CLAUDIO MAGRIS E LA GIORNATA DELLA MEMORIA

Claudio Magris

Chi mi conosce sa che considero Claudio Magris non solo uno dei miei Maestri, da anni un mio fermo punto di riferimento e, tra gli italiani, l’unico che sarei lietissima di vedere insignito del Nobel per la Letteratura.
Non deve stupire dunque se per il 27 gennaio – Giornata della Memoria 2023 ho scelto di proporre alcuni pensieri su ebraismo, Shoah, memoria, identità contenuti nell’ Intervento pronunciato da Claudio Magris al Quirinale nella Giornata della Memoria del 2009 e pubblicato su Moked- Il portale dell’ebraismo italiano .
Il testo integrale si trova >>qui

Si tratta di un testo importante, che va letto per intero perchè ogni paragrafo, ogni riga richiederebbe una chiosa, evoca altri testi, sollecita riflessioni, fornisce risposte e stimola nuovi interrogativi. Cioè compie la sua funzione di testo come (anche) pretesto. Io qui ed ora mi limito a estrapolare solo alcuni passaggi che mi hanno particolarmente colpita e/o in cui mi riconosco (i grassetti sono miei):

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GLI UFFICI COMPETENTI – IEGOR GRAN

Iegor Gran Gli uffici competenti

Iegor GRAN, Gli uffici competenti (tit. orig.le Les Services compétents), traduz. Giuseppe Girimonti Greco ed Ezio Sinigaglia, pp. 232, Einaudi, 2022

Il tenente Ivanov è alla ricerca di un certo Abram Terc, pseudonimo scelto da uno strano scrittore che nonostante la ferrea censura sovietica riesce a fare pubblicare i suoi racconti oltre i confini dell’ URSS, in Occidente. Di cosa scrive?

“Ed è qui la sorpresa. L’anonimo autore non parla nè dei Gulag, nè della censura, nè del disastro economico, nè della nomenklatura, nè dei fatti d’Ungheria, pur così recenti, nè del divieto di sciopero nelle fabbriche sovietiche, nè della chiusura delle frontiere e neppure delle contraddizioni del pensiero marxista-leninista o dei suoi limiti. Non viene affrontato nessuno dei temi più indisponenti. Al loro posto, un trattato di estetica. E’ il realismo socialista, vasta categoria nel cui ambito si scrivono i grandi romanzi sovietici da Gor’kij in poi, si dipingono i quadri e si scolpiscono le pietre, il vero bersaglio che l’autore prende di mira con un tono sarcastico, decisamente sgradevole. […] e tutto questo a quale scopo? Spiegare il realismo socialista? Capirai che trovata! Tutti sanno cos’è […] ci mancava solo questa: un nuovo Pasternak!”

Abram Terc verrà identificato dopo sei lunghi anni di una inchiesta dagli aspetti spesso grotteschi.

Il vero nome dello scrittore è Andrej Sinjavskij che nel 1966 fu condannato al Gulag per aver pubblicato all’estero alcune opere narrative con lo pseudonimo di Adam Terc. La moglie di Sinjavskj è la coraggiosa ed intelligente Maria Rozanova.

Andrej Sinjavskij e Maria Rozanova sono i genitori del narratore. Iegor Gran è infatti uno pseudonimo. Il suo vero nome è Iegor Andreyevich Sinjavskij, nato a Mosca il 23 dicembre del 1964, proprio nel periodo in cui il padre e la madre erano braccati dal KGB.

Le vicende principali narrate nel libro in forma di romanzo (e che romanzo!) sono realmente accadute.

Chi non è di giovanissima età ricorda ancora il clamore suscitato in Occidente da quello che è passato alla storia come “il caso Daniel – Sinjavskij”

Ma ora concentriamoci sul libro.

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IL MIO NOME E’ KATERINA – AHARON APPELFELD

Aharon APPELFELD, Il mio nome è Katerina (tit. originale Katerina), traduz. Elena Loewenthal, postfazione Susanna Nirenstein, pp. 240, Ugo Guanda Editore

Katerina, una contadina cristiana, una donna semplice, ritorna nel suo villaggio natale in Ucraina sessant’anni dopo la sua partenza. Seduta davanti alla finestra, Katerina ricorda la sua giovinezza negli anni precedenti la Seconda Guerra mondiale ed i tempi in cui era a servizio presso famiglie ebree. Fu accanto a loro, agli ebrei, che aprì gli occhi sul mondo. In questo romanzo molto potente e – lo vedremo – anche molto particolare sia in generale che nella stessa produzione narrativa dello scrittore israeliano Appelfeld delinea magistralmente un personaggio che assiste, impotente, all’orrore della Shoah.

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