ORFEO – JEAN COCTEAU (1950)

Jean Marais Orphée Jean Cocteau
Orfeo (Jean Marais)

Inizio del film, voce fuori campo di Cocteau:

"La leggenda di Orfeo è ben conosciuta. Nella mitologia greca, Orfeo era un cantore della Tracia. Il suo canto affascinava anche gli animali ma lo distraeva dalla moglie Euridice. La Morte gliela tolse. Lui discese agli Inferi ed usò il suo canto per ottenere di ricondurre Euridice nel mondo dei vivi. A condizione di non guardarla. Ma lui la guardò e venne fatto a pezzi dalle Baccanti.
Dove si svolge la nostra storia, ed in quale epoca? E' privilegio della leggenda essere senza tempo.
Fate come volete. Interpretate come volete…"

Ecco come lui, Cocteau, interpreta questa leggenda nel suo film.

Parigi, anni cinquanta. Durante una rissa al Café des Poètes, luogo di raduno di giovani artisti e scrittori, il celebre poeta Orfeo (Jean Marais) assiste ad un incidente nel corso del quale il diciottenne poeta Cégest (Edouard Dhermitte) muore, investito da due motociclisti.

Orphée Jean Cocteau

La Principessa (Maria Casarès) in compagnia della quale Cégeste era arrivato fa mettere il corpo sulla sua Rolls Royce guidata da Heuterbise (François Périer) e vi fa salire anche Orfeo.

Giungono ad una casa abbandonata, dove li aspettano i due motociclisti che hanno ucciso Cégeste ed Orfeo capisce che essi agiscono secondo gli ordini della Principessa.

Maria Casares

La Principessa rianima Cégeste e quando lei gli chiede:"Sai chi sono io?" il giovane risponde: "Si, la mia Morte" e giura che le obbedirà in tutto.
Entrambi subito dopo scompaiono attraversando uno specchio, sotto lo sguardo stupefatto di Orfeo che non riesce a seguirli e sviene.

Maria Casares Edouard Dhermitte
La Principessa (Maria Casares) e Cégeste (Edouard Dhermitte)

Jean Marais

Quando l'indomani Orfeo rinviene si ritrova in un deserto. La casa non c'è più. Ad attenderlo trova però la Rolls Royce che, guidata da Heuterbise, lo riporta a casa.
La moglie di Orfeo, Euridice (Marie Déa), incinta, nonostante Orfeo sia tornato è molto preoccupata per la scomparsa del marito e per il suo strano comportamento.

Marie Déa François Périer
Euridice (Marie Déa) ed Heuterbise (François Périer)

Orfeo infatti è nervoso, insolitamente scortese, e trascorre il suo tempo all'interno della Rolls intento a captare sulle onde corte strani messaggi poetici. Euridice — nonostante Heuterbise cerchi di metterla in guardia — decide di uscire per andare a cercare Aglaonice (Juliette Gréco) e viene, a sua volta, investita dai due motociclisti. La Principessa penetra nella sua stanza attraverso lo specchio e la porta con se nel regno dei morti. Heuterbise protesta, l'accusa di avere agito senza esserne stata autorizzata e perchè si è innamorata di Orfeo. Aiuta poi lo stesso Orfeo ad attraversare lo specchio perchè egli possa recarsi nell'aldilà a testimoniare dinanzi al tribunale del mondo dei morti. I giudici condannano la Principessa ed autorizzano Orfeo a riportare Euridice tra i viventi, a condizione però che egli non la guardi mai più.

Orphée Jean Cocteau

Non è facile seguire questa regola nella vita quotidiana della coppia; Orfeo è sempre più irritabile, ricomincia ad ascoltare i messaggi radio della Rolls Royce, senza rendersi conto che sono composizioni poetiche di Cégeste. Ma Euridice incrocia incidentalmente lo sguardo di Orfeo nello specchietto retrovisore della macchina e viene subito ricacciata nel regno dei morti.
Un gruppo di artisti, trascinati dalle Baccanti (Juliette Gréco e Anne-Marie Cazalis) fa nello stesso tempo irruzione a casa di Orfeo accusandolo di essersi appropriato delle opere di Cégeste. Orfeo viene mortalmente ferito durante lo scontro e si ritrova tra i morti assieme ad Euridice.
Orfeo è affascinato dalla Principessa-Morte ma questa, che si è innamorata di lui, si mette d'accordo con Heuterbise per rinviarlo tra i vivi: "Davanti al Poeta, la Morte deve sacrificarsi", dice.

Orfeo, tornato a casa, ritrova la sua Euridice. Entrambi sono convinti che sia stato tutto un brutto sogno. Un incubo.

Orphée Jean Cocteau

Heuterbise, a sua volta innamorato di Euridice, e la Principessa, vengono infine condannati dal tribunale dell'aldilà per alto tradimento.

Orphée Jean Cocteau

Orphée è un dramma metafisico e fa parte di una trilogia, assieme a Le sang d'un poète (1930) e a Le testament d'Orphée (1960). In esso, Jean Cocteau riprende il soggetto da una sua opera drammatica del 1925 e trasporta il mito agli anni Cinquanta.

L'Orfeo di Cocteau non finisce tragicamente. La Morte, innamorata del Poeta, lo risparmia. L'epilogo non ha nulla di eroico: Orfeo si ricongiunge alla moglie Euridice in una promessa di tranquillo e duraturo amore coniugale.

Il mito greco, nella versione moderna pensata e realizzata da Cocteau può apparire, per il suo felice epilogo, come "demitizzato". L'ambientazione in una metropoli contemporanea, il Café des Poètes che richiama il Café Flore, le Baccanti che non sono altro che un Club letterario presieduto da Aglaonice e la Principessa-Morte che si muove su una Rolls Royce, contribuiscono a fare di Orfeo non un eroe tragico ma un moderno intellettuale borghese.

La caratteristica del film è una estetica della fascinazione con la quale Cocteau riesce a realizzare una suspense degna di un grande noir.
Lo schematico riassunto che ho fatto della storia non può in alcun modo rendere l'idea del fascino del film.

L'uniforme dei due assistenti motociclisti, i guanti di caucciù che permettono di passare attraverso lo specchio, i blocchi di pietra che rappresentano l'inferno (o la Zona, come piuttosto la chiama Cocteau), le rovine della casa abbandonata ed altre mille stupefacenti idee di scenografia come la superficie degli specchi che si trasformano in acqua al semplice contatto delle mani, la Rolls che cammina in un paesaggio fotografato al negativo, le false prospettive, il trompe-l'oeil, l'inesistenza della legge di gravità nel mondo dei morti contribuiscono a creare un alto grado di fusione poetica.

Maria Casares

Il tema dell'amore e della morte è esplorato nelle sue implicazioni culturali (teatro greco, romanticismo tedesco, espressionismo) e psicologiche. Ma Cocteau gioca anche con l'estetica del romanzo popolare e dei feuilletons. Il risultato è un vero e proprio… realismo dell'irreale.

Maria Casares
La Principessa – La Morte (Maria Casares)
Juliette Gréco Orphée Jean Cocteau
Aglaonice (Juliette Gréco)

Ritornano qui tematiche già presenti in Le Sang d'un poète: il rapporto del poeta con il tempo e con la morte e la sua funzione di raccordo tra il mondo reale e quello dello spirito. Soprattutto, ritroviamo anche qui il narcisismo e la presenza ossessiva degli specchi, che permettono il passaggio nel mondo dell'aldilà (e quindi dell'immaginazione).

"Vi rivelo il segreto dei segreti" dichiara Heuterbise ad Orfeo"gli specchi sono le porte attraverso le quali la morte viene e va. Del resto, guardatevi tutta la vita in uno specchio e vedrete la morte lavorare come api in un alveare di vetro".
Lo specchio registra "la morte al lavoro", ma per Cocteau la modulazione attiva e violenta di questo motivo conferisce lo straordinario potere di operare le traversate, le metamorfosi e le resurrezioni per quanto eretiche, per quanto tormentate. Gli specchi di Cocteau aprono un oltre-mondo segreto, fantasmatico, interdetto.

Jean Marais Orphée Jean Cocteau

Orphée è un poeta ufficiale in lite con l'avanguardia rappresentata dai giovani Cégeste e Aglaonice, ma è anche un uomo alla ricerca di un'identità.
Per ottenere la ricchezza dei tanti simboli presenti nel film e che sono riconducibili da un lato alla mitologia classica, dall'altro al mondo poetico personale di Cocteau, le immagini di gusto un po' barocco e per trasportare nelle inquadrature le avventure fantastiche di Orphée sono stati necessari molti effetti speciali. Lo specchio attraverso cui passano la Principessa-Morte, i suoi due assistenti motociclisti e poi anche Heuterbise ed Orfeo era costituito, ad esempio, da una vasca di mercurio in cui si immergevano gli attori.

Qualche parola sul cast. La parte del poeta era interpretata dall'attore preferito di Cocteau, Jean Marais. Con lui Cocteau ha lavorato anche per La Belle et la Bête del 1946 e L'Aigle aux deux têtes del 1947. Personalmente, Jean Marias mi è sempre sembrato espressivo quanto un armadio, ma Cocteau evidentemente la pensava in modo diverso.

Maria Casarès era invece una grande attrice. Interprete teatrale di Shakespeare, Strindberg, Brecht, Racine e indimenticabile protagonista, al cinema, di Les enfants du Paradis di Marcel Carné (1943) e di Les dames du bois de Boulogne di Robert Bresson (1944) dà qui, nel ruolo della Principessa-Morte una delle prove migliori della sua carriera cinematografica.

Edouard Dhermitte era un ex minatore, giardiniere di Cocteau a Milly-la-Fôret a cui Cocteau si era molto legato e che impose anche a Melville per il ruolo di Paul quando si trattò di trasporre sullo schermo Les enfants terribles. Tra gli esperti della vita e delle opere di Cocteau c'è chi vede, nel personaggio del poeta adolescente Cégeste — che muore ma i cui versi arrivano a Orfeo dall'aldilà — il ricordo di Raymond Radiguet, il giovane autore di Le diable au corps e grande amore di Cocteau. La morte di Radiguet, avvenuta quando aveva appena vent'anni (come il Cégeste del film) aveva gettato lo scrittore nella disperazione e nel baratro dell'oppio. Affidando al suo nuovo giovane pupillo Dhermitte il ruolo di Cégeste, Cocteau rendeva omaggio a Radiguet, da lui mai dimenticato.

Il ruolo di Aglaonice, la giovane Baccante, non a caso venne affidato a Juliette Gréco, musa degli esistenzialisti e regina delle caves della rive gauche.

Le musiche originali di Orphée, sono anche questa volta di Georges Auric, uno dei componenti del gruppo Les Six.

Una curiosità: nel film compaiono anche in minuscole particine il regista Jean Pierre Melville (nel ruolo del direttore dell'hotel) e lo scrittore Claude Mauriac che impersona uno dei giudici dell'oltretomba.

Cocteau dedicò questo film a Christian Bérard, l'amico con cui aveva lavorato all'epoca di La Belle et la Bête e che proprio prima della sua morte, aveva cominciato a disegnare gli abbozzi per la scenografia ed i costumi di Orphée. I costumi vennero poi creati da Marcel Escoffier.

Orphée, 1950, (dedicato a Christian Bérard) Regia di Jean Cocteau, sceneggiatura e dialoghi di Jean Cocteau, con Jean Marais (Orphée), François Périer (Heurtebise), María Casares (La Principessa – Morte), Marie Déa (Eurydice) , Henri Crémieux (l'editore), Juliette Gréco (Aglaonice), Roger Blin (il poeta), Edouard Dermithe (Jacques Cégeste), René Worms, Raymond Faure, Pierre Bertin, Jacques Varennes.
Musiche originali di Heorges Auric, scenografie Albert Volper, Costumi Marcel Escoffier, fotografia Nicolas Hayer, 112 min., produzione: André Paulvé / Films du Palais-Royal; Francia 1950

Jean Marais Maria Casares

L'Orphée di Philip Glass

Orphée Philip Glass

Fa parte del trittico che negli anni tra il 1993 ed il 1996 Glass compose basandosi sulla prosa e sui film di Jean Cocteau (Orphée (1949), La Belle et la Bête (1946) ed il racconto Les Enfants Terribles (1929). L'opera è anche un omaggio musicale ai Les Six, il gruppo di compositori francesi associati a Cocteau. Orphée è sia concettualmente che musicalmente ispirata all'opera Orfeo ed Euridice di Christoph Willibald Gluck.

  • imdb
  • Jean Cocteau su NSP
    Les enfants terribles >>
    La Belle et la Bête >>
  • Questo post è stato pubblicato anche su Abbracci e pop corn il 29  Marzo 2008

    Autore: Gabrilu

    https://nonsoloproust.wordpress.com

    16 pensieri riguardo “ORFEO – JEAN COCTEAU (1950)”

    1. Tre cose, per il momento. L’operazione fatta da Cocteau è un segno patente della sua genialità e della sua strafottenza culturale, capace però di assumersi i rischi connessi. L’idea degli sguardi che si incrociano nello specchietto retrovisore la dice lunga sul cervello che aveva quell’uomo.
      La versione più alta del mito è quella con cui Virgilio chiude le Georgiche. La sapevo a memoria e la riprenderò.
      Cosa mai è Maria Casares ne Les Enfants du Paradis! La preferisco ad Arletty, ed è tutto dire. Ma anche in Bresson, che con le attrici aveva l’occhio finissimo. E penso alla Casares in teatro, che non ho mai avuto il piacere di ammirare. In più, una storia personale incredibile.
      E non parlo di Juliette Greco

      grazie Gabrilu, a presto
      Solimano

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    2. Sono passata prima per il blog di alexandra3 e la tua similitudine mi aveva colpita, ma ora che ho letto tutto il post avverto i sotterranei collegamenti che guizzano e rimbalzano dalle immagini su pellicola alle immagini che ognuno di noi crea nella propria memoria 🙂 Che bello!
      Annarita

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    3. da Giuliano:
      per l’Orfeo ho una piccola passione, nata ovviamente dalla musica: l’Orfeo di Monteverdi e l’Orfeo di Gluck, e anche l’Orfeo di Offenbach…
      Questo film cerco di vederlo da tanti anni e non ci sono mai riuscito. Almeno adesso ne so qualcosa in più: grazie!

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    4. Solimano
      E’ incredibile il numero di scene con specchi che c’è nei film di Cocteau. Ma d’altra parte, e considerazioni metafisiche o simboliste a parte, Cocteau era un grandissimo narcisista.
      Si, l’idea dello specchietto retrovisore è fenomenale
      Annarita
      Sono d’accordo con te
      Giuliano
      Per questo tipo di film — importanti, ormai classici, ma spariti dalla circolazione o cmq difficili da reperire — mi dilungo molto sui particolari della trama proprio per il motivo che hai detto tu: se è difficile vederli, magari può far piacere averli raccontati. Anche se niente può, com’è logico, sostituire la visione diretta.

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    5. Mia madre mi raccontò di aver ammirato la Casares interprete della Madre nei Sei personaggi alla Comédie française. Rimase molto colpita dal suo pianto sulla scena. Attrice eccezionale.

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    6. Anonimo #5
      Non ho avuto occasione di vedere la Casares in teatro, ma non ho dubbi che fosse bravissima. Al cinema è fantastica, professionalità e personalità da vendere…

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    7. Ritrovare i miei idoli giovanili dell’impegno ‘esistenzialista’ è stato un grande piacere. Ricordo quando andai alla prima genovese del film, che in verità non ebbe molto successo. Ebbe contro tutta l’intelligenza di sinistra che si sdilinquava per film come ‘Quando volano le colombe’ (e questo passi) ma anche e soprattutto per ‘il compagno P’ melensa boiata patriottico-nazionalista.

      Alla luce di quanto avviene in questo 2008, stimolato da codesti spunti di storia filmografica; debbo constatare che la sinistra -nel dopoguerra- partì col piede sbagliato.

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    8. Che bello trovare l’Orphée di JC!
      Quando ho deciso di imparare il francese sono andata alla hoepli ed al commesso della letteratura internazionale ho chiesto un libro semplice ma intenso. Mi ha dato l’Orphée. Avevo 16 anni. Qualche anno dopo mi sono laureata con una tesi su mito e modernità teatro classico di Jean Cocteau, Orphée, Antigone, Oedipe roi.
      Non mi stacco di dosso la convinzione che nero e rosa siano l’accordo perfetto, come gli abiti della Morte nell’Orphée opera teatrale.
      Ho ancora le foto dei costumi di Chanel per l’Antigone. E tutte le volte che vedo qualcuno che si mette a posto la sciarpa penso a Giocasta. GRAZIE per avermelo ricordato. Un saluto. Irene Binaghi

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    9. ho visto la Casarès a Parigi,verso la fine degli anni 50!!QUELLE MONSTRE SACRéé!!!MAI   e poi mai, ho visto una attrice cosi extraordinaria e intensa!! E posso dire di averle viste tutte!!da Jeanne   Moreau, a Marie Bell.da la Feullière a Vivian ,la moglie de Laurence Olivier.lE NOSTRE…quasi tutte..ma mai,mai una come Maria!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

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    10. moi,j'ai 75 années de vie,è ho visto la Casarès in teatro a Parigi,verso la fine degli anni 50!molte volte, ho fatto il viaggio da Roma a Parigi per vederla!!Mai e poi mai,ho avuto delle emozioni così forti con altri attori,siano italiani,ho francesi.Solo lei e Laurence Olivier!!!!!!!!!!!!!!!

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