MEMORIE DI UNA INTERPRETE DI GUERRA – ELENA RZEVSKAJA

Elena Rzevskaja
Elena Rževskaja in uniforme (1943)

 

“La guerra è qualcosa di inesauribile: per quanto tu ne abbia scritto ti sembra sempre di aver omesso qualcosa, che qualcosa sia rimasto inespresso.”

Questa frase di Elena Rževskaja vale sicuramente anche per me lettrice: il tema è inesauribile. Per quanto ne legga, mi sembra sempre di non averne letto, di non saperne ancora abbastanza.

Memorie di una interprete di guerra di Elena Rževskaja è un libro che offre molti spunti di interesse, da quello più strettamente individuale e personale a quello più generale della Grande Storia.

Narra infatti l’esperienza di una giovane ebrea sovietica di ventidue anni che si fa quattro anni di guerra arruolata come interprete al seguito del Quartier Generale di quella Terza Armata che sul primo fronte bielorusso si muove da Mosca arrivando fino a Berlino. A Berlino, penetrati i sovietici nella Cancelleria del Reich Elena Kagan (questo il suo vero nome, ha poi scelto di chiamarsi Rzevskaija in onore della città martire di Ržev) si trova, per una serie di circostanze, ad essere testimone in prima persona di eventi storici estremamente importanti e ad avere lei stessa un ruolo attivo e molto delicato nelle frenetiche settimane che seguirono la catastrofe tedesca.

Sarà infatti la donna che all’inizio del maggio di 4 anni dopo la partenza da Mosca, entrata da poco nella Berlino appena conquistata dall’Armata Rossa, scoprirà i cadaveri semicarbonizzati di Goebbels, della moglie Magda, dei 6 piccoli figli assassinati da loro stessi, quattro spessi quaderni di diari e la corrispondenza di lavoro di Goebbels, i diari di Martin Borman ed altri importanti documenti che la Kagan tradurrà. Tradurrà anche i fascicoli in cui Magda Goebbels aveva annotato meticolosamente l’inventario dei beni di famiglia.

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UMBERTO ECO

Umberto Eco

Mi ha insegnato molto. Mi ha fatta divertire molto. L’ho sempre considerato un maestro.

 
Umberto Eco

L’ANGELO E IL CONTE. LEON DELAFOSSE E ROBERT DE MONTESQUIOU – RENATO CALZA

 

Renato Calza L'angelo e il conte

Un celebre, bellissimo e mondanissimo pianista-compositore stella dei salons parigini ai tempi della Belle Èpoque.

Un eccentrico, erudito, capriccioso, dispotico ed estetizzante mecenate aristocratico tra i cui antenati figurava anche quel Charles de Batz Castelmore D’Artagnan immortalato poi da Dumas.

Un giovane scrittore che diventerà uno dei pilastri della letteratura mondiale.

Il pianista è Léon Delafosse (1874-1951); l’aristocratico del quale per tre anni Delafosse fu il protégé è il conte Robert de Montesquiou-Fésenzac (1855-1921). Lo scrittore è Marcel Proust (1871-1922).

Questo affascinante, ricchissimo libro di Renato Calza, musicologo nonchè appassionato lettore di Proust, frutto di ricerche durate anni e la cui lettura mi ha tenuta piacevolissimamente impegnata per settimane (la mole di materiale che contiene è davvero notevole) non parla soltanto del triangolo Delafosse-Montesquiou-Proust ma va ben oltre quei tre anni in cui la vita del pianista-compositore risultò intrecciata a quella del conte e del romanziere; ripercorre tutto l’arco della vita di Delafosse e questo dà modo di parlare di tanto e tanto altro ancora…

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