma qui si parla di politicaaaaa!”, ma non è che io viva solo di libri, nei libri e per i libri, eh 🙂
Il sito delle primarie PD
“L’idea di razza non è in se stessa qualcosa di scioccante, e in ogni modo essa rientra nell’ambito della conoscenza, non della morale o della politica. I biologi contemporanei stabiliscono effettivamente delle suddivisioni nella specie umana, secondo la distribuzione delle nostre caratteristiche fisiche. […] Ciò che invece i biologi non sono mai riusciti a stabilire, è una correlazione stabile fra queste caratteristiche fisiche e le capacità mentali. Ma, anche supponendo che questa connessione fosse accertata, non vi sarebbe nessun razzismo, solo la constatazione di un fatto.
Il razzismo comincia dal momento in cui, sulla base delle differenze esistenti, si stabilisce una determinata politica o si adottano dei comportamenti moralmente marcati: si sottomettono, o si maltrattano, o si massacrano “razze inferiori”. Orbene, per noi l’eguaglianza non è un fatto ma un valore: noi vogliamo che all’interno di un paese, tutti gli individui, quali che siano le loro caratteristiche, abbiano gli stessi diritti. Nessuna scoperta conoscitiva può scuotere questo ideale. Non è perchè la biologia avrebbe dimostrato l’uguaglianza di tutte le razze che bisognrerebbe essere antirazzisti. In questo caso, anche il caso contrario potrebbe presentarsi: immaginiamo che un domani i biologi scoprano che, alla fine, le razze sono effettivamente “ineguali”: ebbene, i Neri vanno allora resi nuovamente schiavi? Pensate alla disuguaglianza tra i sessi: i maschi umani sono mediamente, come succede in tutti i mammiferi, fisicamente più forti delle femmine; ciò non giustifica affatto il dominio maschile — anche se esso è stato esercitato nel corso dei secoli! Il dover essere non deriva dall’essere. L’uguaglianza di tutti gli esseri umani, in diritti e dignità, è il nostro ideale perchè possiamo ragionevolmente argomentare che esso è superiore a qualunque altro, non perchè gli uomini siano di fatto uguali.”
Tzvetan TODOROV, Una vita da passatore. Conversazione con Catherine Portevin
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Aleksander Denieka, Portrait of a girl with a book, 1934, Russia, Museo di Stato di San Pietroburgo