PROUST ALLA LUBJANKA

 

Wat ritratto da Czapski 1967
Aleksander Wat ritratto da Jozef Czapski
nel 1967

(Fonte)

Tra le tante risposte che nel tempo sono state date, che ancora si potranno dare, che ciascuno di noi può dare alla domanda: “A che serve la letteratura?” ce n’è una che non ha nulla di teorico ma che mi ha sempre molto colpita: la letteratura può (anche) avere una funzione salvifica, per certe persone ed in certi contesti può — se non salvare la vita — sicuramente aiutare a vivere e/o almeno a sopravvivere.

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“PERCHE’ AMO LA LETTERATURA”

 

Tzvetan Todorov

E’ morto Tzvetan Todorov. Se ne è andato a poche settimane dalla scomparsa di un altro grande pensatore contemporaneo, Zygmunt Bauman.

Chi frequenta NonSoloProust sa quanto io apprezzassi entrambi. Todorov, in particolare, l’ho citato più volte e su alcuni suoi libri mi sono fermata per cercare di riflettere sul  pensiero di quello che considero uno dei miei Maestri.

Di Todorov mi limito oggi a riportare un piccolo brano che riguarda la letteratura e nel quale mi riconosco in pieno. Esprime un modello di pensiero, un atteggiamento che inconsapevolmente ho  seguito sempre di più  in particolare in questi ultimi anni   e che sono stata felice di aver (ri)trovato in queste parole del grande pensatore bulgaro-francese.

“La letteratura non nasce nel vuoto, ma all’interno di un insieme di discorsi vivi, di cui condivide numerosi aspetti; non è un caso se nel corso della storia le sue frontiere sono mutate spesso. Mi sono sentito attratto da queste altre forme di espressione, che non hanno preso il posto della letteratura, ma le si sono affiancate.
[…]

I testi che leggevo, racconti personali, resoconti, opere storiche, testimonianze, riflessioni, lettere, testi folcloristici anonimi non avevano in comune con le opere letterarie la condizione di essere inventati, perché descrivevano avvenimenti vissuti in prima persona; tuttavia, anche quelli mi facevano scoprire dimensioni sconosciute del mondo, mi emozionavano e mi stimolavano a pensare. In altre parole, per me si è esteso il campo della letteratura, perché ormai include, accanto a poemi, romanzi, racconti e opere drammatiche, il vasto ambito della narrativa destinata a uso pubblico o personale, il saggio, la riflessione. Quando mi chiedo perché amo la letteratura, mi viene spontaneo rispondere: perché mi aiuta a vivere.

>>> Tzvetan Todorov, La letteratura in pericolo (tit. orig. La littérature en peril), traduz. di Emanuela Lana, Garzanti, 2008 <<<

ALICE MUNRO E LE TRAME DELLA VITA

Alice Munro

 

“il concatenarsi dei fatti […] mi affascinò; ebbi la sensazione di aver gettato un’occhiata sulla prodigiosa, devastante e spudorata assurdità con cui si improvvisano le trame della vita, a differenza di quelle dei romanzi”


Proprio questo fa Alice Munro nei suoi volumi di racconti, tutti magnifici: ci fa guardare nella “prodigiosa, devastante e spudorata assurdità” delle trame della vita.

Questa sua prima raccolta, il suo esordio come scrittrice, è invece la quinta che leggo io. E non posso che constatare che la Munro era grande già agli inizi…

Una delle straordinarie caratteristiche della Munro è che dietro l’apparente semplicità se non addirittura – a volte – banalità delle sue storie c’è in realtà una visione del mondo molto lucida, molto pragmatica, molto dura. Pugno di ferro in guanto di velluto, mi verrebbe da dire. A volte è anche parecchio esplicita, e molla sganassoni non da poco, che lasciano storditi. Alcuni racconti sono proprio un pugno nello stomaco.

Dei racconti di Alice Munro (riferendosi in particolare alle raccolte Nemico, amico, amante e Il sogno di mia madre) scrive Pietro Citati:

” […[ sono concentratissimi come i racconti di James: a volte abbiamo l’impressione che si complichino come romanzi di Balzac, o contengano storie di intere famiglie e paesi come ‘Guerra e Pace’. Quando appare un personaggio, crediamo sia quello principale, poi se ne affaccia un altro, che ne prende il posto, e poi ancora un altro e poi ancora un altro e ancora un altro: mentre il primo personaggio si sposta, cambia idee e natura, e ci sembra di non riconoscerlo più
[…]
“Da Henry James, il padre di tutti coloro che, nei tempi moderni, raccontano storie, Alice Munro ha imparato che la prima qualità di un racconto è l’enigma: ogni storia è un mistero, che la collaborazione dell’autore e del lettore portano lentamente alla luce. Appena entriamo in un racconto, c’è un piccolo enigma, e poi un terzo e un quarto […]”

(Pietro Citati, I racconti di Alice Munro in La malattia dell’infinito)

pallino

Su NSP i miei precedenti post su

  • Alice Munro, Nemico, amico, amante >>
  • Alice Munro, Il sogno di mia madre >>
  • Pietro Citati, La malattia dell’infinito >>

LA LANTERNA MAGICA DI MOLOTOV – RACHEL POLONSKY

 

Yuri Pimenov
Jurij Pimenov, Attesa, 1959
Mosca, Galleria Tret’jakov

“Guardare a ritroso nel passato è come assistere allo spettacolo di una lanterna magica, ‘La memoria è strutturata a guisa di proiettore, illumina singoli momenti lasciando tutt’intorno un’oscurità invincibile’ disse l’Achmatova”

I libri e una lanterna magica trovati in un appartamento costituiscono il  prisma attraverso cui il lettore segue Rachel Polonsky in un  affascinante racconto, vero viaggio nel tempo e nello spazio della storia della Russia.

pallino

Recatasi a studiare a Mosca nel 1998, l’universitaria inglese Rachel Polonsky (oggi affiliated lecture al Dipartimento di Slavistica dell’Università di Cambridge), invece di una tesi sull’orientalismo finisce per scrivere un racconto di viaggio o, più esattamente, una relazione delle sue “avventure in quel groviglio di storie passate create da luoghi e libri”. L’ispirazione le viene da Viatcheslav Molotov, braccio destro di Stalin: abitava nel suo stesso immobile, lei scopre, e proprio nell’appartamento sopra il suo.

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INENARRABILE



“Inenarrabile”, cioè secondo Dante “non raccontabile in prosa”, ci dice Gassman introducendo la lettura del Canto XXVIII dell’Inferno, quello della Nona Bolgia. Il Canto degli scismatici, dei seminatori di discordie.

Sempre attuale, Dante. Nonostante il trascorrere dei secoli, nonostante tutte le possibili e   doverose contestualizzazioni. Prendiamo questo Canto, ad esempio: mi basta guardare un qualunque telegiornale per avere in mente un bel po’ di persone che personalmente spedirei dritte filate nella Nona Bolgia…

A proposito però  di contestualizzare: l’ “inenarrabile”, il  “non raccontabile” di cui parla Gassman non rischia oggi di assumere un significato diverso?  Penso, in particolare, ai  versi 22-42 (5:10 – 8:50).

Divina Commedia

Illustrazione di Gustave Doré

 

CURARSI CON I LIBRI – ELLA BERTHOUD, SUSAN ELDERKIN

Curarsi con i libri
Ella BERTHOUD, Susan ELDERKIN, Curarsi con i libri. Rimedi letterari per ogni malanno, (tit. originale The novel cure) traduz. R. Serrai, curatore Fabio Stassi, pp.644, Sellerio, 2013

Un manuale per curarsi con i libri?!? Due autrici inglesi, Ella Berthoud e Susan Elderkin — pittrice e insegnante d’arte la prima, scrittrice la seconda — nel loro libro “Curarsi con i libri. Rimedi letterari per ogni malanno” propongono questa ricetta universale:

“Qualunque sia il vostro disturbo, la nostra ricetta è semplice: un romanzo (o due), da prendere a intervalli regolari”.

State già arricciando il naso? Lo immagino. L’avevo  fatto anch’io, ma poi per fortuna ho evitato la tentazione di snobbare il libro pensando “ohibò, l’ennesimo manuale!”. Ho cominciato a sfogliarlo, non l’ho trovato per nulla banale, l’ho trovato invece parecchio interessante e… mi sono anche molto, molto divertita. Cosa che di certo non guasta.

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AHO. QUANNO CE VO’ CE VO’

così gabrilu.
Pensando a Thomas Bernhard.
Non solo ma anche.

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CAMPAGNA ELETTORALE

Seneca
“Nel periodo elettorale, mentre i candidati si affannano nei loro templi e uno promette denaro, un altro sguinzaglia i suoi galoppini, un altro ancora consuma di baci le mani di coloro da cui, una volta eletto, non si lascerà nemmeno toccare, mentre tutti sono in ansiosa attesa della voce del banditore, non è forse la cosa migliore starsene tranquilli a guardare quel mercato, senza né comprare né vendere?”

Lucio Anneo Seneca, Lettere a Lucilio, CXVIII, 3

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Certo quello cui assistiamo in questi giorni la tentazione di  smettere anche di guardare la fa venire, e forte. Eppure, nonostante tutto, penso che occorra non cedere alla tentazione di dire “io non vado a votare”, perchè se decido di non andare a votare decido, di fatto, che  altri decidano per me.

Insomma, è  proprio  un bello gnuommero

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