VITA DEL SIGNOR DE MOLIÈRE – MICHAIL BULGAKOV

Ritratto di Molière
Charles-Antoine Coypel (1622-1673) Ritratto di Molière

“Una levatrice, che aveva appreso la sua arte presso la Divina Casa della Maternità di Parigi sotto la guida della celebre Louise Bourgeois, il 13 gennaio 1622 assistette la gentilissima signora Poquelin, nata Cressé, nel far venire al mondo il suo primogenito, un piccino prematuro di sesso maschile.
Con sicurezza posso affermare che, se avessi avuto l’occasione di spiegare alla venerabile comare chi precisamente stava facendo venire al mondo, questa per l’agitazione avrebbe potuto provocare un qualche danno al piccino e, al tempo stesso, anche alla Francia intera.”

Immediatamente dopo questo primo capoverso della biografia di Molière, ecco entrare in scena (è proprio il caso di esprimersi così) l’autore stesso del libro, Michail Afanas’evič Bulgakov in persona, che si rivolge direttamente alla levatrice in una stanza rischiarata solo dalla luce delle candele, quelle candele che ritroviamo in tante sue opere e che costituiscono uno dei leit motiv ne Il Maestro e Margherita:

Ed eccomi qui: indosso una casacca munita di enormi tasche, e in mano ho una penna, non d’acciaio, ma d’oca. Dinanzi a me ardono candele di cera, e il mio cervello è in fiamme.
“Signora mia, dico, “maneggiate con maggior attenzione il piccino, non scordate che è nato prima del tempo. La morte di questo piccolo significherebbe una perdita immensa per il vostro paese!”
“Mio Dio! La signora Poquelin ne metterà  al mondo un altro!”
“La signora Poquelin non ne potrà mai più mettere al mondo uno così, e nemmeno nessun’altra signora, nel corso di alcuni secoli, ne metterà al mondo uno simile.
”Voi mi stupite, signore!”
“E io stesso ne sono stupito. Cercate di capire che, trascorsi tre secoli, in un paese lontano, io mi ricorderò di voi solo perché avete tenuto in braccio il figlio del signor Poquelin.”
“Ho tenuto in braccio dei piccoli ben più illustri.”
“Cosa intendete, voi, con la parola ‘illustri’? Questo piccino diventerà più famoso del re che adesso vi governa, del vostro Luigi XIII, diventerà  più noto del re successivo, e quel re, signora mia, si chiamerà  Luigi il Grande, o Re Sole! Buona signora, esiste un paese [selvaggio, voi non lo conoscete, è la Moscovia, un paese freddo e terribile. Lì non ci sono i lumi e l’istruzione, ed è popolato da barbari] che parlano una lingua strana per il vostro orecchio. Ecco, dunque, persino in quel paese in breve s’intrufoleranno le parole di colui che avete appena aiutato a venire al mondo.”

In questo bellissimo incipit sono presenti praticamente tutti gli elementi fondamentali che caratterizzano questo libro: il dialogo diretto tra Bulgakov e Molière ed altri personaggi, la sua grandissima ammirazione ed empatia per l’artista francese, la sottolineatura delle differenze esistenti tra il mondo culturale francese e quel “mondo lontano”, quel paese “freddo e terribile” in cui sono assenti “i lumi dell’istruzione” ed è “popolato da barbari”.
Ed infine, dettaglio molto, molto importante e prezioso, in questa edizione finalmente integrale del libro (ci sono voluti ben quarant’anni dalla morte del suo autore, per averla!) la presenza delle parentesi quadre (che io ho evidenziato in grassetto) che indicano tutte le frasi e le parti eliminate dalla censura sovietica nella prima pubblicazione del romanzo avvenuta nel 1962…Quante cose dell’URSS stalinista e della ferrea attività censoria degli anni ’30 rivelano quei brani racchiusi da parentesi quadre!

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GLI UFFICI COMPETENTI – IEGOR GRAN

Iegor Gran Gli uffici competenti

Iegor GRAN, Gli uffici competenti (tit. orig.le Les Services compétents), traduz. Giuseppe Girimonti Greco ed Ezio Sinigaglia, pp. 232, Einaudi, 2022

Il tenente Ivanov è alla ricerca di un certo Abram Terc, pseudonimo scelto da uno strano scrittore che nonostante la ferrea censura sovietica riesce a fare pubblicare i suoi racconti oltre i confini dell’ URSS, in Occidente. Di cosa scrive?

“Ed è qui la sorpresa. L’anonimo autore non parla nè dei Gulag, nè della censura, nè del disastro economico, nè della nomenklatura, nè dei fatti d’Ungheria, pur così recenti, nè del divieto di sciopero nelle fabbriche sovietiche, nè della chiusura delle frontiere e neppure delle contraddizioni del pensiero marxista-leninista o dei suoi limiti. Non viene affrontato nessuno dei temi più indisponenti. Al loro posto, un trattato di estetica. E’ il realismo socialista, vasta categoria nel cui ambito si scrivono i grandi romanzi sovietici da Gor’kij in poi, si dipingono i quadri e si scolpiscono le pietre, il vero bersaglio che l’autore prende di mira con un tono sarcastico, decisamente sgradevole. […] e tutto questo a quale scopo? Spiegare il realismo socialista? Capirai che trovata! Tutti sanno cos’è […] ci mancava solo questa: un nuovo Pasternak!”

Abram Terc verrà identificato dopo sei lunghi anni di una inchiesta dagli aspetti spesso grotteschi.

Il vero nome dello scrittore è Andrej Sinjavskij che nel 1966 fu condannato al Gulag per aver pubblicato all’estero alcune opere narrative con lo pseudonimo di Adam Terc. La moglie di Sinjavskj è la coraggiosa ed intelligente Maria Rozanova.

Andrej Sinjavskij e Maria Rozanova sono i genitori del narratore. Iegor Gran è infatti uno pseudonimo. Il suo vero nome è Iegor Andreyevich Sinjavskij, nato a Mosca il 23 dicembre del 1964, proprio nel periodo in cui il padre e la madre erano braccati dal KGB.

Le vicende principali narrate nel libro in forma di romanzo (e che romanzo!) sono realmente accadute.

Chi non è di giovanissima età ricorda ancora il clamore suscitato in Occidente da quello che è passato alla storia come “il caso Daniel – Sinjavskij”

Ma ora concentriamoci sul libro.

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HONORINE – HONORÉ DE BALZAC

Charles Huard, Honorine et le narrateur
Matrice pour l’illustration de Honorine, Etudes de moeurs, Scènes de la vie privée de La Comédie humaine 4, volume 4, Paris, Editions Conard, 1910-1950, p.363. Paris, Maison Balzac
(Fonte)

Honorine è un lungo racconto o un romanzo breve che Balzac disse di avere composto in tre giorni, nel 1842, e fa parte di quel gruppo di “donne adultere” che aveva intenzione di inserire negli “Études de femmes”.

Poco conosciuto dal grande pubblico, è in realtà uno degli episodi non so se tra i più belli ma certamente uno dei più moderni della Commedia Umana. Ripubblicato da Sellerio con un’appendice di Pierluigi Pellini che si intitola Il rovescio oppressivo dell’amore romantico è uno di quei libri in cui il lettore di oggi può, paradossalmente, cogliere molto di più di quanto fosse in grado di fare un lettore dell’Ottocento, in particolare per quel che riguarda la vena che potremmo anche in qualche modo definire “protofemminista” della storia.

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LA SIGNORINA CORMON – HONORÉ DE BALZAC

Balzac La signorina Cormon

Honoré De Balzac, La signorina Cormon (tit.orig.le La vieille fille), traduz. Francesco Monciatti, a cura di Pierluigi Pellini, pp. 400, Sellerio

La signorina Cormon, che Balzac scrisse quando aveva trentasette anni, è stato il primo roman-feuilleton pubblicato a puntate su un quotidiano politico francese ed oltre ad essere considerato un capolavoro del romanzo moderno è anche uno dei testi più importanti (anche se forse in Italia tra i meno conosciuti) della Commedia umana.

Nel piano complessivo dell’immensa opera di Balzac La signorina Cormon (del 1836) fa parte dello Studio dei costumi, Sezione Scene della vita di provincia. Il titolo originale francese è La vieille fille che equivale a “zitella” ma nell’edizione italiana Sellerio si è preferito – a mio parere opportunamente – sostituirlo con un titolo più neutro.

Vi si narra la storia, esilarante ma anche crudele, della signorina Cormon, una vieille fille non bella ma nemmeno brutta, una donna che risulta grottesca ma

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GLI AQUILONI – ROMAIN GARY

Tamara de Lempicka

Educazione europea, La promessa dell’alba, La vita davanti a se, Le radici del cielo, La notte sarà calma… sono i più celebri romanzi di Romain Gary. Che, nato a Vilnius in Lituania in realtà si chiamava Roman Kacew ma che in Francia cambiò e diventò Romain Gary; che firmandosi Émile Ajar vinse nel 1975 con La vie devant soi (La vita davanti a sé) per la seconda volta – in barba al regolamento, che lo proibiva – il prestigioso Premio Goncourt, già ottenuto nel 1956 con Les racines du ciel (Le radici del cielo). Che si firmò anche, in alcuni romanzi minori, come Shatan Bogat e Fosco Sinibaldi.

“Uomo inafferrabile”, secondo Todorov.”Un camaleonte” secondo la sua biografa. Romain Gary, le caméléon è infatti il titolo della sua biografia- quasi ottocento pagine – scritta da Myriam Anissimov; Il camaleonte titola Jan Brokken il capitolo di Anime baltiche dedicato allo scrittore di origini lituane nato a Vilnius e che nella sua vita straordinaria fu lituano, polacco, francese; militare ed eroe di guerra, poliglotta, diplomatico, uomo affascinante e grande seduttore.

Gli aquiloni è il suo ultimo romanzo. Venne pubblicato nel 1980.

Il 2 dicembre dello stesso anno Romain Gary si suicidò. Aveva sessantasei anni.

Inevitabile leggere il libro “anche” come una sorta di testamento letterario in cui si ritrovano tutti i temi cari allo scrittore: l’amore, l’amicizia, la libertà di pensare e di agire, il potere dell’immaginazione contro tutto e nonostante tutto. Nel biglietto indirizzato a Robert Gallimard lasciato da Gary accanto a sé sul letto in cui si sparò tornano alcune parole dell’explicit de Gli aquiloni. Non fu certo un caso.

Ne Gli aquiloni Gary racconta la storia – che si svolge prima e durante la Seconda Guerra mondiale dal 1939 al 1945 – dell’amore appassionato ma ostacolato dalla drammatica Grande Storia di quegli anni fra Lila, giovane aristocratica polacca e Ludovic (Ludo), un ragazzo normanno dotato di una memoria prodigiosa.

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EUROPA 33 – GEORGES SIMENON

Simenon Europa 33

Georges Simenon, Europa 33 (tit. orig.le Europe 33), traduz. Federica e Lorenza Di Lella, con una nota di Matteo Codignola, pp. 337, 67 ill. b/n, Adelphi, 2020

“L’Europa è malata. Il dottore si china, appoggia l’orecchio sul cuore del paziente: ‘Dica 33′ E il paziente ripete: ’33…33…33…’. Mmm! Dal viso del dottore traspare tutta la sua preoccupazione”

“La neve attutisce il rumore dei passi e delle voci. Attutisce gli urti. Ha un sembiante di pace. Eppure alcuni, qua e là, sono preoccupati, fremono impercettibilmente come se… Come se domani, scioltasi la neve e tornata nera e brulicante di vita la terra, dovessero correre verso frontiere di nuovo visibili. Ma questo non mi riguarda. Io sono partito con uno scopo più modesto, quello di vedere il volto dell’Europa di oggi. C’è stata un’ Europa di prima del 1914, poi un’Europa squarciata dalle trincee e infine un’Europa del dopoguerra. Ma forse è ancora un’altra Europa questa Europa del 1933 che sonnecchia sotto la neve e che, come chi dorme male, è scossa da bruschi e terrificanti sussulti”.

Nel 1933 Simenon, insieme alla prima moglie Tigy, partì da La Richardière – una residenza di campagna di nobili, costruita nel XVI secolo vicino a La Rochelle in cui nel 1931 si era trasferito con la famiglia pur mantenendo la casa di Parigi a Places des Vosges – per un lungo giro nei paesi europei.

E’ un’ Europa apparentemente tranquilla e sepolta dalla neve, quella che si trova a percorrere, ma in realtà è un’ Europa malata, cui Simenon già nella prima pagina del libro fa dire “33” e che ausculta come farebbe un dottore ma con la cocciutaggine e la curiosità di consumato reporter, curiosità che non è però rivolta all’Europa ufficiale, quella delle Cancellerie e dei Ministeri ma all’Europa profonda, degli uomini comuni.

Il volume Adelphi, corredato di molte foto scattate dallo stesso Simenon, contiene quattro reportages scritti su questo viaggio attraverso l’Europa tra il 1933 e il 1934. Pubblicati e finanziati da varie testate, molto diversi tra loro – come si vedrà – per tematiche e tono sono tutti egualmente brillanti, stimolanti e, in certi casi, per chi come noi oggi conosce lo sviluppo della Storia, persino premonitori o spiazzanti.

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IL GHETTO INTERIORE – SANTIAGO H. AMIGORENA

Santiago H. Amigorena, Il ghetto interiore (tit. orig.le Le Ghetto intérieur, 2019), traduz. dal francese Margherita Botto, p.144, Neri Pozza Editore, 2020

“Il 13 settembre 1940, a Buenos Aires, il pomeriggio era piovoso e la guerra in Europa così lontana da far credere di trovarsi ancora in tempo di pace. Avenida de Mayo, la grande arteria fiancheggiata da edifici liberty che va dal palazzo presidenziale a quello del Congresso, era quasi deserta; solo pochi uomini frettolosi che uscivano dai loro uffici in centro correvano sotto la pioggia riparandosi la testa con un giornale per prendere un autobus o un taxi e tornare a casa”

Tutto comincia nel 1940. Alcuni amici ebrei, immigrati in Argentina dalla Polonia, si ritrovano quasi ogni giorno al Caffè Tortoni e si chiedono: cosa sta succedendo in quella Europa da cui sono fuggiti in nave qualche anno prima? Interpretare le rarissime notizie che arrivano in Argentina è molto difficile.

Vicente Rosenberg è uno di loro, “Forse, […] semplicemente, se n’era andato da Varsavia come si partiva allora, pensando che avrebbe fatto fortuna all’estero e poi sarebbe tornato, sarebbe tornato e avrebbe rivisto sua madre, sua sorella, suo fratello. Forse, andandosene, non aveva mai pensato che non sarebbe tornato, che non li avrebbe mai rivisti.”

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GWENDOLEN E LE ALTRE

 

Romola Garai Gwendolen Harleth
Gwendolen Harleth (Romola Garai) in Daniel Deronda
Miniserie BBC del 2002

 

Gwendolen Harleth di Daniel Deronda, Dorothea Brooke di Middlemarch, Maggie Tulliver di Il mulino sulla Floss… molti tratti delle eroine e dei maggiori romanzi di George Eliot li ritroviamo, a volte più a volte meno immediatamente riconoscibili, in altre eroine ed in altri grandi romanzi della letteratura occidentale a cavallo tra il XIX ed il XX secolo ed in particolare nell’opera di altri due grandi:
Henry James e Marcel Proust. Continua a leggere “GWENDOLEN E LE ALTRE”