Thomas Mann durante il suo esilio negli Stati Uniti, nel 1943
“ci sono ore, momenti della vita collettiva […] in cui l’artista non può procedere secondo il suo impulso interiore, perchè più immediate preoccupazioni imposte dalla vita scacciano il pensiero dell’arte; in cui la crisi tormentosa della collettività sconvolge anche lui in modo che quell’appassionato gioco dello sprofondarsi nell’eternamente umano, che si chiama arte, assume davvero l’impronta temporale del lussuoso e dell’ozioso e diventa una impossibilità psichica”
(da Un appello alla ragione, discorso tenuto da Thomas Mann a Berlino il 17 Ottobre 1930)
Mondadori ha ripubblicato, settant’anni dopo la prima edizione del gennaio 1947 (collana ‘Orientamenti’) e arricchita da una importante introduzione di Giorgio Napolitano la raccolta di saggi di contenuto etico-politico che in quella prima edizione era stata curata da Lavinia Mazzucchetti, valorosa germanista e traduttrice — esclusa nel ventennio mussoliniano dall’insegnamento universitario perchè antifascista — ed alla quale Arnoldo Mondadori aveva affidato l’incarico di curare l’Opera Omnia del grande scrittore tedesco. Fu Lavinia Mazzucchetti a voler dare alla raccolta il titolo Moniti all’Europa. Continua a leggere “MONITI ALL’EUROPA – THOMAS MANN”
Questo, Hannah Arendt lo scriveva circa settant’anni fa…ed è purtroppo di un’attualità sconcertante. Ogni allusione da parte mia a eventi e situazioni cui stiamo assistendo nell’Italia di oggi non è casuale ma decisamente voluto.
“Molto peggiore del danno causato ai diritti sovrani in materia di nazionalità ed espulsione fu quello dell’illegalità introdotta nella vita interna dei vari paesi quando un numero crescente di residenti dovette vivere al di fuori dell’ordinamento giuridico statale. L’apolide, privo del diritto alla residenza e del diritto al lavoro, era continuamente costretto a violare la legge. Era passibile di pene detentive senza aver commesso alcun delitto. L’intera gerarchia di valori propria dei paesi civili era capovolta nel suo caso. Poiché era un’anomalia non contemplata dalla legge, egli poteva normalizzarsi soltanto commettendo un’infrazione alla norma che fosse contemplata, cioè un delitto.
Per stabilire se qualcuno è stato spinto ai margini dell’ordinamento giuridico basta chiedersi se giuridicamente sarebbe avvantaggiato dall’aver commesso un reato comune. Se un piccolo furto con scasso migliora la sua posizione legale, almeno temporaneamente, si può star sicuri che egli è stato privato dei diritti umani. Perché allora un reato diventa il modo migliore per riacquistare una specie di eguaglianza umana, sia pure come eccezione riconosciuta alla norma. L’importante è che questa eccezione sia contemplata dalla legge. Come delinquente l’apolide non sarà trattato peggio di un altro delinquente, cioè sarà trattato alla stregua di qualsiasi altra persona. Solo come violatore della legge egli può ottenere protezione da essa. Finché durano il processo e la pena, è al sicuro dall’arbitrio poliziesco contro il quale non ci sono né avvocati né ricorsi. Lo stesso uomo che ieri era in prigione per il semplice fatto di esistere in questo mondo, che non aveva alcun diritto e viveva sotto la minaccia dell’espulsione, o che senza processo è stato confinato in un campo d’internamento perché aveva cercato di lavorare e di guadagnarsi da vivere, può diventare quasi un cittadino in piena regola mercé un piccolo furto. Anche se non ha un soldo, può ora disporre di un avvocato, lamentarsi dei suoi carcerieri, e sarà ascoltato rispettosamente. Non è piú la schiuma della terra, ma tanto importante da venir informato di tutti i particolari della legge in base alla quale si svolge il suo processo. È diventato una persona rispettabile” (Hannah Arendt, “La ‘nazione delle minoranze’ e il popolo degli apolidi”, in “Le origini del totalitarismo”, Giulio Einaudi Editore)
Vladimir Putin esce dalla cabina elettorale a Mosca. (Yuri Kadobnov /AFP/Getty Images)
Ho riletto in questi giorni dopo tanti anni Tutto scorre… di Vasilij Grossman, traduz. Gigliola Venturi, pp.229, Adelphi. Libro potente e lucidissimo, come d’ altra parte tutti gli scritti di Grossman. Da questa rilettura stralcio un brano in cui le parole di Grossman suonano ancora, mi pare, in qualche modo sinistramente attuali. Continua a leggere ““COSA ACCADRA’ IN SEGUITO?””
“In meno di sei anni la Germania, commettendo crimini che nessuno avrebbe ritenuto possibili, ha distrutto la struttura morale del mondo occidentale, mentre i suoi conquistatori hanno ridotto in cenere le testimonianze visibili di più di mille anni di storia tedesca.”
1949. Per la prima volta dopo la fuga in Francia nel 1933 e la successiva emigrazione negli Stati Uniti avvenuta nel 1941, Hannah Arendt torna in Germania tra l’agosto del 1949 e il marzo del 1950 per conto della Commission on European Jewish Cultural Reconstruction che aveva sede a Wiesbaden per raccogliere e ordinare i frammenti di una civiltà distrutta, e nella misura in cui questo è ancora possibile, riconsegnarli alle istituzioni culturali ebraiche. Proprio prima di partire per l’Europa la Arendt ha portato a termine la monumentale ricerca su Le origini del totalitarismo e completato il manoscritto dell’opera. Continua a leggere “RITORNO IN GERMANIA – HANNAH ARENDT”
Francia, 1936. André Gide (al centro), il pugno alzato, in occasione dell’inaugurazione dell’Avenue Maxim Gor’kij a Villejuif Fonte Le Figaro
“Ho sempre dichiarato apertamente che il desiderio di rimanere coerenti con se stessi comportava troppo spesso un rischio di insincerità; e penso che sia importante essere sinceri quando con la nostra è impegnata la fede di molti”
Il volume di cui parlo oggi in realtà ne rassembla due pubblicati, a suo tempo, separatamente. I due testi sono entrambi smilzi: tutto il volume Gallimard che li contiene entrambi conta complessivamente circa 220 pagine note comprese, ma si rivelarono, all’ epoca in cui uscirono (1936-37), assolutamente clamorosi. Costituirono una vera e propria bomba che per parecchi mesi sconvolse il microcosmo politico e letterario dell’epoca e che ancora oggi sono in grado di suscitare, a mio parere, un grande interesse e non solo come documento di testimonianza storica.
Da qui in avanti utilizzerò i due titoli nella versione italiana Ritorno dall’URSS e Postille al mio Ritorno dall’URSS.
Qui in Italia, Bollati Boringhieri pubblicò Ritorno dall’URSS nel 1988 tradotto in italiano da G. Guglielmi ma attualmente — per quel che ne so — il volume non risulta più disponibile e dunque, come anche troppo spesso mi succede, mi sono dovuta rivolgere, per poterlo leggere, ai “cugini” francesi…
Più che un racconto di viaggio, Ritorno dall’URSS descrive la delusione di André Gide e dei suoi cinque compagni di viaggio in occasione del loro soggiorno in Unione Sovietica nel 1936. Vedremo anche perchè, appena l’anno successivo, Gide sentì il bisogno di scrivere e di dare alle stampe le Postille e che cosa, di nuovo rispetto al primo libro, in esse vi si trova.
A volte, però, una lettura semplicemente testuale di un libro si può rivelare insufficiente a renderne l’importanza e il significato profondo. Le due testimonianze di André Gide a me sembrano costituire un esempio molto significativo di questa tipologia di testi scritti. Ci troviamo di fronte ad un’opera la cui comprensione richiede non solo la conoscenza di un antefatto ma anche di quanto, in seguito, suscitato dalla sua pubblicazione.
Si tratta, a mio parere, di una storia molto interessante che merita di esser raccontata — anche se per sommi capi — , ma di certo non potrò essere breve…
Klaus Mann, Contre la barbarie. 1925-1948, traduzione dal tedesco di Dominique Laure Miermont e Corinna Gepner, Prefazione di Michel Crépu, pp. 480, Points, Collection Points Essais, 2010
Klaus Mann lasciò la Germania, andando in volontario esilio nel 1933 ed esattamente il 13 marzo. Precisare la data è importante: due mesi prima infatti, in gennaio, Hitler era diventato Cancelliere.
Privato dai nazisti della sua nazionalità nel 1934, Klaus considerò questa sua messa al bando cosa di cui andare orgoglioso.
Contre la barbarie raccoglie sessantasette articoli, testi di conferenze, documenti mai pubblicati ritrovati negli archivi del Fondo Klaus Mann, testi di trasmissioni radiofoniche, lettere, interviste effettuate o rilasciate dallo stesso Klaus. La maggior parte di questi testi firmati dall’autore di Mephisto e de La svolta e che vanno dal 1925 al 1948 sono (per quel che mi risulta) ancora inediti in Italia nonostante la loro evidente importanza.
I testi qui raccolti non rappresentano che una piccola parte degli scritti politici di Klaus Mann, ma la loro pubblicazione è doppiamente importante non solo perchè costituiscono una preziosa documentazione su un drammatico periodo della storia europea, ma anche perchè molte delle considerazioni in essi contenute presentano elementi di sconcertante attualità.
Ancora una volta, non riesco a comprendere perchè certi libri rimangano inediti in Italia mentre altrove sono da anni disponibili anche in edizioni economiche… Continua a leggere “KLAUS MANN CONTRO LA BARBARIE”