DI VECCHI E NUOVI AMORI

BalzacZola

Hugo e I Miserabili nell’ agosto 2013, la Trilogia dei Moschettieri di Dumas nell’agosto 2014.

Quest’anno il mio agosto parigino 2015 è stato (quasi) interamente dedicato ad una sana, robusta, attenta nonchè goduriosissima rilettura di Balzac e Zola. Due autori per me sempre una certezza.

Ignoravo però che dopo aver passato tanto tempo con questi due miei vecchi ed imperituri amori (“Balzac, naturellement”, fa dire Proust al Duca di Guermantes, ma non fatemi divagare) mi sarei imbattuta, verso la fine del mio soggiorno, in un altro, nuovo amore. Che è stato un vero e proprio coup de foudre. Assolutamente imprevisto ed inaspettato, come appunto si addice a un coup de foudre che si rispetti 🙂

Mentre rileggevo Le illusioni perdute, Splendori e miserie delle cortigiane, La falsa amante, Casa di scapolo, Nana e Pot Bouille me ne andavo a spasso per Parigi cercando di seguire le orme di Lucien Chardon de Rubempré, del Vautrin dai tanti nomi e dai tanti volti, di Hesther e di Rastignac; di Nanà e dei suoi spasimanti, di Octave Mouret e degli inquilini del palazzo di Rue de Choiseul.

Ed ecco un piccolissimo assaggio di quello che ho ricavato da questa flânerie

Il Palais de Justice e le tetre carceri della Conciergerie hanno un ruolo molto importante in Splendori e miserie delle cortigiane. Vi vengono rinchiusi Lucien de Rubempre e Vautrin-Herrera… ma di più non dico per non rivelare troppo a coloro che (pochissimi, spero) ancora non avessero letto questo capolavoro balzacchiano.

Conciergerie
L’orologio del Palazzo di Giustizia e della Conciergerie

“Qual è il parigino, lo straniero o il provinciale che, pur essendo rimasto poco tempo a Parigi, non abbia notato le mura nere, fiancheggiate da tre grosse torri rotonde, due delle quali quasi accoppiate, tetro e misterioso ornamento del quai des Lunettes? Il quai comincia all’inizio del pont au Change e va fino al Pont-Neuf. Una torre quadrata, detta de l’Horloge, dalla quale partì il segnale del massacro della Saint-Barthélemy, torre alta quasi quanto quella di Saint-Jacques-la-Boucherie, si erge sul palazzo di giustizia all’angolo del quai des Lunettes. Le quattro torri e le mura sono ricoperte di quel sudario nerastro che a Parigi, riveste tutte le facciate esposte a nord”

Balzac, Splendori e miserie delle cortigiane, Parte Terza Dove portano le strade sbagliate, Garzanti Libri

pallino

Pot-Bouille (titolo tradotto, nell’edizione italiana, con Dietro la facciata) di Zola è una delle rappresentazioni più feroci della borghesia parigina dell’Ottocento che io abbia mai letto e si svolge interamente all’interno di un palazzo di Rue de Choiseul. Un microcosmo che si rivela, pagina dopo pagina, un verminaio. Non stupisce il fatto che Zola non fosse granchè amato, ai “piani alti” dell’intellighentia parigina e men che mai ai piani alti dell’establishment politico…

Passage Choiseul
L’ingresso del Passage Choiseul dalla parte di Rue de Choiseul

Il cocchiere si chinò verso di lui.”Galleria Choiseul, sì?” “Ma no, rue de Choiseul… Una casa nuova, credo”. La carrozza non ebbe che da svoltare, era la seconda casa, un palazzone di quattro piani, di pietra chiara appena un po’ bruciata, in mezzo al gesso ruggine delle vecchie facciate vicine.”

Emile Zola, Dietro la facciata (tit. orig. Pot-Bouille)

pallino

Le Gallerie del Palais Royal, oggi vero e proprio paradiso di eleganza e tranquillità e in cui si possono visitare boutiques d’alta moda, gallerie d’arte e piccoli ma raffinatissimi negozi di antiquariato e dove ci si può concedere una pausa in tranquilli ristoranti, bar e cafè… beh, ai tempi di Balzac erano tutt’altra cosa.

Si chiamavano Galeries de Bois, e proprio Galeries de Bois —- luogo frequentato assiduamente da Lucien de Rubempré e da tutti i suoi amici e nemici giornalisti e faccendieri — è intitolato un lungo capitolo di Illusioni perdute in cui queste Gallerie vengono definite “ignobile bazar” e minuziosamente descritte per pagine e pagine.

Palais Royal
Le Gallerie dei Giardini del Palais Royal

“A quell’epoca le Galeries de Bois costituivano una delle più famose curiosità parigine. Non sarà inutile descrivere questo ignobile bazar, perchè durante trentasei anni ha avuto nella vita parigina un ruolo così grande che sono pochi gli uomini sulla quarantina ai quali questa descrizione, incredibile per i giovani, non faccia ancora piacere. Al posto della fredda, alta e ampia galleria Orlèans, specie di serra senza fiori, c’erano allora delle baracche o, per essere più precisi, dei casotti di legno assai mal ricoperti, piccoli, malamente illuminati, dalla parte del cortile e del giardino, da certe aperture chiamate invetriate ma che rassomigliavano alle più luride finestrelle delle osterie fuori di porta. Una triplice fila di botteghe formava due gallerie alte circa dodici piedi.”

Honoré de Balzac, Illusioni perdute, Garzanti Libri

Questo che ho riportato è solo l’inizio del capitolo, ma la descrizione (splendida, come sono sempre tutte le descrizioni di Balzac) prosegue per pagine e pagine.

pallino

Il Rocher de Cancale, ristorante fondato nel 1804 e la cui specialità erano le ostriche che si andavano a mangiare uscendo dai teatri, era il luogo alla moda in cui si ritrovavano dandies, lorettes (una particolare tipologia di donne di piacere dell’Ottocento parigino), aristocratici e membri del Jockey Club (si, proprio quel Jockey Club frequentato da Swann e dalle persone reali che furono, per Proust, i suoi modelli. Fermatemi, che sto divagando pericolosamente).

Lo stesso Balzac lo frequentava spesso, Le Rocher de Cancale.

Rocher de Cancale
Il ristorante Le Rocher de Cancale in Rue Montorgueil

Al Rocher de Cancale sfilano molti personaggi della Commedia Umana: Henry de Marsay, Coralie, Lucien de Rubempré…Vi si consumano (scrive Balzac) “cene magnifiche”, “cene squisite”

Il Rocher de Cancale esiste ancora, nella antica, simpatica e vivacissima Rue Montorgueil ed è un posto sempre molto animato.

La foto non gli rende giustizia, l’ho scattata alle dieci del mattino, che per la Parigi della convivialità e del divertimento è ancora l’alba. A quell’ora funzionano solo uffici e cose del genere. Per il resto, prima delle dieci e mezza- undici niente da segnalare, sui radar.

Ho pranzato lì due volte. L’ambiente è molto informale, l’atmosfera simpatica. La cucina non è “alta cucina” ma si mangia bene e i prezzi sono accessibili. E poi, vuoi mettere, mangiare pensando che lì ha mangiato anche il creatore di Lucien de Rubempré, della principessa di Cadignan, di Papà Goriot, di Eugenie Grandet, di Rastignac e Vautrin…?!

pallino

Questo è invece il Théatre des Variétés, dove in Nana di Emile Zola la diciottenne Anna Coupeau (la figlia della Gervaise de L’Assommoir) esordisce come soubrette nel ruolo di Venere con il nome d’arte, appunto, di Nana ottenendo per la sua sfolgorante bellezza, nonostante non possegga alcun talento artistico, uno strepitoso successo.

Mi sono dovuta accontentare di vederlo dall’esterno, perchè in agosto il teatro è chiuso…

Théatre de Varieté
Théatre des Variétés in Boulevard Montmartre
Théatre de Varieté
Théatre des Variétés. L’ingresso degli artisti all’interno del Passage des Panoramas (Boulevard Montmartre)

L’ingresso degli artisti del Théatre des Variétés. Davanti a questa porta ogni sera aspettano pazientemente, macerandosi d’amore e di gelosia, gli spasimanti di Nanà…dal Conte Muffat al banchiere ebreo Steiner, al giovane Georges Hugon e tanti, tanti altri.

pallino

… E così, questo mio agosto parigino 2015 è stato tutto Balzac e Zola.

Non parlo di Proust, quello c’è sempre, di default 😉 . Inutile citarlo.
Ma verso la fine d’agosto ho sentito ad un tratto il pericolo (se può definirsi pericolo) di non riuscire più a staccarmi da Parigi e dai miei amati scrittori francesi e mi sono imposta di leggere altro. Ma che cosa?

Sul mio Kobo avevo caricato solo ed appositamente letteratura francese. Unica eccezione era un romanzo di Faulkner, che conoscevo per fama ma di cui non avevo mai letto nulla.

Non è che avessi molta voglia di iniziarlo, ma per staccarmi dai francesi, mi sono detta, occorre una terapia d’urto.

Devo cambiare radicalmente tipo di lettura: andare oltre oceano, cambiare continente cambiare stile e linguaggio, cambiare i contesti, cambiare le tematiche.

Quell’unico romanzo non-francese che avevo era Assalonne, Assalonne!.

Ho cominciato più per dovere che per piacere e con grande diffidenza e scetticismo.

Ma dopo solo una cinquantina di pagine mi sono resa conto che tra me e Faulkner era scoccata la scintilla.

Faulkner chiamò.

La fortunata rispose.

…E, per il momento, de hoc satis.

William Faulkner foto
William Faulkner nel 1943
 

Autore: Gabrilu

https://nonsoloproust.wordpress.com

12 pensieri riguardo “DI VECCHI E NUOVI AMORI”

  1. Splendido articolo. Come trasformare un viaggio di piacere in una raffinata esperienza letteraria (o viceversa). Allora vorrà dire che quando leggerò Nana, tornerò a riguardarmi la foto del Théatre des Variétés per calarmi meglio nell’ambientazione del romanzo 😉 Hai fatto bene a staccarti un po’ dagli amati francesi, ogni tanto è bello (forse anche necessario) cambiare stile, linguaggio e contesti. Mi fa così piacere che stai leggendo Faulkner, che quasi mi sembra di avvertire cosa stai provando di fronte a quel suo stile così complesso ma terribilmente affascinante e per molti versi emozionante.

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    1. Grazie, @Alessandra. Mi piace molto guardare alcuni posti come se fossero stereogrammi, e Parigi si presta eccome… D’altra parte, sono già allenata con Palermo, in quanto a stratificazione di eventi, personaggi, culture.
      Con le foto da mettere nel post mi sono autolimitata ferocemente, se pensi che i percorsi dei personaggi di Nana me li sono fatti proprio tutti (a partire dal vagabondaggio notturno del disperato conte Muffat), e a piedi. Quanto camminavano, ai tempi!
      A proposito di Faulkner: mi ha molto aiutata, per quanto riguarda lo stile, l’aver letto prima Proust, la Virginia Woolf de “Le onde” (il suo romanzo linguisticamente più complesso e forse anche per questo uno dei meno popolari). Dopo poche pagine si imbrocca il ritmo e, da questo punto di vista, non ho avuto grossi problemi.

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  2. Davvero molto bello questo articolo, gabrilu. Se avessi più tempo potrei seguire il tuo esempio con qualche viaggio fotografico riferito a qualche opera o compositore. Almeno farei fruttare le mie trasferte nell’orrida, no? E, a pensarci bene, potrei fare qualcosa anche a Trieste…chissà!
    Ciao 🙂

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  3. @Alessandra
    posso elargirti una delle mie famose Pillole di Banalità?

    *** se non si vuol morire, s’ha da invecchiare
    *** se piace leggere, e si vogliono leggere tanti libri, s’ha da invecchiare.
    *** se invece si è scrittori, veri Scrittori, si può anche legger pochissimi libri, non invecchiare e morir giovani. Com’è successo ad alcuni (non a tantissimi, per la verità, ma insomma a qualcuno è successo).

    Io sono solo una lettrice (e nemmeno con la maiuscola), quindi mi accontento di invecchiare.

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  4. Che meraviglia!Anch’io adoro visitare i luoghi citati nei libri!Io le guarderei tutte le tue foto,anche perchè sono molti anni che non torno a Parigi!Sto leggendo Madeleine Férat e lo sto amando moltissimo.Non ho ancora avuto il coraggio di affrontare Faulkner,ma le tue parole mi hanno convinta!Bentornata!

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    1. @angelica Madeleine Férat è ormai, ahimè, uno dei pochissimi Zola che non ho ancora letto e dunque me lo riservo gelosamente per i momenti bui 🙂
      Fotografie? Mi state tentando, magari qualche altra cosina la metto, uno di questi giorni
      Ciao!

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      1. Madeleine Férat è considerato un romanzo minore,una sorta di laboratorio di scrittura. Nasce come dramma teatrale poi rimaneggiato in romanzo,ma lo stile risente molto di queste sue origini.Mi piace molto questo tipo di scrittura.Di Zola ho letto solo:Thérèse Raquin,Germinal,L’Assommoir e L’oeuvre.Ho ancora molto da scoprire!Cedi alla tentazione di pubblicare altre foto…Ne sarei felicissima!Di recente ho letto il mio primo Mauriac:Thérèse Desqueyroux.L’ho adorato.Lo conosci?

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  5. angelica
    Anche i Grandi devono pur mangiare…
    Thérèse Desqueyroux? Si, l’ho letto. Se ti piace Mauriac, ti piaceranno anche Il deserto dell’amore e Groviglo di vipere.
    Io — confesso— non sono una grande fan di Mauriac, non condivido molto della sua visione del mondo, la sua religiosità che francamente in alcuni momenti rischia molto pericolosamente di rasentare il bigottismo.
    Ma questo non mi ha mai impedito di riconoscere le sue grandi capacità di scrittore.
    Ciao, grazie ed alla prossima 🙂

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