LA GENTE CHE NON SA SCRIVERE

 

Jack London

 

La gente che non sa scrivere tende a scrivere troppo sulla gente che scrive sul serio

(Jack London, Martin Eden)

 

IL COMPITO DEI LETTORI

Daniel Mendelsohn
“[…] sono convinto che, sebbene sia giusto che notiate tratti interessanti del testo, il vostro compito di lettori sia coglierne il senso, comprendere come i diversi tratti vanno a comporre un significato più ampio. Così è stato insegnato a me, e così è stato insegnato a coloro che hanno insegnato a me. Se l’opera è dotata di coerenza, tutti questi dettagli andranno a formare un quadro, anche se all’inizio non balzano all’occhio e anche se il quadro generale non è chiaro. Solo attraverso una lettura ravvicinata possiamo capire qual è il quadro più ampio e come i diversi pezzi, i piccoli tasselli, si combinano fra loro. In questo consiste l’interpretazione, ed è questo lo scopo della filologia.
L’interpretazione non è un’impresa soggettiva, abborracciata; si fonda su un esame scrupoloso dei dati, e i dati sono quello che c’è nel testo.”

>> Daniel Adam Mendelsohn, Un’odissea. Un padre, un figlio, un’epopea, tit. orig. A Father, a Son, and an Epic, traduz. Norman Gobetti, pp.320, Einaudi, 2018 <<<

Daniel Mendelsohn è anche l’autore del magnifico Gli scomparsi, libro del quale avevo parlato >>qui

 

IN CUI SI PARLA DI THOMAS MANN, DI WAGNER E DEL ROMANZO COME SINFONIA. MA ANCHE DI COME CI SI SDRAIA IN UNA SEDIA A SDRAIO

Davos
Una cartolina postale del sanatorio di Davos, 1900
(fonte)

Davos. Il sanatorio. Avete già capito che siamo sulla montagna incantata, la montagna magica. Der Zauberberg.

Thomas Mann era andato a Davos per una breve visita a sua moglie, Katia Pringshelm, ricoverata nel sanatorio svizzero per una malattia polmonare. I medici visitarono anche lui, diagnosticarono anche a lui problemi polmonari e gli consigliarono di trattenersi per alcuni mesi. Ma lui se ne andò a gambe levate (“preferisco scrivere”, pare abbia detto).

E infatti scrisse Der Zauberberg.

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ISAAC B. SINGER E LE TRAPPOLE DELLA SCRITTURA

Isaac B. Singer
Isaac Bashevis Singer

[…] tanti pericoli […] insidiano gli autori di narrativa. I peggiori sono:

1. L’idea che lo scrittore debba essere un sociologo e un politico, e adeguarsi alla cosiddetta dialettica sociale.

2. La fame di denaro e di una rapida affermazione.

3. L’originalità forzata: vale a dire l’illusione che la retorica pretenziosa, le ricercate innovazioni di stile e il giocare con simboli artificiosi possano dare espressione alla natura essenziale e sempre mutevole delle relazioni umane, o riflettere le combinazioni e le complicazioni tra ereditarietà e ambiente.

Queste trappole della scrittura cosiddetta ´sperimentale’ hanno rovinato chi pure aveva del talento autentico; hanno guastato molta della poesia moderna, rendendola oscura, esoterica e senza più fascino. Un conto è dar sfogo all’immaginazione, ma la distorsione di ciò che Spinoza definiva ´l’ordine delle cose è tutt’altro davvero. La letteratura può ben descrivere l’assurdo, ma non dovrebbe diventare mai assurda essa stessa.

[…]

In generale, la narrativa non dovrebbe mai diventare analitica. Difatti, chi la scrive non dovrebbe neppure provare a infilarsi nella psicologia e nei suoi vari ´ismi’. La letteratura vera informa mentre intrattiene. Riesce a essere al contempo chiara e profonda. Ha il magico potere di mescolare causa e scopo, dubbio e fede, le passioni della carne con gli struggimenti dell’anima. » unica e generale, nazionale e universale, realistica e mistica. Mentre ammette che altri la commentino, non dovrebbe mai cercare di spiegare se stessa. Queste verità ovvie vanno ribadite con forza, perchè la critica fasulla e la pseudo-originalità hanno indotto uno stato di amnesia letteraria nella nostra generazione. La troppa ansia di trasmettere messaggi ha fatto dimenticare a molti scrittori che è il raccontare la raison d’être della prosa artistica.

SCRITTORI GRASSI, SCRITTORI MAGRI

 

Tomasi di Lampedusa
Giuseppe Tomasi di Lampedusa

 

Francesco Orlando, nel suo libro di ricordi su Giuseppe Tomasi di Lampedusa scrive che il principe (lettore raffinato e grande conoscitore di letteratura francese ed inglese) classificava scherzosamente gli scrittori in due macro-categorie: gli “scrittori grassi” e gli “scrittori magri”:

“… i “grassi” esprimono tutti gli aspetti e tutte le sfumature di quanto vanno dicendo, sottraggono al lettore la responsabilità di dedurre e sviluppare lui stesso a partire dalle loro parole, perchè tutto risulta già dedotto e sviluppato in esse. I “magri” invece vanno letti addossandosi di buona voglia questa allettante responsabilità; il senso delle loro pagine succinte domanda segretamente di essere integrato dalla collaborazione del lettore; in loro il non detto è più succoso del detto e non è meno preciso, perchè un’arte sapiente ed allusiva avvia infallibilmente ad esso il lettore perspicace”.

“Grassi” erano per esempio Dante, Montaigne, Shakespeare, Balzac, Thomas Mann o Proust ; “magri” (i “magri” naturalmente quasi tutti francesi) Racine, La Rochefoucauld, Madame de la Fayette, Laclos, Stendhal, Mèrimée, Mallarmé, Gide

Secondo Orlando, non c’era da parte di Lampedusa una predilezione del secondo gruppo sul primo: il suo fondamentale e già lodato eclettismo interveniva ad impedirgli ogni partito preso stilistico; e ne rimaneva anzi tanto lontano che il preferito tra i preferiti, colui che signoreggiava nella più intima piega del suo cuore di vecchio letterato, era senza il minimo dubbio possibile Shakespeare”.

  • Francesco Orlando >>

 

LEGGERE? E’ SOLTANTO UNA DROGA

 

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C’è chi legge per istruirsi, ed è cosa encomiabile, e chi per diletto, ed è cosa innocua; ma altri, e non sono pochi, leggono perchè

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UNA ROTTA LUNGA E TORTUOSA

Joseph Conrad

” […] Ho semplicemente seguito il capitano Anthony. Eravamo entrambi decisi a catturare il nostro sogno: sta al lettore giudicare se ci siamo riusciti. La determinazione del capitano Anthony lo spinse a seguire una rotta lunga e tortuosa, ed è questo il motivo per cui il libro è così lungo. Non nego che quella rotta l’abbia scelta io. Un critico ha osservato che se avessi scelto un altro metodo di composizione, e con un piccolo sforzo in più, avrei potuto raccontare la storia in circa duecento pagine. Confesso di non comprendere esattamente il senso di una tale critica, e neanche l’utilità di una osservazione del genere. Senza dubbio, scegliendo un dato metodo e a costo di grande fatica il racconto si sarebbe potuto scrivere su una cartina per sigarette. Se è per questo, l’intera storia dell’umanità potrebbe essere scritta così, se solo la si affrontasse col dovuto distacco. La storia degli uomini sulla terra, fin dall’alba dei tempi, si può riassumere in un’unica frase infinitamente evocativa: nacquero, soffrirono, morirono… E tuttavia, che grande racconto! Nelle storie infinitamente minute di uomini e donne che mi è toccato in sorte narrare, però, io non sono capace di un simile distacco.”

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Il caso è stato recentemente pubblicato da Adelphi. Ricompare in esso l’indimenticabile capitano Marlow di Lord Jim e Cuore di Tenebra, che della vicenda è il narratore (oltre che personaggio non del tutto marginale).

Nonostante qualche passaggio marinaro ed i continui richiami e sottili distinguo tra “gente di mare” e “gente di terra” il romanzo non appartiene alla categoria “racconti di mare e di costa” ma, se mai, ad una categoria che potrei etichettare sommariamente come una “love story”.

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LA FATA DI CUCINA

Walter Benjamin

Leggere romanzi.

Non tutti i libri si leggono allo stesso modo. I romanzi, ad esempio, sono fatti per essere divorati. Leggerli ha a che fare con la voluttà del fagocitamento. Non si tratta di immedesimazione. Il lettore non si mette al posto del protagonista, ma piuttosto fagocita ciò che a questi accade. La narrazione perspicua equivale alla presentazione invitante con cui un piatto nutriente viene portato in tavola. Ora, esiste un’alimentazione a base di vegetali crudi per l’esperienza come ne esiste una per lo stomaco, ossia: le esperienze fatte sulla propria pelle. Ma, come l’arte culinaria, anche l’arte del romanzo comincia solo al di là del prodotto crudo. E quante non sono le sostanze nutrienti che allo stato crudo risultano indigeste! Quante le esperienze delle quali è consigliabile leggere, ma non – farle. Giovano a molti che sarebbero annientati se dovessero imbattervisi in natura. In breve, se esiste una musa del romanzo (la decima), essa reca le insegne della fata di cucina. Solleva il mondo dal suo stato crudo per formarne quanto è commestibile e estrarne il gusto. Se proprio non se ne sa fare a meno, mangiando si può leggere il giornale. Mai un romanzo. Si tratta di incombenze tra loro inconciliabili.

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