GLI INCOLPEVOLI – HERMANN BROCH

 

Hermann Broch Gli incolpevoli

Hermann Broch, Gli incolpevoli. Romanzo in undici racconti (tit. orig. le Die Schuldlose. Roman in elf Erzählungen), traduz. Giuseppina Gozzini Calzecchi Onesti, pp. 279, Einaudi, 1981

“quando il mostro
s’appressò e faceva lo smargiasso
emettendo uno sproloquio che era come
viscidume,
noi perdemmo la favella: la parola fu da allora un qualcosa di arido,
fu come se ci togliessero in eterno
la possibilità di farci capire.
Pazzo era chi poesia faceva ancora,
pazzo degno di disprezzo,
che da frutti tira fuori fiori morti.
S’era spenta la risata, e la maschera
vedemmo del terrore, il volgare orrendo
e funebre, applicato
alla faccia piccolo borghese del
carnefice: maschera alla maschera
davanti: non-natura a coprire non-natura,
il volto del non aver lacrime.”

Hermann Broch, scrittore tra i più grandi della prima metà del Novecento, nacque da una famiglia di origine ebraica nella Vienna del 1886, e dopo aver abbandonato la professione di ingegnere nella fabbrica paterna si dedicò agli studi di filosofia e matematica.

Visse tra due secoli, in un periodo in cui l’Europa veniva progressivamente coinvolta nell’ascesa dei nazionalismi, dei totalitarismi e in due guerre devastanti, in un contesto che finì per sganciare dalle responsabilità le persone responsabili (“- Per vivere bene si ha bisogno di non aver responsabilità”, dice un personaggio del romanzo), addebitando un’assolutoria pazzia ai tempi e incrementando la genìa di quelli che Broch definisce “incolpevoli”. Persone cioè completamente apolitiche, o di idee vaghe e nebulose, nessuna direttamente colpevole di quanto accaduto ma tutte eticamente coinvolte.

Gli incolpevoli è il titolo dell’ultimo libro di Broch che venne pubblicato, libro che, secondo Ladislao Mittner rappresenta “la sua parola definitiva ed umanamente più compiuta”. Continua a leggere “GLI INCOLPEVOLI – HERMANN BROCH”

LE STESSE COSE RITORNANO

Hermann Broch Robert Musil
Hermann Broch e Robert Musil

Per la serie “Grandi Recuperi”: Continua a leggere “LE STESSE COSE RITORNANO”

LA CITTA’ SENZA EBREI – HUGO BETTAUER

Hugo Bettauer La città senza ebrei
Hugo Bettauer, La città senza ebrei. Il romanzo di dopodomani (tit. orig.le Die Stadt ohne Juden), traduz. Matilde de Pasquale, Presentazione Marino Freschi, pp.128, Chiarelettere

“Una sola muraglia umana assediava dall’Università a Bellaria il bell’edificio tranquillo ed elegante del Parlamento. Sembrava che tutta Vienna in quel giorno di giugno si fosse raccolta alle dieci del mattino là dove si sarebbe svolto un evento di portata storica imprevedibile. Cittadini e operai, gran signore e donne del popolo, adolescenti e vecchi, ragazze, bambini, malati in carrozzina: era un accorrere da ogni parte, un gridare generale, un gran far di politica e un gran sudare. Ovunque spuntava un qualche esaltato che improvvisamente rivolgeva alla gente che gli stava intorno un qualche discorso e di continuo si sentiva mugghiare il grido: ´Fuori gli ebrei!'”.

Le date sono importanti. Die Stadt ohne Juden, La città senza ebrei dell’austriaco Hugo Bettauer è del 1922. Quando lo scrisse, Bettauer non poteva immaginare che questo che lui stesso aveva sottotitolato “romanzo di dopodomani”,  concepito come commedia e satira si sarebbe rivelato un libro fin troppo premonitore.
Il romanzo uscì  a Vienna nel 1922, grandissimo successo, 250.000 copie vendute, tradotto in molte lingue. In Italia venne pubblicato solo nel 2000. Scomparso poi dalla circolazione, adesso è finalmente di nuovo disponibile grazie alla casa editrice Chiarelettere.
La trama di La città senza ebrei è semplice e lineare: il Parlamento austriaco promulga un editto per scacciare gli ebrei dall’Austria pur nel rispetto formale della legalità. Continua a leggere “LA CITTA’ SENZA EBREI – HUGO BETTAUER”

LA MELODIA DI VIENNA – ERNST LOTHAR

Ernst Lothar La melodia di Vienna
Ernst Lothar, La melodia di Vienna (tit. orig. Der Engel mit der Posaune), traduz. dal tedesco di Marina Bistolfi, pp. 608, Edizioni e/o, Collana Gli Intramontabili, 2014, disponibile anche in ebook

“Immaginare le catastrofi diveniva possibile solo quando accadevano”

Contemporaneo ed amico di Stefan Zweig, Robert Musil e Joseph Roth, Ernst Lothar fu un uomo di teatro nella Vienna tra le due guerre del Novecento, fuggito dall’Austria perchè ebreo e rifugiatosi a New York nel 1938. Nel 1944 pubblica negli Stati Uniti il suo romanzo più famoso: questo La melodia di Vienna (il cui titolo originale è però Der Engel mit der Posaune, e cioè L’angelo con la tromba.)

La melodia di Vienna è un romanzo che narra la storia di tre generazioni della famiglia Alt, viennese. Christoph Alt, patriarca della famiglia, costruttore di pianoforti, aveva fondato nel 1780 la ditta Christoph Alt. I pianoforti della ditta Alt sono stati e continuano ad essere i migliori che l’Austria (e forse il mondo) abbia mai visto.  Sui loro tasti hanno preso vita le melodie di Mozart, Haydn, Beethoven e altri ancora.

Il romanzo – vera e propria saga familiare – è centrato sulle ultime tre generazioni di Alt dal 1888 al 1945. Nel corso delle loro vite, che si intrecciano alla storia di Vienna, dell’Impero austro ungarico e dell’Austria nazista e post-nazista accadrà di tutto.

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I QUARANTA GIORNI DEL MUSSA DAGH – FRANZ WERFEL

Armeni

“Si può essere russi, turchi, ottentotti e Dio sa che, ma armeni non si può essere. Essere armeni è una cosa impossibile…”
[…]
“Per gli armeni nessun cenno di protezione, di aiuto, di speranza. Essi non erano caduti in mano di un nemico, che per ragioni di reciprocanza dovesse rispettare il diritto dei popoli. Essi erano caduti in mano ad un nemico ben più terribile, libero da legami: al loro proprio Stato. Per molti è già triste mutar casa.”

Un genocidio. Il primo genocidio del XX° secolo. I quaranta giorni del Mussa Dagh di Franz Werfel è un grande romanzo che si riferisce a questa tragedia.

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LA FUGA DI BENJAMIN LERNER – ISRAEL JOSHUA SINGER

Israel Singer Benjamin Lerner
Israel Joshua Singer, La fuga di Benjamin Lerner (tit. orig. inglese Steel and Iron), traduz. dall’inglese di Marina Morpurgo, pp. 243, Bollati Boringhieri, Collana “Varianti”, 2015

Si svolge in Polonia dalla fine del 1915 all’aprile del 1917 e cioè durante la Prima Guerra mondiale.

Agli affezionati lettori di Israel Singer non sfuggirà che si tratta più o meno dello stesso arco temporale in cui leggeremo  le vicende del “Compagno Nachman”, il protagonista di A Oriente del giardino dell’Eden del quale ho già parlato >> qui. Anche i luoghi principali (Polonia e Russia) sono gli stessi.

La Polonia, all’inizio del romanzo, è ancora sotto la dominazione zarista. Ma l’esercito russo è in rotta, perde i suoi soldati ed arruola con la forza tedeschi, polacchi ed ebrei della Polonia (parlare di “ebrei polacchi” suonerebbe — come ha rilevato qualcuno — piuttosto un ossimoro) i quali però cercano tutti, chi più chi meno, di disertare a mano a mano che l’esercito tedesco avanza, vittorioso. Nell’indescrivibile disordine del periodo, i polacchi detestano sia i russi che i tedeschi…Non sembra loro rimanere altra via d’uscita che la diserzione e la fuga.

E’ appunto il caso di Benjamin Lerner, ebreo, poco religioso, vagamente attratto dalle idee socialiste, intelligente e sensibile… e con un curioso miscuglio di orgoglio e di rabbia.

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W.G. SEBALD E LA UNGLÜCK (DI THOMAS BERNHARD MA NON SOLO)

W.G.SebaldWinfried George Sebald

 

Che cosa può fare una poveretta come me, che ama sia Sebald che Thomas Bernhard? Non è mica una posizione facile la mia, eh. In genere, da quel che ho potuto vedere in giro, chi apprezza l’uno inarca il sopracciglio nei confronti dell’altro…

Come non avere un sussulto, nello scoprire che Sebald non solo considerava Bernhard come una sorta di maestro, ma che gli ha pure dedicato un corposo capitolo in una raccolta di saggi sulla letteratura austriaca contemporanea?

Come non affannarsi per cercar di recuperare-leggere-divorare il “ciò che costui ha scritto di colui”?

Vabbè. Cerco di dare un ordine al disordine e a provare a dire di che trattasi.

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UN URLO ESPLOSIVO (E CONTAGIOSO)

Thomas Bernhard

Thomas Bernhard

(Fonte: Das Thomas Bernhard Archiv)

Ma che caspita di lingua parla, questoqqui?!?!? Ma come diavolo scrive?!?
Una cosa è certa: Bernhard non lascia indifferenti.

Lo si ama, lo si odia, lo si molla a pag. 3, ci si procaccia tutto il procacciabile e lo si divora, si dice “ancora, ancora…”, si dice “ma che sòla che mi è capitata” (segue lancio quanto meno simbolico del cartaceo alle ortiche — se trattasi di un .epub subito nel trash), “mai più nella vita, ho di meglio da leggere, passo ad altro…”, “ma quanto è deprimente  ‘sto tizio…meglio la canna del gas…”…

… Basta farsi un giro su aNobii (tanto per rimanere in Rete) per leggere di tutto e di più.

Da parte mia lo trovo affascinante, consolatorio (si, ho scritto “consolatorio”), u-ma-nis-si-mo e … catarticamente divertente.

Taccio sulla sublime musicalità della sua scrittura, talmente sublime da resistere impavidamente e kunderianamente a qualunque eventuale pessima traduzione.

Non me ne sazio mai.

E’ per questo che da tempo resisto alla voglia di una full immersion, che me lo centellino, che lo leggo/lo assumo in piccole dosi.

Come gli antibiotici. Che si assumono quando veramente servono.

Quando sto male leggo un libro di Bernhard e mi sento subito meglio. Ed è vero, eh.

… Ma chi sono io per parlare della lingua di Bernhard? Della comicità di Bernhard? Meglio lasciare la parola allo stesso Bernhard e a Pier Aldo Rovatti.

 

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