“Chissà come mai, si chiedeva, adesso il Potere concentrava la propria attenzione sulla musica, e su di lui. Da sempre il maggiore interesse delle alte sfere andava alla parola scritta piú che alle note: erano gli scrittori e non i compositori a essersi guadagnati il titolo di ingegneri dell’animo umano. La «Pravda» riportava le loro condanne in prima pagina, mentre ai compositori toccava la terza. Due pagine di distanza. Il che non era un nonnulla: poteva fare la differenza tra la vita e la morte”
Julian Barnes, vincitore nel 2011 del Man Booker Prize con il romanzo Il senso della fine dedica il suo ultimo libro al grande compositore russo Dmitrij Šostakovič (o Shostakovich), ed il titolo non è stato certo scelto a caso. Il rumore del tempo è infatti intitolato un celebre scritto di Osip Mandel’stam, del quale ho parlato >>qui.