© R.G. Photographe
Negli anni Venti del secolo scorso, l’ancor giovinotto Sándor Márai, che scarpinava e tirava la carretta guadagnandosi da vivere scrivendo articoli per giornali, ebbe il colpo di fortuna di venire inviato come corrispondente dalla Frankfurter Zeitung nientepopodimenoche a Parigi.
Le pagine in cui racconta come lui e Lola (la moglie che, allora molto giovane, lo accompagnò poi per tutta la vita fino alla definitiva e straziante tappa de L’ultimo dono ) trascorsero il loro periodo parigino sono, per chi ama Parigi, tutte da leggere.
Io ne ho estratto solo un piccolo passaggio. Perchè è vero che questo blog si intitola NonSoloProust.
Ma è anche vero che quando qualcuno (e figuriamoci poi se quel qualcuno, come in questo caso, è un Márai) mi parla di Proust… beh… che vi devo dire… Ammè mi pare di sentire il corno di Ernani (ma al contrario) 🙂
Leggendo Proust mi accorsi sconcertato di non sapere nulla del mio mestiere. Fu in quell’epoca che egli si rivelò alla nuova generazione; in precedenza lo avevano considerato uno snob, un chiacchierone nevrotico e prolisso che si ostinava a mettere a nudo i fatti privati e le stravaganze di una società mondana. Fino a quel momento soltanto poche menti ardite e intraprendenti avevano riconosciuto le vere dimensioni del suo mondo; ora, invece, un’intera generazione dalla mentalità aperta e ricettiva cominciò a rendersi conto che la ´società mondana’ ritratta nell’opera di Proust era strettamente imparentata con l’umanità intera, con i suoi miti e i suoi ricordi; che al di là dei ´fatti privati’ e delle ´stravaganze’, delle relazioni umane analizzate nei minimi dettagli, delle atmosfere, delle azioni e degli incontri ´insignificanti’, affioravano gli strati più profondi e universali della natura umana. In quegli anni l’influenza di Proust crebbe in misura tale da proiettare la sua ombra su tutti i suoi successori; persino coloro che non lo avevano mai letto non potevano sottrarsi al suo influsso. La luce irradiata da una personalità così eccezionale penetra irresistibilmente attraverso il tessuto della letteratura, fino a raggiungere — sia pure per via indiretta, passando attraverso diversi filtri — anche i miscredenti e gli ignoranti.
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