AGOTA KRISTOF

Agota Kristof
Agota Kristof, Venezia 2003
Foto di Gabriella Alù

La mia distrazione, il caldo estivo, i preparativi per la mia partenza, le tre settimane trascorse in Belgio hanno fatto sì che solo adesso, con molto ritardo, ho appreso la notizia della morte di Agota Kristof, i cui libri tutti, ma in particolare la celeberrima e straordinaria Trilogia della città di K. considero tra le produzioni letterarie più importanti della letteratura europea del ‘900 e non solo.

Quando lessi per la prima volta la Trilogia non sapevo assolutamente nulla della sua autrice, il libro mi colpì allo stomaco per la sua scrittura straordinaria, per la modalità con cui attraverso la storia terribile dei due gemelli veniva narrata metaforicamente il dramma non solo dell’Ungheria (anche se nel libro il Paese dei due gemelli non viene mai nominato) e — come poi ho scoperto in seguito — della storia personale della stessa Kristof e di suo fratello.

Per questi motivi quando nel 2003 trovandomi a Venezia seppi che Agota Kristof sarebbe intervenuta con un reading alla quinta edizione di FONDAMENTA. VENEZIA CITTA’ DI LETTORI nella sezione intitolata Donne senza più mi sono precipitata ad ascoltarla.

Di quel pomeriggio conservo un ricordo tutt’oggi vivissimo e su quell’esperienza, che allora tanto mi colpì, scrissi una breve nota che a suo tempo — questo blog non era ancora nato — venne pubblicata sul sito Medea.

Quel mio scritto voglio riproporlo oggi qui sperando di dare in questo modo il mio piccolissimo contributo al ricordo di una grande scrittrice molto schiva, che non amava esibirsi, molto difficile da incontrare e da intervistare, che non andava in giro come una trottola o una “vù  cumprà” a pubblicizzare i suoi libri.

Spero che chi già conosce i suoi libri li riprenda in mano, e chi ancora non la conosce venga preso dalla voglia di leggerli.

Agota Kristof non ha scritto moltissimo, e i suoi testi si caratterizzano per la sinteticità, la secchezza, la fulmineità; la sua scrittura è un bisturi affilato ma è anche dotata di ritmo e grandissima musicalità, una musicalità che anche chi la legge in traduzione non può che percepire immeditamente.

Non a caso lo scrittore preferito della Kristof era Thomas Bernhard (che, da parte sua, l’apprezzava molto) e chi li conosce entrambi non può non accorgersi di quante analogie ed affinità esistano sia nei contenuti dei loro testi che nel loro stile di scrittura. Come Bernhard, la Kristof può piacere o non piacere, può soddisfare o meno i nostri gusti e bisogni personali ma non si può a mio parere non riconoscere che Agota Kristof così come Thomas Bernhard sono e rimarranno due grandi espressioni della letteratura europea.

Il mio articolo su Medea lo trovate >> QUI

Vorrei proporvi anche due interviste di Agota Kristof e che potete leggere >> QUI >> QUI

Due interviste dalle quali emergono molto bene, secondo me, il pensiero e la personalità di questa scrittrice ungherese che scriveva i suoi libri in francese.

TORNATA!

ceci n'est pas un pipe

Sono tornata da qualche giorno, e le trasmissioni riprenderanno, come si suol dire, appena possibile. Non appena cioè mi sarò ricontestualizzata.

Lo stretto contatto con Monsieur René ha rischiato di farmi veder doppio.

Self portrait

Datemi il tempo di tornare alla normalità 🙂

Ringrazio veramente per la ricchezza e la profondità dei commmenti (alcuni dei quali definir semplicemente “commenti” è riduttivo) che avete lasciato.

Ho cercato di rispondere a tutti, anche se con i limiti che lo strumento blog inevitabilmente impone.

Adesso vi propongo alcune foto di Bruxelles.

Bruxelles liberty e déco, vintage e vinili, l’Africa di Matongé.  Horta e Magritte ma anche  Hergé,  Tintin e il cagnolino Milou.

Città del cioccolato (ricordate la “Bruxelles gourmande” che avevo scoperto in aprile?) ma anche città di bellissimi murales, magnifici trompe l’oeuil, paradiso per gli appassionati di fumetti, comics, bande dessinée, città in cui ogni spazio è buono per disegnare e comunicare con le immagini ed in cui  nelle librerie troviamo Lonely Planet a fumetti  (se non qui, dove. mi domando).

Pigrizia permettendo, arriveranno anche foto e video di Bruges/Brugge, Gand/Gent, Anvers/Antwerpen.

In questa mia breve permanenza in Belgio mi sono ritrovata non solo a veder doppio, ma anche a leggere e ascoltar doppio (francese, fiammingo). Ci sono stati momenti in cui la lingua mi si intorcinava e non sapevo più parlare nemmeno in italiano