
Uno dei luoghi in cui quando mi è possibile vado sempre a curiosare, quando sono a Parigi, è la piccola ma importante Librairie du Temple del Marais, in Rue des Hospitalières St Gervais, all’angolo con Rue des Rosiers.
Il Marais ebraico mi ha sempre interessata. Quest’anno, in più, ci tornavo dopo aver letto tanto dei fratelli Singer (tutti e tre: Isaac Bashevis, Israel Joshua, Esther Singer Kreitman), ma anche tanti altri libri ed autori i cui percorsi di vita e i cui libri sono ormai diventati una delle mie aree tematiche di approfondimento se non costante, almeno certo.
Ma mi accorgo che sto divagando, come troppo spesso mi succede.
Torniamo alla libreria: questa volta ho scoperto un libro che mi ha incantata e di cui voglio parlare oggi. Un libro di fotografie non solo bellissime ma che, nella mia mente, non poteva che collegarsi ad un altro splendido libro: Il mondo scomparso di Roman Vishniac, di cui avevo parlato in questo post.
Roman Vishniac con le sue foto ha immortalato gli ebrei hassidici (o chassidici – scusate, non sono mai certa di come si scriva in italiano) dell’Europa dell’Est, il mondo dello Schtlet polacco prima dello sterminio nazista.
Dan Zollmann, fotografo ebreo di Anversa, documenta la vita quotidiana, il mondo della comunità degli ebrei ortodossi di Anversa, in Belgio.
L’Hassidismo (o Chassidismo) è un movimento religioso, ebreo, nato a metà del XVIII secolo. Personalmente, degli ebrei Chassidici nulla sapevo fino a non molto tempo fa: ho scoperto l’esistenza di questo mondo attraverso la narrativa dei Singer, di Chaim Potok, dalla biografia di Vasilij Grossman, dai libri di storia sulla Seconda Guerra mondiale (altro tema, altro filone che non smette di appassionarmi).
Oggi — ho appreso — le più grandi comunità hassidiche si trovano a New York, Londra ed Anversa.
Non stupisce quindi che Dan Zollmann, fotografo ebreo e di Anversa abbia deciso di fare questo reportage. Le sue bellissime foto ci catapultano in questa comunità, ci fanno scoprire il quotidiano di questi ebrei ortodossi, i loro rituali e la gioia di vivere. Il fotografo accompagna gli Hassidim lungo le varie tappe della vita; ce li mostra a scuola, nelle celebrazioni dei matrimoni ed in altre cerimonie religiose, persino nelle loro private feste in famiglia.
Una vera immersione in un mondo, in una comunità poco conosciuta dal grande pubblico.
Un singolare e superbo reportage.



E’ possibile vedere altre di queste splendide fotografie >> QUI.
Questo però può servire solo a farsi una vaga idea, è da considerarsi soltanto un piccolo assaggio, perchè vi assicuro che sfogliare il libro, guardare le foto stampate meravigliosamente su grandi pagine di carta patinata è tutta un’altra cosa.
La scheda del libro sul sito della casa editrice >>

Per rifarmi al tuo post precedente, non sempre quello che interessa te è conosciuto dagli altri. Io, ad esempio, di ebrei hassidici (o chassidici) non ne sapevo nulla fino a poco fa. Mi piace tantissimo il tuo blog perché so che ogni volta che passo qui trovo nuovi stimoli; non ci sono mai post banali, c’è sempre qualcosa da imparare, qualcosa che mi incuriosisce. Poi, magari, leggerò un terzo dei libri di cui hai parlato; qualcuno neppure lo acquisterò; però so che posso contare sempre su un punto di vista originale, su nuove cose da scoprire e su cui riflettere. Grazie Gabrilù e bentornata!
@barbara
ma proprio queste sarebbero le mie intenzioni: utilizzare il blog come una sorta di bancarella in cui espongo cose che a me sembrano belle-interessanti-intriganti.
Poi ognuno che passa di qua e che legge ne fa quello che vuole. Le guarda, le prende, le lascia…
Tanto, una volta messe, “le cose” rimangono qua.
(tra parentesi: anche tu colpita da Parigi, eh? Ho visto il tuo blog 🙂
Eh, si. Una delle non molte cose di Hemingway che mi sento di condividere è quando scrive che “Parigi è una festa”.
Ciao! 🙂
Grazie Gabriella, come sempre! Queste foto mi fanno pensare al bel film “La sposa promessa” della regista ebrea ortodossa Rama Burshtein, uscito nel 2012: una storia d’amore raccontata dall’interno della comunità chassidica. L’ho trovato molto affascinante, come capita quando ci avviciniamo in punta di piedi a qualcosa che è altro-da-noi.
Ciao Gabriella, ho provato a contattrti su fb ma non so per quale motivo non sono riesco… ho visto il tuo blog soprattutto nella sezione ebrei e l’ho trovato molto interessante. Ho visitato Parigi l’anno scorso e Rue de rosiers mi ha letteralmente stregato. Il fatto è che non mi capita spesso di avvertire sensazioni così forti nonostante il mio interesse verso i quartieri e luoghi di interesse ebraico visitati in mezza Europa (rimasi folgorato dalla visita del campo di Dachau anni fa). Mi piace scrivere, e dopo la pubblicazione del mio romanzo d’esordio sto pensando ad una raccolta di racconti… mi piacerebbe scriverne uno proprio su rue de rosiers, fatto di sensazioni, di impressioni, di sentimenti che il luogo riesce a smuovere con le sue evocazioni e siccome avverto che qualcosa di non comune l’hai provata anche tu sullo stesso luogo dal ns confronto – e dalla ns comune passione – sono convinto potrebbe uscire qualcosa di molto interessante. Non ho ancora le idee chiare… quelle maturano camminando e col tempo, ma se tu vuoi condividere questa mia idea vediamo di mettere a fuoco il tutto insieme. Attendo tue, un saluto
Trento Vacca ho visto solo adesso la tua richiesta su FB ed ho immediatamente provveduto 🙂
Rue de Rosiers è un posto magico (come tutto il Marais, per la verità, per me una vera e propria calamita), speriamo che mantenga la sua identità ancora molto forte, perchè cominciano purtroppo a spuntare qua e là imprese commerciali che nulla hanno a che fare con lo spirito del luogo e che vanno ahinoi sostituendo antiche pasticcerie, piccoli negozietti… Ma isomma speriamo bene.
In quanto al resto, bella la tua idea di ambientare un racconto in quel contesto, e se va in porto sarò molto lieta di leggerlo. Non so però come potrei condividere questa tua iniziativa anche se ovviamente ti ringrazio per aver pensato a me ma… no, no, considerami una certa potenziale futura lettrice, ma non chiedermi cose di cui non mi ritengo all’altezza.
Ciao, ri-grazie e a rileggerci presto, spero 🙂
Ok Gabriella allora sarò curioso di avere una tua critica sul racconto, quando sarà… un saluto