CLAUDIO MAGRIS E LA GIORNATA DELLA MEMORIA

Claudio Magris

Chi mi conosce sa che considero Claudio Magris non solo uno dei miei Maestri, da anni un mio fermo punto di riferimento e, tra gli italiani, l’unico che sarei lietissima di vedere insignito del Nobel per la Letteratura.
Non deve stupire dunque se per il 27 gennaio – Giornata della Memoria 2023 ho scelto di proporre alcuni pensieri su ebraismo, Shoah, memoria, identità contenuti nell’ Intervento pronunciato da Claudio Magris al Quirinale nella Giornata della Memoria del 2009 e pubblicato su Moked- Il portale dell’ebraismo italiano .
Il testo integrale si trova >>qui

Si tratta di un testo importante, che va letto per intero perchè ogni paragrafo, ogni riga richiederebbe una chiosa, evoca altri testi, sollecita riflessioni, fornisce risposte e stimola nuovi interrogativi. Cioè compie la sua funzione di testo come (anche) pretesto. Io qui ed ora mi limito a estrapolare solo alcuni passaggi che mi hanno particolarmente colpita e/o in cui mi riconosco (i grassetti sono miei):

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MONITI ALL’EUROPA – THOMAS MANN

 

Thomas Mann 1943
Thomas Mann durante il suo esilio negli Stati Uniti, nel 1943

“ci sono ore, momenti della vita collettiva […] in cui l’artista non può procedere secondo il suo impulso interiore, perchè più immediate preoccupazioni imposte dalla vita scacciano il pensiero dell’arte; in cui la crisi tormentosa della collettività sconvolge anche lui in modo che quell’appassionato gioco dello sprofondarsi nell’eternamente umano, che si chiama arte, assume davvero l’impronta temporale del lussuoso e dell’ozioso e diventa una impossibilità psichica”

(da Un appello alla ragione, discorso tenuto da Thomas Mann a Berlino il 17 Ottobre 1930)

Mondadori ha ripubblicato, settant’anni dopo la prima edizione del gennaio 1947 (collana ‘Orientamenti’) e arricchita da una importante introduzione di Giorgio Napolitano la raccolta di saggi di contenuto etico-politico che in quella prima edizione era stata curata da Lavinia Mazzucchetti, valorosa germanista e traduttrice — esclusa nel ventennio mussoliniano dall’insegnamento universitario perchè antifascista — ed alla quale Arnoldo Mondadori aveva affidato l’incarico di curare l’Opera Omnia del grande scrittore tedesco. Fu Lavinia Mazzucchetti a voler dare alla raccolta il titolo Moniti all’Europa. Continua a leggere “MONITI ALL’EUROPA – THOMAS MANN”

NONSOLOPROUST NEL 2015

 

Come alla fine di ogni anno, i folletti delle statistiche di WordPress.com hanno preparato un rapporto annuale 2015 per NonSoloProust.

Ecco un estratto:

Il Museo del Louvre riceve 8,5 milioni di visitatori ogni anno. Questo blog è stato visto circa 140.000 volte nel 2015. Se fosse un’esposizione al Louvre, ci vorrebbero circa 6 giorni perché lo vedessero altrettante persone.

*** Il giorno dell’anno 2015 che ha registrato il più alto numero di visitatori è stato il 27 gennaio, ed il post più letto in quel giorno è quello che contiene la recensione di Corri, ragazzo corri di Uri orlev.

*** I cinque post che nel 2015 hanno ricevuto il maggior numero di visite:

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LA SECONDA MANO

Trieste Caffè San Marco

Trieste, Caffè San Marco

“Un’onesta e fedele divulgazione è la base di ogni seria cultura, perchè nessuno può conoscere di prima mano tutto ciò che sarebbe, anzi è necessario conoscere. Tranne pochi settori che riusciamo ad approfondire, tutta la nostra cultura è di seconda mano: è impossibile leggere tutti i grandi romanzi della letteratura universale, tutti i grandi testi mitologici, tutto Hegel e tutto Marx, studiare le fonti della storia romana, russa o americana.

La nostra cultura dipende in buona parte dalla qualità di questa seconda mano: ci sono divulgazioni che, pur riducendo e semplificando, trasmettono l’essenziale e altre che lo falsificano o lo alterano, magari con presunzione ideologica; molti vecchi riassunti scolastici sono talora più vicini al testo di tante lambiccate interpretazioni psico-pedo-sociologiche. Una buona divulgazione invita ad approfondire l’originale”

(Claudio Magris, Alcesti indiana, articolo pubblicato sul Corriere della Sera il 17/8/2003, contenuto in Alfabeti. Saggi di letteratura)

ALFABETI – CLAUDIO MAGRIS

Claudio Magris
Claudio MAGRIS, Alfabeti – Saggi di letteratura, p.496, Garzanti, ISBN 9788811740827

La maggior parte degli scritti contenuti in questo Alfabeti  è già comparsa, negli ultimi dieci anni, sul Corriere della Sera, su qualche altro giornale e rivista. Gran parte di essi perciò li conoscevo già. Ma ho imparato da tempo ad apprezzare molto questo tipo di raccolte, perchè mi consentono di seguire — meno superficialmente  di quanto inevitabilmente possa fare leggendo un singolo articolo su un giornale che   raramente poi conservo — un percorso di pensiero, di individuare temi ricorrenti, collegarli con scritti ed analisi letterarie precedenti.

Pur avendo in questi giorni letto tutto Alfabeti dalla prima all’ultima pagina, non mi sento di dire “questo libro l’ho finito”, perchè è uno di quei libri che non si finiscono mai. Che è bello leggere seguendo rigorosamente l’ordine dei capitoli ma che è poi bello anche leggere saltellando qua e là e tenere a portata di mano per sfogliarne di tanto in tanto alcune pagine così, a caso, per puro piacere o per una estemporanea consultazione.

Seguo Magris da decenni, i suoi volumi — alcuni in vecchie edizioni oggi non più reperibili — occupano un notevole spazio di una delle mie librerie.

E’ probabilmente questa dimestichezza con i suoi scritti che mi fa vedere in questa raccolta una sorta di vera e propria “autobiografia intellettuale” perchè “uno scrittore finisce sempre per svelarsi attraverso i suoi libri, ma qualcosa di più intimo e profondo ci arriva quando comincia a riflettere e raccontare le proprie letture di una vita, quelle che lo hanno formato, cresciuto, perso nella fantasia e assieme aperto al mondo.”

Una delle caratteristiche che mi piace maggiormente, nei suoi scritti di letteratura, è la capacità che ha Magris, e che trovo affascinante, di collegare sempre l’analisi letteraria (anche quella di autori e testi pochissimo conosciuti ai più o di epoche molto remote) alla propria personale esperienza, alla vita reale, ai grandi temi dell’oggi, all’etica, alla morale, alla politica. Non tanto per dare risposte, ma per collegare gli interrogativi di ieri con quelli di oggi. Non per trarne conclusioni definitive, ma per formulare sempre nuove ipotesi. Nei testi di Magris la letteratura è sempre qualcosa di molto vivo, l’aridità è completamente assente.

“Nella letteratura ci sono molte dimore e non occorre scegliere ideologicamente fra voci contrastanti; si può — si deve — credere insieme alla fede di Tolstoj ed all’inerzia di Oblomov; i grandissimi scrittori sono quelli il cui angolo prospettico abbraccia trecentosesanta gradi. Talvolta mi chiedo da che parte sto, se la mia storia è quella raccontata da Guerra e Pace oppure dalla Metamorfosi di Kafka o dall’Auto da fé di Canetti. Forse la mia odissea letteraria è quella che racconta il viaggio al nulla e il ritorno; forse per questo gli scrittori che mi hanno insegnato di più sono quelli che danno voce imparziale alle corde più diverse e alle passioni più antitetiche, alla fede e al niente — come Singer, senza il quale non sarei quel che sono”.

Di esempi tratti da questa raccolta ne potrei fare veramente tanti, mi limito a segnalarne solo qualcuno. Per esempio il bellissimo capitolo (articolo) dal titolo “Elogio della follia: Plaza de Majo” in cui Magris “legge” la drammatica vicenda delle donne di Plaza de Majo con la lente della tragedia greca di Antigone, o quello dedicato al Robinson Crusoe in cui l’eroe creato dall’inglese De Foe viene accostato a Kafka, o quello intitolato “Senza famiglia?” in cui la rilettura di testi come l’Odissea, Guerra e Pace, Cent’anni di solitudine, I Buddenbrook viene collegata all’analisi della situazione attuale di cui Magris scrive “un clima culturalmente incerto, in cui non si sa bene cosa si vuole, ossia si vuole contemporaneamente tutelare, riformare, contestare e abolire la famiglia”

Uno dei capitoli che ho apprezzato di più è uno degli ultimi, intitolato “Come un pugno” e dedicato a quei grandi capolavori “sgradevoli” che contengono qualcosa di urtante, che sconcertano e mettono a disagio perchè scuotono con violenza il lettore e la sua consueta visione del mondo.

A questo proposito Magris parla in particolare di due libri. Il primo è Auto da fè di Canetti “che non concede nulla al lettore ma lo colpisce allo stomaco, lo mette faccia a faccia col delirio del mondo e del pensiero; non dice che la realtà è stravolta e deforme, ma stravolge la vista di chi legge e lo induce a vederla stravolta lui stesso con i propri occhi” .

Il secondo è Cime tempestose di Emily Bronte, che Magris definisce “sconvolgente capolavoro di sgradevolezza, scostante e poeticamente irresistibile”. Concordando, a me sembra,  con quanto molti anni fa aveva già scritto Bataille e con buona pace di quanti si ostinano ancora a considerare il romanzo della Bronte letteratura romantica per signorine.

Alfabeti è un libro sulla lettura e sulla scrittura, sulla letteratura e sul lettore. Ma è anche, e forse soprattutto, un libro sulla presa di coscienza dell’ambiguità e ambivalenza scrittore/individuo.

Non a caso il libro si chiude con le ultime parole di un articolo del Corriere della Sera del 21/10/2007 in cui Magris scrive:

“la letteratura è un continuo viaggio fra scrittura diurna, in cui un autore si batte per i propri valori e i propri dei, e quella notturna, in cui uno scrittore ascolta e ripete ciò che dicono i suoi demoni, i sosia che abitano nel fondo del suo cuore, anche quando dicono cose che smentiscono i suoi valori. La letteratura è anche una discesa agli Inferi — anche a quello che Flaubert chiamava “la latrina del cuore”.

Claudio Magris
  • Il libro >>

CHE COSA VUOL DIRE ESSERE LAICO

Scriveva  Claudio Magris in un articolo  comparso sul Corriere della Sera il 20 Gennaio 2008

“Quando gli uomini parlano senza capirsi e credono di dire una cosa usando una parola che ne indica una opposta, nascono equivoci, talora drammatici sino alla violenza. Nel penoso autogol in cui si è risolta la gazzarra contro l’invito del Papa all’università di Roma l’elemento più pacchiano è stato, per l’ennesima volta, l’uso scorretto, distorto e capovolto del termine «laico», che può giustificare un ennesimo […] tentativo di chiarirne il significato.

Laico non vuol dire affatto, come ignorantemente si ripete, l’opposto di credente (o di cattolico) e non indica, di per sé, né un credente né un ateo né un agnostico. Laicità non è un contenuto filosofico, bensì una forma mentis; è essenzialmente la capacità di distinguere ciò che è dimostrabile razionalmente da ciò che è invece oggetto di fede, a prescindere dall’adesione o meno a tale fede; di distinguere le sfere e gli ambiti delle diverse competenze, in primo luogo quelle della Chiesa e quelle dello Stato.

La laicità non si identifica con alcun credo, con alcuna filosofia o ideologia, ma è l’attitudine ad articolare il proprio pensiero (ateo, religioso, idealista, marxista) secondo principi logici che non possono essere condizionati, nella coerenza del loro procedere, da nessuna fede, da nessun pathos del cuore, perché in tal caso si cade in un pasticcio, sempre oscurantista. […]
Laicità significa tolleranza, dubbio rivolto anche alle proprie certezze, capacità di credere fortemente in alcuni valori sapendo che ne esistono altri, pur essi rispettabili; di non confondere il pensiero e l’autentico sentimento con la convinzione fanatica e con le viscerali reazioni emotive; di ridere e sorridere anche di ciò che si ama e si continua ad amare; di essere liberi dall’idolatria e dalla dissacrazione, entrambe servili e coatte. Il fondamentalismo intollerante può essere clericale (come lo è stato tante volte, anche con feroce violenza, nei secoli e continua talora, anche se più blandamente, ad esserlo) o faziosamente laicista, altrettanto antilaico.

Il testo integrale dell’articolo si può leggere QUI

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