TODOROV, IL TESTAMENTO DI PRIMO LEVI E… KATJA POLITOVSKAJA

Non ho alcuna voglia di mettere fili spinati e casacchine a righe artisticamente  drappeggiate  sui suddetti fili spinati (ormai sono un must, si trovano dappertutto) per mostrare che anche io celebro “Il Giorno della Memoria”. Oggi, niente immagini.
Da qualche anno in qua, mi succede di avere sempre meno voglia di celebrare e sempre più voglia di riflettere.

Abbiate pazienza.

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MEMORIALI SUL CASO SCHUMANN – FILIPPO TUENA

 

Robert Schumann

“non arriverete mai a sapere esattamente cos’è accaduto. E non perché vi manchino gli indizi, ma perché non è possibile sapere più di quanto non s’intuisca.”

Variazioni.

Dopo il bellissimo Le variazioni Reinach, ancora un libro di Tuena costruito con e costituito da variazioni su un tema.

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SENZA FRONTIERE

 

Mazeppa John Frederic Herring
John Frederic Herring, Mazeppa
Ispirato al poema di Byron

Fonte

Su NonSoloProust può succedere anche che un post (per esempio questo) si imponga e si faccia da solo. Non arrivo a dire “a mia insaputa” ma insomma quasi.

Non era previsto, i miei programmi erano altri. E’ successo però che in questi giorni mi sia trovata ad ascoltare e riascoltare e ancora riascoltare compulsivamente un russo Continua a leggere “SENZA FRONTIERE”

PASTERNAK, MAJAKOVSKIJ E…CARMELO BENE

 

Majakovskij Pasternak Brik Eisenstein
Majakovskij, Lili Brik e, dietro di loro, in piedi,
Boris Pasternak e Sergej Eizenstein

“Giaceva sul fianco, il viso rivolto alla parete, accigliato, grande, nascosto fino al mento dal lenzuolo, con la bocca socchiusa, come in sonno. Voltando fiero le spalle a tutti, anche così disteso, anche nel sonno, sembrava slanciarsi caparbiamente chissà dove e allontanarsi. Il suo volto mi riconduceva ai tempi in cui aveva detto di sé “bello, ventiduenne”, perché la morte aveva ossificato la mimica, che raramente le capita di serrare tra i suoi artigli. La sua era un’espressione con cui dà inizio e non si mette fine alla vita. Era imbronciato e indignato”.

Così scrive Boris Pasternak del cadavere di Majakovskij ne Il salvacondotto.

Raggiunto dalla notizia del suicidio di Vladimir Majakovskij anche Pasternak, come tanti altri, quella mattina del 14 aprile 1930 accorse nella stanza dell’appartamento n.12 al terzo piano dell’edificio in passaggio Lubjanskij anche se i due non si piacevano reciprocamente e di lui aveva detto, come riporta Serena Vitale in Il defunto odiava i pettegolezzi:

“Posava apertamente, ma per l’ansia e la febbrilità segrete su quella posa c’erano gocce di sudore gelido”.

Eppure, con In morte di Majakovskij, Pasternak scrisse — fosse sincera o no — una delle sue poesie più belle.

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IL DEFUNTO ODIAVA I PETTEGOLEZZI – SERENA VITALE

 

Vladimir Majakovskij
Vladimir Majakovskij

“Non incolpate nessuno della mia morte e, per piacere, non fate pettegolezzi. Il defunto li odiava. Mamma, sorelle e compagni, perdonatemi – non è questo il modo (non lo consiglio ad altri) ma non ho
vie d’uscita. Lilja, amami. Compagno governo, la mia famiglia è composta da Lilja Brik, mia madre, le mie sorelle, e Veronika Polonskaja. Se per loro organizzerai una vita tollerabile – grazie. Le poesie già iniziate datele ai Brik, ci penseranno loro. Come si dice – l’incidente è chiuso, la barca dell’amore si è schiantata contro l’esistenza quotidiana. Io e la vita siamo pari e a nulla serve l’elenco dei reciproci dolori, disastri, offese. Buona permanenza al mondo. Vladimir Majakovskij»

Mosca, 14 aprile 1930. Intorno alle undici del mattino i telefoni si mettono a suonare tutti insieme: Vladimir Majakovskij si è suicidato. Si è sparato al cuore. A trentasette anni. Ma che cosa è successo davvero quella mattina nella minuscola stanza di una kommunalka (“sei stanze, quattro famiglie, un poeta”) dove Majakovskij è da poco arrivato in compagnia di una giovane e bellissima attrice, sua amante?

Vent’anni dopo l’affascinante Il bottone di Puskin  (1995), con Il defunto odiava i pettegolezzi Serena Vitale indaga su un’altra morte violenta, quella del poeta Vladimir Majakovskij. Per apprezzare i libri di questa grande slavista “allevata” da colui che in molti hanno chiamato “il principe degli slavisti” Angelo Maria Ripellino, per farsi trascinare dalla sua capacità di unire talento narrativo e puntigliosità, serietà nella ricerca filologica non è necessaria una competenza specifica della letteratura e/o della storia russa: Serena Vitale sa come inchiodare il lettore alla pagina.

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