MR. GOEBBELS JAZZ BAND – DEMIAN LIENHARD

Lienhard Mr Goebbels Jazz Band

Demian Lienhard, MR. GOEBBELS JAZZ BAND, traduz. Cristina Vezzaro, pp.228, Bollati Boringhieri, 2024

“questa è la guerra, il nemico sono i britannici, e se per attirarli nella trappola ci vuole la musica jazz, ecco che è l’arma migliore, semplice e banale.”

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IL CASTELLO DEGLI SCRITTORI. NORIMBERGA 1946 CRONACHE DALL’ABISSO – UWE NEUMAHR

Uwe Neumahr Il castello degli scrittori

Uwe Neumahr, Il castello degli scrittori. Norimberga 1946 cronache dall’abisso, (tit. orig.le Das Schloss der Schriftsteller. Nürnberg ’46. Treffen am Abgrund, 2023), traduz. dal tedesco Silvia Savojini e Giovanna Targia, pp. 304, Marsilio Editori in Venezia, 2023

“A tutt’oggi non è mai più successo che tanti famosi scrittori da tutto il mondo siano stati riuniti sotto uno stesso tetto”, dove “si sono incontrate la letteratura e la storia mondiali” scrive Uwe Neumahr in Das Schloss der Schriftsteller, il castello degli scrittori, uscito recentemente in Germania e prontamente pubblicato in Italia da Marsilio.

Il 20 novembre del 1945 nel Palazzo di Giustizia di Norimberga si apre il processo ai vertici del regime nazista.
Il procedimento si sarebbe concluso il primo ottobre del 1946 con la condanna a morte di dodici dei ventidue imputati. Tra loro alcuni degli ideologi, dei ministri, dei leader del Terzo Reich, come degli organizzatori della Shoah, tra gli altri von Ribbentrop, Kaltenbrunner, Rosenberg e Frank, tre all’ergastolo, quattro dai 10 ai 20 anni di reclusione, compreso Albert Speer, l’architetto di Hitler le cui gravi responsabilità erano state riconosciute solo in minima parte, mentre tre verranno assolti.

A quelle udienze fu permesso di assistere ogni giorno ad oltre quattrocento spettatori. Tra loro moltissimi giornalisti e corrispondenti esteri provenienti da più di ventitré Paesi, per un totale di 325 testate tra giornali, radio e agenzie di stampa.

Sul processo di Norimberga esiste ormai una vastissima bibliografia, ma in questo Il castello degli scrittori Uwe Neumahr ricostruisce minuziosamente quei giorni, il contesto di quella inedita convivenza scegliendo di mettere a fuoco, in particolare, il settore della stampa accreditata delineando i profili di quelle figure che si trovarono a misurarsi con la complessità di uno degli avvenimenti che ha marcato la storia dell’umanità o, per dirla con le parole di Neumahr “quando la letteratura globale ha incontrato la storia del mondo”

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IL MAGO – COLM TÓIBÍN

Colm Toibin Il Mago

Colm Tóibín, Il Mago (tit. orig.le The Magician), traduz. Giovanna Granato, pp. 506, Einaudi Supercoralli, 2023

Più di quindici anni dopo The Master dedicato al grande scrittore Henry James, Colm Tóibín torna a cimentarsi con il romanzo biografico (o biografia romanzata) interessandosi questa volta ad una delle figure più eminenti e complesse della letteratura tedesca della prima metà del XX° secolo, premio Nobel per la letteratura 1929: Thomas Mann (1875-1955).

Il Mago non è infatti una biografia ma un romanzo. Questo viene esplicitato chiaramente ponendo il libro sul labile confine tra il reale e la finzione ed è con la serietà del ricercatore e la libertà del romanziere che Tóibín espone con delicatezza e capacità di introspezione nei diciotto capitoli del suo libro – da Lubecca 1891 a Los Angeles 1950 – la storia di Thomas Mann e della sua famiglia.

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I POCHI E I MOLTI. ROMANZO DI UN’EPOCA – HANS SAHL

Laserstein
Lotte Laserstein, 1930 (particolare). Staatliche Museen zu Berlin, Nationalgalerie

  Hans SAHL, I pochi e i molti. Romanzo di un’epoca (tit. orig.le Die Wenigen und die Viele. Roman einer Zeit, 2010), a cura di Enrico Arosio, pp. 464, Sellerio Editore, 2023

“Non sono un eroe. Ho paura dei ratti e dei serpenti. Non attraverso volentieri un bosco buio. Non amo essere maltrattato. Rumori di guerra e apocalissi, nonchè tutte le vicende storiche che si svolgono con fragore, mi suscitano antipatia. Io amo i libri e le opere d’arte, la buona musica e i vini pregiati. Mi piace mangiar bene. Apprezzo la vita comoda.”

Così comincia la narrazione dell’avventurosa storia di un poeta berlinese cui la nomina di Hitler a Cancelliere del Reich fa comprendere immediatamente che adesso “all’individuo non rimaneva che una scelta: se lasciarsi triturare in poltiglia in mezzo alle grandi forze in campo o se unirsi a una di esse

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FEBBRAIO 1933. L’INVERNO DELLA LETTERATURA – UWE WITTSTOCK

Uwe Wittstock, Febbraio 1933. L’inverno della letteratura, tit. orig.le Februar 33. Der Winter der Literatur 2021, traduz. dal tedesco Isabella Amico di Meane e Giovanna Targia, pp. 304 , Marsilio Editori, 2023

Un mese. Basta soltanto un mese. Il 30 gennaio 1933 viene conferito ad Hitler l’incarico di Cancelliere del Reich. Il 28 febbraio, il giorno dopo l’incendio del Reichstag, viene emanato il “Decreto per la protezione del Popolo e dello Stato” che elimina di colpo i diritti civili.

“Hindenburg firma senza esitare. Il secondo decreto serve anzitutto a introdurre la pena di morte per determinati reati politici. Il primo, di portata assai più vasta, abolisce tutti i principali diritti fondamentali. Da oggi non ci sono più limiti alle prevaricazioni dello Stato. La libertà di parola, di stampa, di associazione e di riunione, il segreto postale e telefonico, l’inviolabilità del domicilio e della proprietà vengono soppresse. E così i diritti alla libertà personale: d’ora in poi la polizia può arrestare chiunque a proprio piacimento, prolungando il periodo di reclusione illimitatamente e impedendo il contatto del detenuto con la sua famiglia o con un avvocato. In altre parole: entro i confini della Germania chiunque è in balia dell’arbitrio del governo e delle autorità. Il terrore ha la strada spianata. La soppressione dei diritti fondamentali vale nominalmente solo «fino a nuovo ordine». Ma entrambi i decreti firmati nella giornata di oggi rimarranno in vigore per l’intera durata del regime nazista. Lo Stato di diritto è abolito. […] La dittatura ha inizio.” p.214

Uwe Wittstock, critico letterario e saggista, è stato redattore della «Frankfurter Allgemeine Zeitung» e della rivista d’informazione «Focus» e vice-capo della sezione di approfondimento del quotidiano «Die Welt». Ha ricevuto il premio Theodor Wolff, un prestigioso riconoscimento per la stampa tedesca.

Wittstock concentra la sua attenzione, in questo libro, su ciò che accadde nel mondo della cultura ed ai suoi protagonisti: come reagirono, cosa ne fu di loro. Innanzitutto, nessuno era riuscito a prevedere quello che sarebbe successo. Nei giorni convulsi che seguirono l’insediamento del nuovo Cancelliere, Thomas ed Heinrich Mann, Klaus ed Erika Mann, Alfred Döblin, i Wedekind, Joseph Roth, Bertolt Brecht, Erich Maria Remarque, Georges Grosz, Leo Feuchtwanger, Anna Seghers, Bernhard von Brentano e tantissimi altri noti e meno noti, sbigottiti e frastornati si interrogano e discutono sul da farsi mentre è già, immediatamente, iniziata “la caccia” (la chiamano proprio così) all’intellettuale. Le campagne diffamatorie, le perquisizioni, i primi agguati, i pestaggi sempre più frequenti, gli arresti immotivati… La lista degli intellettuali in pericolo è lunga, Wittstock non può che seguire il percorso di un numero limitato di essi ma sappiamo che tutte le eccellenze della cultura tedesca del tempo – scrittori, drammaturghi, pittori, architetti, attori, musicisti, grandi direttori d’orchestra e concertisti, giornalisti, filosofi, editori, direttori dei più prestigiosi teatri della Germania si trovarono improvvisamente davanti alla scelta fatale: aderire al nazismo oppure…

Molti di loro erano ebrei. Certo, le uccisioni di massa hanno avuto inizio solo più tardi e nessuno – nemmeno i più pessimisti – potevano immaginare l’inimmaginabile, ma già nel 1933 si è in realtà deciso chi avrebbero riguardato.

“chi doveva temere per la propria vita e quindi scappare e chi si faceva avanti per far carriera al seguito dei carnefici. Mai prima di allora così tanti scrittori e artisti hanno lasciato il proprio paese nel giro di così poco tempo.”

Il libro, basato su un’ampia bibliografia e documentazione (tutte le fonti sono citate) ha un incalzante taglio narrativo e cronachistico. I percorsi dei singoli, le scelte diverse, i diversi esiti finali sono narrati praticamente giorno per giorno con tutti i loro dubbi, le loro paure, le loro esitazioni, le loro certezze. Chi ce la fa e chi non ce la fa, chi sceglie l’esilio che salva la vita ma distrugge l’identità, chi decide di tagliare definitivamente ogni ponte dietro di sè, di rinnegare per sempre la Germania. Le figure che Wittstock sceglie di seguire da vicino, giorno dopo giorno, sono rappresentative del variegato universo culturale di un Paese che ha dato moltissimo alla cultura mondiale ma che nonostante tutto non è stato in grado di prevedere la catastrofe che sarebbe piombata su tutti (intellettuali e non) all’improvviso.

Non faccio certo spoiler dicendo che nell’ultimo capitolo intitolato “Cosa è accaduto in seguito. 33 brevi biografie” Wittstock racconta come si sono concluse le vite di quegli artisti che sono riusciti ad aver salva la vita. Spesso, purtroppo, non sono stati in grado di creare più nulla. La perdita della loro terra, delle persone care, delle radici aveva inaridito la loro creatività per sempre.

“Per distruggere la democrazia, agli antidemocratici è bastato poco più di un mese. Chi fosse partito alla fine di gennaio lasciando uno Stato di diritto, si sarebbe ritrovato al ritorno, quattro settimane dopo, in una dittatura”

Un libro da leggere e che rimane purtroppo sempre attuale perchè ci ricorda ancora una volta che «quanto siano preziosi la democrazia e il diritto diventa evidente appena iniziano a scomparire».

LA VERITA’ DEL MALE. EICHMANN PRIMA DI GERUSALEMME – BETTINA STANGNETH

Bettina Stangneth, La verità del male. Eichmann prima di Gerusalemme (tit. orig.le tedesco Eichmann vor Jerusalem) traduz. dall’ edizione inglese Eichmamm before Jerusalem di Antonella Salzano, pp. 604, Luiss University Press, 2017

“Nessuna persona potrà mai più parlare del fenomeno Eichmann e delle sue implicazioni politiche senza fare riferimento a quest’opera”, ha scritto il The New York Times Book Review.

Il libro, pubblicato originariamente in Germania nel 2011 e negli Stati Uniti nel 2014, ha avuto un successo enorme.

Uscito in Italia con la bella traduzione di Antonella Salzano grazie al Goethe Institut e al Ministero degli Affari Esteri della Repubblica Federale Tedesca, il libro della Stangneth è, dal mio punto di vista, un’opera fondamentale; è infatti il risultato di una ricerca molto complessa ed impegnativa che non potrà che condizionare studi e ricerche che in futuro dovessero essere intraprese o proseguite su questo tema, un’opera in cui la storica e filosofa tedesca Bettina Stangneth esperta in teorie dell’inganno e psicologia della manipolazione si confronta con Hannah Arendt e la sua celeberrima teoria della “banalità del male”.
Ma andiamo con ordine e facciamo qualche passo indietro.

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L’INTERPRETE – ANNETTE HESS

Annette Hess, L’interprete (Tit. orig.le: Deutsches Haus, 2013), traduz. dal tedesco Chiara Ujka, pp. 315, Neri Pozza, 2019

Romanzo diventato subito best seller, immediatamente tradotto in una ventina di paesi, L’interprete di Annette Hess ci mette di fronte al trauma ed alla rivolta di una generazione di tedeschi, la “generazione dei Kriegskinder” (i bambini della guerra) che negli anni ’60 dello scorso secolo aveva vent’anni e si era dovuta confrontare con il rifiuto della memoria nella Germania dell’immediato dopoguerra. Una generazione condannata al silenzio perchè ad essa non veniva permesso di porre domande.

La protagonista del romanzo, Eva Bruhns, figlia dei proprietari di un modesto ristorante di Francoforte sul Meno, sta per fidanzarsi con uno dei giovani più ricchi e noti della città quando inaspettatamente e con sua grande sorpresa le viene chiesto dalla Procura di prestare la sua opera di interprete al cosiddetto “secondo processo Auschwitz” (1963) che sta per avere inizio. Devono essere giudicati i crimini di ex ufficiali nazisti e questo diventerà uno dei processi più famosi del mondo. Si tratta infatti del processo di Francoforte

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COME MIO FRATELLO – UWE TIMM

Uomini delle Waffen – SS in Unione Sovietica
Bundesarchiv, Bild 101III-Wiegand-117-02 / Wiegand / CC-BY-SA 3.0

“Essere sollevato in aria – riso, esultanza, una gioia irrefrenabile – questa sensazione accompagna il ricordo di un attimo, un’immagine – la prima immagine che mi si è impressa nella mente – con la quale comincia per me la consapevolezza di me stesso, la memoria: dal giardino entro in cucina dove ci sono gli adulti, mia madre, mio padre, mia sorella. […] e poi sbuca fuori lui, il fratello, e mi solleva in alto. Non ricordo la sua faccia, nemmeno quel che indossava, forse l’uniforme, ma la situazione è molto chiara: tutti che mi osservano e io che scopro i capelli biondi […] e poi la sensazione di essere sollevato – sospeso in aria.
E’ l’unico ricordo di mio fratello, sedici anni più grande di me, che pochi mesi dopo, alla fine di settembre, venne ferito gravemente in Ucraina.

Uwe Timm ha, in quel momento che costituisce un’immagine fondativa della sua memoria, 3 anni. Il fratello Karl-Heinz ne ha 19, 16 più di lui. Pochi mesi dopo, ferito gravemente in Ucraina, dove si trova con la divisione scelta Totenkopf delle Waffen-SS, nelle quali si era arruolato volontario a 18 anni, morirà il 16 Ottobre 1943.

Saranno trascorsi quasi sessant’anni dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale quando, nel 2003, Uwe Timm riesce finalmente a scrivere ed a pubblicare un libro sul suo fratello maggiore morto in guerra. Come mio fratello (Am Beispiel meines Bruders) è un testo autobiografico, la cui stesura è costata all’autore molto dolore, un testo privato ed intimo, che lasciando spazio all’emotività e che riprendendo la memoria individuale (di se stesso, dei genitori, della sorella) e del gruppo familiare in quanto tale finisce per diventare in qualche modo emblematico di gran parte della Germania degli anni della guerra e dell’immediato dopoguerra.

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