
Leggere romanzi.
Non tutti i libri si leggono allo stesso modo. I romanzi, ad esempio, sono fatti per essere divorati. Leggerli ha a che fare con la voluttà del fagocitamento. Non si tratta di immedesimazione. Il lettore non si mette al posto del protagonista, ma piuttosto fagocita ciò che a questi accade. La narrazione perspicua equivale alla presentazione invitante con cui un piatto nutriente viene portato in tavola. Ora, esiste un’alimentazione a base di vegetali crudi per l’esperienza come ne esiste una per lo stomaco, ossia: le esperienze fatte sulla propria pelle. Ma, come l’arte culinaria, anche l’arte del romanzo comincia solo al di là del prodotto crudo. E quante non sono le sostanze nutrienti che allo stato crudo risultano indigeste! Quante le esperienze delle quali è consigliabile leggere, ma non – farle. Giovano a molti che sarebbero annientati se dovessero imbattervisi in natura. In breve, se esiste una musa del romanzo (la decima), essa reca le insegne della fata di cucina. Solleva il mondo dal suo stato crudo per formarne quanto è commestibile e estrarne il gusto. Se proprio non se ne sa fare a meno, mangiando si può leggere il giornale. Mai un romanzo. Si tratta di incombenze tra loro inconciliabili.