
La “Rote Faden” dipinta sui marciapiedi del centro.
Seguendola si viene condotti in un giro di circa quattro km.
che tocca tutti i punti di principale interesse
Un paio di mesi fa ho ricevuto un messaggio privato da parte di una occasionale frequentatrice di questo blog che, tra le altre cose, si chiedeva e mi chiedeva se anche io abitassi in Germania. Aveva notato una notevole presenza di post su letteratura tedesca, viaggi in Germania realizzati o desiderati. Lei è un’italiana che vive — mi ha scritto — in Germania. Le sarebbe piaciuto parlare dei tedeschi e della Germania tra noi italiane che vivono in Germania.
Le ho detto che sono italiana, che vivo a Palermo ma che questo non mi impedisce di interessarmi alla Germania e… da allora è sparita.
Qualche giorno fa invece, un’altra frequentatrice del blog, italiana che vive a Parigi e che conosce bene il mio amore per la Francia, Parigi, per la cultura ed in particolare la letteratura francese in una mail mi diceva, scherzando: “… ho notato dal tuo blog che negli ultimi tempi hai sviluppato un’insana passione per la Germania…”.
L’aggettivo “insana” era scritto — ovviamente e tengo a ripeterlo — in modo scherzoso.
Però queste due mail molto diverse ma in qualche modo anche abbastanza simili mi hanno fatto un po’ riflettere.
E’ proprio vero infatti quello che le mie due interlocutrici hanno notato, e cioè il sovraffollamento di post sulla Germania, la sua letteratura, la sua storia.
I motivi di ciò sono più di uno, tutti talmente semplici da essere persino banali. Ne elenco solo qualcuno, e non necessariamente in ordine di priorità. Per la serie: “cambiando l’ordine dei fattori… etc.”
- Innanzitutto mi interessa l’Europa e il ruolo della Germania nella storia e nella cultura europea è stato ed è enorme.
- Credo di avere una discreta conoscenza della storia e della letteratura italiana e francese che ho sempre amato moltissimo.Per la musica classica sono, invece, sempre stata “tedesca” fino al midollo, la musica francese l’ho, infatti, apprezzata solo molto tardi, e soprattutto per merito di Proust. Che adorava Wagner (e ce ne sarebbe da dire, su questo, ma ora non è il momento) ma prese Faurè e Franck per il suo Vinteuil…Tornando a noi: ad un certo punto mi sono accorta che per quanto riguardava la letteratura tedesca, a parte i grandi classici tipo Kleist, Schiller, Goethe, Mann e qualche altro (che sono ormai, almeno così voglio ben sperare, Patrimonio Universale dell’Umanità) sconoscevo quasi tutto degli scrittori contemporanei (anche qui, con alcune eccezioni costituite soprattutto da Grass e Böll), che della Germania nazista avevo una conoscenza troppo superficiale, frammentaria ed ormai abbastanza stereotipale; che della Germania divisa (dal Muro) e della DDR sapevo poco o nulla (diciamolo: mi sono scoperta di una ignoranza abissale), che insomma i miei “vuoti” erano colossali.
Ho perciò deciso di cominciare a cercare di rimediare.
Inoltre, non ero mai stata in Germania.
Parigi mi ha attirato sempre come una calamita e quindi tutte le volte che potevo concedermi una gita fuori porta andavo a Parigi.
Poi c’è la questione della lingua.
- Non che io sia in grado di parlare correntemente il francese, ohibò (per leggerlo invece non ho problemi) ma insomma quando vado in Francia sono in grado di sostenere un qualche brandello di conversazione, anche se non troppo sofisticata mentre in Germania no e questo mi ha sempre trattenuta.Poi però mi è successo che sono stata per ben due volte a Budapest, splendida città in sono sopravvissuta egregiamente e mi sono detta: “Se sono riuscita a stare quasi un mese in mezzo a persone che parlano quasi esclusivamente l’ungherese, potrò cavarmela anche in Germania”.Mi sono presa di coraggio e l’anno scorso sono partita alla volta di Berlino. Che mi ha incantata (l’ho già scritto e ripetuto sino alla nausea e lo ripeterò ancora), in cui non ho avuto grossi problemi di … sopravvivenza linguistica e da allora ho deciso di vedere quanto più posso, della Germania.
Non tutta, certo, perchè è enorme e con moltissime città grosse e molto importanti, però almeno le città considerate più significative voglio vederle, mi sono detta.
E dunque a maggio sono stata a Monaco, e quest’estate Amburgo, Lubecca, Hannover… La prossima volta sarà (almeno lo spero) il turno di Lipsia e Dresda.
Contemporaneamente, continuo a cercare di approfondire letteratura, cinema, storia. Ho parecchi libri già in lista d’attesa.
Visitare città come Hannover, Monaco e soprattutto Amburgo dopo aver letto il libro di Sebald Storia naturale della distruzione …. o La Germania bombardata di Jorg Friedrich significa vederle con occhi davvero molto, molto diversi da quelli di un normale turista.
- Analogo interesse ed analoga ignoranza ho scoperto avere per la la recente storia e letteratura russa(anche qui, a parte i Grandi Classici che tutti conosciamo).Però Russia e dintorni (il territorio, tanto per intenderci, che fino a ieri era costituito dall’Unione Sovietica) rappresentano un ambito sterminato, e benchè faccia del mio meglio per saperne di più, l’impresa è ancora più ardua e le mie lacune molto più difficili da colmare. Anche se ci provo, eh, ci provo.
- Il 99% delle mie letture di storia e letteratura italiana e francese risalgono a prima dell’apertura di questo blog, ed è questo il motivo per cui qui non parlo quasi mai di scrittori italiani e poco di scrittori francesi. Almeno, di quelli che prediligo: li ho letti e straletti tutti molto tempo fa. Però è cominciata per me l’epoca feconda delle riletture, e dunque non è escluso che tra poco comincerò ad alluvionare il blog di scrittori francesi ed italiani.E gli inglesi?! Gli inglesi per me costituiscono un mondo a parte, e prima o poi ne parlerò in un “a parte”. Perchè gli inglesi hanno anche loro — come tutti, del resto e per fortuna — una loro specificità che va rispettata.
Ed infine:
- La scelta che di volta in volta faccio dei libri da leggere o dei film da vedere non è in funzione del blog.Al contrario: sul blog scrivo soltanto dei libri o dei film che vado leggendo (e nemmeno di tutti). Questo significa, ovviamente, che a volte il blog può risultare monocorde e (perchè no?) anche monotono.Ma è così che ho deciso di comportarmi sin dal primo giorno in cui ho aperto il blog, applicando cioè la mia regola personale secondo la quale è il blog che deve servire me, e non io il blog.
Questo può avere come effetto che i visitatori ad un certo si stufino e non tornino, ma è molto meglio — per me certamente ma credo non solo per me — che io scriva di cose che realmente mi interessano e che non scriva pensando al contatore.
Se il contatore mi dà buoni numeri ne sono felice, ça va sans dire. Se il contatore cala, mi dispiace ma non sono disponibile a cambiare modalità di postare solo per questo motivo.
Per concludere: credo che per parecchio tempo parlerò ancora molto di Germania, di seconda guerra mondiale, di Russia, di ex Unione Sovietica…