COME MIO FRATELLO – UWE TIMM

Uomini delle Waffen – SS in Unione Sovietica
Bundesarchiv, Bild 101III-Wiegand-117-02 / Wiegand / CC-BY-SA 3.0

“Essere sollevato in aria – riso, esultanza, una gioia irrefrenabile – questa sensazione accompagna il ricordo di un attimo, un’immagine – la prima immagine che mi si è impressa nella mente – con la quale comincia per me la consapevolezza di me stesso, la memoria: dal giardino entro in cucina dove ci sono gli adulti, mia madre, mio padre, mia sorella. […] e poi sbuca fuori lui, il fratello, e mi solleva in alto. Non ricordo la sua faccia, nemmeno quel che indossava, forse l’uniforme, ma la situazione è molto chiara: tutti che mi osservano e io che scopro i capelli biondi […] e poi la sensazione di essere sollevato – sospeso in aria.
E’ l’unico ricordo di mio fratello, sedici anni più grande di me, che pochi mesi dopo, alla fine di settembre, venne ferito gravemente in Ucraina.

Uwe Timm ha, in quel momento che costituisce un’immagine fondativa della sua memoria, 3 anni. Il fratello Karl-Heinz ne ha 19, 16 più di lui. Pochi mesi dopo, ferito gravemente in Ucraina, dove si trova con la divisione scelta Totenkopf delle Waffen-SS, nelle quali si era arruolato volontario a 18 anni, morirà il 16 Ottobre 1943.

Saranno trascorsi quasi sessant’anni dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale quando, nel 2003, Uwe Timm riesce finalmente a scrivere ed a pubblicare un libro sul suo fratello maggiore morto in guerra. Come mio fratello (Am Beispiel meines Bruders) è un testo autobiografico, la cui stesura è costata all’autore molto dolore, un testo privato ed intimo, che lasciando spazio all’emotività e che riprendendo la memoria individuale (di se stesso, dei genitori, della sorella) e del gruppo familiare in quanto tale finisce per diventare in qualche modo emblematico di gran parte della Germania degli anni della guerra e dell’immediato dopoguerra.

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I DIARI DELLA KOLYMA – JACEK HUGO-BADER

Jacek HUGO-BADER, I diari della Kolyma (tit. orig.le Dzienniki kolymskie, 2011), traduz. dal polacco Marco Vanchetti, pp. 352, Keller editore, 2018

“Non è facile andarsene perché tutti gli abitanti della Kolyma, compresi i prigionieri, sono arrivati via mare. E fino a oggi questo è l’unico modo per andarsene: mostrando il documento d’identità e comprando un biglietto per la nave o l’aereo. Proprio come se la Kolyma fosse un’isola (…) Un’isola così distante, quasi fosse un altro pianeta: e infatti anche così la chiamano. Pianeta Kolyma, e tutto quello che sta al di fuori è materik: terraferma, continente.”

“Kolyma è il nome del fiume e della montagna. Non esiste una regione geografica nè un’unità amministrativa con questo nome. Comunemente si chiama così l’odierna oblast’ di Magadan, e un tempo tutto l’enorme territorio del Dal’stroj, che occupava un decimo dell’URSS dalla linea tracciata dal fiume Aldan e dalla bassa Lena fino allo Stretto di Bering.”

Ne I diari della Kolyma il giornalista polacco Jacek Hugo-Bader, vincitore dell’English Pen Award, racconta del viaggio in autostop che nel 2010 fece da Magadan a Jakutsk, lungo la strada costruita col sangue dei deportati nella più inospitale regione siberiana. E’ la narrazione di un viaggio memorabile nella Siberia di oggi, centrata prevalentemente sulle persone, troppo spesso dimenticate. Un gran bel libro.

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UN MONDO MIGLIORE – UWE TIMM

Uwe Timm, Un mondo migliore (tit. orig. Ikarien) , traduz. Matteo Galli, pp. 528, Sellerio

Con un Un mondo migliore, il suo ultimo romanzo, lo scrittore di Amburgo Uwe Timm torna ad occuparsi di ciò che forse più lo appassiona: la ricostruzione e rielaborazione della storia tedesca, e lo fa affrontando un tema pesante e complesso: la nascita, in Germania, della eugenetica razzista e del progetto “igiene della razza” su cui si fondarono le pratiche sadiche e sterminatrici del III Reich.

Il libro è stato pubblicato da Sellerio in occasione del Giorno della Memoria 2019.

Siamo in Germania nella primavera 1945, negli ultimi giorni di guerra e primi di pace. Un giovane militare americano, nato da genitori tedeschi, viaggia in missione per il paese man mano che procede la conquista.

Michael Hansen ha 25 anni, è emigrato negli USA dalla Germania da bambino. Nel 1930 avevano fatto una vantaggiosa offerta di lavoro a suo padre che era partito subito; poi, due anni dopo, nel 1932 lo avevano raggiunto la madre, la sorella maggiore e lo stesso Michael. Stabilirsi negli USA aveva di fatto consentito a Michael di non vivere sotto il regime nazista, di non venire sottoposto al martellamento della propaganda, di non avere ricevuto, in parole povere “un’educazione nazista”. Delle sue origini, della Germania, gli restano soltanto la conoscenza della lingua e un buon bagaglio culturale acquisito anche grazie ai suoi studi di letteratura tedesca. Con la guerra agli sgoccioli, viene inviato in missione “perché parla tedesco e ha la patente”

Ad Hansen i Servizi Segreti hanno affidato un incarico delicato:

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