UN MATRIMONIO EPISTOLARE. CORRISPONDENZA TRA GIUSEPPE TOMASI DI LAMPEDUSA E ALESSANDRA WOLFF VON STOMERSEE – CATERINA CARDONA

Alessandra Wolff von Stomersee e Giuseppe Tomasi di Lampedusa
nel parco del castello di Stomersee negli anni Trenta del secolo scorso

Lo scrittore e la psicoanalista. La Sicilia e la Lettonia. Il Mediterraneo ed i Paesi Baltici. Un uomo e una donna. Due figure particolarissime, di grande cultura, molto intelligenti, anche un po’ bizzarre. Lui, vita appartata e abitudinaria trascorsa tra sterminate letture e frequentazione di pochi ma selezionatissimi e carissimi amici, diventato molto famoso dopo morto con la pubblicazione postuma ed il grande successo ottenuto dal romanzo Il Gattopardo. Lei pressoché sconosciuta al grande pubblico ma molto nota a livello internazionale come stimatissima psicoanalista freudiana, tra i fondatori – assieme a Cesare Musatti – della SPI (la Società Psicoanalitica Italiana). Lui che non riesce e non vuole staccarsi dalla sua routine quotidiana – sempre la stessa – nella sua Palermo; lei energica, intraprendente e piena di iniziativa, tenace, intelligentissima, con una volontà di ferro. I tragici sconvolgimenti causati dalla Seconda Guerra mondiale che travolge destini individuali, cose, amatissime avite antiche dimore…
Tutto questo e molto altro ancora emerge dalla intrigante analisi che Caterina Cardona fa dell’epistolario tra il siciliano Giuseppe Tomasi duca di Palma e principe di Lampedusa e la moglie, la baronessa baltica Alessandra Wolff von Stomersee.

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ANNA MARIA ORTESE ad ELSA MORANTE

Anna Maria ortese ed Elsa Morante
Anna Maria Ortese ed Elsa Morante

In un mio precedente post che riguardava la biografia di Elsa Morante scritta dal francese René de Ceccatty accennavo, a proposito della pubblicazione de La Storia avvenuta nel 1975 alle polemiche ed alle critiche anche feroci che vennero rivolte al romanzo da parte del fior fiore degli intellettuali italiani dell’epoca.

E’ anche per questo che oggi ho pensato di ricordare due lettere che un’altra grande scrittrice italiana, Anna Maria Ortese, scrisse ad Elsa Morante; in esse, Ortese le dichiarava tutta la sua stima ed ammirazione.
Ortese parla di “stima umana”, “VIVENTE libro”, “emozione”, “vita” e…”e solo la vita – ad umiliazione dei critici – è forma”.

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ELSA MORANTE. UNA VITA PER LA LETTERATURA – RENÉ DE CECCATTY

Elsa Morante 1940
Elsa Morante negli anni 1940 ©Getty – Photo by Pictorial Parade/Getty Images
Fonte

René de Ceccatty, Elsa Morante. Una vita per la letteratura (tit. orig.le Elsa Morante. Une vie pour la littérature), Traduz. Sandra Petrignani, pp. 416, Neri Pozza, Collana I Narratori delle Tavole, 2020

“La voce di Elsa non ha uguali quando s’insinua nei meandri della passione, del delirio, del terrore imposto o subìto. E’ di tutto questo l’imperatrice assoluta. In tutto questo vede il trionfo dell’immaginazione sulla deperibilità del mondo, di cui rifiutava le leggi arbitrarie, i piaceri insipidi, le idee sprecate, i compromessi triviali, i fastidiosi obblighi sempre uguali, la routine esasperante. L’inconscio, il segreto, la menzogna familiare sono per lei una sorgente infinita di narrazione e fascinazione. L’illusione cessa allora di essere inganno e diventa, nella trasfigurazione, una forma di resistenza a quanto di prosaico e ordinario impregna la vita sociale.”

I romanzi di Elsa Morante sono ormai entrati di diritto nel canone del Novecento italiano.
Ma qual è il misterioso cammino seguito da questa bambina, nata in un quartiere popolare di Roma in una famiglia molto modesta e segnata da un segreto della nascita, per diventare una scrittrice prodigiosa? Sposata con il più

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IL PANETTONE NON BASTO’ – DINO BUZZATI

Dino Buzzati Il panettone non bastò

Dino Buzzati, Il panettone non bastò, pp. 240, Mondadori, Oscar moderni, 2019

“[…]si erano affaticati in tutti i modi perchè quel giorno fosse un giorno a sè, speciale, diverso da quelli prima e quelli dopo, esonerato dalla guerra, riservato a loro. E invece, nonostante il panettone, ne era venuto fuori un giorno solito, con la solita dannata aspettazione, squallido, rassegnato e nevrastenico come tutti gli altri giorni della guerra.”

Assieme a “Il presepio di Giorgio Manganelli e La favola di Natale di Giovanni Guareschi, uno dei miei libri preferiti sul Natale.

Per Dino Buzzati il Natale era un giorno come un altro. Non festeggiava il

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PARIS, S’IL VOUS PLAÎT – ELEONORA MARANGONI

Eleonora Marangoni

Eleonora MARANGONI, Paris, s’il vous plaît, pp. 208, Einaudi, 2022

“proprio perchè la conosco bene ma mai abbastanza, perchè è grande ma non enorme, perchè ci sono cresciuta ma non ci sono nata, perchè ci torno sempre ma non ci abito più, Parigi è uno dei posti in cui mi viene spontaneo camminare senza mai davvero domandarmi dove sto andando, avanzare non per raggiungere un posto, ma per il puro gusto di andare, per guardarmi dentro o osservare le cose da un’ altra distanza. Le mie non sono delle vere flâneries, perchè non dimentico la fame, non resisto al richiamo di negozi, antiquari e cafès. Eppure camminando per Parigi mi è capitato di capire cose e prendere decisioni che hanno contribuito a cambiare la mia vita, a ridefinire il mio rapporto con lei o con altre città.”

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DIARIO DI UN NAUFRAGO FELICE – PAOLO COSSATO

Paolo Cossato Diario di un naufrago felice
Paolo Cossato, Diario di un naufrago felice. Memorie, pensieri e vicende di un musicologo a Venezia e del professor Pedantius suo sosia spirituale, pp. 240,
Casa editrice el squero, Venezia, 2021

“La ricostruzione di due vite parallele: un musicologo, alla guida di una Stagione di concerti di Musica da Camera, attivo a Venezia prevalentemente negli ultimi decenni del secolo scorso, e il professor Pedantius, suo sosia spirituale, docente di Storia del Teatro dell’Opera […] pagine stilate con animo leggero, foriere di ricordi sparsi, sebbene esposti con criterio cronologico, in un parallelismo tra concerti e insegnamento”.

Così leggiamo in “Un cenno, solo un cenno”, sorta di Introduzione datata 16 Gennaio 2021 e scritta ” in Vinegia, nel cuore della notte”.

Le duecento pagine circa che seguono si sono rivelate per me una ricca e sontuosa cornucopia di aneddotica seria e faceta, riflessioni profonde e impegnative, una carrellata su un importante spaccato della vita culturale (specialmente musicale) di Venezia con le sue tante luci ed ombre, la rivelazione di grandi amori letterari, ricordi di infanzia, il pensiero per tante persone care e il dolore per la loro scomparsa, considerazioni su arte e realtà in letteratura da Cechov a Maupassant a Thomas Mann, Nabokov…; bellissime pagine su temi squisitamente musicali come la Mélodie francese ed il Lied tedesco, e naturalmente il Tempo, e la memoria e l’oblìo…e insomma… “Proust, naturellement” sarei tentata di dire, citando – parafrasando – lo stesso Proust quando al principe di Guermantes fa dire “Balzac, naturellement…“.

Si comincia a leggere e subito si sorride per il raffinato umorismo, per gli aneddoti personali narrati con grazia ed autoironia… ma pagina dopo pagina ci si rende conto che i temi dei brevi ed agili capitoletti in cui è strutturato il libro si fanno seri, eccome!

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LA CASA DI GHIACCIO – SERENA VITALE

Serena Vitale, La casa di ghiaccio. Venti piccole storie russe, pp. 223, Mondadori

“Il signor Š. nutriva un amore sviscerato per salme e funerali. Pagava i fabbricanti di bare pietroburghesi perchè lo informassero su chi, a quale indirizzo era passato a miglior vita; avvisato dai ragazzi di bottega, prendeva con sè un cambio di biancheria, un cuscino, e senza indugio si faceva portare da una vettura di piazza a casa dell’estinto: lavava il cadavere, di notte leggeva il Salterio a capo della bara, la accompagnava al cimitero, era l’ultimo a lasciare la tomba.”

Questo è l’ incipit di uno dei venti racconti (non vi dico quale) di questo libro bizzarro e affascinante in cui, lasciando sullo sfondo i grandi protagonisti della storia Serena Vitale evoca una folla di personaggi apparentemente marginali – ma realmente esistiti – nei quali l’ anima russa si rivela con l’evidenza dell’incubo o della follia, fornendo un’immagine della Russia tra il XVIII e il XIX secolo basata su documenti e rigorose ricerche storiche. Si tratta in sostanza di vere e proprie indagini storiche trasposte su un piano narrativo.

Venti casi estremi che parlano di personaggi della Russia sotto gli Zar, da Caterina a Potëmkin a Nicola I.

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IL MARE NON BAGNA NAPOLI – ANNA MARIA ORTESE

Anna Maria Ortese, Il mare non bagna Napoli, pp. 176, Adelphi

“Qui, il mare non bagnava Napoli. Ero sicura che nessuna lo avesse visto, o lo ricordava. In questa fossa oscurissima, non brillava che il fuoco del sesso, sotto il cielo nero del sovrannaturale.”

Il mare non bagna Napoli apparve la prima volta nei Gettoni della Einaudi, con una presentazione di Elio Vittorini. Era il ’53. L’anno seguente il libro vinse il Premio Viareggio. Si compone di cinque racconti dei quali i primi quattro (Un paio di occhiali, Interno familiare, Oro a Forcella e La città involontaria) descrivono con surreale, allucinata crudezza una Napoli infernale, da girone dantesco, derelitta e animalesca in cui “una miseria senza forma, silenziosa come un ragno, disfaceva e rinnovava a modo suo quei miseri tessuti, invischiando sempre più gli strati minimi della plebe, che qui è regina”. Un viaggio nelle viscere della città, in cui la narratrice – come un moderno Virgilio – conduce noi lettori attraverso realtà infernali.

Il quinto racconto Il silenzio della ragione è il più lungo, si assiste ad un mutamento di registro ed ha caratteristiche specifiche e molto particolari.
Il libro, nonostante il premio Viareggio e nonostante il giudizio molto positivo della critica, venne percepito come un’invettiva contro la città e i napoletani. Eppure, non di invettiva si trattava ma di una sferzata di chi amava Napoli di una passione che la spinge a scrivere: “Io cercavo […] qualcosa che fosse Napoli, il Vesuvio e il contro Vesuvio, il mistero e l’odio per il mistero, i sussulti di un figlio di queste strade, di un fedele di queste strade, che fu, o cessò di essere soffocato, e tornò ad essere soffocato”.

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