Questa era, per la verità, una pagina che non intendevo utilizzare.
Ma siccome alcuni di voi hanno cominciato a lasciare qui commenti, indicazioni, informazioni ho pensato che si, perchè no, questa pagina può servire come spazio libero per chi volesse scrivere/comunicare qualcosa a NonSoloProust e a tutti gli altri frequentatori e frequentatrici del blog.
🙂
Segnalo un libro che mi è piaciuto. Sì, mi è piaciuto perché ho rivissuto la Parigi degli artisti, da Picasso a Renoir, da Cézanne a Matisse, la città della Belle Epoque, della mondanità e delle corse dei cavalli, dell’invasione tedesca nella prima guerra mondiale e ovviamente la Parigi di Modigliani coi suoi eccessi, la sua creatività, i suoi patimenti e la sua umanità. Quell’atmosfera è narrata attraverso la vita rocambolesca di una delle protagoniste di quel periodo, Elvira la Quique, che di Modigliani fu modella e amante. Una biografia-romanzo, intitolata “Elvira la modella di Modigliani”, in cui Carlo Valentini, ripercorre tutta l’avventura artistica e personale di Amedeo Modigliani, ricostruendo in forma di romanzo il legame che unì il pittore alla modella di alcuni dei suoi celebri nudi, allo stesso tempo casti e ammiccanti, che alla fine svelano anche l’interiorità di questa ragazza scappata dalla vita di miseria e prostituzione di Marsiglia e approdata alla vivacità anarchica di Montmartre e Montparnasse. Elvira è quindi l’ eroina quasi inconsapevole di una delle stagioni più esaltanti della recente storia europea e ci accompagna nel cuore artistico di Parigi, ci fa conoscere i suoi abitanti poi divenuti famosi e ci guida in quelle irripetibili atmosfere in cui si intrecciavano libertà e gioia, frustrazioni e amarezze, droga e sesso, illusioni e disillusioni, amori e tradimenti. Non male da leggere nelle cupa atmosfera di questi tempi di crisi. Claudia Ponziano
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Gentile Gabrilù, non saprei dove immettere questo messaggio per non creare disordine nel blog.Non ho trovato indirizzo tuo.
Ho il desiderio di segnalarti un libro che da pochi giorni ho teminato:piccola cosa per chi mi ha fatto scoprire tanti titoli!
Clara Usòn – La figlia – ed . Sellerio
Lo avevo regalato per Natale a mio marito che ha letto, ma non ha fatto commenti e la cosa mi ha meravigliato.Forse ho sbagliato il momento del regalo.
Forse è rimasto più colpito del previsto, ha solo detto che il decollo del libro è stato un poco faticoso.
In effetti è vero, ma poi vola. Il pretesto ( scusa non trovo parola più adatta) è dato dal suicidio della figlia di MLADIC, uno dei boia dei Balcani.Libro documentatissimo e romanzo storico contemporaneo , con ricordi di epica serba, insieme.
Scritto da una spagnola, che quindi ha anche forse obbiettività data dal tempo trascorso( in verità non tantissimo!) e dallo spazio, inteso come distanza geografica, anche se per certi crimini è difficile mantenere sangue freddo anche dopo decenni e distante di emisferi. Autrice secondo me ha fatto un gran libro, coinvolgente e tremendo, più tosto del previsto, con spunto dal suicidio di Ana Mladic, suicidio carico anche di simboli.
Se mai hai visto, consiglio il filmato del funerale della ragazza che non ha retto a scoprire chi era suo padre( lui è convinto a omicidio su commissione per colpire lui, cosa del tutto esclusa), al quale la legava un rapporto molto affettuoso e profondo.
Per molti vedere Mladic piangente e incapace di staccarsi dalla bara è stata una cosa che ha reso felici..ma il bastardo poi ha organizzato lucidamente Srebrenitza!
Le colpe dei padri non dovrebbero cadere su figli…ma mi chiedo: cosa sarebbe diventata? Almeno preferisco pensare a questa molto brillante studentessa che si è suicidata ( mia figlia piccola ha età alla quale Ana si è suicidata ) come altra vittima di questi tempi orribili e che non son terminati a quella longitudine. sono molto pessimista.
In questi giorni guardo la mia di figlia che, tornata a casa per poco, legge sconvolta questo libro e poi racconterà ai suoi amici balcanici, di varie e variegate radici.Quella generazione alla quale è stato tolta la speranza di un futuro sereno da parte dell’Europa, dell’Onu, Nato, eccc..le ferite mettono generazioni per sanarsi.
Segnalo questo libro perchè tempo fa su rivista diretta da Minà ( un direttore ha responsabilità non solo amministative , mi pare!!) un individuo che si spaccia per giornalista ha negato le stragi volute da Milosevic, Mladic, quell’altra che nemmeno nomino, una donna ora libera a casa sua..per buona condotta in carcere svedese…tutto inventato e Sarajevo allora si sparava da sola, dico io!!
Posso solo dire che il fotografo che ha scattato foto che acompagnavano articolo..si è dissociato. Ha messo per iscritto che lui ha passato anni come inviato di guerra, ma che sue foto sono completatamente usate in modo avulso da contesto.
Forse meglio che Minà si occupi di latino america ..non so a questo punto con quale credibilità
Non ho capito, mi è sfuggito, non so, cosa poi abbia detto Minà davanti a fior di giornaisti che gli hanno contestato tutto.
Il negazionismo è germe molto pericoloso! Mi batto per Auschwitz, Buchenwald, Treblinka, ma anche per Jasenovac e Srebrenitza.
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Segnalo i piccoli libri di ALDO BUZZI (che ho conosciuto e frequentato). Dei gioiellini di letteratura insolita. (Gabriella Alù è una persona importante, una maestra di vita.)
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Ciao!
Volevo dirti che in seguito all’ondata di nuove iniziative che coinvolgono altri blog anche noi abbiamo realizzato la nostra. Si chiama -1 foto col tuo pet- ma se passi da noi a leggere le info scoprirai che puoi partecipare anche in altro modo, sempre che ti vada di farlo, noi ne saremmo lieti!
Abbraccione!
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@Sonia
grazie per la segnalazione e l’invito, ci penserò 🙂
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Bacione!
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Ciao Gabrilù. Solo per dirti che considero un grande onore il fatto che Ti sia piaciuta la mia recensione de “L’indifferente”. Vista la fonte, lo considero un giudizio più “pesante” di altri.
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Ciao Gabriella volevo parlarti di Giorgio Bassani, ne sono invaghito da parecchio e non trovo niente su di lui sul tuo sito.
Mi sono invaghito della città di Ferrara alla lettura di Giorgio Bassani. Le sue Storie di Ferrara. Il Giardino dei Finzi Contini, naturalmente, ma anche tutte le altre.
Senza usare verbi o aggettivi legati ai cinque sensi, udiamo i passi ovattati sotto le volte, vediamo le sagome fluttuare nella nebbia della sera o nella foschia dell’alba, sentiamo l’odore della cucina che esce dalle finestre semiaperte, vediamo l’alito del cibo che sale dai piatti e sentiamo il mormorio delle orazioni intorno alla tavola familiare, sentiamo la morbidezza dello scialle di preghiera, il suo solletico sulla guancia.
C’è una novella straordinaria, L’airone ambientata nel delta del Po, in cui la stitichezza puramente fisica dell’eroe illustra il suo disagio morale per aver realizzato della consanguineità spirituale del fascismo e del comunismo rispetto all’antisemitismo.
La descrizione meticolosa di questo disagio segue i tormenti e il procedere dell’esaurimento morale del personaggio di fronte a una situazione senza speranza, fino alla semplice, brutale, commovente e allo stesso tempo terribile conclusione.
Bassani ci fa parte del suo pessimismo riguardo all’antisemitismo che gli risulta radicato nell’animo collettivo della Nazione. Bassani allude alla consanguinità spirituale tra fascisti e comunisti nello stigmatizzare gli ebrei.
La raccolta di brevi romanzi e novelle di Storie Ferraresi si apre con la visita ad una tomba etrusca. Chiudendo il libro, comprendiamo che la tragedia etrusca è una metafora del destino che attende la comunità ebraica, una scomparsa culturale se non fisica.
Il suo stile è poetico e onirico, soprattutto nella descrizione della sua città natale. La descrizione è un termine improprio perché non descrive in senso stretto, classico, diciamo alla Balzac.
La topigrafia e l’atmosfera del luogo in modo sensuale e carnale la restituisce indirettamente.
Le ripetizioni dei toponimi suonano come una melodia, un leitmotiv pproprio a ciascuno di essi.
La sua città è come un organismo vivente di cui percorriamo le viscere come un Giona nel ventre della balena.
L’influenza della letteratura francese, in particolare di Proust, la si risente ma senza alcuna sensazione che imiti minimamente.
Nell’opera di Bassani la metafora diventa più di un mezzo per illuminare e adornare un soggetto isolato, ma lo scheletro dell’opera
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Mi piace la tua parsimonia nel rispondere in questa pagina, sei comunque sempre misurata dote diventata ormai rara in rete.
Immagino che tu sappia di gestire uno dei blog di libri e lettura più serio e più bello del web…ma non sta fine ammetterlo, eppure è esattamente così.
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Sto rileggendo la RTP e per i personaggi e i luoghi mi aiuto con il tuo certosino lavoro. Grazie
Passa nel mio blog, se ti va: Il giardino di Silvia Lo Giudice.
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