Un video su “Uptown Funk” di Marl Ronson e Bruno Mars basato sugli estratti di ben 66 scene di vecchi film della “Golden Age” del cinema Hollywoodiano perfettamente sincronizzati.
Cliccando sul pulsante dei sottotitoli si possono leggere i titoli dei film che compaiono nel video 🙂
Il regista ha detto di aver usato solo scene di film girati prima del 1953. Montaggio certosino, sincronizzazione perfetta. Un risultato formidabile (guardare per credere).
Si, lo so che il panorama geo-meteo- etico- socio-politico che ci circonda a livello nazionale, europeo, internazionale non è dei più esaltanti (eufemismo).
…Ma è proprio per questo che voglio scaramanticamente augurare
Buon divertimento e Buon 2016 a chiunque si trovi a passare da NonSoloProust 🙂
Come alla fine di ogni anno, i folletti delle statistiche di WordPress.com hanno preparato un rapporto annuale 2015 per NonSoloProust.
Ecco un estratto:
Il Museo del Louvre riceve 8,5 milioni di visitatori ogni anno. Questo blog è stato visto circa 140.000 volte nel 2015. Se fosse un’esposizione al Louvre, ci vorrebbero circa 6 giorni perché lo vedessero altrettante persone.
*** Il giorno dell’anno 2015 che ha registrato il più alto numero di visitatori è stato il 27 gennaio, ed il post più letto in quel giorno è quello che contiene la recensione di Corri, ragazzo corri di Uri orlev.
*** I cinque post che nel 2015 hanno ricevuto il maggior numero di visite:
Nel 1956 Leonardo Sciascia pubblica Le parrocchie di Regalpetra, una serie di racconti sulla sua esperienza come maestro nelle scuole del suo paese, Racalmuto, che nell’opera letteraria lo scrittore chiama Regalpetra. In questo racconto narra come si trascorreva il Natale a Regalpetra.
E’ lo Sciascia che preferisco.
– Il vento porta via le orecchie – dice il bidello. Dalle vetrate vedo gli alberi piegati come nello slancio di una corsa. I ragazzi battono i piedi, si soffiano sulle mani cariche di geloni.
Vladimir NABOKOV, Nikolaj Gogol’, a cura di Cinzia De Lotto, Susanna Zinato, pp.183, Biblioteca Adelphi, 2014
“Se vi aspettate di scoprire qualcosa sulla Russia, […], se siete interessati alle ´idee’, ai ´fatti’, ai ´messaggi’, state lontani da Gogol’. La terribile fatica di imparare il russo per leggere Gogol’ non sarà ripagata nel vostro tipo di valuta pesante. Statene lontani, tenetevi alla larga. Non ha nulla da dirvi. Tenetevi fuori dalla carreggiata. Alta tensione. Chiuso fino a nuova comunicazione. Evitate, astenetevi, non… Mi piacerebbe avere qui una lista di ogni possibile interdizione, veto o minaccia.”
Che ci vogliamo fare. Volodia è fatto così. Un bel tipo, Nabokov, quando parla di scrittori. Ma noi (pluralis majestatis) che amiamo Gogol’ e amiamo Nabokov vogliamo capire meglio il perchè di questo perentorio avvertimento…
Miriam Mafai, Pane nero. Donne e vita quotidiana nella seconda guerra mondiale pp. 304, ed. Ediesse, 2008
“La tessera era un cartoncino grigio, con un numero, il nome e tanti tagliandini a ognuno dei quali corrispondeva una certa quantità di pasta, riso, olio, burro, zucchero”.
E pane. Un pane nero scadente che la popolazione italiana era costretta a mangiare durante gli anni della guerra.
«Roma era felice, quel 10 giugno 1940, com’erano felici Milano, Torino, Cosenza, Bari, Palermo, Bologna, Firenze. La guerra sarebbe durata poche settimane e la vittoria era sicura. Parigi stava per cadere. Presto sarebbe caduta anche Londra. Milioni di donne preparavano la cena a milioni di uomini, mentre alle otto in punto, annunciate dall’uccellino della radio, nelle case italiane tornavano a farsi sentire le parole di Mussolini: “L’ora della decisione suprema è scoccata…”».
Cominciò così, in una serata estiva, l’avventura di guerra dell’Italia fascista. Durò cinque anni, durante i quali centinaia di migliaia di donne combatterono la più lunga battaglia della loro vita: contro la fame, contro le bombe, contro una guerra la cui fine si allontanava di giorno in giorno, sempre di più.
Il libro di Miriam Mafai ci presenta uno spaccato di quella guerra raccontandocela attraverso testimonianze dirette di donne che l’hanno vissuta in prima persona.
“Le storie che ho qui raccontato sono tutte storie vere. Alcune di coloro con cui ho parlato hanno desiderato non vedere pubblicato il loro nome e sono state accontentate. Altre donne appaiono invece qui con il loro nome e cognome. Altre infine sono assai facilmente riconoscibili. In una storia collettiva, come questa vuol essere, eventuali particolari modificati, per desiderio delle interessate o per esigenze del racconto, non incidono sulla autenticità della vicenda.”
Israel Joshua Singer, La fuga di Benjamin Lerner (tit. orig. inglese Steel and Iron), traduz. dall’inglese di Marina Morpurgo, pp. 243, Bollati Boringhieri, Collana “Varianti”, 2015
Si svolge in Polonia dalla fine del 1915 all’aprile del 1917 e cioè durante la Prima Guerra mondiale.
Agli affezionati lettori di Israel Singer non sfuggirà che si tratta più o meno dello stesso arco temporale in cui leggeremo le vicende del “Compagno Nachman”, il protagonista di A Oriente del giardino dell’Eden del quale ho già parlato >> qui. Anche i luoghi principali (Polonia e Russia) sono gli stessi.
La Polonia, all’inizio del romanzo, è ancora sotto la dominazione zarista. Ma l’esercito russo è in rotta, perde i suoi soldati ed arruola con la forza tedeschi, polacchi ed ebrei della Polonia (parlare di “ebrei polacchi” suonerebbe — come ha rilevato qualcuno — piuttosto un ossimoro) i quali però cercano tutti, chi più chi meno, di disertare a mano a mano che l’esercito tedesco avanza, vittorioso. Nell’indescrivibile disordine del periodo, i polacchi detestano sia i russi che i tedeschi…Non sembra loro rimanere altra via d’uscita che la diserzione e la fuga.
E’ appunto il caso di Benjamin Lerner, ebreo, poco religioso, vagamente attratto dalle idee socialiste, intelligente e sensibile… e con un curioso miscuglio di orgoglio e di rabbia.