
Iegor GRAN, Gli uffici competenti (tit. orig.le Les Services compétents), traduz. Giuseppe Girimonti Greco ed Ezio Sinigaglia, pp. 232, Einaudi, 2022
Il tenente Ivanov è alla ricerca di un certo Abram Terc, pseudonimo scelto da uno strano scrittore che nonostante la ferrea censura sovietica riesce a fare pubblicare i suoi racconti oltre i confini dell’ URSS, in Occidente. Di cosa scrive?
“Ed è qui la sorpresa. L’anonimo autore non parla nè dei Gulag, nè della censura, nè del disastro economico, nè della nomenklatura, nè dei fatti d’Ungheria, pur così recenti, nè del divieto di sciopero nelle fabbriche sovietiche, nè della chiusura delle frontiere e neppure delle contraddizioni del pensiero marxista-leninista o dei suoi limiti. Non viene affrontato nessuno dei temi più indisponenti. Al loro posto, un trattato di estetica. E’ il realismo socialista, vasta categoria nel cui ambito si scrivono i grandi romanzi sovietici da Gor’kij in poi, si dipingono i quadri e si scolpiscono le pietre, il vero bersaglio che l’autore prende di mira con un tono sarcastico, decisamente sgradevole. […] e tutto questo a quale scopo? Spiegare il realismo socialista? Capirai che trovata! Tutti sanno cos’è […] ci mancava solo questa: un nuovo Pasternak!”
Abram Terc verrà identificato dopo sei lunghi anni di una inchiesta dagli aspetti spesso grotteschi.
Il vero nome dello scrittore è Andrej Sinjavskij che nel 1966 fu condannato al Gulag per aver pubblicato all’estero alcune opere narrative con lo pseudonimo di Adam Terc. La moglie di Sinjavskj è la coraggiosa ed intelligente Maria Rozanova.
Andrej Sinjavskij e Maria Rozanova sono i genitori del narratore. Iegor Gran è infatti uno pseudonimo. Il suo vero nome è Iegor Andreyevich Sinjavskij, nato a Mosca il 23 dicembre del 1964, proprio nel periodo in cui il padre e la madre erano braccati dal KGB.
Le vicende principali narrate nel libro in forma di romanzo (e che romanzo!) sono realmente accadute.
Chi non è di giovanissima età ricorda ancora il clamore suscitato in Occidente da quello che è passato alla storia come “il caso Daniel – Sinjavskij”…
Ma ora concentriamoci sul libro.

Iegor Gran ha scelto di descrivere la lunga caccia del KGB per smascherare Abram Terc con una grande dose di umorismo – ci sono moltissime pagine del libro davvero esilaranti. Si ride dunque – e molto – anche se si tratta, ovviamente, di un riso amaro.
Le vicende si svolgono nell’URSS post staliniana e leggendo molti episodi e dettagli si ha davvero l’impressione che spesso la realtà superi la fantasia di quello che potrebbe essere inventato in una fiction. L’autore però garantisce la veridicità di tutti gli episodi descritti nel romanzo. Per ricostruire il contesto in cui si svolgono le vicende dei suoi genitori si è immerso per parecchi anni in un importante lavoro di documentazione e di ricerca negli archivi del KGB ed in quelli familiari da cui viene fuori il racconto del disgelo post-staliniano, quando dopo il 1958 e l’ “affare Pasternak” il principale interrogativo che ossessiona il Potere (e, a cascata, gli “uffici competenti”) è:
Qual è il giusto dosaggio per una buona ed efficace repressione?
Il processo di Sinjavskij marca l’inizio del “raffreddamento breznevjano” e del movimento dissidente. Alle calcagna dei dissidenti ci sono dei traditori; d’altra parte, false piste frustrano gli zelanti difensori dell’ideale socialista che per molto tempo non riescono a venire a capo del “caso Terc”. A casa dei Sinjavskij gli agenti del KGB arriveranno a perquisire pure la culla del neonato Iegor (con il piccolo Iegor – viene precisato – dentro).
Intanto, la cultura occidentale si intrufola un po’ dappertutto. “Oggi come oggi, […] è soprattutto Picasso a emozionare i giovani. Picasso non è uno sconosciuto. Ivanov sa che è un membro del Partito comunista francese, forse addirittura il piú illustre, ma anche il piú indisciplinato: come gli è venuto in mente di mettersi a contestare l’intervento di razionalizzazione del 1956 in Ungheria?”
Si prendono bizzarre decisioni: incredibile! la salma di Stalin viene ritirata dal mausoleo della Piazza Rossa. Gagarin riceve come ricompensa della sua impresa spaziale una inverosimile lista di oggetti di uso quotidiano irragiungibili per i comuni mortali (per esempio l’aspirapolvere e il rasoio elettrico) e articoli di vestiario tra cui spiccano ben… 6 paia di calzini… La proiezione clandestina del film di Fellini ed il suo enorme scandaloso successo a Mosca si intrecciano e si sovrappongono alle denunce degli informatori zelanti… Una assurdità che ha del geniale pervade tutto.
Iegor Gran ci immerge in una società sovietica surrealista. Nel libro gli agenti del KGB non sono presentati come sadici assassini ma come degli zelanti idealisti, desiderosi di soddisfare le richieste della loro gerarchia per ottenere qualche favore; sono persone che – diremmo noi – “tengono famiglia”. Sono rappresentati come dei “piccoli Putin” in gabardine che per non sporcare il pavimento calzano le “pattine” per rientrare dentro l’appartamento comunitario (siamo ancora all’epoca delle famigerate kommunalki, gli appartamenti in condivisione) in cui la sessualità è considerata come una vergognosa malattia. Il regime ha un unico menu e condanna sia gli istinti primari che gli ammiratori di Pasternak. Al funerale di Pasternak pullulano gli agenti degli uffici competenti che tengono d’occhio e schedano i partecipanti; gli scrittori ed i poeti che reggono la bara dell’autore del Dottor Zivago hanno ovviamente un posto d’onore nella loro lista nera.

Fotogramma tratto dal video “Cultura e potere in Russia Dal caso Sinjavskij-Daniel a oggi. Intervista ad Ezio Mauro”
https://youtu.be/_AteYTjN9y4
La descrizione dei metodi sproporzionati del KGB per assicurare un controllo totale della popolazione è appassionante.
Ed i Sinjavskij? Lo scrittore e sua moglie sono entrambi fatalisti, non nutrono illusioni, sono perfettamente consapevoli della inevitabilità ed imminenza dell’arresto; sono psicologicamente preparati. Allo stesso tempo si rifiutano però di piangersi addosso e allora che fanno? Decidono di mettere al mondo un figlio
Prima o poi si faranno beccare, ne sono certi.
Ma nel frattempo non hanno nessuna intenzione di mettersi a fare i martiri. E se facessimo un figlio? dice Abram Terc, un po’ brillo.Ci hanno pensato spesso senza mai decidersi. Possono pure comportarsi da incoscienti nel loro gioco a rimpiattino con i servizi, ma si sentono responsabili nei confronti di quell’esserino che verrebbe fuori dal nulla in una casa in cui la spada di Damocle pende dal soffitto di ogni stanza. Il futuro è irto di spine. Come si fa a fare un figlio quando si ha già un piede nel Gulag? Che vita lo aspetta?
D’altra parte, se non lo facciamo ora, avremo un serio problema tecnico dopo che ti avranno arrestato, dice Maša.
Sinjavskij viene arrestato nel 1965 e condannato a sette anni di gulag. Liberato nel 1971, emigra in Francia nel 1973.

L’URSS e la politica del compagno Chruščëv, fatti veri ci vengono narrati con spettacolare humor nero, leggerezza e sberleffo.
Ed è proprio questo che colpisce: il soggetto drammatico del romanzo è trattato con molta ironia, una apparente leggerezza che fa ridere e sorridere.
E’ il racconto di quello che lo scrittore riesce a pubblicare in Francia, dei metodi adottati per riuscire a farlo, della sorveglianza quotidiana, degli informatori, degli agenti che indovinano, analizzano, conoscono le persone sotto osservazione meglio di quanto conoscano se stessi, di quanto sanno prevedere, del martellamento ossessivo dei Valori della Madre patria, il confronto continuo con l’Occidente decadente, dei tentativi di aprire un po’ il Paese tramite l’Intourist ed allo stesso tempo cercando di chiudere le crepe che questa apertura con il resto del mondo può causare alla nazione…
I servizi competenti racconta aspetti drammatici dell’ URSS di quegli anni come la censura, l’indigenza, la repressione nonostante la destalinizzazione e la fine del culto della personalità. Vero è che Stalin è morto nel 1953, ma la sanguinosa repressione in Ungheria ha luogo però tre anni più tardi, l’ “affare Pasternak” è del 1958, i paesi satelliti dell’Europa dell’Est non devono assolutamente staccarsi dal legame sovietico, i dissidenti non devono dare un’immagine negativa della Patria.
I servizi competenti è dunque il romanzo vero e satirico di una storia allo stesso tempo intima e privata ma anche collettiva, scritta oggi proprio dal figlio di Sinjavskij, nato l’anno stesso dell’arresto del padre.
Questo caustico romanzo satirico basato su fatti reali offre pagine da vera antologia. Voglio mettere almeno qualcosa, sperando di far venir voglia di leggere il resto. E’ davvero difficile scegliere, credetemi, mi verrebbe da trascrivere interi capitoli…Ecco per esempio
“il successo del momento, 8 e1/2 di Federico Fellini, presentato quell’anno al Festival cinematografico internazionale di Mosca.
Quella schifezza! pensa Ivanov fuori di sè.
Non capisce. […] come si permette la stampa capitalista di scrivere che la libertà sovietica lascia a desiderare quando un film come 8 e 1/2 viene tranquillamente proiettato a Mosca, in pieno centro? Un film che dà modo ai sedicenti intellettuali di affinare il loro complesso di superiorità, contravvenendo a tutti gli insegnamenti di Lenin.
Neanche Chruščëv ha capito niente del film.
Dopo che una giuria internazionale gli ha assegnato il primo premio al Festival di Mosca, negli ambienti delle alte sfere si è diffuso il panico: come pensare di far vedere il film ai cittadini se Mastroianni è chiaramente contaminato dall’ideologia borghese, e quando l’arte praticata da Fellini è l’esatto opposto del realismo socialista?
Come uno scienziato pazzo e altruista, Chruščëv decide di testare il veleno su se stesso. Gli organizzano una proiezione privata. Il brav’uomo si addormenta nel giro di venti minuti: 8 e 1/2 è giudicato soporifero e inoffensivo.
Generale sospiro di sollievo: se il numero Uno è uscito indenne dalla proiezione, l’uomo della strada sovietico non rischia niente.
Il film può essere distribuito nelle sale.
Poi, di fronte all’incomprensibile successo del film, ci si è chiesti: che cosa mai ci troverà la gente che affolla i cinema?
Allora, per profilassi, si cerca di limitare i danni. Il film viene ritirato dalle sale. Meglio prevenire che curare.
Dalla sera alla mattina […] 8 e 1/2 diventa il film più gettonato. La proiezione clandestina costa il prezzo astronomico di 20 rubli”
E che dire delle pagine della gravidanza di Maria e del parto che avviene praticamente in diretta sotto gli occhi e le orecchie degli agenti del KGB attraverso le “cimici” posizionate in tutto l’appartamento e nella camera da letto dei Sinjavskij?
Un romanzo divertentissimo e di un valore storico che non deve però farci dimenticare nemmeno per un momento, mentre ridiamo voltando pagina dopo pagina, che Sinjavskij è stato davvero condannato a 7 anni di gulag… e di quello a regime duro.

Ma torniamo ad occuparci degli “Uffici competenti”. Iegor Grand li descrive come una sorta di “sistema immunitario della patria”
“I servizi, il sistema immunitario della patria. L’immagine è bella. Oltre a essere appropriata. Come gli enzimi digestivi, il tenente Ivanov e i suoi compagni sono guardiani invisibili ed efficaci. Difendono l’organismo con lo scudo, sbaragliano i nemici con la spada. Il corpo sano non immagina nemmeno che ci sono queste sentinelle devote che vegliano su di lui giorno e notte. Il cittadino pensa ai fatti suoi, protetto. Fa la spesa, protetto. Va al cinema fischiettando, con la coscienza tranquilla, protetto. Nell’ombra il sistema immunitario vigila su di lui.
Un incontro con uno straniero? Un libro antisovietico? Una battuta di cattivo gusto? Sono tutte potenziali porte d’ingresso per un microbo pericoloso. Ed è allora che intervengono gli uffici competenti. Il corpo estraneo viene individuato, seguito, studiato. Si assimila la sua stessa tattica. Poi viene eliminato. Sempre continuando a tenere sott’occhio le possibili metastasi. Dio solo sa cosa possono fare delle cellule sane che sono state a contatto con quelle malate.”
Il tenente Ivanov non ha dubbi: “A paragone di Terc, delinquente a sangue freddo, Raskol’nikov non è che un avventato dilettante […] Bisogna arrestare il criminale prima che scriva altro. Prima che produca metastasi”
Perchè
“Lo spaventoso mistero del cancro consiste in questo: siamo noi stessi a produrlo. Non c’è un batterio del cancro: sono le nostre viscere a generarlo e l’unico contagio possibile avviene guardandosi allo specchio. Per questo gli esperti lo definiscono ‘endogeno’ […] può succedere che un cittadino sovietico assolutamente sano diventi un agente patogeno.
Nonostante i quintali di vitamine che gli vengono somministrati a scopo preventivo sin dalla piú tenera età. Nonostante le decine di corsi di marxismo-leninismo. E le decine di censure antisettiche messe in atto per il suo bene.”

Gli uffici competenti è un libro al tempo stesso esaltante per il suo humor ed agghiacciante per la sua descrizione di un regime totalitario descritto con il registro dell’ironia maneggiata con raffinata abilità. La descrizione dell’ URSS di Chruščëv è piena di aneddoti, vengono evocate le privazioni, le code per ottenere qualunque cosa e non importa cosa, il sistema di informatori messo in piedi dal KGB (svetta tra questi il personaggio di “Monocolo”), il rispetto dell’autorità e del pensiero unico.
E noi ci chiediamo come sia possibile vivere in un paese in cui dobbiamo diffidare di tutti, in cui la libertà di espressione non è che una parola vuota, in cui il pensiero è unico, in cui tutti i diritti sono dello Stato e nessun diritto ha il cittadino.

Iegor Gran è nato a Mosca nel 1964. Da bambino si è trasferito con la sua famiglia in Francia. È figlio dello scrittore Andrej Sinjavskij (1925-1997) che nel 1966 fu condannato al Gulag per aver pubblicato alcune opere narrative all’estero con lo pseudonimo di Abram Terc. È autore di piú di dieci romanzi, tra cui Ipso facto, uscito in Italia per Mondadori. Ha inoltre collaborato con Charlie Hebdo
- La scheda del libro >>
- Iegor Gran su Wikipedia >>
- Intervista a Andrej Sinjavskij del 1980 in occasione del Premio Internazionale di Poesia di Marineo in Sicilia >>
- Una bella pagina su Andrej Donatovic Sinjavskij sul sito di GARIWO- La foresta dei Giusti >>
- Dall’archivio di Memorial Italia (http://www.memorialitalia.it/) un interessante, documentato articolo sul caso del processo agli scrittori Andrej Sinjavskij e Jiulj Daniel >>
- Galleria di immagini di Andrei Sinjavskij e della moglie Maria Rozanova >>
- Video Cultura e potere in Russia. Dal caso Sinjavskij – Daniel ad oggi. Intervista a Ezio Mauro https://youtu.be/_AteYTjN9y4
Constato, con dispiacere ma poca sorpresa, come questo autore non sia tradotto in inglese. Vivendo nel Regno Unito è più facile per me reperire le opere di autori non italiani e non anglofoni in traduzione inglese, ma l’editoria britannica è così chiusa e povera rispetto a quella italiana. Dovrò quindi farmi carico della spesa di spedizione dall’Italia che equivale al prezzo del libro. Le gioie di vivere in Inghilterra!
Bravissima, come sempre.
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barbaratagliavini ma guarda che il libro è disponibile anche in ebook , lo trovi in qualunque portale a cominciare da Amazon 🙂
Io per esempio l’ho letto in ebook
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Hai ragione, ma non vado d’accordo con gli ebook. Sono un po’ all’antica: ho bisogno di voltare le pagine fisicamente, con le dita. Mi piace l’idea dei Kindle e simili, ma non fanno per me 😞.
Ti abbraccio.
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Grazie per gli auguri che ricambio e per il bellisiimo regalo del film di Olmi! Paolo
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aleramo53 😊
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Sarai la mia rovina, donna!
Sempre in tema di Unione Sovietica ti segnalo un libro di Victor Serge, grandissimo scrittore pressoché sconosciuto, con la forza di denuncia di un Solzhenitsin e la potenza narrativa di un Dostoevskij: Il caso Tulaev. Il punto di partenza: un tizio qualsiasi una sera si trova del tutto casualmente nelle vicinanze di questo Tulaev, responsabile di migliaia di fucilazioni di cittadini innocenti. Sempre del tutto casualmente (per davvero, non in senso ironico) in quel momento ha in tasca una pistola, e d’istinto la estrae e lo uccide. Nelle vicinanze non c’è nessuno e lui si allontana indisturbato. A partire da quel momento si mette in moto l’intera macchina giudiziaria sovietica per scovare e smascherare tutti i “complici” del “complotto” dell’assassinio del compagno Tulaev. E naturalmente, come sempre in questi casi, ne trova in gran quantità.
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Grazie Gabrilù per gli argomenti sempre interessanti. Molto utili i link di commento e approfondimento.
Sofus
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