CLAUDIO MAGRIS E LA GIORNATA DELLA MEMORIA

Claudio Magris

Chi mi conosce sa che considero Claudio Magris non solo uno dei miei Maestri, da anni un mio fermo punto di riferimento e, tra gli italiani, l’unico che sarei lietissima di vedere insignito del Nobel per la Letteratura.
Non deve stupire dunque se per il 27 gennaio – Giornata della Memoria 2023 ho scelto di proporre alcuni pensieri su ebraismo, Shoah, memoria, identità contenuti nell’ Intervento pronunciato da Claudio Magris al Quirinale nella Giornata della Memoria del 2009 e pubblicato su Moked- Il portale dell’ebraismo italiano .
Il testo integrale si trova >>qui

Si tratta di un testo importante, che va letto per intero perchè ogni paragrafo, ogni riga richiederebbe una chiosa, evoca altri testi, sollecita riflessioni, fornisce risposte e stimola nuovi interrogativi. Cioè compie la sua funzione di testo come (anche) pretesto. Io qui ed ora mi limito a estrapolare solo alcuni passaggi che mi hanno particolarmente colpita e/o in cui mi riconosco (i grassetti sono miei):

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LA GRANDE VIENNA EBRAICA – RICCARDO CALIMANI

Calimani La grande Vienna ebraicaRiccardo CALIMANI, La grande Vienna ebraica, pp. 229, Bollati Boringhieri

“Gioiosa Apocalisse”.
Così, con questo fulminante ossimoro Hermann Broch definì la Vienna degli anni tra il 1880 e il 1920 mentre un acronimo diventato famoso AEIOU (Austria Erit In Orbe Ultima, l’Austria resterà l’ultima al mondo), denotava una potenza infinita, ma anche l’ineluttabilità di una decadenza irreversibile.

Ne La grande Vienna ebraica Riccardo Calimani — ingegnere e filosofo della scienza, esperto di storia e cultura ebraica alle quali ha dedicato molte sue opere — ci conduce in un viaggio affascinante attraverso questo periodo storico della città, ci parla di questa “gioiosa Apocalisse” che sprofonda nella finis Austriae prima, nell’Anschluss e nel baratro nazista poi centrando l’attenzione sulla componente ebraica del mondo degli intellettuali e degli artisti, sul loro rapporto sia personale che come gruppo (o gruppi a volte anche decisamente contrapposti tra loro), con il proprio essere ebrei, con l’accettare o con il negare le proprie origini e le proprie radici, in una parola con l’ebraismo, con il nascente sionismo, con l’antisemitismo. Con l’ “odio si sè”, con il fortissimo e sincero amore per la cultura e per la lingua tedesca, con La Grande Illusione della perfetta assimilazione.

“Le strade di Vienna sono lastricate di cultura mentre altrove sono ricoperte d’asfalto”, osservò ironicamente Karl Kraus, ed effettivamente a mettere in fila anche soltanto alcuni dei nomi che, a cavallo dell’800 e del ‘900, si incontravano nell’area del Ring, nella Kärntnerstraße, nella Innere Stadt quello che ne risulta è a dir poco impressionante. A me è venuto subito in mente anche quel che scrisse il raffinato e corrosivo Musil ne L’uomo senza qualità: “Sì, benchè molte cose sembrino indicare il contrario, la Cacania era forse un paese di geni e probabilmente fu questa la causa della sua rovina.”
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LA FUGA DI BENJAMIN LERNER – ISRAEL JOSHUA SINGER

Israel Singer Benjamin Lerner
Israel Joshua Singer, La fuga di Benjamin Lerner (tit. orig. inglese Steel and Iron), traduz. dall’inglese di Marina Morpurgo, pp. 243, Bollati Boringhieri, Collana “Varianti”, 2015

Si svolge in Polonia dalla fine del 1915 all’aprile del 1917 e cioè durante la Prima Guerra mondiale.

Agli affezionati lettori di Israel Singer non sfuggirà che si tratta più o meno dello stesso arco temporale in cui leggeremo  le vicende del “Compagno Nachman”, il protagonista di A Oriente del giardino dell’Eden del quale ho già parlato >> qui. Anche i luoghi principali (Polonia e Russia) sono gli stessi.

La Polonia, all’inizio del romanzo, è ancora sotto la dominazione zarista. Ma l’esercito russo è in rotta, perde i suoi soldati ed arruola con la forza tedeschi, polacchi ed ebrei della Polonia (parlare di “ebrei polacchi” suonerebbe — come ha rilevato qualcuno — piuttosto un ossimoro) i quali però cercano tutti, chi più chi meno, di disertare a mano a mano che l’esercito tedesco avanza, vittorioso. Nell’indescrivibile disordine del periodo, i polacchi detestano sia i russi che i tedeschi…Non sembra loro rimanere altra via d’uscita che la diserzione e la fuga.

E’ appunto il caso di Benjamin Lerner, ebreo, poco religioso, vagamente attratto dalle idee socialiste, intelligente e sensibile… e con un curioso miscuglio di orgoglio e di rabbia.

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