Ma che caspita di lingua parla, questoqqui?!?!? Ma come diavolo scrive?!?
Una cosa è certa: Bernhard non lascia indifferenti.
Lo si ama, lo si odia, lo si molla a pag. 3, ci si procaccia tutto il procacciabile e lo si divora, si dice “ancora, ancora…”, si dice “ma che sòla che mi è capitata” (segue lancio quanto meno simbolico del cartaceo alle ortiche — se trattasi di un .epub subito nel trash), “mai più nella vita, ho di meglio da leggere, passo ad altro…”, “ma quanto è deprimente ‘sto tizio…meglio la canna del gas…”…
… Basta farsi un giro su aNobii (tanto per rimanere in Rete) per leggere di tutto e di più.
Da parte mia lo trovo affascinante, consolatorio (si, ho scritto “consolatorio”), u-ma-nis-si-mo e … catarticamente divertente.
Taccio sulla sublime musicalità della sua scrittura, talmente sublime da resistere impavidamente e kunderianamente a qualunque eventuale pessima traduzione.
Non me ne sazio mai.
E’ per questo che da tempo resisto alla voglia di una full immersion, che me lo centellino, che lo leggo/lo assumo in piccole dosi.
Come gli antibiotici. Che si assumono quando veramente servono.
Quando sto male leggo un libro di Bernhard e mi sento subito meglio. Ed è vero, eh.
… Ma chi sono io per parlare della lingua di Bernhard? Della comicità di Bernhard? Meglio lasciare la parola allo stesso Bernhard e a Pier Aldo Rovatti.
(I grassetti sono miei)
Che lingua è quella in cui si esprime Strauch? Che cosa me ne faccio io dei suoi brandelli di pensiero? Quel che all’inizio mi pareva scisso, slegato, ha i suoi nessi ´veramente incredibili. L’insieme è una terrificante trasfusione di parole praticata al mondo e agli uomini, ´un processo brutale contro la demenza, per dirla con lui, ´un incessante sottofondo musicale capace di rigenerarsi’. Come prendere appunti? Quali appunti prendere? Fino a che punto schematici o sistematici? Quegli sfoghi mi rovinano addosso come frane. All’improvviso quel che sta dicendo si lacera nuovamente di fronte all‘urlo esplosivo della ridicolaggine che lui scopre in se stesso e nel mondo. Quella di Strauch è una lingua da miocardio, che si oppone alle pulsazioni del cervello, una lingua infame. » ´una ritmica automortificazione sotto la scricchiolante impalcatura del proprio orecchio interno. Le sue idee sono trucchi, sostanzialmente in accordo con quel latrare di cani sul quale aveva attirato la mia attenzione sin dall’inizio, col quale lui mi ´polverizzava facendomi saltare in ariaª’ Ma è ancora una lingua quella? SÌ, è il doppio fondo della lingua, l’Inferno e il Paradiso
“Un contagio? E’ forse di qualcosa del genere che dobbiamo testimoniare, quando constatiamo che l’osservazione fallisce, e che noi lettori di Gelo (e di Bernhard) siamo tirati dentro nel mondo di Strauch (e di Bernhard), proprio come accade al narratore? C’è un’altra esperienza di lettura, che ci mantenga in una zona di sicurezza rispetto a Bernhard? E se pure ci fosse (ma non conosco nessun lettore di Bernhard che goda di questa immunità), cosa ne guadagneremmo? Avremmo un’immunità senza godimento: quel godimento che, invece, scopriamo, pagina dopo pagina, non perchè vogliamo raggelarci o inorridire, ma perchè riusciamo anche noi ad ascoltare il sottofondo continuo che ulula e latra in ogni istante del nostro esistere. Nessuna geometria delle tenebre. Anzi, al posto dell’appiattimento in un unico colore nero, questo ´sentire’ spalanca tutti i colori, li mette in movimento, e con i colori dà dimensioni alle cose, le staglia, le fa venir fuori dalla loro opacità.Perciò Strauch è un cosiddetto pittore, un pittore – per dir così – che suona i colori. Ma non deve neppure sfuggirci, se afferriamo questo lato o se solo ci facciamo prendere da esso, la dimensione ridicola e decisamente comica del mondo entro cui Bernhard ci trascina. Già una volta ho affermato che Bernhard è un autore intriso di comicità e che forse la comicità è la nota dominante della sua musica narrativa. Contro ogni apparenza, Gelo ne è, a mio parere, una conferma anticipata. Ogni gesto di Strauch è un gesto comico, di cui possiamo sorridere e infine ridere. Anche il riso, d’altra parte, si propaga per contagio”
Gelo è il primo romanzo di Bernhard, pubblicato in Germania nel 1963. In uno dei suoi ultimi romanzi, Antichi Maestri (del 1985) Bernhard farà dire a Breger, il musicologo che da vent’anni sosta per ore nella Sala Bordone della Pinacoteca di Vienna davanti un celebre quadro del Tintoretto:
“il mondo intero […] va ridotto in caricatura”, “purché si sia in grado di ridicolizzare, perché non sempre siamo in grado di ridicolizzare, e se non siamo in grado di farlo, allora ci assale la disperazione e ci troviamo all’inferno”.
Personalmente lo trovo un grandissimo. 🙂
Ho letto recentemente ” i mangia a poco”, bellissimo. Quasi un flusso di coscienza.
Dopo la tua dichiarazione d’amore, non posso che riprovare ( sono una di quei lettori che hanno usato “Perturbazione” per il lancio del disco… – dopo averlo letto tutto, però )
ops…” Perturbamento” ( …il lapsus la dice lunga..:)
Perturbazione sta a perturbamento come lapsus sta a lapislazzulo………………
“Antichi maestri” ha il merito eccelso di parlare malissimo di Heidegger…
@melograno19Sandra
ah, guarda. Come me a proposito di Heidegger sfondi una porta non aperta, ma spalancata. E ciò che di lui dice Bernhard in “Antichi Maestri” risulta, per me, goduriosamente al vetriolo 🙂
Riporto una recensione di quelle che si potrebbero annoverare nel “di tutto di più”:
O in “non c’è limite al peggio”.
Scrivere di Bernhard, senza averci capito nulla.
(l’autrice del pezzo è colei che ha scritto quel capolavoro che diventerà un classico nei prossimi secoli “l’imbalsamatrice”)(sono ironico)
https://cover-cosediletteratura-ilpiccolo.blogautore.repubblica.it/2017/03/15/avvicinarsi-non-significa-altro-che-allontanarsi-bernhard-e-le-sue-voci-imitate-cosi-si-impara-a-provocare/
Come si suol dire
Ho letto con attenzione l’articolo cui conduce il link. Non è certo un testo sciatto o superficiale, ed è anche, a mio parere, ben argomentato. Il problema è che, appunto, è la visione complessiva del personaggio Bernhard e della sua opera che, rispetto all’immagine che invece molti di noi hanno risulta — per noi, eh — completamente “starata”, “fuori fuoco”.
Personalmente sono talmente in disaccordo con le tesi portate avanti che anche se volessi confutarle non saprei proprio da dove cominciare. E’ come se parlassimo di due autori, due corpus letterari completamente diversi. Come se avessimo letto libri diversi. Come se parlassimo di due Bernhard diversi.
Grazie per la segnalazione ed il link