I BISCOTTI DI BAUDELAIRE – ALICE B. TOKLAS

Alice Toklas I biscotti di Baudelaire

Alice B. TOKLAS, I biscotti di Baudelaire. (tit. orig. The Alice B. Toklas Cook Book), traduz. Marisa Caramella, pp. 234, Bollati Boringhieri, Collana “Varianti”, 2013

Racconta la Toklas che quando un amico le disse un giorno: “Ma, Alice, hai mai provato a scrivere?” lei pensò: “Come se un libro di cucina avesse qualcosa a che fare con lo scrivere”.

E invece. Una vera piccola grande sorpresa, questo libro di Alice B. Toklas. Delizioso, piacevolissimo da leggere. Riduttivo definirlo libro di ricette: qui c’è il grande amore di Alice Toklas per la cucina in genere e quella francese in particolare, c’è la storia del gusto, c’è la ricerca delle origini geografiche e culturali (e letterarie) di alcuni piatti famosissimi. C’è l’intreccio tra arte della cucina e arti visive.

C’è la storia di mezzo secolo della vita di due donne americane (Alice B. Toklas e Gertrude Stein) che, trapiantatesi in Francia, con il loro salotto artistico e letterario negli anni tra le due guerre frequentato, tra gli altri, da Picasso (che di Gertrude Stein fece il ritratto) , Picabia, Matisse, Braque, Hemingway, Fitzgerald, Sherwood Anderson, Djuna Barnes, Sylvia Beach (“la libraia di Joyce”), Natalie Clifford Barney (l‘”Amazone”) hanno fatto un pezzo di storia.

Alice Toklas_Gertrude Stein
Gertrude Stein ed Alice B. Toklas nella loro casa di Parigi

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NON CI SARANNO INEDITI

Si, Alice, brucia, incenerisci, insomma distruggi tutto.

Non lasciare nulla di cui non ti ritenga pienamente soddisfatta e che consideri incompiuto.

Spero che almeno il tuo testamento non venga tradito.

Non lasciare che gli sciacalli ravanino tra i tuoi appunti, tra le tue bozze. Non lasciare che succeda a te quello che è successo a (tanto per dire) Nabokov con L’originale di Laura, o a Elias Canetti con Party sotto le bombe. E a tanti altri.

Insomma, se lo vuoi veramente, ce la puoi fare a non farti sciacallare.

Lo spero proprio.

E COSI’ TUTTO VACILLA. DIARIO 1945 – VICTOR KLEMPERER

Victor Klemperer Diario 1945

Victor KLEMPERER, E così tutto vacilla. Diario 1945, (tit. orig. Victor Klemperer: Ich will Zeugnis ablegen bis zum letzen. Tagebücher 1942-1945), a cura di Anna Ruchat, pp. 613, Scheiwiller, 2010

Dresda, gennaio 1945: “I russi davanti a Cracovia, i bombardieri angloamericani sopra di noi, la Gestapo alle nostre spalle”, annota nel suo diario Victor Klemperer.

Quando scrive queste righe, il professore ebreo Victor Klemperer, stimatissimo esperto di filologia romanza, studioso di letteratura francese ha sessantaquattro anni, da dieci ha dovuto lasciare la cattedra di letteratura francese e solo il matrimonio con la pianista ariana Eva Schlemmer lo ha sinora salvato dal campo di sterminio.

Queste annotazioni fanno parte di uno sterminato diario (circa cinquemila pagine) che l’autore tenne per cinquantanni e che, nascosto presso un’amica nel periodo della più dura persecuzione antiebraica e della guerra, è miracolosamente scampato al disastro.

I Diari di Victor Klemperer vengono considerati  uno dei più importanti documenti-testimonianza del ventesimo secolo.

La lettura di questo volume — che raccoglie le annotazioni di Klemperer redatte nel 1945, anno cruciale per la Germania ma non solo — è stata per me, decisamente, una delle più interessanti negli ultimi mesi.

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“PARLO CON ALICE MUNRO?”

Alice Munro intervistata telefonicamente da Adam Smith (Nobelprize.org) subito dopo la notizia dell’assegnazione del Nobel 2013 per la Letteratura.

Sono felice  di questa scelta. Un’autrice che ho amato sin da quando, anni fa,  ho cominciato a leggerla.

Un bell’articolo (che condivido **quasi** in toto) di Alessandro Piperno intitolato “Alice nel Paese della sobrietà” >> QUI

CURIOSANDO IN LIBRERIA – DOSTOEVSKIJ A PARIGI

Dostoievski Le bourgeois de ParisParigi, Jardins du Luxembourg, agosto 2013

 

Ovvero: quando il Dusty andò a Parigi…

Librino scovato a Parigi, al Marais, curiosando nella libreria dell’Hotel de Sully, uno splendido palazzo del 1600 in Rue Saint-Antoine, oggi sede del Centre des Monuments Nationaux.

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AHO. QUANNO CE VO’ CE VO’

così gabrilu.
Pensando a Thomas Bernhard.
Non solo ma anche.

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EGOISMO ARTISTICO

Tintoretto uomo barba bianca part.

Tintoretto, Uomo dalla barba bianca
Vienna, Kunsthistorisches Museum (part.)

“Probabilmente soffro anch’io di quello che sono solito chiamare egoismo artistico, in fatto di arte voglio che tutto appartenga soltanto a me, voglio essere soltanto io a possedere il mio Schopenhauer, il mio Pascal, il mio Novalis, e il mio amatissimo Gogol’, voglio essere solo e soltanto io a possedere questi prodotti artistici, queste invettive artistiche geniali, io solo voglio possedere Michelangelo, Renoir, Goya, disse, quasi non riesco a sopportare che al di fuori di me ci sia qualcun altro che possiede e gode i prodotti di questi artisti, di questi geni, e già l’idea che qualcun altro all’infuori di me apprezzi anche solo Janàcek, Martinu o Schopenhauer o Descartes, mi è quasi insopportabile, voglio essere l’unico, questo è naturalmente un atteggiamento tremendo, aveva detto Reger allora. Sono un pensatore possessivo, così Reger allora nel suo appartamento. Presterei volentieri fede all’idea che Goya abbia dipinto solo e soltanto per me che Gogol’ e Goethe abbiano scritto solo e soltanto per me, che Bach abbia composto solo e soltanto per me. Ma poiché questa è un’idea balzana e per giunta oltremodo meschina, io in definitiva sono sempre infelice, lei certo mi capisce, aveva detto Reger allora. per quanto ciò sia assurdo, così Reger allora, quando leggo un libro ho comunque la sensazione e la convinzione che il libro sia stato scritto solamente per me, se guardo un quadro, ho la sensazione e la convinzione che sia stato dipinto solamente per me, e così il brano musicale che ascolto, composto solamente per me. In tal caso, com’è naturale, leggo e ascolto e guardo in un grave errore, e provo tuttavia un piacere immenso, così Reger allora”

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