IL PIANISTA – WLADYSLAW SZPILMAN

Wladislaw Szpilman Il pianista

Wladyslaw Szpilman Il pianista. Varsavia 1939-1945. La straordinaria storia di un sopravvissuto. (tit. orig. The Pianist), traduzione dall’inglese di Lidia Lax, pp. 239, collana Dalai, Baldini Castoldi, 2008

Da anni dico a me stessa: mai commettere l’errore, dopo aver visto un film che mi è piaciuto molto, di non leggere il libro da cui il film è stato tratto o al quale il regista si è comunque ispirato. È cosa di cui sono profondamente convinta, eppure ancora, qualche volta, casco egualmente nella trappola.

È il caso del libro Il Pianista del polacco Wadyslaw Szpilman.

Ho visto e rivisto più di una volta lo splendido film di Polanski. Mi era talmente piaciuto, l’avevo trovato così…completo che non mi ero mai curata di procurarmi il libro. “Cosa può esserci di più, nel libro, che non ci sia già nel film?”, mi dicevo.

Ma i buoni libri non si lasciano ignorare o snobbare  tanto facilmente ed è così che, pur avendo io nel mese di agosto ben altri progetti di lettura, il libro di Szpilman mi si è improvvisamente imposto e non voleva sentir ragioni o scuse. Mi sono arresa ed ho iniziato a leggere.

Alla fine del primo capoverso ero già conquistata. Continua a leggere “IL PIANISTA – WLADYSLAW SZPILMAN”

STERILIZZARE L’OLOCAUSTO?

Berlino Monumento all'Olocausto

Berlino. Monumento all’Olocausto (Foto Gabriella Alù, aprile 2010)

Mi accorgo che, con il passare degli anni, divento sempre più ambivalente nei confronti dei rituali collettivi che, celebrati a scadenze prefissate, hanno per obiettivo quello di tenere viva la memoria di eventi che giustamente non si ritiene debbano venire dimenticati.

La mia ambivalenza consiste essenzialmente nel fatto che, da un lato, sono assolutamente d’accordo sulla necessità di mantenere viva la memoria storica, dall’altro avverto il timore che una eccessiva ritualizzazione, codificazione di cerimoniali, ingessamento di protocolli finisca di fatto per costituire un alibi per dimenticarsi allegramente (si fa per dire) di questi fatti per il tempo restante ma soprattutto possano avere l’effetto di tarpare le ali alla volontà di approfondimento fossilizzando la conoscenza imbalsamandola così in una sorta di rassicurante “ah, vabbè, già lo so”.

Rischio di una sorta di sterilizzazione, insomma.

Come scrive Zygmunt Bauman in un libro che è  uno  dei miei più  forti punti di riferimento, per quanto riguarda la riflessione sull’Olocausto.

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GLI SPODESTATI – STEVE SEM SANDBERG

Gli spodestati

Steve SEM-SANDBERG, Gli spodestati (tit. orig. De fattiga i Lódz ), traduz. di Katia De Marco, pp.664, Marsilio, 2012

“Naturalmente l’istituzione del ghetto è solo una misura provvisoria. Mi riservo di decidere quando e in che modo la città di Lódz verrà epurata dagli ebrei. In ogni caso l’obiettivo finale dev’essere l’estirpazione definitiva di questo ascesso contagioso”

(Dal Memorandum tedesco confidenziale e riservato datato 10 dicembre 1939 circa “L’istituzione di un ghetto nella città di Lódz”)

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