“Nel periodo elettorale, mentre i candidati si affannano nei loro templi e uno promette denaro, un altro sguinzaglia i suoi galoppini, un altro ancora consuma di baci le mani di coloro da cui, una volta eletto, non si lascerà nemmeno toccare, mentre tutti sono in ansiosa attesa della voce del banditore, non è forse la cosa migliore starsene tranquilli a guardare quel mercato, senza né comprare né vendere?”
Lucio Anneo Seneca, Lettere a Lucilio, CXVIII, 3

Certo quello cui assistiamo in questi giorni la tentazione di smettere anche di guardare la fa venire, e forte. Eppure, nonostante tutto, penso che occorra non cedere alla tentazione di dire “io non vado a votare”, perchè se decido di non andare a votare decido, di fatto, che altri decidano per me.
Insomma, è proprio un bello gnuommero…
Chissà, se allora, compravano i gladiatori al posto dei calciatori…
elenag
c’è chi con l’esercizio della compra-vendita è riuscito a campare (politicamente si fa per dire) decenni.
La domanda che mi pongo oggi è: quanti saranno ancora gli italiani disposti a vendere il loro voto irretiti ancora una volta dal “venghino venghino” del “vucumprà”?
Dichiaro di non essere granchè ottimista, e mi viene in mente il grande Gaddus quando scriveva:
“Gli italiani, generosissimi in tutto, non sono generosi quando si tratta di pensare” (Carlo Emilio Gadda, “Meditazione milanese”)