
André Gide (al centro), il pugno alzato, in occasione dell’inaugurazione dell’Avenue Maxim Gor’kij a Villejuif
Fonte Le Figaro
“Ho sempre dichiarato apertamente che il desiderio di rimanere coerenti con se stessi comportava troppo spesso un rischio di insincerità; e penso che sia importante essere sinceri quando con la nostra è impegnata la fede di molti”
Il volume di cui parlo oggi in realtà ne rassembla due pubblicati, a suo tempo, separatamente. I due testi sono entrambi smilzi: tutto il volume Gallimard che li contiene entrambi conta complessivamente circa 220 pagine note comprese, ma si rivelarono, all’ epoca in cui uscirono (1936-37), assolutamente clamorosi. Costituirono una vera e propria bomba che per parecchi mesi sconvolse il microcosmo politico e letterario dell’epoca e che ancora oggi sono in grado di suscitare, a mio parere, un grande interesse e non solo come documento di testimonianza storica.
Si tratta di Retour de l’ Urss (1936) e di Retouches à mon Retour de l’ Urss (che venne pubblicato l’anno successivo, nel 1937) di André Gide, lo scrittore francese al quale nel 1947 verrà assegnato il Premio Nobel per la Letteratura.
Da qui in avanti utilizzerò i due titoli nella versione italiana Ritorno dall’URSS e Postille al mio Ritorno dall’URSS.
Qui in Italia, Bollati Boringhieri pubblicò Ritorno dall’URSS nel 1988 tradotto in italiano da G. Guglielmi ma attualmente — per quel che ne so — il volume non risulta più disponibile e dunque, come anche troppo spesso mi succede, mi sono dovuta rivolgere, per poterlo leggere, ai “cugini” francesi…
Più che un racconto di viaggio, Ritorno dall’URSS descrive la delusione di André Gide e dei suoi cinque compagni di viaggio in occasione del loro soggiorno in Unione Sovietica nel 1936. Vedremo anche perchè, appena l’anno successivo, Gide sentì il bisogno di scrivere e di dare alle stampe le Postille e che cosa, di nuovo rispetto al primo libro, in esse vi si trova.
A volte, però, una lettura semplicemente testuale di un libro si può rivelare insufficiente a renderne l’importanza e il significato profondo. Le due testimonianze di André Gide a me sembrano costituire un esempio molto significativo di questa tipologia di testi scritti. Ci troviamo di fronte ad un’opera la cui comprensione richiede non solo la conoscenza di un antefatto ma anche di quanto, in seguito, suscitato dalla sua pubblicazione.
Si tratta, a mio parere, di una storia molto interessante che merita di esser raccontata — anche se per sommi capi — , ma di certo non potrò essere breve…
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