IL MIO NOME E’ KATERINA – AHARON APPELFELD

Aharon APPELFELD, Il mio nome è Katerina (tit. originale Katerina), traduz. Elena Loewenthal, postfazione Susanna Nirenstein, pp. 240, Ugo Guanda Editore

Katerina, una contadina cristiana, una donna semplice, ritorna nel suo villaggio natale in Ucraina sessant’anni dopo la sua partenza. Seduta davanti alla finestra, Katerina ricorda la sua giovinezza negli anni precedenti la Seconda Guerra mondiale ed i tempi in cui era a servizio presso famiglie ebree. Fu accanto a loro, agli ebrei, che aprì gli occhi sul mondo. In questo romanzo molto potente e – lo vedremo – anche molto particolare sia in generale che nella stessa produzione narrativa dello scrittore israeliano Appelfeld delinea magistralmente un personaggio che assiste, impotente, all’orrore della Shoah.

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L’ANNO CHE VERRA’

“Non vi piacerebbe che l’anno nuovo fosse come uno di questi ultimi?”
“Uhmf…”

…ma noi speriamo che ce la caviamo e dunque AUGURI A TUTTE E A TUTTI! 🙂 🙂 🙂

PARIS, S’IL VOUS PLAÎT – ELEONORA MARANGONI

Eleonora Marangoni

Eleonora MARANGONI, Paris, s’il vous plaît, pp. 208, Einaudi, 2022

“proprio perchè la conosco bene ma mai abbastanza, perchè è grande ma non enorme, perchè ci sono cresciuta ma non ci sono nata, perchè ci torno sempre ma non ci abito più, Parigi è uno dei posti in cui mi viene spontaneo camminare senza mai davvero domandarmi dove sto andando, avanzare non per raggiungere un posto, ma per il puro gusto di andare, per guardarmi dentro o osservare le cose da un’ altra distanza. Le mie non sono delle vere flâneries, perchè non dimentico la fame, non resisto al richiamo di negozi, antiquari e cafès. Eppure camminando per Parigi mi è capitato di capire cose e prendere decisioni che hanno contribuito a cambiare la mia vita, a ridefinire il mio rapporto con lei o con altre città.”

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I PATRIOTI – SANA KRASIKOV

Sana Krasikov I patrioti

Sana KRASIKOV, I patrioti (tit. orig.le The Patriots, 2017), traduz. Velia Februari, pp.790, Fazi Editore, 2022

[…] quella confusa masnada di espatriati le cui famiglie erano fuggite dall’Unione Sovietica solo perchè i figli vi facessero ritorno, come i salmoni, per affondare la testa nella cloaca di una nuova Russia democratica.

Sana Krasikov è nata in Ucraina, è cresciuta nella Repubblica della Georgia, ma risiede da tempo negli Stati Uniti. I patrioti è il suo romanzo d’esordio già tradotto in undici lingue. In esso racconta le vicende di tre generazioni in bilico tra Stati Uniti d’America e URSS prima e Federazione Russa poi che si trovano ad affrontare scelte difficili e le conseguenze spesso drammatiche di tali scelte.

Un libro che ci porta da Brooklyn al gulag sovietico nel solco di una famiglia ebrea americana frantumata dalla storia in un arco temporale che va dal 1930 al 2008.

Quando gli Stati Uniti sono colpiti dalla Grande Depressione Florence Fein, a soli 24 anni lascia Brooklyn per una città industriale degli Urali, nella giovane URSS. Non troverà quell’ ideale di indipendenza e di libertà in cui aveva sperato. Suo figlio Julian, diventato adulto emigrerà a sua volta abbandonando (o per meglio dire fuggendo) da quella che ormai è la Federazione Russa per … gli Stati Uniti. Molti anni dopo, avendo saputo dell’apertura degli archivi del KGB torna in Russia per conoscere finalmente la storia di sua madre e scopre le zone d’ombra della sua vita.

Mescolando epoche e luoghi, questo primo romanzo di Sana Krasikov ci pone davanti ad un confronto Occidente ed Oriente esplorando, attraverso il destino di tre generazioni di una famiglia ebrea i cui nonni erano emigrati in America per fuggire ai pogrom della Russia zarista, la storia misconosciuta di migliaia di cittadini americani che per varie ragioni si trovavano in URSS, di fatto abbandonati dal loro Paese (gli USA) in pieno Terrore staliniano e le conseguenze delle scelte individuali sulla vita dei figli.

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SPLENDORE E VILTA’ – ERIK LARSON

Erik Larson Splendore e viltà

Erik Larson, “Splendore e viltà”, (tit. orig.le “The Splendid and the Vile. A saga of Churchill, family, and defiance during the Blitz”, 2020) traduz. Raffaella Vitangeli, pp. 698, ed. Neri Pozza

In Splendore e viltà Erik Larson, scrittore che avevo già molto apprezzato per Il giardino delle bestie (Neri Pozza) del quale anni fa avevo scritto qui sul NSP, parla dell’anno in cui Churchill venne nominato Primo Ministro al posto di Chamberlain coprendo un arco temporale che va dal 10 maggio 1940 al 10 maggio 1941, periodo coincidente con la campagna aerea tedesca. E’ l’anno in cui “Churchill diventò Churchill, il bulldog con il sigaro in bocca che tutti noi crediamo di conoscere e in cui tenne i suoi discorsi piú memorabili, dimostrando al mondo intero che cosa fossero il coraggio e la leadership”. L’anno della “Battaglia d’Inghilterra”.
La Storia può essere raccontata da diversi punti di vista. Questa contenuta nel libro di Larson ci viene raccontata da un punto di vista molto privilegiato, il numero 10 di Downing Street a Londra. La casa del Primo Ministro.

Tra il 1940 e il 1941 Londra fu sotto l’attacco aereo sferrato dai tedeschi: come riuscì a sopravvivere, la popolazione? Cinquantasette notti consecutive di bombardamenti, seguiti nei sei mesi successivi da una serie sempre piú intensa di raid notturni. Tutta la potenza della Luftwaffe scatenata sui cieli dell’Inghilterra.

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“VI PREGO, RUOTE, PARLATE, ED IO, IO PIANGERO’…”

Yitzhak Katzenelson
Yitzhak Katzenelson
(Fonte: Holocaust Historical Society
)

Nato nel 1886, Yitzhak Katzenelson divenne un intellettuale di spicco nell’ambito del movimento sionista attivo in Polonia. Rinchiuso nel ghetto di Varsavia, fu costretto ad assistere impotente alla deportazione di sua moglie e di due suoi figli a Treblinka, il 14 agosto 1943. Nel maggio del 1943, utilizzando un falso passaporto dell’Honduras, riuscì a trasferirsi in Francia, e qui scrisse in lingua yiddish – tra il 3 ottobre 1943 e il 17 gennaio 1944 – un terribile poema intitolato Il canto del popolo ebraico massacrato. Il 29 aprile 1944, insieme ad un altro figlio, Katzenelson fu deportato ad Auschwitz. Il testo qui riportato è tratto dal canto n. 4 (dei 15 che, nell’insieme, compongono il poema); datato 26 ottobre 1943, descrive in forma poetica le deportazioni da Varsavia a Treblinka.

IV. I vagoni sono tornati!

1
Orrore e paura mi assalgono, mi soffocano –
i vagoni sono già di ritorno! Sono partiti solo ieri sera –
e oggi sono qui di nuovo, già pronti all’Umschlag [= abbreviazione di Umschlagplatz, posto di
smistamento, il luogo in cui gli ebrei erano caricati sui vagoni – n.d.r.].
Li vedi, là con le fauci aperte, spalancate nell’orrore?

2
Hanno ancora fame! Niente li sazia.
Aspettano gli ebrei! Quando glieli porteranno?
Sono affamati – come se non avessero già divorato i loro ebrei…
Ne hanno avuti tanti! Ma ne vogliono di più, ancora di più!

11
Vagoni vuoti! Eravate pieni, ed eccovi di nuovo vuoti.
Cosa ne avete fatto degli ebrei? Dove sono finiti?
Erano diecimila, contati e stivati – e voi siete qui di nuovo!
O vagoni, vagoni vuoti, ditemi dove siete stati!

12
Voi tornate dall’altro mondo, lo so. Non dev’essere lontano.
Solo ieri siete partiti carichi, e oggi siete già di ritorno!
Perché questa fretta? Avete così poco tempo?
Presto sarete vecchi come me, logori e grigi.

13
Solo a guardare, a vedere, a sentire tutto ciò – gevàld ! [= aiuto!, in lingua yiddish – n.d.r.] –
come fate, anche se siete di ferro e di legno?
O ferro, giacevi nel profondo della terra.
O legno, un giorno fosti un albero alto e fiero.

14
E ora? Ora siete vagoni, e state a guardare,
testimoni muti di un tale carico, di una tale pena.
In silenzio tutto avete osservato. Oh, ditemi, vagoni,
dove andate, dove avete portato a morire il popolo ebraico?

15
Non è colpa vostra – vi caricano e poi vi dicono: andate!
Vi fanno partire pieni e tornare vuoti.
Voi che tornate dall’altro mondo, ditemi una parola.
Vi prego, ruote, parlate, ed io, io piangerò…

26 ottobre 1943

(Y. Katzenelson, Il canto del popolo ebraico massacrato, Firenze, Giuntina, 1998, pp. 43-47. Versione poetica di D. Vogelmann dalla traduzione dallo yiddish di S. Sohn)

Purtroppo, attualmente questa edizione Giuntina del “Canto” che era corredata dalla prefazione di Primo Levi risulta, come si legge sul sito della casa editrice, non disponibile.

Il poema di Katzenelson è invece disponibile tradotto e curato da Erri De Luca e pubblicato nel 2019 dalla casa editrice Feltrinelli. Qui la scheda del libro.

Varsavia, i treni per Treblinka
Ebrei caricati sui treni per Treblinka all’Umshlagplatz (punto di raccolta) di Varsavia durante l’occupazione nazista della Polonia.
(Fonte)
  • Yitzhak Katzenelson (in inglese) >>
  • Itzhak Katzenelson (in italiano) >>
  • Un video di Rai News su Itzhak Katzenelson ed il suo Canto del popolo yiddish messo a morte >>

*** La Giornata della Memoria su NSP:

2021, 2020, 2019, 2018, 2017, 2016, 2015, 2014, 2013, 2012, 2011, 2010, 2009

LA CONTESSA – BENEDETTA CRAVERI

Benedetta Craveri La Contessa

Benedetta Craveri, La contessa. Virginia Verasis di Castiglione, pp. 452, 20 ill. b/n e col., Adelphi, 2021

“LE EGUAGLIO PER NASCITA

LE SUPERO PER BELLEZZA

LE GIUDICO PER INGEGNO”

Personaggio potentemente romanzesco degno della penna di un Balzac fu la marchesa fiorentina Virginia Oldoini (1837-1899) coniugata con il torinese Francesco Verasis, conte di Castiglione.

Zola la prese come modello per il personaggio della bellissima ed ambigua italiana Clorinde Balbi nel romanzo Son excellence Eugène Rougon. Le biografie di Robert de Montesquiou (La divine comtesse, prefazione di Gabriele D’Annunzio, 1913) e La Castiglione di Alain Decaux (1953) ne avevano autenticato la leggenda, di lei si credeva di sapere tutto. Ed invece, molto restava ancora da scavare e da capire. Ciò che questo libro di Benedetta Craveri ci rivela di lei risulta al tempo stesso affascinante e respingente, interessante e profondamente inquietante, definitivo e inafferrabile.
Virginia Oldoini Verasis Contessa di Castiglione (o, come veniva chiamata con uno dei tanti soprannomi Ninny, Niny, Nicchia, Ninì- tutti diminutivi di “Virginicchia”) rimane nonostante tutto, come dice la stessa Craveri, “una figura destinata comunque a rimanere inafferrabile. Un vero e proprio enigma”. E proprio da questo, probabilmente, scaturisce la sua ancora potente fascinazione.

Benedetta Craveri, già autrice di memorabili ritratti di alcune grandi dame e cavalieri del Settecento francese illuminista e libertino e della civiltà dei “salotti” in cui con la conversazione regnavano con suprema eleganza intellettuale ricostruisce la sua vita: l’infanzia e l’adolescenza di Virginia “prima che Virginia diventasse Virginia”, la sua fulminea ascesa nel mondo dell’aristocrazia, della politica e dell’alta finanza ed infine la lunga e drammatica caduta, vera e propria “discesa agli Inferi”.

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L’OMBRA DI BERLINO – JONATHAN LICHTENSTEIN

Jonathan Lichtenstein L'ombra di Berlino

Jonathan Lichtenstein, L’ombra di Berlino. Vivere con i fantasmi del Kindertransport (tit. orig.le The Berlin Shadow, 2020), traduz. di Gianni Pannofino, pp. 288, Mondadori 2021

“Da tanti anni desideravo andare con mio padre a Berlino, per poi ripercorrere il tragitto della sua fuga con uno dei convogli del “Kindertransport”. Purtroppo, però, la fragilità dei nostri rapporti imbarazzati e distanti aveva reso impossibile l’organizzazione di questo viaggio. Il pensiero di trascorrere giorni e notti insieme, gomito a gomito, non allettava né lui né me, perché non ci sfuggiva che un viaggio del genere poteva rovinare quel poco di affetto che solo negli ultimi tempi aveva cominciato a nascere tra di noi. Sapevamo entrambi che durante questo viaggio mio padre sarebbe stato costretto a fare i conti con una serie di zone d’ombra di cui, in tutta la sua vita, non aveva mai parlato con nessuno.”

Hans è ebreo, dopo la Kristallnacht (Notte dei Cristalli), nella quale venne devastato anche il negozio del padre, che si suicidò, a dodici anni venne messo in salvo dalla madre. Fu infatti uno dei circa diecimila bambini ebrei provenienti da Germania, Polonia, Austria, Olanda, Cecoslovacchia che, durante il nazismo, poco prima dello scoppio della Seconda guerra mondiale, furono portati in salvo dalle organizzazioni umanitarie, quasi sempre in Gran Bretagna, mediante convogli speciali. Erano i Kindertransport, “treni della salvezza”, interi vagoni di

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