2021. SPERANZA E TIMORE

Anno 2021

A volte un’immagine vale più di tante parole. Questa che ho trovato in rete rappresenta perfettamente lo stato d’animo con cui io (ma forse non solo io) guardo al nuovo anno 2021. Speranza e timore.

Non ho grandi aspettative, non mi illudo che “andrà tutto bene”. Non riesco ad essere granchè ottimista. Mi basterebbe che il 2021 fosse un po’ meno peggio del 2020.

Quello che mi sento di augurare a me stessa e a tutti voi ed ai vostri cari è buona salute, affetto, e di riuscire a continuare ad avere tanta, tanta pazienza. Perchè di pazienza avremo ancora bisogno, e molto.

Buon 2021, comunque, e arrivederci all’anno prossimo 🙂

EUROPA 33 – GEORGES SIMENON

Simenon Europa 33

Georges Simenon, Europa 33 (tit. orig.le Europe 33), traduz. Federica e Lorenza Di Lella, con una nota di Matteo Codignola, pp. 337, 67 ill. b/n, Adelphi, 2020

“L’Europa è malata. Il dottore si china, appoggia l’orecchio sul cuore del paziente: ‘Dica 33′ E il paziente ripete: ’33…33…33…’. Mmm! Dal viso del dottore traspare tutta la sua preoccupazione”

“La neve attutisce il rumore dei passi e delle voci. Attutisce gli urti. Ha un sembiante di pace. Eppure alcuni, qua e là, sono preoccupati, fremono impercettibilmente come se… Come se domani, scioltasi la neve e tornata nera e brulicante di vita la terra, dovessero correre verso frontiere di nuovo visibili. Ma questo non mi riguarda. Io sono partito con uno scopo più modesto, quello di vedere il volto dell’Europa di oggi. C’è stata un’ Europa di prima del 1914, poi un’Europa squarciata dalle trincee e infine un’Europa del dopoguerra. Ma forse è ancora un’altra Europa questa Europa del 1933 che sonnecchia sotto la neve e che, come chi dorme male, è scossa da bruschi e terrificanti sussulti”.

Nel 1933 Simenon, insieme alla prima moglie Tigy, partì da La Richardière – una residenza di campagna di nobili, costruita nel XVI secolo vicino a La Rochelle in cui nel 1931 si era trasferito con la famiglia pur mantenendo la casa di Parigi a Places des Vosges – per un lungo giro nei paesi europei.

E’ un’ Europa apparentemente tranquilla e sepolta dalla neve, quella che si trova a percorrere, ma in realtà è un’ Europa malata, cui Simenon già nella prima pagina del libro fa dire “33” e che ausculta come farebbe un dottore ma con la cocciutaggine e la curiosità di consumato reporter, curiosità che non è però rivolta all’Europa ufficiale, quella delle Cancellerie e dei Ministeri ma all’Europa profonda, degli uomini comuni.

Il volume Adelphi, corredato di molte foto scattate dallo stesso Simenon, contiene quattro reportages scritti su questo viaggio attraverso l’Europa tra il 1933 e il 1934. Pubblicati e finanziati da varie testate, molto diversi tra loro – come si vedrà – per tematiche e tono sono tutti egualmente brillanti, stimolanti e, in certi casi, per chi come noi oggi conosce lo sviluppo della Storia, persino premonitori o spiazzanti.

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IL BUONUOMO LENIN – CURZIO MALAPARTE

Curzio Malaparte, Il buonuomo Lenin, a cura di Mariarosa Bricchi, pp. 311, Adelphi, 2018

A soli otto anni dalla morte di Lenin, il più famoso rivoluzionario del suo tempo, con il corpo imbalsamato già parte della mitologia e del culto comunista, Curzio Malaparte decide di scrivere per l’editore Grasset, direttamente in francese, Le bonhomme Lénine che verrà pubblicato in italiano solo dopo la sua morte.

Si tratta di libro centrato tutto su un’idea forte che, all’epoca, suonava quasi come una provocazione e che costituisce l’ossatura, la struttura portante di tutto il testo e del ragionamento di Malaparte su Lenin.

Negli anni ’30 infatti (date e contesto sono fondamentali e da tenere sempre presenti, nel corso di questa lettura) Lenin veniva visto dalle democrazie avanzate europee come un uomo violento e brutale, come una sorta di Gengis Khan del proletariato sbucato fuori dal fondo dell’Asia, una specie di alieno che nulla aveva a che fare con la razionalità dell’Occidente, un mongolo pronto a portare il caos nel mondo civile.

Malaparte, però, già nella Prefazione che indica “Mosca, 1929 – Parigi, 1932” manda all’aria questa rassicurante (si, in fondo rassicurante e vedremo anche perchè) immagine di Lenin coltivata dalle democrazie occidentali. Lenin, dice Malaparte, è tutto il contrario di come se lo immaginano e lo dipingono gli occidentali.

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