
Notre Dame in fiamme
Parigi, 15 Aprile 2019
“Ora ogni sguardo si levava verso la parte alta della chiesa, e lo spettacolo era straordinario: in cima alla galleria più elevata, più su del rosone centrale, ardeva una gran fiamma salendo tra le due torri con turbini di scintille, una gran fiamma ondeggiante e furiosa cui il vento talora strappava un brandello portandolo via con il fumo.
Sotto questa fiamma, sotto la balaustra scura intagliata a trifogli di brace, le gole di mostro in cui finivano le grondaie vomitavano senza tregua una pioggia ardente che formava due vividi argentei ruscelli sulla facciata tenebrosa sottostante. Via via che si avvicinavano al suolo, i due getti di piombo liquefatto si allargavano a fascio, come acqua che scaturisca dai mille forellini dell’annaffiatoio. Sopra la fiamma, le enormi torri di cui ognuna mostrava due facce nude e nette, una tutta nera, l’altra tutta rossa, sembravano ancora accresciute dall’ombra immensa che proiettavano nel cielo. Le innumerevoli sculture di diavoli e di draghi prendevano un aspetto lugubre, e sembravano agitarsi al chiarore inquieto della fiamma.
Certi serpenti avevano l’aria di ridere, certe grondaie a testa di cane pareva sentirle latrare, le salamandre soffiavano sul fuoco, le tarasche starnutivano nel fumo. E in mezzo a tanti mostri che la fiamma e il frastuono destavano dal loro sonno di pietra, ce n’era uno che camminava, e di tanto in tanto lo si vedeva passare davanti al rogo come un pipistrello davanti a una candela.”
(Victor Hugo, Notre Dame de Paris, traduz. Clara Lusignoli, Einaudi, Libro decimo)
Grazie ,sempre,per tutti i tuoi articoli. Un saluto da Gobekli Tepe. Giovanna
Giovanna Caruso Grazie a te, che mi scrivi dai più lontani (da me) angoli di mondo…
incredibile la potenza visionaria di un cantore epico di Parigi
Jonuzza
Vero!
Non so perché, questo brano mi ricorda Proust (che faceva parlare i mobili o i sanitari dei bagni) e il Dickens de “A tale of two cities” (che pure è ambientato, in parte, in Francia).
Un saluto, Gabrilù.
Rendl
Rendl che piacere rivederti da queste parti! 🙂
Proust? Uhm…mumble mumble… si, credo di capire che intendi, ma personalmente trovo più convincente l’accostamento a Dickens , anche se il “piglio” di Hugo ha sempre un che di epico, come fa notare Jonuzza nel commento qui sopra, mentre in Dickens la vena epica non la vedo granché. Vedo invece (quello sì) e in tutti i suoi romanzi una stupefacente e a volte espressionistica capacità di antropomorfizzare case, alberi, oggetti in genere…
Ma in fondo che importa? Stiamo parlando di tre grandi scrittori, e questo ci basta.
Ciao, grazie e… cerca di sparire di meno 😉