STORIA SEGRETA DELLA SICILIA – GIUSEPPE CASARRUBEA

Copertina libro
Giuseppe Casarrubea, STORIA SEGRETA DELLA SICILIA. Dallo sbarco alleato a Portella della Ginestra, Introduzione di Nicola Tranfaglia, Bompiani, Tascabili Saggi, 2005, pag. 352, ISBN: 8845234797

La fine della guerra in Sicilia avvenne nel 1943 mentre il Nord era ancora insanguinato dall’occupazione tedesca e dalle lotte partigiane. All’arrivo delle truppe anglo-americane la superficie agraria dell’Isola era ancora per almeno il 40% costituita da latifondi ed il potere saldamente in mano agli agrari ed alla mafia.

Sono sempre stata convinta che al di fuori della Sicilia sia molto scarsa la percezione di quanto, nella storia del divario esistente tra Nord e Sud abbiano influito questi fatti. Perciò oggi voglio parlare di questo libro pubblicato nl 2005 che ho appena finito di leggere.

Libro che, partendo dalla strage di Portella della Ginestra avvenuta il 1° Maggio 1947, ripercorre in modo molto approfondito e con un notevole supporto di documenti gli eventi accaduti in Sicilia negli anni che vanno dallo sbarco degli Alleati ai primi anni della Repubblica.

Giuseppe Casarrubea è uno studioso che da anni si batte per la ricerca della verità sui mandanti della strage di Portella della Ginestra e della lunga serie di attacchi contro le sedi di sinistra e le Camere del Lavoro nella provincia di Palermo susseguitisi fino al giugno del 1947.
Tra i caduti, anche suo padre, uno dei tanti sindacalisti ammazzati dalla mafia.

Dai risultati delle ricerche di Casarrubea emerge chiaramente che la strage di Portella della Ginestra non fu — come si è a lungo cercato di far credere — un evento sanguinoso e banditesco circoscritto alla Sicilia.

Non fu neppure un evento causato esclusivamente dallo scontro di classe tra contadini e latifondisti. Secondo questa teoria, gli uomini del bandito Salvatore Giuliano che spararono sulla folla di contadini inermi radunatisi a Portella per festeggiare il 1° Maggio non avrebbero rappresentato altro che il braccio armato degli agrari (i mandanti della strage) nello scontro di classe culminato nel grande movimento per l’occupazione delle terre incolte e la successiva emanazione dei Decreti Gullo per l’assegnazione ai contadini dei terreni lasciati incolti dai proprietari dei latifondi.

La tesi sostenuta nel libro è che la strage di Portella della Ginestra fu la prima strage di Stato dell’Italia repubblicana.

L’eccidio avvenne, tra l’altro, appena due settimane dopo l’imprevista vittoria del Blocco Popolare nelle elezioni regionali del 20 aprile 1947 e in un momento decisivo della svolta anticomunista che ebbe luogo su pressione degli Stati Uniti. In Italia così come in Francia.

La tesi di Casarrubea si fonda sui documenti degli archivi americani del Dipartimento di Stato e dei Servizi Segreti (Office of Strategic Services, l’Oss che ha preceduto, negli anni Quaranta, la nascita della CIA). Nonostante la non accessibilità degli archivi sovietici e vaticani, sostiene Casarrubea, è comunque possibile ricostruire il ruolo avuto dagli occupanti americani e inglesi nei principali avvenimenti italiani tra la caduta del fascismo il 25 luglio 1943 e la consegna, alle autorità italiane agli inizi del 1947 del territorio nazionale.

I risultati della ricerca storica di Casarrubea non riguardano soltanto la strage di Portella della Ginestra ma illuminano di nuova luce tutto il contesto storico e nazionale della Sicilia invasa nel luglio del 1943 dalle truppe anglo-americane.

Le sue ricerche illustrano il tormentato passaggio dal fascismo alla Repubblica mostrando la forte continuità degli apparati statali dal periodo del centrismo democristiano fino agli anni Sessanta ma soprattutto le iniziative degli occupanti anglo-americani durante gli ultimi anni di guerra.

Tra queste, basti pensare alla legittimazione amministrativa operata nei confronti della mafia: furono infatti imposti come sindaci noti capimafia come Genco Russo e Calogero Vizzini, mentre altri boss mafiosi come Michele Navarra furono inseriti in posti chiave delle amministrazioni locali.

Vennero utilizzati in funzione anticomunista anche il banditismo (ed in particolare la banda Giuliano) ed il movimento separatista di Finocchiaro Aprile.

Banditismo, separatismo e latifondismo vennero poi — quando non servirono più — fatti a poco a poco scomparire. Ma la mafia continuò a prosperare, grazie anche alla sua estrema dinamicità e capacità di adattamento ai mutati contesti socio-economici.

Casarrubea dimostra — documenti alla mano — come la banda Giuliano, il movimento separatista, gli agrari e importanti funzionari delle forze dell’ordine vennero letteralmente “reclutati” dal Governo del tempo il cui obiettivo principale era, in quegli anni, spezzare l’unità raggiunta con il Comitato di Liberazione Nazionale (il CLN), delegittimare e combattere il PCI e le forze di sinistra per consentirne la definitiva estromissione da qualsiasi ipotesi di partecipazione alla guida del Paese.

Tutti i documenti consultati, scrive lo storico, sia quelli americani che le carte di polizia italiane che gli atti dei processi seguiti alla strage di Portella convergono in modo secondo lui inequivocabile a comprovare questa tesi.
Per la maggior parte dei siciliani, queste tesi non costituiscono una novità; che la strage di Portella fosse il risultato di uno stretto intreccio tra mafia, poteri centrali e servizi segreti italiani e anglo-americani si è sempre stati in molti a pensarlo. La novità sta nel fatto che adesso queste tesi appaiono, grazie al certosino lavoro di ricerca di storici come Casarrubea e Tranfaglia, ampiamente documentate.

Un paio di link per approfondire: