IL NAZISTA GIUSTO

 

Thomas Kretschmann
Il Capitano della Wermacht Wilm Hosenfeld (l’attore Thomas Kretschmann)
nel film di Roman Polanski Il Pianista

Come dicevo nel post che ho dedicato al libro autobiografico di Wladislaw Szpilman Il Pianista, il regista Roman Polanski ha tratto da Il Pianista un film omonimo che ha ottenuto un grandissimo successo in tutto il mondo. Nel film, Szpilman è stato interpretato dall’attore Adrien Brody, che per tale ruolo ha ottenuto l’Oscar come miglior attore.

Nel film di Polanski compare anche questo Capitano della Wermacht che ha una piccola — anche se molto importante — parte, ma la sua figura non viene approfondita. La sua presenza nel film è infatti (ed a mio parere giustamente), strettamente funzionale alla storia di Szpilman.

Ma chi era realmente questo Capitano? Voglio dedicare questo post a lui ed alla sua vera storia perchè sì, penso sia una di quelle storie che meritano di essere raccontate. Continua a leggere “IL NAZISTA GIUSTO”

IL PIANISTA – WLADYSLAW SZPILMAN

Wladislaw Szpilman Il pianista

Wladyslaw Szpilman Il pianista. Varsavia 1939-1945. La straordinaria storia di un sopravvissuto. (tit. orig. The Pianist), traduzione dall’inglese di Lidia Lax, pp. 239, collana Dalai, Baldini Castoldi, 2008

Da anni dico a me stessa: mai commettere l’errore, dopo aver visto un film che mi è piaciuto molto, di non leggere il libro da cui il film è stato tratto o al quale il regista si è comunque ispirato. È cosa di cui sono profondamente convinta, eppure ancora, qualche volta, casco egualmente nella trappola.

È il caso del libro Il Pianista del polacco Wadyslaw Szpilman.

Ho visto e rivisto più di una volta lo splendido film di Polanski. Mi era talmente piaciuto, l’avevo trovato così…completo che non mi ero mai curata di procurarmi il libro. “Cosa può esserci di più, nel libro, che non ci sia già nel film?”, mi dicevo.

Ma i buoni libri non si lasciano ignorare o snobbare  tanto facilmente ed è così che, pur avendo io nel mese di agosto ben altri progetti di lettura, il libro di Szpilman mi si è improvvisamente imposto e non voleva sentir ragioni o scuse. Mi sono arresa ed ho iniziato a leggere.

Alla fine del primo capoverso ero già conquistata. Continua a leggere “IL PIANISTA – WLADYSLAW SZPILMAN”

LE DIABLE EN FRANCE – LION FEUCHTWANGER

 

Lion Feuchtwanger

“Da noi, in Germania, quando qualcuno viveva comodamente, si diceva che viveva ‘come Dio in Francia’. Questa espressione significava probabilmente che Dio si trovava bene in Francia, che vi si viveva liberamente e che si lasciava vivere gli altri, che l’esistenza vi era facile e comoda. Ma se Dio ci si trovava bene, in Francia, si poteva dire egualmente, e proprio in virtù di questa concezione del mondo così spensierata, che nemmeno il diavolo ci viveva male”

pallino

Lion Feuchtwanger

Lion Feuchtwanger, Le diable en France, tit. orig. Der Teufel in Frankreich, traduz. dal tedesco di Jean-Claude Capèle, Prefazione di Alexander Adler, Postfazione di Jean-Claude Capèle, pp. 360, Le Livre de Poche, 2012

Di Lion Feuchtwanger avevo parlato su NonSoloProust a proposito de I fratelli Opperman, un romanzo del 1933 straordinariamente lungimirante e profetico ricordato anche da Primo Levi ne Il sistema periodico.

Questo Le diable en France è, nella ricca bibliografia del prolifico autore ebreo tedesco, l’unico testo autobiografico. In esso Feuchtwanger racconta della sua prigionia in Francia nel 1940 nei campi di internamento di Les Milles e di Nîmes, della sua evasione e della sua rocambolesca fuga negli Stati Uniti attraverso Marsiglia e i Pirenei salvandosi così dalla morte sicura che avrebbe trovato se fosse caduto nelle mani dei nazisti.

Un libro che però è anche il racconto di un tradimento e l’espressione di un accorato sentimento di delusione. Vedremo presto perchè. Continua a leggere “LE DIABLE EN FRANCE – LION FEUCHTWANGER”

VOLEVO TACERE – SÁNDOR MÁRAI

Sandor Marai Volevo tacere

Finalmente Adelphi ha pubblicato in italiano, nella traduzione di Laura Sgarioto, il terzo volume delle memorie di Sándor Márai.

Di questo libro avevo parlato   in  questo post del 2015.

La scheda del libro sul sito Adelphi >>

ALEXANDER WAT – IL MIO SECOLO. MEMORIE E DISCORSI CON CZESLAW MILOSZ

 

Aleksander Wat Czeslaw Milosz
Aleksander Wat e Czesłav Miłosz a Berkeley nel 1964

“[…] in America e a Parigi, un poeta polacco raccontava la sua vita a un altro poeta polacco più giovane di una generazione” scrive Czesłav Miłosz nella Prefazione a Il mio secolo, libro risultato dalla trascrizione di conversazioni registrate al magnetofono nel corso delle quali Aleksander Wat raccontò a Milosz la sua vita dagli anni ’20 agli inizi degli anni ’40 del secolo scorso, venti anni trascorsi in gran parte nelle carceri staliniane.

Aleksander Wat, originariamente Cwat (Varsavia 1° maggio 1900 – Parigi 29 luglio 1967) è stato uno scrittore e poeta polacco di famiglia ebrea di antiche tradizioni giudaiche e polacche (tra i suoi antenati ci sono non solo famosi rabbini, filosofi, esperti cabalisti ma anche grandi patrioti polacchi come il nonno e il fratello del nonno) e viene considerato in Polonia uno dei più grandi poeti del XX° secolo. Da quel che mi risulta, però, in Italia la letteratura polacca non è (per molti motivi) ancora conosciuta come intuisco che merita. Chi sia stato Wat, che cosa abbia rappresentato per la cultura polacca, che vita incredibile abbia vissuto, per quel che mi riguarda l’ho scoperto prima da alcune pagine a lui dedicate da Francesco M. Cataluccio nel suo prezioso libro Vado a vedere se di là è meglio e adesso leggendo questa sorta di autobiografia – memoriale finalmente e molto meritoriamente edita nel 2013 dalla casa editrice Sellerio di Palermo. Continua a leggere “ALEXANDER WAT – IL MIO SECOLO. MEMORIE E DISCORSI CON CZESLAW MILOSZ”

LA PECORA NERA – ISRAEL JOSHUA SINGER

Roman Vishniac
David Eckstein and classmates in cheder (elementary Jewish school),
Brod, ca. 1935-38
© Mara Vishniac Kohn, courtesy International Center of Photography

(Fonte)

“Per quanto mia madre cercasse di rispondere alla domanda con cui la tormentavo – perché mai un gatto porta gli stivali e fuma una sigaretta? -, le sue spiegazioni non erano mai soddisfacenti. A quanto pare, già da allora la mia inclinazione al realismo non riusciva a digerire un’immagine così surreale”

La pecora nera di Israel Joshua Singer, primo volume di un’autobiografia che Singer non ebbe modo di continuare e completare (morto nel 1944), ripercorre l’infanzia dello scrittore fino alla sua adolescenza.

Il libro fu pubblicato postumo a puntate sul «Jewish Daily Forward», poi in volume nel 1946 con il titolo Fun a Velt Vos Iz Nishto Mer (Di un mondo che non c’è più).

Continua a leggere “LA PECORA NERA – ISRAEL JOSHUA SINGER”

AGATHA A MOSUL

Agatha Christie e Max Mallowan
Agatha Christie e il marito Max Mallowan
durante una spedizione archeologica

Agatha Christie, tra i cui libri ci sono Morte in Mesopotamia (1936), Assassinio sull’Orient Express (1934) ed altri i cui eventi si svolgono nelle terre della Mesopotamia, Iraq, era sposata con l’archeologo Max Mallowan, conosciuto nel 1933 in uno dei villaggi di Mosul.

Agatha seguiva il marito nei suoi scavi archeologici e  girava come turista scoprendo la grande civiltà dell’Iraq.

Agatha Christie visitò l’Iraq molte volte, dal 1933 al 1960.

Mosul, che sarebbe rimasto per tanti anni il centro della mia vita,
[…]
Un giorno, mentre guidavo l’autocarro per le vie di Mosul, il vigile che dirigeva il traffico improvvisamente lo bloccò con un gesto del bastone e gridando: ´Mama! Mama!’ si avvicinò all’autocarro, mi prese la mano e la strinse con forza.´Che gioia rivederla, Mama! Sono Alì, il garzone! si ricorda di me? Adesso faccio il vigile! E così, ogni volta che andavamo a Mosul, c’era Alì che, quando ci riconosceva, fermava il traffico, per salutarci e poi ci faceva ripartire dandoci l’assoluta precedenza. Com’è bello avere amici così. Caldi, semplici, pieni di gioia di vivere, capaci di ridere di qualunque cosa. Gli arabi sono dotati di un’allegria e di un senso dell’ospitalità straordinari. In qualsiasi momento ci capitava di passare nei villaggi dove abitava uno dei nostri operai, questi, precipitandosi fuori di casa, insisteva perchè entrassimo a bere del latte acido. La maggior parte degli effendi dagli abiti purpurei che vivono in città sono noiosi, ma gli uomini delle campagne sono buoni compagni e splendidi amici.
Quanto ho amato quella parte del mondo. L’amo ancora e l’amerò sempre.

 

Mosul Museum

 

STORIA DI UN TEDESCO – SEBASTIAN HAFFNER

Storia di un tedesco

 

Sebastian HAFFNER, Storia di un tedesco. Un ragazzo contro Hitler dalla Repubblica di Weimar all’avvento del Terzo Reich (tit. orig. Geschichte eines Deutschen), trad. dal tedesco di Claudio Groff, p.256, Garzanti Libri

“Intanto un’uniforme bruna si avvicinò fermandosi davanti a me. «Lei è ariano?». Prima di poter riflettere, avevo già risposto «Sì». Un’occhiata indagatrice al mio naso, e quello si ritirò. Ma io avvampai. Con qualche secondo di ritardo avvertii la Sebastian Haffnermortificazione, la sconfitta. Avevo detto «sì»! Certo, io ero «ariano», se il problema era questo. Non avevo mentito. Avevo permesso che accadesse qualcosa di molto peggio. Quale umiliazione chiarire puntualmente su richiesta di estranei che io ero ariano, cosa alla quale tra l’altro non attribuivo alcuna importanza. Che vergogna ottenere di essere lasciato in pace dietro le mie pratiche in questo modo! Colto alla sprovvista, anche adesso! Fallito alla prima prova! Mi sarei preso a schiaffi.”

In questo avvincente e prezioso libro di ricordi, un tedesco appartenente ad una famiglia della grande burocrazia statale prussiana racconta in poco più di duecento densissime pagine la propria esperienza di vita nella Germania dal primo dopoguerra (la Grande Guerra) al 1933, l’anno in cui Hitler venne nominato Cancelliere del Reich. E’ un “ariano” : “Io sono quello che i nazisti chiamano un ´ariano’; di quante razze abbiano in realtà contribuito a creare la mia persona ne so naturalmente poco, come chiunque altro. A ogni modo, nei due-trecento anni al massimo lungo i quali riesco a ricostruire la mia discendenza, non si trova sangue ebraico in famiglia. Eppure ho sempre avuto un’istintiva affinità per il mondo tedesco-ebraico, più forte di quella verso il genere tedesco-settentrionale-medio in mezzo al quale sono cresciuto, e i miei rapporti col primo erano antichi e stretti.”

Continua a leggere “STORIA DI UN TEDESCO – SEBASTIAN HAFFNER”

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