Ma che caspita di lingua parla, questoqqui?!?!? Ma come diavolo scrive?!?
Una cosa è certa: Bernhard non lascia indifferenti.
Lo si ama, lo si odia, lo si molla a pag. 3, ci si procaccia tutto il procacciabile e lo si divora, si dice “ancora, ancora…”, si dice “ma che sòla che mi è capitata” (segue lancio quanto meno simbolico del cartaceo alle ortiche — se trattasi di un .epub subito nel trash), “mai più nella vita, ho di meglio da leggere, passo ad altro…”, “ma quanto è deprimente ‘sto tizio…meglio la canna del gas…”…
… Basta farsi un giro su aNobii (tanto per rimanere in Rete) per leggere di tutto e di più.
Da parte mia lo trovo affascinante, consolatorio (si, ho scritto “consolatorio”), u-ma-nis-si-mo e … catarticamente divertente.
Taccio sulla sublime musicalità della sua scrittura, talmente sublime da resistere impavidamente e kunderianamente a qualunque eventuale pessima traduzione.
Non me ne sazio mai.
E’ per questo che da tempo resisto alla voglia di una full immersion, che me lo centellino, che lo leggo/lo assumo in piccole dosi.
Come gli antibiotici. Che si assumono quando veramente servono.
Quando sto male leggo un libro di Bernhard e mi sento subito meglio. Ed è vero, eh.
… Ma chi sono io per parlare della lingua di Bernhard? Della comicità di Bernhard? Meglio lasciare la parola allo stesso Bernhard e a Pier Aldo Rovatti.