LA VERITA’ DEL MALE. EICHMANN PRIMA DI GERUSALEMME – BETTINA STANGNETH

Bettina Stangneth, La verità del male. Eichmann prima di Gerusalemme (tit. orig.le tedesco Eichmann vor Jerusalem) traduz. dall’ edizione inglese Eichmamm before Jerusalem di Antonella Salzano, pp. 604, Luiss University Press, 2017

“Nessuna persona potrà mai più parlare del fenomeno Eichmann e delle sue implicazioni politiche senza fare riferimento a quest’opera”, ha scritto il The New York Times Book Review.

Il libro, pubblicato originariamente in Germania nel 2011 e negli Stati Uniti nel 2014, ha avuto un successo enorme.

Uscito in Italia con la bella traduzione di Antonella Salzano grazie al Goethe Institut e al Ministero degli Affari Esteri della Repubblica Federale Tedesca, il libro della Stangneth è, dal mio punto di vista, un’opera fondamentale; è infatti il risultato di una ricerca molto complessa ed impegnativa che non potrà che condizionare studi e ricerche che in futuro dovessero essere intraprese o proseguite su questo tema, un’opera in cui la storica e filosofa tedesca Bettina Stangneth esperta in teorie dell’inganno e psicologia della manipolazione si confronta con Hannah Arendt e la sua celeberrima teoria della “banalità del male”.
Ma andiamo con ordine e facciamo qualche passo indietro.

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L’INTERPRETE – ANNETTE HESS

Annette Hess, L’interprete (Tit. orig.le: Deutsches Haus, 2013), traduz. dal tedesco Chiara Ujka, pp. 315, Neri Pozza, 2019

Romanzo diventato subito best seller, immediatamente tradotto in una ventina di paesi, L’interprete di Annette Hess ci mette di fronte al trauma ed alla rivolta di una generazione di tedeschi, la “generazione dei Kriegskinder” (i bambini della guerra) che negli anni ’60 dello scorso secolo aveva vent’anni e si era dovuta confrontare con il rifiuto della memoria nella Germania dell’immediato dopoguerra. Una generazione condannata al silenzio perchè ad essa non veniva permesso di porre domande.

La protagonista del romanzo, Eva Bruhns, figlia dei proprietari di un modesto ristorante di Francoforte sul Meno, sta per fidanzarsi con uno dei giovani più ricchi e noti della città quando inaspettatamente e con sua grande sorpresa le viene chiesto dalla Procura di prestare la sua opera di interprete al cosiddetto “secondo processo Auschwitz” (1963) che sta per avere inizio. Devono essere giudicati i crimini di ex ufficiali nazisti e questo diventerà uno dei processi più famosi del mondo. Si tratta infatti del processo di Francoforte

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LA SCOPERTA DELLA CURRYWURST – UWE TIMM

Uwe Timm La scoperta della currywurst

Uwe Timm, La scoperta della currywurst (Die Entdeckung der Currywurst), traduz. Matteo Galli, a cura di Matteo Galli, pp. 248, Sellerio

“Guarda, disse, versò un po’ di curry nella padella rovente, poi una salsiccia di vitello tagliata a fettine, […] schiaffò del ketchup nella padella, mescolò, aggiunse un po’ di pepe nero e poi fece scivolare le fette di salsiccia sul piattino di cartone ondulato. Ecco, questa è una cosa che ha sostanza. E ha a che fare con il vento. Credimi. Il vento forte ha bisogno di cose forti.”

Eh, si. Chiunque sia stato a Berlino e/o Amburgo o in qualunque altro posto della Germania del Nord conosce la currywurst, una miscela di ketchup, curry, pepe nero, fettine di salsiccia e intagli di carote, il tutto accompagnato da qualche cetriolo. Io ne vado matta, l’ho mangiata per la prima volta a Berlino in un chiosco nei pressi della Wittenbergplatz e poi nei chioschetti del ventoso porto di Amburgo sempre convinta che si trattasse di una specialità berlinese. Fino a quando non ho letto il libro di Uwe Timm.

” […] fra conoscitori è successo di discutere sul luogo e sulla data di nascita della currywurst. La maggior parte, ma che dico, quasi tutti dicevano: Berlino, sul finire degli anni ’50. E io invece tiravo in ballo sempre Amburgo, la signora Brücker e una data antecedente.” Si può parlare di Grande Storia partendo da un cibo di strada? Si può. Basta seguire Uwe Timm e la signora Brücker… (continua a leggere a pag.2)

LA GUERRA TEDESCA – NICHOLAS STARGARDT

Stargardt La guerra tedesca
Nicholas Stargardt, La guerra tedesca. Una nazione sotto le armi 1939-1945 (tit. orig.le The German War), traduz. Filippo Verzotto, pp. 832, Neri Pozza

Nel 1939 i tedeschi, ancora traumatizzati dalla sconfitta e dal ricordo del 1918 non volevano affatto una nuova guerra. Nonostante ciò, la loro cieca determinazione fece sì che i combattimenti durassero fino al 1945.

Com’è stato possibile che il popolo tedesco, uno dei popoli più colti d’Europa abbia potuto aderire in massa — fino al disastro finale — all’impresa nazista?

Com’è stato possibile che siano caduti nella stragrande maggioranza nella trappola della propaganda orchestrata da Goebbels e dell’ideologia della razza di Rosenberg che confondessero una guerra intenzionale e brutale di conquista coloniale con una guerra alla quale erano stati costretti per difendere la patria dalle macchinazioni degli Alleati e dall’aggressione polacca? Perchè è a questo che ha creduto la maggior parte dei tedeschi. Com’era possibile che vedessero in se stessi dei patrioti provocati, attaccati, accerchiati anzichè dei guerrieri che si battevano per la “razza superiore” di Hitler?

Alla fine del 1941 i nazisti si rendevano ormai conto che non avrebbero potuto vincere la guerra. Tuttavia, la Seconda Guerra mondiale sarebbe durata ancora circa tre anni e mezzo. Com’è stato possibile che i tedeschi abbiano potuto resistere per così tanto tempo ai bombardamenti, malgrado le privazioni e le sconfitte? Si rendevano conto di stare combattendo una guerra genocida? In che misura credevano alle menzogne di un regime che li stava portando alla loro stessa rovina? Continua a leggere “LA GUERRA TEDESCA – NICHOLAS STARGARDT”

RITORNO IN GERMANIA – HANNAH ARENDT

 

Hannah Arendt nel 195
Hannah Arendt, anni ’60

“In meno di sei anni la Germania, commettendo crimini che nessuno avrebbe ritenuto possibili, ha distrutto la struttura morale del mondo occidentale, mentre i suoi conquistatori hanno ridotto in cenere le testimonianze visibili di più di mille anni di storia tedesca.”

1949. Per la prima volta dopo la fuga in Francia nel 1933 e la successiva emigrazione negli Stati Uniti avvenuta nel 1941, Hannah Arendt torna in Germania tra l’agosto del 1949 e il marzo del 1950 per conto della Commission on European Jewish Cultural Reconstruction che aveva sede a Wiesbaden per raccogliere e ordinare i frammenti di una civiltà distrutta, e nella misura in cui questo è ancora possibile, riconsegnarli alle istituzioni culturali ebraiche. Proprio prima di partire per l’Europa la Arendt ha portato a termine la monumentale ricerca su Le origini del totalitarismo e completato il manoscritto dell’opera. Continua a leggere “RITORNO IN GERMANIA – HANNAH ARENDT”

IRRADIAZIONI. DIARIO (1941-1945) – ERNST JÜNGER

Ernst Junger Irradiazioni

Ernst Jünger, Irradiazioni. Diario (1941-1945) (tit. orig. Strahlungen), traduz. Henry Furst, pp. 540, Guanda, Biblioteca della Fenice, 1993-1995

“Irradiazioni: con ciò s’intende prima di tutto l’impressione che il mondo e i suoi oggetti hanno provocato sull’autore, il sottile intreccio di luci e di ombre che questi oggetti formano […] Esistono irradiazioni chiare e scure. Completamente scure sono quelle zone di terrore che, con la fine della Prima Guerra Mondiale, cominciarono a gettare la loro ombra sul nostro tempo e si allargarono paurosamente […]. Irradiazioni: il processo va inteso anche come effetto che l’autore opera sul lettore” (pp. 5-6).

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VATERLAND – ANNE WEBER

Anne Weber VaterlandAnne WEBER, Vaterland, pp. 240, ed. Seuil, 2015

Che significa essere tedesca (e una tedesca non-ebrea) nel XXI secolo?

Come si vive il modo in cui si viene visti dagli “altri”? Non solo dagli ebrei (tedeschi o no), ma anche da tutti quelli che tedeschi ed ebrei non sono?

Che cosa significa per le nuove generazioni di tedeschi sentirsi addosso la colpa di uno sterminio al quale non si è partecipato e del quale si è totalmente innocenti?

Anne Weber, nata in Germania nel 1964, vive in Francia dal 1983. E’ perfettamente bilingue e scrive i suoi libri sia in francese che in tedesco. Ha trascorso la maggior parte della sua vita in Francia, ma non per questo si sente meno tedesca. Una tedesca nata sotto una cappa di silenzio. La questione della sua “germanitudine” non ha mai smesso di ossessionarla.

Studiando la storia della propria famiglia a partire dal suo bisnonno, tedesco amico di Martin Buber, Walter Benjamin, Hoffmannsthal e morto prima dell’avvento del nazismo Anne Weber si scontra ben presto con una domanda che pagina dopo pagina si rivela sempre più fondamentale: “cosa significa essere tedeschi oggi, nel XXI secolo?”.

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I NERI QUADERNI DI HEIDEGGER

L’ho già mandata in orbita su Twitter e su Facebook, questa notizia che ho trovato sul Corsera, ma la voglio girare anche qui.

Perchè sono ben lieta del fatto che finalmente a proposito del tema Heidegger e il nazismo, Heidegger e l’antisemitismo si può cominciare a parlare non per “si dice” ma sulla base di documenti autografi. Finalmente abbiamo davanti quella che a me sembra proprio una “pistola fumante”.

Sta infatti per essere pubblicato in Germania dall’editore Klostermann il nuovo volume dei Quaderni neri di Heidegger.

Si tratta delle Note risalenti al periodo che va dal 1942 al 1948. Leggo che fa parte del volume, di 560 pagine, anche il quaderno del 1945/46, che sembrava fosse andato perduto e che a quanto pare è stato recuperato la scorsa primavera.

Spero che finalmente tutti i “si, ma, però, bisogna considerare che etc. etc.” ed i sottili e capziosi e raffinati distinguo che ho sempre letto ed ascoltato quando si tratta di affrontare il tema Heidegger e l’antisemitismo… spero proprio che questa volta troveranno ben poco spazio di manovra.