VITA E DESTINO – VASILIJ GROSSMAN

Vasilij Grossman
Vasilij GROSSMAN, Vita e destino, (tit. orig. Zizn’ i sud’ba) traduz. di Claudia Zonghetti, p. 827, Adelphi, ISBN 9788845923401

Parlare di Vita e Destino significa avere a che fare con tre romanzi in uno:

  • la vita dell’autore
  • le vicissitudini e le traversie del manoscritto e di come riuscì ad eludere la cortina di ferro sovietica e ad approdare a case editrici occidentali
  • il romanzo vero e proprio

No, non mi è proprio possibile esser breve, questa volta.
Spero egualmente, però, che almeno qualcuno di coloro che si trovano a passare da qui abbia la pazienza di arrivare fino in fondo. Perchè Vita e Destino è libro davvero importante.

Dico di più: dopo averlo terminato sono profondamente convinta che George Steiner avesse decisamente ragione, a definirlo uno di quei libri che “eclissano quasi tutti i romanzi che oggi, in Occidente, vengono presi sul serio”.

Vasilij Grossman era un russo nato ebreo a Berdicev nel 1905, nel cuore dell’Ucraina e dell’antico hassidismo (o chassidismo).

Ebreo ed ucraino dunque, e questo, nella URSS di Stalin, non era cosa da prender sottogamba. Grossman si sentiva però perfettamente assimilato all’universalismo bolscevico, tanto da nascere alla vita intellettuale come perfetto militante sovietico.

Diventò ingegnere e dopo essere cresciuto a Ginevra e aver studiato a Kiev, all’epoca dei piani quinquennali credette talmente nella costruzione dell’ “uomo nuovo” da abbandonare i cantieri minerari del Donbuss, dove lavorava, per mettersi a raccontare l’epopea dei militanti bolscevichi. Scrisse romanzi edificanti dei quali uno, per esempio, narrava il dilemma di una donna ucraina, commissario politico nell’Armata rossa, divisa nel 1920 tra lotta politica e maternità.

Vasilij GrossmanDiventato molto famoso, apprezzato negli anni Trenta per quei suoi romanzi in stile da realismo socialista, considerato negli anni dello stalinismo il miglior reporter di guerra, divenne però, dopo la fine della guerra e la morte di Stalin il primo grande scrittore russo antisovietico.

Da entusiasta seguace del comunismo sovietico era divenuto un suo critico implacabile.

Difficile dire quanto di questa lucidità gli derivasse dall’essere ebreo ed ucraino, vittima quindi di una doppia tragedia.

Umanista a tutto tondo, scrittore sensibile, Grossman finisce la sua vita nella disperazione proprio negli anni del disgelo post-stalinista.

Dopo aver visto cadere con la guerra il velo di mistificazione che avvolgeva il totalitarismo sovietico, dopo aver vissuto sulla propria pelle di ebreo assimilato la segreta affinità tra nazismo e comunismo, dopo aver scritto e raccontato tutto questo in un libro magnifico, Vita e destino, aveva assistito impotente al sequestro del suo romanzo da parte del Kgb.

Con Stalin ancora vivo ed al potere, Grossman sarebbe senza dubbio finito dritto filato alla Lubjanka prima ed in un gulag della Kolyma poi.

Con il “disgelo” di Krusciov gli venne lasciata la libertà personale, ma il KGB gli sequestrò persino i nastri e la macchina da scrivere che aveva utilizzato per il suo romanzo e venne completamente emarginato. Morì a Mosca nel 1964 a soli 59 anni.

Come qualcuno ha scritto, negli anni del disgelo di Krusciov si preferiva imprigionare le parole e lasciar “libero” chi aveva avuto il coraggio di dirle.

Le vicissitudini di Vita e Destino, il modo in cui, dopo vent’anni dal sequestro,  il libro di Grossman giunse in Europa e potè essere finalmente pubblicato e conosciuto in Occidente costituiscono  già di per se un vero e proprio romanzo. Una storia talmente affascinante ed avventurosa (molto più di quella del manoscritto del Dottor Zivago) che purtroppo non mi è possibile descriverla qui in tutti i dettagli. Posso solo fare qualche accenno, ma invitando ad approfondire.

Il romanzo doveva intitolarsi Stalingrado, ma alla fine della prima stesura viene intitolato Per una giusta causa.

Grossman intende celebrare l’epos di un intero popolo in guerra, alla maniera di Tolstoj, con un romanzo corale i cui veri protagonisti siano gli umili, che nel turbine di eventi storici di immensa portata avanzano verso il loro riscatto.

Stalingrad battle

Per una giusta causa esce in fascicoli nel 1952 con questo nuovo titolo ad hoc che serve a compiacere le autorità e superare qualche difficoltà di censura, dovute al fatto che si parla troppo di ebrei e troppo poco di Stalin. L’anno dopo, il compagno Stalin muore, “senza che ciò fosse pianificato”, commenta ironicamente Grossman.

Si mette allora a scrivere un secondo volume sulla battaglia di Stalingrado; stesso contesto, stessi personaggi, ma tutt’altra versione rispetto al primo e stavolta il titolo è davvero tolstojano, due soli sostantivi e una congiunzione: “Zisn’i sud’ba”, Vita e destino.

Spedisce il suo nuovo manoscritto alla rivista Znamja, ma appena lo leggono, i redattori si precipitano subito, terrorizzati, a consegnarlo alla Lubjanka in mano dei censori del Kgb. Nel febbraio del 1961, i funzionari della polizia politica piombano in casa Grossman, la perquisiscono, sequestrano il manoscritto con tanto di brutte copie, carta carbone, carte veline e persino i nastri della macchina da scrivere. Sequestrano anche la macchina da scrivere.

Grossman non può che lasciar fare. Però non si arrende, protesta. Scrive persino una lettera al segretario del Partito Nikita Krusciov per chiedere riparazione. Per quattro mesi, nessuna risposta, finché non viene ricevuto dal compagno Michail Suslov, il capo della sezione ideologica del Partito, che a nome del Comitato Centrale gli comunica che non è il caso di pubblicare il romanzo e men che meno restituirgli il manoscritto: “Il suo libro corre il rischio di non vedere la luce prima di due o trecento anni”.

Ma tre copie del dattiloscritto erano state da tempo consegnate da Grossman a tre amici fidati.

Per decenni queste tre copie sono rimaste nascoste sotto un letto, dietro uno specchietto del bagno, in altri incredibili nascondigli.

Ad un certo momento però uno di questi tre amici vent’anni dopo riuscì a far arrivare il testo di Grossman in Europa dopo averlo microfilmato. Pare che a far questo sia stato Sakharov ma a tutt’oggi non se ne ha la conferma ufficiale. L’unica condizione per la pubblicazione pare fosse che la prima edizione avrebbe dovuto avvenire in lingua russa. E così fu: il libro di Grossman venne pubblicato da un editore serbo, in russo, a Losanna, nel 1980. Venne poi tradotto e pubblicato in francese. La Jaca Book aveva poi tradotto e pubblicato in italiano il testo francese.

Questa edizione Adelphi è la prima traduzione integrale italiana effettuata sul testo russo originale.

Come avevo già scritto in un precedente post, Vita e Destino è un libro bellissimo, immenso, complesso e che si presta a parecchi possibili livelli di lettura. Un libro molto impegnativo, che richiede un “lettore ideale” che non si arrenda nelle prime cento pagine e prosegua pazientemente districandosi nella enorme mole di materiale che Grossman gli mette davanti. La fatica iniziale verrà abbondantemente compensata.

Le difficoltà più immediate e superficiali sono costituite dall’incredibile numero di personaggi che popolano il romanzo (una decina circa sono i personaggi principali e decine e decine altri personaggi allo stesso tempo secondari ma importanti). Non è facile, per un lettore italiano, tenere le fila di ciò che avviene considerando la difficoltà di memorizzare questa enorme quantità di nomi russi i quali — non è superfluo ricordarlo — sono costituiti da nome, cognome, patronimico. Se a questo aggiungiamo che spesso, nei dialoghi, le persone si parlano tra loro utilizzando diminutivi e vezzeggiativi, si capisce come fin dall’inzio sia bene armarsi come ho fatto io (non mi vergogno a dirlo) di bloc notes e matita e cominciare a segnarsi i nomi completi dei personaggi man mano che “entrano in scena”. Credetemi: se non avessi fatto così sarei rimasta travolta… Strano che il pur curatissimo volume Adelphi non sia stato corredato da un indice alfabetico dei personaggi, che in questo caso sarebbe stato di grande utilità, per i lettori.

Ma queste, come dicevo, sono solo piccole difficoltà che si superano con un minimo di pazienza e di accortezza.

Vediamo invece di entrare nel merito di questo romanzo che, non mi stancherò mai di ripeterlo, definire semplicemente “romanzo storico” (come purtroppo ho letto da qualche parte) sarebbe ingiustamente riduttivo.

Il libro è un romanzo corale, un immenso affresco — epico, ma senza alcuna indulgenza — della battaglia e dell’assedio di Stalingrado nella fase più tragica della Seconda guerra mondiale, fase che inizia nell’estate del 1941 con l’operazione Barbarossa, voluta da Hitler in sfregio al patto nazisovietico del 1939 e termina il 1° Febbraio 1943.

E’ una cronaca drammatica e struggente, realizzata attraverso un racconto a più voci, dell’invasione tedesca e della controffensiva sovietica per liberare la città sul Volga nell’inverno 1942-43.

Vasilij GrossmanE’ bene, mentre si legge il romanzo, non dimenticare che a Stalingrado Grossman c’era stato davvero, come corrispondente di guerra per il giornale Stella Rossa.

Nel libro c’è l’epos tragico e quotidiano di quella che fu contemporaneamente la più dura sconfitta dell’Armata Rossa e la più smagliante vittoria dello Stato sovietico, che riuscì a tener testa all’invasore sino a invertire il verdetto della battaglia.

Vita e Destino è ormai da più parti definito “il Guerra e Pace del Novecento”.

Ed in realtà i riferimenti a Guerra e Pace di Tolstoj sono subito evidenti: non solo il titolo, ma l’intero impianto narrativo. Come nel romanzo di Tolstoj, anche qui la Grande Storia si intreccia alla Micro-Storia, le epiche vicende della guerra vengono fatte vivere al lettore attraverso le storie individuali degli innumerevoli singoli personaggi ed in particolare dai componenti di una grande famiglia: la famiglia Saposnikov. Nel corso del romanzo, inoltre, i riferimenti e le citazioni esplicite di Grossman a Guerra e Pace sono numerose, l’autore non nasconde affatto quale sia il suo modello di riferimento.

Ma se l’impianto narrativo dell’opera è decisamente, dichiaratamente tolstojano, molto diverso è lo stile di scrittura: Tolstoj ha un ritmo lento, descrittivo, molto musicale (lo si percepisce anche in traduzione). Grossman, al contrario, ha uno stile secco, fatto di frasi brevi e concise. E’ uno stile duro. Le descrizioni ci sono, in Vita e Destino, e sono anche splendide. Ma ci sono quando la loro presenza viene ritenuta davvero funzionale. Nelle 827 pagine del romanzo non c’è una riga superflua, niente che non abbia una precisa ragione di esserci.

Il romanzo, diviso in tre parti, inizia quando sono i tedeschi ad avere la meglio sui russi, descrive poi, nella parte centrale, il capovolgimento della situazione con la descrizione dei tedeschi assediati dai sovietici e si conclude con la vittoria dell’Armata Rossa, decisiva per le sorti della Seconda Guerra mondiale.

Stalingrad battle

Stalingrad battle

Lo stesso macro-schema di Guerra e Pace, se ricordate. Anche il romanzo di Tolstoj si apre con i russi in difficoltà e con Napoleone che li sbaraglia nella battaglia di Austerlitz. Anche in Tolstoj avviene poi il ribaltamento della situazione e la vittoria ed il riscatto del popolo russo.

Ma Vita e Destino non è solo un romanzo di guerra ed una grande saga familiare, c’è ben altro.

Fu proprio questo “altro” che spinse il governo sovietico non solo a proibire la pubblicazione del libro ma a far sequestrare dal KGB tutto il sequestrabile.

In Stalingrado infatti Grossman aveva visto non solo l’apoteosi di Stalin ma il trionfo del suo regime imperiale e totalitario.

Determinante nell’esito della guerra, la vittoria sovietica a Stalingrado segnò anche, secondo Grossman, un fatto cruciale: “La disputa silenziosa tra il popolo e lo Stato, entrambi vincitori, dalla quale dipendeva il destino dell’uomo e la sua libertà”.

Stalingrad battle

Per questo, dunque, prima di essere la sublime vittoria della Russia di Stalin, Stalingrado si rivelò secondo Grossman, sulla distanza, una catastrofe sia per vincitori sia per i vinti:

“Era in gioco la sorte dei calmucchi, dei tartari di Crimea, di balkari e ceceni che, sempre per volontà di Stalin, sarebbero stati deportati in Siberia e Kasakistan, perdendo il diritto a ricordare la propria storia e a insegnare ai figli nella loro lingua madre […] si decidevano le sorti degli ebrei salvati dall’Armata Rossa, sui quali, a dieci anni dalla vittoria di Stalingrado, Stalin avrebbe levato il gladio sottratto ad Hitler […] Si decidevano le sorti della Polonia, dell’Ungheria, della Cecoslovacchia e della Romania […] Si decidevano le sorti dei contadini e degli operai russi, della libertà del pensiero russo, della letteratura e della scienza russe” (pag. 619)

Il romanzo di questa “catastrofe” è un ritratto a più voci di un’umanità in balia della storia, prigioniera dei lager nazisti, o ostaggio di commissari sovietici. Un’umanità costretta a sopravvivere sotto le macerie o a subire le angherie e le vessazioni della coabitazione forzata.

Impressionante, nel libro, la scansione delle scene in cui Grossman ci fa vedere come, nello stesso momento, soldati russi soffrono e muoiono nei lager tedeschi e cittadini sovietici la cui unica colpa è di non essere graditi al regime soffrono atrocemente nei gulag stalinisti e che mentre a Stalingrado l’imponente spiegamento di forze dell’Armata Rossa trionfa mettendo definitivamente in ginocchio i tedeschi di Paulus stremati da mesi di assedio, vecchi combattenti della rivoluzione bolscevica vengono torturati nelle cantine della Lubjanka a Mosca e spinti a confessare colpe inesistenti per poi essere mandati a marcire in Siberia nei famigerati gulag della Kolyma…

Eppure, e nonostante tutto, c’è anche chi è ancora capace di gesti imprevedibili e di una “bontà folle e insensata” in cui si esprime la “tensione inestirpabile alla libertà”. Grossman fa dire ad un certo punto, ad uno dei suoi personaggi, prigioniero in un lager:

“In quest’epoca tremenda, un’epoca di follie commesse nel nome e nella gloria di Stati e nazioni o del bene universale, e in cui gli uomini non sembrano più uomini ma fremono come rami d’albero e sono come la pietra che frana e trascina con sé le altre pietre riempiendo fosse e burroni, in quest’epoca di terrore e di follia insensata, la bontà spicciola, granello radioattivo sbriciolato nella vita, non è scomparsa”.

I protagonisti di Vita e destino non sono solo russi, ma tedeschi, e non solo nazisti, ma semplici cittadini apolitici.

Son donne e uomini, madri e figli, mariti e mogli, vecchi e bambini, nemici e amanti, ma anche estranei che parlano e vivono e soffrono tra la Russia e l’Ucraina, tra Kazan e Kujbysev. A cominciare dalle sorelle Saposnikov, Evgenija e Ljudmila, col loro doppio destino di mogli e di madri. La prima, Evgenija lascia il primo marito Krymov, un vecchio intellettuale bolscevico che serve in guerra come commissario politico, per sposare il comandante capo dei carristi, colonnello Novikov, l’eroe di Stalingrado, che per trarre in salvo uomini e materiali, tarderà l’attacco di qualche minuto, sino a essere sfiorato da una condanna a morte.

Uno dei personaggi chiave del romanzo è Strum, il marito di Ljudmila, in cui si può intravedere una sorta di alter ego dello stesso autore. Strum non è a combattere al fronte.

E’ un fisico teorico figlio di madre ebrea il cui talento è riconosciuto a livello internazionale, che al culmine delle sue ricerche (si occupa di fissione nucleare) vede abbattersi su di sé il flagello dell’antisemitismo, col rischio di essere eliminato fisicamente.

Strum è un ebreo russo, anzi è un russo ebreo assimilato come Grossman. E come Grossman scopre cosa vuol dire essere ebreo solo quando la madre deportata in un lager dai nazisti invasori, gli scrive l’ultima lettera:

“Vitja, sono sicura che la mia lettera arriverà fino a te, benché io mi trovi oltre la linea del fronte e dietro il filo spinato del ghetto. Non riceverò mai la tua risposta. Non ci sarò più.
Voglio che tu conosca i miei ultimi giorni, con questo pensiero mi è più facile uscire dalla vita”
.

E in quella lettera della madre di Strum, Grossman racconta l’irruzione dei tedeschi nella città, il loro grido al momento dello sfondamento, le liste dei deportati, il viavai dei vicini, l’esultanza del portinaio antisemita: “Grazie a Dio per i giudei è la fine”.

Scene di ordinaria follia, che accomunano nazisti e bolscevichi, e solo in guerra appaiono nella loro nudità.

“Non so cosa ci sia di più penoso”, dice un medico ebreo che lavora in ospedale, “se la gioia maligna o gli sguardi compassionevoli con cui si guarda un gatto rognoso agonizzante”.

Sono tanti, i personaggi dei quali sarebbe importante parlare, ma non è possibile. Mi limito solo ad alcuni: Krymov, funzionario di partito e bolscevico della prima ora torturato nelle cantine della Lubjanka, Grenko, il comandante del piccolo nucleo di assediati al mitico “civico sei-barra-uno” a Stalingrado, il pilota di caccia Viktorov, David, il ragazzino ebreo che muore nella camera a gas di Treblinka, Mostovskoj, bolscevico tutto d’un pezzo che non si arrende nemmeno di fronte all’evidenza, Stepan Fëdorovich, eroico direttore della Centrale Idroelettrica di Stalingrado… e tanti, tanti altri la cui vita viene travolta da un destino cui non possono opporsi.

Sof’ja Osipovna Levinton, per esempio, medico militare, di Mosca. Un passato di studi a Zurigo, a Parigi, le spedizioni in Caucaso, e poi i lunghi mesi a Stalingrado. Nell’estate del 1942 anche lei salirà su un convoglio piombato infestato di pidocchi, fra pianti, lamenti, fetori. Anche lei sentirà di perdere il senso della propria individualità, avvertendo come ineluttabile la fatalità.

“Constatò con stupore che le erano bastati solo pochi giorni per percorrere a ritroso il cammino che va dall’essere umano alla bestia sporca e miseranda senza nome e senza libertà, un cammino che aveva richiesto milioni di anni”.

I “mondi” che Grossman esplora in Vita e Destino sono tanti, ed ognuno con i suoi protagonisti, le sue regole, la sua cultura ed i suoi codici di comportamento: il mondo dei lager (nazisti e stalinisti), il mondo accademico dei ricercatori e degli scienziati, quello dei funzionari di partito e della nomenklatura, il mondo militare, quello della gente comune: contadini, operai…

Ed anche i temi affrontati sono tanti, e tra questi i più importanti sono sicuramente quelli dell’antisemitismo, della responsabilità individuale e collettiva, dell’identità

Tutta l’ umanità che nel romanzo di Grossman ruota attorno alla vicenda di Stalingrado è, constatiamo pagina dopo pagina, stretta nella morsa di due totalitarismi nemici e antagonisti in apparenza, ma per principio identici.

E’ questo il vero grande tema, lo zoccolo duro del romanzo. Questa sostanziale specularità che Grossman individua nel confronto tra nazismo e comunismo.

Sui due versanti, infatti, la guerra si nutre dello stesso odio. Non fa che opporre forme diverse di un’identica essenza, lo Stato totalitario, lo Stato partito, e lo fa in nome di un bene universale, sia la razza, sia la società.

Circa a metà del romanzo è collocata una delle scene più importanti e significative del libro. Quella in cui Grossman descrive il dialogo in cui il comandante Liss, un ufficiale delle SS responsabile del lager nazista, dice al vecchio bolscevico Mostovksoj, suo prigioniero:

“Quando ci guardiamo in faccia l’un l’altro, noi guardiamo uno specchio. Questa è la tragedia dell’epoca. Forse che voi in noi non riconoscete voi stessi, la vostra volontà? Forse che per voi il mondo non è la vostra stessa volontà, qualcosa forse può farvi esitare o fermare? […] Non c’è nessun abisso tra di noi! […] siamo due ipostasi della stessa sostanza: uno Stato di partito” (pag.382)

Vita e Destino rappresenta una radicale presa di distanza dalle ideologie. Se per ideologia si intende una costruzione di pensiero che pretende di imporsi alla realtà partendo dal proprio preconcetto punto di vista, e considerando che comunismo e nazismo sono state, nel Novecento, le più mostruose impersonificazioni dell’ideologia, all’ideologia Grossman dice di no.

Grossman scriveva agli inizi degli anni Sessanta, e in quegli anni un discorso sulla sostanziale uguaglianza, la radicale somiglianza di nazismo e comunismo era considerato eretico ed inaccettabile. Sono in molti, d’altronde, a considerarlo inaccettabile ancora oggi.

Io no. Più leggo e mi documento su quel terribile periodo e sempre meno differenze vedo tra due regimi entrambi sanguinari e totalitari.

Certo è che le più lucide denunce del male novecentesco (nazismo e totalitarismo sovietico) ci sono venute da due intellettuali ebrei – Hannah Arendt e Vasilij Grossman – pervenuti nello spesso periodo (i primi anni Sessanta) e per vie indipendenti, a conclusioni molto simili.

Più ci si addentra nella lettura del romanzo di Grossman più ci si rende conto infatti che ci si trova davanti — espressi in forma narrativa — agli stessi assunti, alla stessa teoria, agli stessi concetti di fondo che Hannah Arendt esprime, con gli strumenti della saggistica e dell’analisi della filosofia politica, in Le origini del totalitarismo  e ne La banalità del male.

Inoltre quando, parlando della battaglia di Stalingrado che è il nodo centrale del romanzo, Grossman ne dà una interpretazione terribile, porta anche in qualche modo a compimento il disegno potente di intuizioni che avevano già avuto altri scrittori di area slava.

Come, ad esempio, Sándor Márai che in Liberazione — recentemente tradotto da Adelphi — descrive l’ingresso vittorioso dei sovietici a Budapest. In questo romanzo scritto “in presa diretta” durante il verificarsi dell’evento storico Márai sosteneva che l’effettiva contrapposizione tra vincitori e vinti in realtà non esisteva, in quanto i due totalitarismi, il Nazismo e il Comunismo staliniano, sono parte di uno stesso specchio.

Ricordate le parole che Márai fa dire ad Erzsébet, la protagonista del romanzo? Ne avevo parlato qui.

“Bene, ci siamo […]. Il grande caos, la guerra che mi ha pervaso finora è finita. Adesso comincia un’altra guerra: così pensa. Perchè sa che questa “fine” non significa la fine in assoluto della guerra; al massimo che è cessato un tipo di guerra e che ne comincia una diversa. Non la pace, no”

Márai e Grossman, con stile e romanzi molto diversi, esprimono lo stesso concetto.

Per l’ungherese Márai si tratta di una intuizione. Per il sovietico Grossman, che ha vissuto “dall’interno” tutta una serie di vicende, nel momento in cui il comunismo si presenta come una speranza di salvezza per il mondo da un regime dittatoriale che rischia di travolgere tutto nella sua catastrofica follia, mette in luce quanto questa ‘speranza comunista’ sia essenzialmente una finzione e dimostra, attraverso le testimonianze dei suoi ‘eroi’ umiliati e vinti, come nazismo e comunismo abbiano inquietanti punti in comune: pur opponendosi dal punto di vista delle finalità ideologiche, all’atto pratico dimostrano di agire allo stesso modo.

Eppure, Vita e Destino, che descrive un mondo spesso coperto da una fitta nebbia (“nebbia” è una delle parole chiave del romanzo, una di quelle che ricorrono più frequentemente e che troviamo non solo nel bellissimo incipit) è uno struggente, continuo, poetico inno alla vita.

Alla cappa dell’ideologia si sfugge cercando di vivere la vita.
La vita, senza idee che pretendano giustificarla, senza utopie che presumano darle uno scopo.

La vecchia madre ebrea di Strum, chiusa dai nazisti in un ghetto e prossima a essere uccisa, scrivendo al figlio la sua ultima lettera (Parte prima, capitolo 18) conclude così:

“Ecco l’ultima frase dell’ultima lettera della mamma indirizzata a te. Vivi, vivi, vivi per sempre…”.

Vivere avendo la possibilità di decidere per se stessi e non esser costretti a subire una sorte decisa da altri.

Poter vivere la vita rimanendo padroni del proprio destino

Vassilij Grossman
Vasilj Grossman

Qualche link di approfondimento

  • Vasilij Grossman su Wikipedia >>
  • Utilissima lista di alcuni dei personaggi principali del romanzo >>
  • Il sito del Centro Studi Vita e Destino Vasilij Grossman >>
  • La puntata di Fahrenheit con Marino Sinibaldi, la traduttrice Claudia Zonghetti e Andrea Graziosi >>
  • Su Lankelot, un’intervista alla traduttrice Claudia Zonghetti >>
  • Il romanzo di Grossman si può leggere e scaricare on line con il titolo Vida y Destino nella traduzione dal russo allo spagnolo di Marta-Ingrid Rebón Rodríguez  >>
  • Un ottimo video su YouTube sulla battaglia di Stalingrado >>
  • La battaglia di Stalingrado (cronologia, forze in campo, storia) >>

Autore: Gabrilu

https://nonsoloproust.wordpress.com

96 pensieri riguardo “VITA E DESTINO – VASILIJ GROSSMAN”

  1. Grazie per averci regalato questo completissimo e bellissimo post – un gioiello! Non aggiungo altro: tornerò quando anche io avrò finalmente letto “Vita e destino”… giusto ieri lo cercavo in una libreria di Oleggio – un bel posto, vicino a casa mia – ma non l’ ho trovato… umpf! Dovrò andare a Milano, dove consumerò i miei poveri quattro soldi raccattati a Natale in libri e cataloghi.

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  2. Oyrad
    Mi piacerebbe molto leggere le tue impressioni su questo libro.

    Mi piacerebbe molto leggere le tue impressioni su questo post (che credo abbia fatto stramazzare al suolo nonchè decimare tutti i miei già pochissimi lettori 🙂

    Spero proprio lo leggerai, il mio post, dopo aver letto il libro.

    (Perchè mica l’hai letto, il post, eh? Non barare che ti viene il naso di Pinocchio 😉

    Eppure. Posso dirti una cosa? Ma che resti tra di noi, veh., mi raccomando.

    So per certo che ci sono molte persone che in questi giorni stanno leggendo Vita e Destino. Ed io ne sono molto contenta.

    Ci sono libri, cose, situazioni, cose a proposito di cui non tutti hanno sempre e cmq voglia di parlare in pubblico.

    Ed io li capisco.

    Ciao, bello.

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  3. Io il tuo post l’ho letto tutto:-)
    Il libro no. Non ancora.
    Mi creava un certo disagio, confesso, la storia dell’autore: il suo scrivere romanzi edificanti sulle magnifiche sorti e progressive dell’URSS ai tempi di Stalin per mutarsi in critico dopo la sua morte.
    Il tuo post mi fa capire i limiti del mio pregiudizio e mi convince, mi invoglia ad affrontare l’impegno e la fatica di quelle prime cento pagine per guadagnare una comprensione migliore delle cose.
    Grazie, Gabriella:-)

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  4. Arden
    Solo un piccola ma doverosa precisazione: Grossman andò in crisi (di idee e tutto il resto) mentre era a Stalingrado, e dunque mentre Stalin era ancora ben vivo e vegeto.

    I libri “edificanti” li aveva scritti prima.

    Ci mise dieci anni, a scrivere questo libro, e non credo sia stato facile per lui.
    Proprio perchè prima era stato un entusiasta.

    Che poi un pochettino ci tenesse alla pelle, che aspettasse ad uscire allo scoperto etc. beh, io non me la sento di dargli addosso. Anzi, c’è da meravigliarsi della sua ingenuità nel pensare che la rivista avrebbe pubblicato il suo romanzo…Come poteva essere così ingenuo, lui che conosceva così bene i meccanismi del potere?
    (Ed infatti un minimo di prudenza, per nostra fortuna, l’ebbe, affidando copia del suo testo ad amici fidati con la raccomandazione di tenere il tutto ben nascosto…)

    In ogni caso, lui riuscì persino a (ri)pensare criticamente.

    Pensa a quanti poveracci di entusiasti bolscevichi sbattuti nei gulag ancora fino alla fine battevano entusiasti le manine al “gran sol dell’avvenire”.

    C’è ormai una vastissima letteratura (memoriali, diari, narrativa e chissà quanta altra roba verrà fuori ora che stanno finalmente alzando i coperchi delle pentole) sul tema.

    Ciao Arden, sempre un piacere vederti qui 🙂

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  5. Grazie.
    Questa mattina sono entrata alla libreria dell’Arco e ho notato con piacere che c’era più gente lì dentro, che in tutte le boutiques messe insieme.
    Ho sbirciato, ho visto tante cose che avrei potuto acquistare ma non mi sono decisa.
    Domani mattina, sperando che sia aperta, so cosa devo acquistare:)

    Post magnifico che si legge d’un fiato.

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  6. Sai gabrilu io intanto ti voglio fare i complimenti non tanto per il post (scritto benissimo, ci mancherebbe) ma per il coraggio della tua scelta di pubblicare uno scritto così impegnativo.
    Io, come sai, ho scelto diversamente, e qualche volta sono un po’ inappagato da ciò che scrivo, proprio perché mi rendo conto di essere stato superficiale.
    Essere superficiali è un atteggiamento che detesto negli altri, eppure io professo superficialità.
    Misteri della vita 🙂
    Veniamo al libro, nello specifico.
    Questa volta non ti dico che lo compro subito, perché non avrei il tempo materiale per dedicarmi a una lettura così impegnativa.
    Da ciò che scrivi mi sembra che l’Autore giunga alle stesse conclusioni di un Pahor o di altri (grandi) scrittori che in qualche modo hanno affrontato l’argomento delle dittature totalitarie.
    Eppure provo grande curiosità per conoscere le vie che portano Grossman a queste conclusioni, proprio perché si tratta anche di vicende sovrapposte: il libro, egli stesso, le vicissitudini della pubblicazione.
    Ancora una cosa, più che altro una curiosità
    Pensa che io presi appunti, per la prima volta, quando ho letto Le anime morte, un milione di anni fa.
    Ciao.

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  7. Grazie per lo spendido post.
    Colgo l’occasione per sottolineare la cialtronaggine dell’editore Adelphi.
    – in nessun punto del risvolto di copertina si informa illettore che Vita e Destino é la seconda parte di una storia (per questo é cosí difficile seguire i personaggi).
    -Perché nessuno vuole pubblicare la prima parte? (per una giusta causa), non é disponibile neanche su Amazon in lingua inglese.

    Eterna gratitudine a chi mi aiuta a trovare in italiano o inglese “Per una giusta causa”

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  8. Amfortas
    Io è da mesi che giro attorno al libro di Pahor, ho letto su di lui e sul suo libro tutto il leggibile ma non ho ancora avuto il coraggio di affrontarlo direttamente.

    Lo farò, prima o poi, ma dammi tempo, Amfortas, e intanto posso invitarti a metterti in viaggio con me e a tal a Gioachino in direzione di Reims?
    … Chè ci vuole anche il Gioachino, ci vuole.

    Mica si può vivere di soli Riccardi (smile)

    Anonimo #7
    Mi scuserai, ma io ho sempre qualche difficoltà a trattare con chi strepita e accusa qualcuno di cialtronaggine standosene al calduccio barricato dietro un comodo anonimato.

    …Però è bene distinguere il “chi scrive” da il “di che cosa” scrive, ed è per questo che ti rispondo.
    Perchè il tema che (pro)poni è interessante e merita comunque di essere affrontato .
    Hai ragione.
    Anch’io vorrei tanto leggere la prima versione (o prima parte— non so cosa sia, in realtà, considerando, appunto, che non la conosco) di Vita e Destino e cioè Per una giusta causa

    Per quel che mi risulta (ma io non faccio certo testo) non esiste una traduzione italiana.

    Se qualche viandante che passasse di qui avesse notizie in proposito (anche di una traduzione-pubblicazione in inglese o francese) ne desse notizia non potrei che essergliene grata.

    Penso potrebbe essergliene grato (o grata) anche l’anonimo (o anonima) di questo focoso ed appassionato commento.

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  9. Sgnapis
    Anche qui in Panormus in questi giorni sono le librerie, gli unici negozi presi d’assalto.
    Da Feltrinelli, poi, ancora ieri mattina c’erano file e file che non ti dico.
    Vero è che ormai nelle librerie, come nelle farmacie, vendono di tutto, ma insomma ogni tanto dobbiamo pur sforzarci di “pensare positivo” e non vedere in ogni acquirente un compratore di xxxxxxx oppure un fan (o una fan) dell’autore o autrice yyyyy (mai fare pubblicità ad un libro o un autore che non si stima, neh? Men che meno parlarne male 😉
    Ciao cara ^__^

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  10. Non sapevo nulla di Grossman prima di leggere lo stupendo libro di Todorov intitolato “Memoria del bene, tentazione del male”, nel quale Grossman viene ricordato come uno dei grandi uomini del ‘900 che sono stati capaci di attraversare il male senza rimanerne schiacciati. Accanto a lui, Todorov pone figure come Margarete Buber-Neumann e Primo Levi, tanto per capirci.

    Grazie Gabriella per questo tuo splendido commento – del resto, i tuoi commenti sono sempre una garanzia di altissima qualità.

    Un saluto affettuoso,
    Elena

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  11. Elena
    Ho letto su Anobii il tuo commento al libro di Todorov (che non conoscevo e che mi sono precipitata a inserire nelle mie priorità di lettura ) e mi ha colpito molto il passaggio in cui parli di quello che Todorov indica con “la tentazione del bene”.

    Mi ha colpita particolarmente perchè è una delle tesi principali del libro di Grossman.

    La cosa interessante è che Grossman la fa “enunciare” ad un personaggio apparentemente marginale (compare solo in poche pagine in tutto il romanzo), ma importante. Si tratta di Ikonnikov, un russo che si trova in un lager nazista ed è tra quei prigionieri assegnati alle squadre addette alla costruzione delle camere a gas.

    Ikonnikov sa che se si rifiuta verrà immediatamente ucciso dai nazisti, ma dice ai suoi compagni di lager che glielo ricordano:

    “Non mi dica che la responsabilità è di chi mi costringe, che io sono uno schiavo e non ho colpe perchè non sono libero. Io sono libero! Sto costruendo un Vernichunslager e ne rispondo di fronte a chi verrà ucciso col gas. Perchè posso dire “no!” E nessuno può impedirmelo, se trovo la forza di non aver paura di morire” (p.288)

    E’ ad Ikonnikov che Grossman fa enunciare la sua teoria sul bene e sul male che proviene dalle ideologie, sul concetto di “bontà illogica”. E’ una delle parti fondamentali del romanzo ( pagg. 384-390) e, come dicevo, è interessante che venga affidata ad un personaggio apparentemente molto secondario.

    (Mentre scrivo mi rendo conto che dovrei rileggerlo tutto, questo libro. Una sola lettura non basta).

    Ciao Elena e grazie.

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  12. bamborino
    Per me i libri di Steiner sono da anni un punto di riferimento. Mi fa sempre molto piacere quando vedo che Steiner è apprezzato anche da molte altre persone.
    Grazie a te e benvenuto da queste parti (possiamo darci del tu, spero 🙂

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  13. sono ormai giunto alle ultime 150 pag. di questo granitico romanzo fatto di sangue acciaio dolore e follia.
    poche parole:edificante!
    da proporre come libro di testo nelle scuole, se vogliamo migliorare noi ed il nostro mondo questo libro deve essere letto!

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  14. anonimo #15
    Mi risulta che molta più gente di quanto io pensassi ha letto, sta leggendo, ha intenzione di leggere questo grande libro. E non “per parlarne in salotto”. E ne sono molto contenta 🙂

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  15. Davvero esauriente e puntuale la tua presentazione! Sono immerso da qualche giorno nella lettura del romanzo e avevo cercato tramite Google qualche informazione supplementare: è davvero strano, infatti, che Adelphi non abbia ritenuto di offrire al lettore un’introduzione o una biografia di Grossman o almeno una breve postfazione, per non parlare di un indice dei personaggi. Be’ devo dire grazie al dio Google che mi ha permesso di arrivare a te e al tuo blog! Ti sono davvero riconoscente. Tornerò a leggerti. Ciao, e grazie.

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  16. Cara Gabrilu, leggo sempre il tuo meraviglioso blog e faccio sempre tesoro delle tue segnalazioni. Volevo segnalarti che è uscita una biografia di Grossman “Le ossa di Berdicev” della casa editrice Marietti 1820. Spero ti possa interessare. Grazie per il tuo blog e a presto.

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  17. Anonimo #19
    Grazie per la preziosa segnalazione, di cui ho preso subito nota.
    Non sapevo dell’esistenza di questo libro.
    Era ora che Grossman venisse fatto conoscere anche qui da noi.
    A Grossman è dedicato un capitolo molto interessante e ben fatto in “Memoria del male, tentazione del bene” di Todorov, libro di cui ho parlato anche qui sul blog.
    Interessante soprattutto perchè Todorov cerca di spiegare, analizzando le tappe più significative della vita di Grossman, la sua “conversione” da comunista convinto a critico spietato dello stalinismo e non solo.
    Grazie di nuovo.

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  18. Ciao!
    Grazie per la tua preziosa sintesi del romanzo. L’ho cercato per tanto tempo, quando era impossibile trovarlo nelle librerie e ora ce l’ho qua davanti a me, pronto per essere letto. Il tuo bellissimo e coinvolgente commento mi ha spinto ad iniziarlo. Seguiro’ i tuoi consigli e cerchero’ di tenere a mente i numerosi personaggi.
    Quando avro’ terminato ti lascero’ le mie impressioni su cui se vuoi, potremo confrontarci.
    Lisa

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  19. Lisa mi fa molto piacere sapere se e quando un mio post riesce ad essere di una qualche utilità.
    Quando avrai finito di leggere Vita e Destino sarò molto contenta se vorrai condividere qui le tue impressioni.
    C’è talmente tanto da dire, su questo libro!
    Ciao e a presto 🙂

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  20. Ho finito proprio oggi di leggere il potente romanzo di Grossmann e poi ho cercato qualche informazione critica: grazie per il tuo testo utilissimo. Io sottolineerei un po’ di più lo spirito patriottico del libro: nonostante la denuncia dello stalinismo c’è il senso di una grandezza epica del popolo russo nella vittoria. Il tema profondo del libro è forse quello della doppia appartenenza ebraica e russa: che dopo Grossmann si è sciolto con l’emigrazione dellintellighenzija ebraica in Israele. Una enorme perdita per la civiltà europea.
    Paolo

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  21. Paolo
    Un post, anche se lungo, non può certo esaurire i mille spunti di riflessione che fornisce questo libro colossale, potente e densissimo.

    Sono d’accordo con te a proposito del patriottismo. Che per G. però non aveva connotazioni, come dire, istituzionali. Lui aveva una enorme considerazione e rispetto per “l’uomo russo”, sia civile che militare, e quindi sono d’accordo su ciò che scrivi a proposito della ” grandezza epica del popolo russo nella vittoria

    Sulla questione della doppia appartenenza ci sarebbero fiumi di parole da dire.
    Non mi stancherò mai di consigliare vivissimamente, a chi apprezza Grossman, la lettura dell’eccellente biografia “Le ossa di Berdicev” di cui ho già scritto qui nel blog.
    Ciao e grazie 🙂

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  22. Ho appena finito di leggere Vita e Destino. Ho sentito il bisogno condividere sensazioni e meraviglia. Un sito intelligente e ben fatto, il miglior servizio che dal web ci si poteva aspettare per un libro così immenso!
    Nicola Melideo

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  23. Nicola Melideo
    Innanzitutto benvenuto 🙂

    Grazie per l’apprezzamento e per aver voluto condividere le tue impressioni su questo libro formidabile ed immenso.
    Sono molto contenta, poi, di sapere che le mie brevi annotazioni possono persino risultare utili
    Ciao 🙂

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  24. Da qualche giorno ho terminato la lettura del romanzo, non riesco però a staccarmene.

    E’ troppo intensa e potente la sensazione di aver toccato con mano, attraverso il racconto di quelle storie individuali, la realtà del totalitarismo del XX secolo.

    Perchè questo romanzo non ha la diffusione e la risonanza che si merita?

    Al di là delle stanche commemorazioni sembra che ci sia voglia di pensare ad altro, come se il mostro non potesse risorgere in qualsiasi momento.

    Se può servire ad integrare il già ampio quadro messo a disposizione, ti propongo questa citazione (di un discorso molto più ampio) tratta da Alain Finkielkraut nel saggio “Noi, Moderni”:

    “Nel gran racconto redentore di cui Lenin si inebria,
    nel mondo verbale in cui egli si muove da materialista,
    la battaglia di idee è una guerra all’ultimo sangue e la
    guerra all’ultimo sangue è una battaglia di idee. L’essere
    è tutto romanzo e slogan. Nulla esce dalla favola, nulla
    sfugge all’idea generale, nemmeno il sangue versato.
    A cadere sotto i colpi di assassini “temprati nell’acciaio”
    per amore dell’Uomo non sono corpi fisici, ma corpi politici
    dall’una e l’altra parte, personaggi concettuali, entità,
    nozioni – il kulako, il borghese, il capitalista, il signore,
    il reazionario. A questo narratocrate e alle sue
    astrazioni sentimentali, Grossman non contrappone altri
    uomini politici più pragmatici, più moderni, più saggi
    come Stolypin o Trockij, che pretendevano di essere
    più puri. Il nome che viene in mente in “Vita e Destino”
    è quello di Cechov, uno scrittore: “La strada di Cechov –
    scrive Grossman – era quella della libertà. Noi invece
    abbiamo preso un’altra strada, come ha detto Lenin.
    Quindi cercate di fare un po’il giro di tutti i personaggi
    cechoviani. Forse solo Balzac è riuscito a introdurre nella
    coscienza collettiva una tale quantità di personaggi.
    No, nemmeno lui. Riflettete un po’, medici, ingegneri, avvocati,
    istitutori, professori, proprietari terrieri, industriali,
    negozianti, governanti, lacché, studenti, funzionari
    di ogni ordine e grado, mercanti di bestiame, mezzane,
    sacrestani, vescovi, contadini, operai, calzolai, modelle,
    orticultori, zoologi, albergatori, guardiacaccia, prostitute,
    pescatori, ufficiali, sottoufficiali, pittori, cuoche,
    scrittori, portieri, suore, soldati, ostetriche, forzati delle
    Sakhalin…”.
    Quel terribile semplificatore di Lenin non ha occhi
    che per l’antagonismo tra il Vecchio e Nuovo, incarnati
    rispettivamente dal proprietario e dal proletario, mentre
    Cechov smonta l’ipnosi dualista. Come Proust o Tolstoj,
    secondo Barthes, blocca la dialettica, andando dalla
    riduzione all’irriducibile, ripopola pazientemente il
    mondo schematico attraverso il grande racconto moderno
    nelle sue diverse varianti. “E questo, scrive Grossman,
    si chiama democrazia”.

    Giuseppe

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  25. Ho da poco finito il romanzo e sono giorni che vivo ancora immerso in quelle pagine.

    Sono costretto a tornarci perchè, ripercorrendo quelle storie individuali, ho la sensazione di toccare con mano l’aspetto più tragico del XX secolo e della Modernità in generale.

    Questo libro potrebbe essere un potente antidoto contro tutte le forme di totalitarismo, vecchie e nuove, ma non ha avuto la diffusione e la risonanza che si merita.

    E’ segno che ormai pensiamo ad altro e che il mostro non vive ancora fra noi?

    Grazie per il post e tutte le interessanti informazioni.

    Giuseppe

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  26. Giuseppe, anche io, quando ho chiuso Vita e Destino, sono rimasta almeno una settimana senza riuscire ad iniziare un altro libro, e non smettevo di rimuginare. Tutti i personaggi, le situazioni, le tematiche continuavano a frullarmi per la testa e non riuscivo a prendere le distanze.
    Ma poi perchè, mi sono detta, dovrei prendere le distanze da una “cosa” così importante?

    Grazie per la citazione di Finkielkraut, autore che conosco di fama ma del quale confesso di non aver letto (ancora?) niente.
    Mi sembra molto pertinente e che colga il senso del pensiero di Grossman.

    In quanto alla diffusione dell’opera di Grossman, devo dire che invece io sono stata molto positivamente colpita dal vedere quanta gente l’ha letto, lo sta leggendo, lo apprezza.
    Credo che in Adelphi siano già alla 4^ edizione, che non è certo poco, considerando che si tratta di un’opera sicuramente fondamentale e splendida, ma certo non di facilissima ed immediata lettura.

    Il mostro debellato per sempre? No, non è così, non è mai così. I mostri sonnecchiano sempre, e sono sempre pronti a balzare fuori di nuovo (magari con abiti diversi) al primo segnale di disattenzione…

    Mi permetto adesso di consigliarti di leggere “Tutto scorre” e “Le ossa di Berdicev”
    Vedrai che non te ne pentirai.

    Ciao grazie 🙂

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  27. Sto leggendo Vita e destino.
    Nell’edizione Adelphi.
    Già qualcuno ha notato la povertà di detta edizione.
    Non so se sbaglio, ma nessuno ha criticato la traduzione.
    Mi  spiego: non so il russo e nemmeno ho la edizione russa.
    Ho però delle cognizioni tecniche anche di cose militari e pertanto, forse, noto più del grande pubblico le incongruenze.
    Siccome il romanzo tratta in molte pagine di cose militari a me pare una esagerata economia che l’editore ha fatto  nelle spese di tarduzione.
    Chi ha bazzicato argomenti tecnici specifici in qualsiasi lingua straniera sa che senza l’aiuto di un’esperto in materia non c’è traduttore generico in grado di essere sccettabile.
    Salvo che il traduttore medesimo diventi esperto: ci vogliono mesi di lavoro e ancora si è fuori dall’argomento.
    Faccio piccoli esempi che tutti dovrebbero capire:
    -p.223 – "mitra di grosso calibro " — non ha senso ( forse è: " mitragliatrice di  ..")
    -idem -"Stato maggiore dell’esercito"– Forse è Stato maggiore della divisione, o del Corpo d’armata– Lo Stato maggiore dell’esercito, in italiano s’intende il massimo organo a livello nazionale e quindi collocato a Mosca o altro luogo centrale, non a Stalingrado.
    Di questi errori , che tali sono, ne è piena l’edizione italiana.
    Del resto non è il caso di attendere traduzione migliore.
    Forse  certi editori lavorano così……………..

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  28. anonimo #33
    Che vuoi che ti dica?
    Io faccio parte della massa   del  "grande pubblico" e non me ne vergogno.

    Leggendo Vita e Destino    mi sono appassionata a  cose diverse da quelle costituite  dai dettagli squisitamente di tecnica militare che    francamente  non mi pare siano il tema più importante del libro di Grossman.

     Mi interessa molto poco     sapere se l’arma di cui  Grossman parla  in una certa pagina è    un "mitra di grosso calibro" oppure  "una mitragliatrice".

    Nel libro di Grossman trovo importante cercare di capire altre cose.

    Cmq  non è mia intenzione svicolare dal tema che poni.

     Certamente dal punto di vista della professionalità di una traduzione capisco  che la questione  non sia  da sottovalutare  ma poichè io (e nemmeno tu, da quello che tu stesso  scrivi) siamo in condizione di leggere il testo originale,   personalmente ritengo  non  indifferenti alcune cose:

    * il fatto che, come dici tu, non si sono  lette in giro critiche negative alla traduzione di Claudia Zonghetti (eppure, in  Italia gente che legge il russo e che conosce bene Grossman  ce n’è, a cominciare dai membri del Centro Studi Vassilij Grossman).
    Questo vorrà pur dir qualcosa.
    O no?
    E poi, non mi pare proprio che Claudia Zonghetti  sia una pivella,  come traduttrice dal russo…Basta guardare il suo curriculum…

    * il fatto che      considero la casa editrice Adelphi   tutt’altro  che una casa editrice  sciatta.
    In molti  (me compresa) ci si è  lamentati, è vero, perchè il volume  non è stato corredato da un’indice alfabetico dei luoghi e dei nomi, ma    si tratta di una scelta — opinabile quanto si voglia —   non  certo di sciatteria.

    Spiacente, ma  non condivido affatto  il disprezzo contenuto nella tua  frase "forse certi editori lavorano così".

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  29. Mi dispiace essere individuato come anonimo, ma no so come fare a darmi almeno un nik name.
    Non capisco queste prese di posizione nette, non offenderti, credo tu sia molto giovane e quindi facile agli entusiasmi.
    Io ho citato le mitragliatrici in quanto sono un esempio lampante.
    Quando si deve giudicare un lavoro fatto da un’altro senza esserne specialisti come si fa?
    Si controlla quello che si conosce e su quella base  si giudica il tutto.
    Altrimenti cosa fai? Un atto di fede perchè qualcuno ti ha detto che è ok?
    Finiresti male.
    La mia critica non è sulla preparazione delle persone che non conosco.
    E’ sui risultati, che possono derivare anche da scelte economiche.
    Tutti sappiamo che, almeno in Italia, i traduttori sono ritenuti di minore importanza.
    Tutti sappiamo che gli editori non sono, per forza di cose, dei ricercatori della qualità, ma del profitto, altrimenti la baracca chiude.
    Io, da editore, dovrei fare  lo stesso.
    Tutti sanno che tradurre vuol dire tradire.
    Un tempo certe traduzioni venivano chiamate "versioni".
    Ogni settore ha i suoi vocaboli che non stanno in alcun vocabolario, solo gli specialisti in quel settore li conoscono.
    Per tornare ai mitra : molta parte del romanzo riguarda la guerra, se i termini sono sbagliati e fuorvianti come si fa a dire che è lo stesso ?
    E ti assicuro che è pieno di errori. Non serve a niente che mi metta a fare l’elenco, gratis per giunta.
    Non si deve leggere un romanzo solo per l’idea di base, non ha senso.
    Qualcuno, esageratamente, ha scritto, in questo sito, che ogni parola  del romanzo è necessaria.
    Ma molte sono sbagliate.. e allora?
    Sto cercando, ma non trovo, l’originale in russo (che non so) ma siccome ho un poco  di cervello, almeno, verifico  se i vocaboli usati dall’originale sono tradotti sempre nel medesimo modo. Guarda che so che in russo ci sono anche le declinazioni come nel latinorum.Ti dirò di più, tanto non mi scopri: è da quando avevo( sigh) 23 anni che ho una grammatica russa.
    Se ci saranno sviluppi te lo farò sapere.
    Vedi, siccome io (ohibo!) non sono giovane, sono molto sospettoso in quanto ne ho viste ………..
    Ho pensato, non uccidermi subito, aspetta, che si tratti di traduzioni a più mani, poi  passate alla omogeneizzazione finale.
    Fatto il mio compitino, porgo sinceri saluti.
    Mi firmo con uno dei nick che uso. ….egribor….

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  30. Anonimo #35

     credo tu sia molto giovane e quindi facile agli entusiasmi.

    Davvero mi vedi tanto  giovane?
    Oh, My God!  
    Questo sì che mi fa fare la ruota del tacchino  

    Per quanto riguarda gli entusiasmi   ….beh, quello si, è vero,  cerco di non farmeli passare, gli entusiasmi.

    E’ cosa grave, secondo te?

     Si controlla quello che si conosce e su quella base  si giudica il tutto.  

    Certo, è normale che si parta da ciò che si conosce meglio.

    Trovo però anche più importante   che poi si cerchi  di  ampliare l’ottica.
    Altrimenti ci si fossilizza  e soprattutto ci si acceca, non trovi?
    Come una persona  che guardi il mondo con un occhio solo, e per giunta  aiutandosi con un monocolo iperteconologico, perchè anche quell’occhio solo non è funzioni tanto a dovere, se non opportunamente  fornito di protesi adeguata…

     Per tornare ai mitra : molta parte del romanzo riguarda la guerra, se i termini sono sbagliati e fuorvianti come si fa a dire che è lo stesso ?

    Se rileggi  il mio post e  la mia precedente risposta al tuo precedente commento ti accorgerai che non ho detto "è lo stesso".

    Ho detto  una cosa diversa, e cioè che nella mia lettura di  Vita e Destino trovo  di prioritaria importanza altre cose.

      Qualcuno, esageratamente, ha scritto, in questo sito, che ogni parola  del romanzo è necessaria.
    Ma molte sono sbagliate.. e allora?

    E allora, torniamo al punto di prima: occorre sapere/voler distinguere le priorità.

     Per molti di noi  le priorità  nella lettura di  Vita   e Destino sono  alcune, per altri sono altre  (magari l’accuratezza  nella traduzione degli elementi tecnologici).

    Non mi pare   ci sia da farsi la guerra, basta solo prender  consapevolezza di cosa ciascuno di  noi, nella lettura,  considera priorità.

    Sulla  solfa su traduttori ed editori (i primi  considerati   di volta in volta  in  blocco  ignoranti o, se non ignoranti,   biecamente sfruttati  come da  manuale, e sugli  editori   loschi e biechi figuri etc,) scusami se non intervengo,  ma non  ho intenzione di infognarmi  in una querelle su questo tema.

    Ci sono   in rete  un’infinità di  affollatissimi, frequentatissimi   "salotti buoni" letterari  in cui    la gente  passa  il tempo a discettare di questi temi.

    Perchè  non provi ad andare lì, a parlar di questo?  Penso troveresti  occhi molto più  attenti che qui.

    Ciao e grazie

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  31. Visto che l’anonimo precedente è così cortese da riprendere l’argomento mi consento di aggiornarlo.
    Sto leggendo il suddetto libro.
    L’ho comperato perchè più volte citato da un saggio storico sull’URSS di Lenin et Stalin, non per altro.
    Ieri sera mi è venuto un dubbio.
    Doveva venirmi anche prima, ma non ho resistito di dire la mia, come si usa oggigiorno, immediatamente, su questo sito.
    Ho peccato, lo confesso ( in senso laico).
    Il peccato consiste nell’essermela presa subito con il traduttore, senza considerare l’autore.
    A questo punto della lettura dico solo : mah!
    La propaganda che ho visto di questo romanzo non corrisponde a quello che leggo.
    Gli argomenti sono interessanti: essendo stato, l’autore, un giornalista del potere sovietico, questo gli ha permesso di conoscere molte cose che ha poi riversato sul romanzo. Era pure ebreo e quindi conosceva l’argomento antisemitico.
    Tutto bene, ci mancherebbe.
    Ma un romanzo pretende solo di essere giudicato come letteratura non come saggio storico, che non è.
    Tutto qui.
    Senza contare che certi argomenti "umanistici" diciamo, non è certo il primo che li ha trattati.
    Sul fatto che a qualcuno solleciti gli entusiasmi…..come faccio a dissentire.
    Se qui elencassi tutti i libri ( romanzi, memorie..) che ho letto più ( anche tante) volte  …………i più riderebbero oppure avrebbero di me un’idea piccolina( che può anche corrispondere).
    Ognuno  ha la sua vita alle spalle.
    Però, nel mondo civile, si ritiene esistano valori condivisi.
    Che in effetti esistono. A volte c’è bisogno di tempo per la necessaria decantazione.
    Diamo tempo al tempo.
    Se disturbo ditelo che me ne vado.

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  32. anonimo #37
    Su questo libro ed il suo autore ho scritto un lungo post, ho detto che secondo me  Vita e Destino  è  un grande libro.
     Che ne sono entusiasta.
     Non mi sono  limitata a manifestare un entusiasmo acritico   ma ho  cercato di argomentare il mio parere   sia nel post che in questa sezione dei commenti.

    Non ritengo che l’entusiasmo debba necessariamente ed automaticamente essere etichettato come   qualcosa di negativo o come  sinonimo di ingenuità, sprovvedutezza  e magari  anche di ignoranza.

    Questo    mio entusiasmo   dichiarato e di cui non mi vergogno   sono  — tra l’altro  —  ben lieta di condividerlo  con centinaia di altri lettori comuni come me   e con altri  lettori che   avrei serie difficoltà  a  definire  "comuni"   o   come  "il grande  pubblico".

    Solo   un paio di nomi tra i primi  che mi vengono in mente:   George Steiner e Szvetan Todorov.

    Cercare di liquidare  tutti questi  pareri positivi  definendoli  come  "propaganda" mi sembra  come minimo  riduttivo.

    Le   argomentazioni  portate   non ti convincono? Benissimo.

    Non condividi le mie opinioni  e/o in genere le opinioni positive su questo libro?
    Ne hai tutto il diritto, ci mancherebbe.
     
    Faccio solo notare che da parte mia, pur non condividendo a mia volta  parecchie delle cose  che hai scritto  non  per questo mi sono permessa   di avventurarmi  in illazioni, ipotesi, giudizi  sulla tua persona.

    Sei giovane? Sei vecchio? Sei sprovveduto? Sei avveduto? Sei esperto? Sei inesperto?  Sai il russo? Non lo sai? E quanto lo sai o non lo sai? E di che colore hai occhi e capelli?

     Non lo so.

    Io di te conosco solo  il testo dei commenti che hai scritto in questo blog, su questi testi ho cercato di rispondere e non mi sono permessa di inferire alcunchè d’altro.

    Avrei gradito una reciprocità di atteggiamento.

     Credo proprio che il nostro scambio di opinioni  sia arrivato  ad un punto morto ed abbia scarsa o nulla possibilità di ulteriori sviluppi.

    Ti auguro buone cose, e grazie comunque  del contributo.

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  33. ho letto il tuo bellissimo post, che cade proprio a ..fagiolo visto che sto rileggendo vita e destino proprio ora in una vecchia (1984)  edizione jaka book. (la prima volta fu tantissimi anni fa quando uscì come prima edizione italiana)
    essendo un’appassionata di storia sovietica ed ancorpiù "dell’atmosfera" russa, insomma di una  "nostalghia" nei confronti dell’est di cui non ho spiegazione, ti dicevo quindi che è un libro meraviglioso, un’opera ingiustamente misconosciuta e di grande leggibilità.
    lo metto alla stessa stregua dell’"armata a cavallo".
    ti ringrazio
    fiorella

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  34. Cara Fiorella,  intanto benvenuta.

    Sono contenta di vedere che il numero degli estimatori di Grossman aumenta sempre di  più.
    Io sto leggendo  i suoi Taccuini di Guerra, scritti  quando, come corrispondente di  Stella Rossa, Grossman si trovava al seguito dell’Armata Rossa da Mosca a Berlino (1941-45) e posso dirti che sono straordinari, non riesco a staccarmene.
    Però  li sto leggendo in francese, perchè in Italia  purtroppo non sono stati pubblicati…
    Ciao e torna  a trovarmi   🙂

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  35. Sono l’anonimo 33-35-37 che ripassa.
    Per mia sbadataggine non avevo capito che le risposte alle mie provenivano dalla  padrona del blog.
    Avrei scritto 35 e 37 diversamente, pensavo ad un lettore qualsiasi.
    A vedere poi  che è una fan di Proust…. non  capisco.
    Sono il primo a non cercare inutili polemiche: che me ne frega?
    Non mi piace la sciatteria a 34 euro.
    In altre lingue costa meno, e anche parecchio.
    Nel contempo ho proseguito la lettura… ma mi sono arenato.
    Non riferirò di continue traduzioni sbagliate, ne ho già parlato: ci sono esempi veramente  esemplari.
    Ma dirò che il romanzo in se non vale molto .
    Molto sopravalutato… solita storiella  del KGB…. portato in occidente di contrabbando… erede di   Tolstoj ( ma va la…)… Babel (che centra!)…
    Ovviamente la pubblicità si rivolge al grande pubblico e quindi si fa riferimento a Tolstoj, altrimenti si sarebbe scomodato tutto l’elenco dei russi … del 900, perlomeno.
    La storia dell’invenzione del fisico Strum…….se vuoi parlare di fisica …informati : il fisico sperimentale che elabora  equazioni…e altre fesserie.
    I discorsi politico- filosofici… alla fine più di qualche banalità non ho trovato, il resto aria fritta .
    Di cose relative alle camere a gas e forni …no comment…. è argomento di  religione e non voglio attirarmi fulmini…
    Servono 800 pagine per poi riempirne la gran parte di melassa?
    I personaggi?  Molti sono solo nomi insignificanti. E poi non sono  così tanti, sono solo male gestiti e il lettore si perde ( non vorrà mica che si prendano note come a scuola, non è mica il Santo Evangelio! E’ un romanzo.. ..lo sapete anche voi che cosa è un romanzo,devo forse ricopiare la relativa voce del vocabolario?)
    Forse sto esagerando, ma sono rimasto molto deluso.
    Non regge il paragone con molti altri…tanti…
    Io non sono del mestiere, quando dico che non mi piace e perchè ,ho fatto il mio dovere.In realtà potrei scrivere altre n pagine, ma a chi interessano?
    Dovrei essere un critico professional, allora le mie parole avrebbero valore! Qualsiasi  scempiaggine avrebbe il suo peso!
    Nessun problema se a qualcuno piace.
    Anche i libri di Vespa avranno dei lettori.
    Spero però non gli diano il Nobel ( visto i precedenti potrebbe anche essere).
    Scusi le intemperanze, gentile Signora, ritengo che non pubblichi queste righe che sicuramente non interessano ai fedeli lettori del libro.
    Auguri di buon anno.

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  36. grazie gabrilu’, il libro di grossman e’ stato appassionante, ma e’ stata anche una grande fatica,  perche’ i personaggi erano troppi, oltretutto i russi oltre al vero nome hanno una serie di nomignoli e questo complica la situazione. Quando ho trovato il tuo blog ero purtroppo alla fine del libro, se lo avessi trovato all’inizio avrei fatto meno fatica e sono dovuta tornare indietro a rileggere capitoli interi. Ti dico pero’ che una sola lettura non mi basta, lo devo per forza rileggere perche’ le difficolta’ che ho avuto non mi hanno permesso di gustarmelo pienamente. La lettera della mamma  di Victor e’ troppo bella, come pure la descrizione degli ebrei  portati via, fino alla loro morte nella camera a gas sono pagine indimenticabili. Grazie, mery 

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  37. Cara Mery, benvenuta  🙂
    mi fa molto piacere che il mio post ti  sia risultato in qualche modo utile.
    So quant’è complessa la lettura di questo libro, io l’ho ripreso in  mano  proprio in questi giorni.
    Parlerò ancora, e molto presto, di questa epopea di Grossman.
    Torna a trovarmi e vedrai  
    Intanto ciao e grazie

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  38. Abu Graib, Guantanamo, Falluja, Gaza, anonimi villaggi afgani, irakeni, serbi. Mi pare che la profezia di Katsenelenbogen abbia buone probabilità di successo. E' vero che in generale, nel mondo "libero", non si uccidono più i libri e i loro autori. Si uccide, o si compra (che poi è la stessa), soltanto l'anima. Ma tanto basta per eternare un potere non troppo dissimile, come fondamenti etici ed ideologici, da quello di Hitler o Stalin.

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  39. Indubbiamente il libro è avvincente. Però "Guerra e Pace" del XX secolo mi pare eccessivo. Il finale è frettoloso, fiacco. Manca una sintesi che riassuma, almeno simbolicamente, l'imponente sforzo epico trasfuso nelle 800 pagine. Contenuti ce ne sono molti, ma spesso dissolti in un linguaggio poco efficace, se confrontato con quanto ci ha tramandato la grande letteratura russa. Certo Grossman non ha avuto le serene condizioni di vita di un Proust e la sua "ricerca" risente indubbiamente dell'asfissia di uno dei periodi più soffocanti del pensiero umano. Direi che è questa la sensazione prevalente. Un organismo letterario imponente che tra una volata e l'altra va in pauroso debito di ossigeno e manca, come Strum, proprio nell'attimo decisivo: a 1 mm dalla meta.

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  40. Io non sono convinto che tu abbia tradotto in modo preciso il pensiero di Grossman riguardo i punti in comune che trova tra nazismo e comunismo,questo tema viene fatto esporre da Liss nel dialogo con Mostovskoj,e secondo me,sia in base alla storia personale di Grossman sia in base ad altri punti del libro,Grossman non ritiene che nazismo e comunismo siano uguali,ritiene solo che abbiano dei punti in comune,lo voglio sottolineare perché dal suo commento potrebbe passare questa interpretazione ,sbagliata,secondo me,a Liss fa dire che sono uguali,ma Grossman non pensava ciò,e questo si può dedurre da un altro punto del libro a pg 284in un dialogo tra mostovsokoj e cernekov,ad un certo punto c'è un intervento dell'autore(e non di mostovskoj)in cui dice:"La calunnia di cernecov era tremenda perchè non si nutriva solo di menzogne….."naturalmente bisogna leggere quel commento nel ontesto del discorso,cosa ne pensa?

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  41. ah sono l'anonimo del post precedente,mi chiamo Claudio,sempre riguardo all'argomento di sopranon dimentichiamoci che Grossman fa esporre la teoria delle due dittature allo specchio da un nazista,secondo me non è un caso questoGrossman non credeva in una identità totale tra nazismo e comunismo

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  42. Anonimo #48Confesso una cosa: se  proprio dovessi esser costretta  — in uno di quei giochi orrendi  ed imbecilli   tipo  "la torre"  "il libro  che ti porteresti nell'isola deserta"   o similia  —   a scegliere  tra  Tolstoj   e Grossman io   non avrei dubbi  e  sceglierei  Grossman.Perchè Tolstoj è eccelso come scrittore  (ma nemmeno sempre: io lo apprezzo  e lo trovo grandioso e affascinante e profondo  nei grandi affreschi di guerra  mentre lo prenderei   serenamente  e senza il minimo senso di colpa    a sberle quando si avventura a parlare   di donne e di famiglia) ma  come uomo   credo non l'avrei sopportato  nemmeno per tre minuti ed un quarto.Grossman sarà forse meno perfetto come scrittore ( vero è — prego umilmente  voler considerare — le condizioni   materiali, politiche   etc. etc.  in cui scrisse i suoi libri e che erano ben differenti da quelle in cui si trovava a  lavorare   Tolstoj…)   ma come  essere umano  io personalmente non ho dubbi: Grossman, con tutte le sue debolezze, con tutte le sue   defaillances (e ne ha avute, eh, ne ha avute)  lo sento molto,  ma molto più    umano e  vicino a me del  conte di Jasnaja Poljana…. Oh: pretendo mica che quel che scrivo sia condiviso anche da altri, eh.Chacun a son gout. russianfilmThanks  :-)Caro Claudio, proviamo a capirci. O   meglio  — e  più correttamente —   provo io a spiegarmi meglio.Non credo che G. pensasse che nazismo e comunismo fossero ***uguali*** tout court.Un post non può essere un trattato, ed evidentemente ho dato l'impressione di semplificare eccessivamente. Credo fermamente però — e sulla base della lettura  non  solo di Vita e Destino, che cmq già basterebbe, ma di tutti gli altri testi  di G. che  sono riuscita a procurarmi in italiano e francese — che egli  ritenesse  le due ideologie entrambe distruttive per la libertà degli esseri umani.Stalin e Hitler  (personalizzo ma solo per semplificare il discorso, è ovvio che Stalin e Hitler non  nacquero dal nulla ma furono  **anche** il prodotto di processi storici molto complessi)  non hanno proceduto alla stessa maniera, nei loro  massacri; entrambi però  hanno imposto  — con forme e tecniche  differenti di violenza che però sempre terribile  violenza era — il sacrificio della libertà individuale in  nome di presunte e troppo spesso  farneticanti e deliranti "idee" di un bene collettivo che spacciavano per superiore.Trovo fondamentali i  cap. 20 e 21  di Tutto scorre.Mi piacerebbe  citare alcuni passaggi  secondo me molto significativi, ma la citazione immiserirebbe troppo il senso complessivo di quanto scrive  G.  e dunque  rinvio alla lettura integrale, limitandomi  solo a quando  G. parla della "pronta disposizione  a soffocare   la libertà oggi  esistente  per una libertà immaginaria,  a distruggere  i principi morali quotidiani   per quelli a venire"  (ed. Adelphi, p.185)Tutto questo è molto ben detto da Todorov in "Memoria del male, tentazione del bene", ad esempio.Tra parentesi,  trovo  poi  molto interessante  che molte delle idee   che G. esprime in forma  narrativa coincidono  in gran parte con molte conclusioni cui  Hanna Arendt (altro grande personaggio del Novecento, ebrea anche lei, ma tedesca) arriva in "Le origini del totalitarismo".Ma per  restare su G.:  penso che nella famosa scena  Liss- Mostovskoj  quello che alla fine risulta  —   oggi  —   davvero agghiacciante e significativo non  sia  tanto    il discorso di Liss   (che io, per esempio, trovo oggi    addirittura scontato)   ma  l'imbarazzo e  la fede comunque incrollabile di  Mostovskoj. Perchè in quella scena Liss si  di/mostra uno che comunque ragiona e  sa pensare  criticamente, mentre Mostovskoj  rimane  accecato da una  fede incrollabile che non gli consente nemmeno di riflettere  e di chiedersi  "che caspita sta succedendo?"Per me, oggi,  questi  concetti fanno  ormai parte  della mia  personale visione  qualsiasi mondo che si affidi all'ideologia e al totalitarsimo (specialmente se, ahinoi, lo fa "a fin di bene"). Ma che uno scrittore  sovietico scrivesse  quelle cose in pieno regime staliniano-e-dintorni non mi sembra cosa  da prender  sottogamba. E cmq:  basta leggere in  Tutto scorre  il capitolo dedicato a Lenin o  gli appunti privati (e non ancora  elaborati per la pubblicazione)  dei  Carnets de guerre  o, ancora,  La Madonna a Treblinka  per rendersi conto che, nella maturità, G. non nutrisse davvero  illusioni sulla  natura del comunismo così come  era nato e si era sviluppato con la Rivoluzione bolscevica prima e con l'URSS di Stalin dopo.Mi rendo conto che anche questa volta ho dovuto semplificare troppo il ragionamento, ma un blog e lo spazio commenti si prestano poco ad analisi approfondite.Colgo però l'occasione per dire   che sono  molto, molto contenta che questo post su  Vita e Destino risulta  da circa un anno  il post più visitato in assoluto del mio blog e sono  molto contenta che la figura di  Grossman e il suo pensiero siano, comunque la si possa pensare in proposito, tanto  stimolanti   per un confronto di idee su temi  così enormi ed importanti per tutti noi. Grazie 🙂

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  43. Sono Claudio…beh volevo sentire proprio questofar dire a grossman che comunismo e nazismo sono uguali mi sembra una semplificazione che toglie spessore al ragionamento che fa citazione:Ma che uno scrittore  sovietico scrivesse  quelle cose in pieno regime staliniano-e-dintorni non mi sembra cosa  da prender  sottogamba.appunto non dimentichiamoci che Grossman ha vissuto in quel periodo storico e stava dicendo cose per niente scontategià solo sottolineare i punti in comune tra nazismo e comunismo era genialeOTmio nonno lavorava all'ambasciata in un paese comunista,e quando è tornato in Italia e raccontava ciò che succedeva realmente in quei paesi si trovava davanti tanti mostovskoj italiani,che negavano sistematicamente ciò che raccontava,dicevano che i paesi comunisti erano più liberi dell'italia!accusavano mio nonno di essere mandato dalla chiesaChissà se questo libro fosse riuscito ad essere pubblicato anni prima che reazione avrebbe avuto la reazione pubblica…

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  44. Caro Claudio,   è noto  che non c'è peggior sordo di chi non vuole sentire.Negli anni in cui tuo nonno  riferiva  ciò che aveva visto e sentito,  niente   che potesse andare contro la visione   idealizzata  del "bel sol dell'avvenire"   (che poi , come nel bellissimo film di Mikhalkov si rivelò essere  un "sole ingannatore") aveva la minima possibilità di venir recepito.Che  Grossman non sia stato pubblicato  allora, tutto sommato alla fine forse  è stato un bene: il suo libro sarebbe stato molto probabilmente  disprezzato, dileggiato o, nella migliore  delle ipotesi, ignorato e amen. E' estremamente interessante leggere  quello che scrivono  due  grandi  emigre russi  (giusto per citarne solo due, ma eccellenti)   come   Vladimir Nabokov  e Nina Berberova nelle loro memorie, interviste etc. a proposito di come venivano considerati  i russi  come loro, fuggiti dalla rivoluzione bolscevica ed emigrati nel  Vecchio  e/o nel Nuovo  Continente.Leggere quello che scrivono  Nabokov  la Berberova  è molto utile per farsi un'idea del constesto e dell'aria che tirava, ai tempi…E poi, io purtroppo  non sono più  tanto giovinetta da non ricordarmi come venivano guardati male (uso un eufemismo) tutti gli intellettuali (anche di sinistra,  eh,  perchè gente di sinistra  che  non fosse disponibile a vivere con gli occhi foderati di prosciutto c'era anche allora).D'altra parte, io stessa ci ho messo  un quarto di secolo per rendermi conto di quanti abbagli avessi preso negli anni  60 e dintorni…Ciao,   e grazie ancora  🙂

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  45. Lei si sofferma troppo sul dialogo Liss- MostovskojIo trovo più profetico il dialogo finale (pg. 802-803) tra Krymov e Katsenelenbogen. Laddove quest'ultimo prefigura l'abolizione del confine tra lager e non lager. Il nostro mondo attuale, dove la democrazia è solo la scorza vuota di una civiltà avariata.

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  46. Gentile signora
    ho scoperto per caso, inseguendo notizie su Grossman, il suo commento a Vita e Destino.
    La ringrazio per ciò che ha scritto e che mi sento di condividere fino in fondo con lei : questo libro è così importante che io, pur avendolo preso in prestito dalla biblioteca, ho deciso di averne una copia per la mia, e quindi lo acquisterò, perchè credo che per capire molti errori che noi giovani ( sono del 1938 ) di allora abbiamo commesso nelle nostre valutazioni socio politiche, questo volume sia molto più utile di tanti altri saggi critici.
    E…aggiungo, io sono un lettore che predilige da anni la poesia alla prosa, ma in questo caso, chapeau alla leggerezza di scrittura di questo autore.
    grazie per la sua disponibilità.
    luigi
    luigi

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  47. Caro  Luigi, grazie per le sue parole e per la sua testimonianza.Visto che ha apprezzato così tanto  Vita e  Destino, mi sento di consigliarla vivamente di leggere anche Tutto scorre,  in cui c'è davvero una sorta di summa del pensiero politico  di G.E poi, spero davvero che  traducano  quanto prima  in italiano  "Pour une juste cause", importantissimo…Spero di rivederla qui e grazie di nuovo  🙂

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  48. grazie, sono già andato a prenotare Tutto scorre.

    seguiro questo suo blog, lei mi sembra una persona molto tollerante e preparata ( c’è bisogno di tolleranza ed intelligenza, credo ).
    grazie

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  49. Luigise legge il francese,   allora mi permetto di incalzarla e  dirle:  si procacci  quanto prima  "Pour une  juste cause" e i "Carnets de guerre".Non se ne pentirà, mi sento di poterglielo garantire.Scusi se la sto alluvionando, ma     è che io sono  ****davvero*** convinta della grandezza di G.  Mi faccia sapere.Ovvio che la ringrazio molto per l'attenzione  la pazienza.P:S: Se invece  non legge il francese non ci  resta   che   sperare  che ogni  venti    mocciosi   o tamarroici   o    fastidiosissimi    ed inutili     vesponi   qualche editore   si decida a  a mettere in libreria   almeno qualche   libro      non   immediatamente  assimilabile   a alla  carta igienica.

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  50. Ho preso questo libro da qualche settimana. Lo tengo lì aspettando le vacanze, per poterlo leggere con più continuità e calma. Sono contenta di aver trovato questo tuo post proprio ora. Come sempre mi piacciono le "corrispondenze". GrazieMusette

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  51. AndreaInnanzitutto  ti ringrazio per la citazione.Ma ti ringrazio soprattutto per avermi segnalato questo tuo articolo, molto  interessante e  che davvero invito tutti a leggere.Europe Central di Vollmann  è uno dei  titoli  che già da qualche mese  è ai primi posti  nella mia lista della spesa, lo leggerò certamente ma  devo aspettare il momento giusto (non certo per la mole, ma per l'impegno di celluline grigie che ho capito  il ponderoso tomone richiede).Quindi   al momento non sono  —  purtroppo —   in condizione  di entrare nel merito delle tue argomentazioni circa analogie e differenze tra  il sovietico-ucraino Grossman  e l'americano Vollman, anche se  "a naso"  già   —  confesso —  mi verrebbe  molto più  di  qualcosa da dire, ma mi taccio perchè   appunto, non avendo ancora lettolo, il Vollmann,  sono ben consapevole che sarebbe, il mio, un parlare a vanvera.Ciao e  ri-grazie  🙂

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  52. Cara Gabrilu,
    riprendo qui la discussione avviata in "Suite francese" perché volevo chiederti, visto che anche tu lo hai citato, se sai se esiste e dove si possa reperire il contributo di Steiner su Grossman- ho provato a fare ricerche al riguado, tutte vane…
    Un saluto e grazie in ogni caso
    Dragoval

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  53. Dragoval
    Non ne so molto più di te.
    Credo che la frase  di Steiner si trovi  sul risvolto di copertina o sulla fascetta di una edizione inglese o americana di Life and Fate.

    (Se altri hanno informazioni  più corrette ben vengano).

    Cmq ti copio questo passaggio tratto  da una intervista a Claudia Zonghetti, la traduttrice italiana di V&D per Adelphi

    "D:  George Steiner ha scritto che libri come Vita e Destino eclissano quasi tutti i romanzi che oggi in Occidente vengono presi sul serio. Secondo te cosa intendeva dire? 

    R:  Credo che lui l’abbia letto in russo, al momento giusto negli anni ’80, senza quei paraocchi dovuti al fatto che tutta la cultura europea di allora era tendenzialmente marxista. Lo ha letto, ripeto senza pregiudizi e ha colto quello che molti hanno compreso solo più tardi. Al di là di tutto, l’affresco è mirabile e il coraggio ammirabile al limite dell’imprudenza… Davvero si fa fatica a capire, con tutto quello che succedeva intorno a lui, cosa abbia portato Grossman a credere di poter pubblicare un libro di questo tipo negli anni in cui lo proponeva.  Penso che George Steiner abbia apprezzato tutto questo. Anche l’audacia, se vuoi."

     (Testo integrale  qui)
     

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  54. Vienna,

    sono le tre di notte passate, e ho finito di leggere Vita e Destino. Non saprei trovare parole migliori di tutte quelle lasciate dai precedenti commenti… Ho deciso di scrivere qui per condividere il mio entusiasmo e la mia commozione!

    Buonanotte a tutti coloro che poseranno uno sguardo qui sopra!

    Filippo 

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  55. Vedo che la "radio maria" dei lettori di romanzi è ancora in onda.
    Auguri.
    Del resto tutti quelli che promuovono libri devono sottostare alla legge degli editori compresi i  ( per voi credo) "sinistri" Augias e la trasmissione con Loredana Lipperini, Fahrenheit (forse si scrive così).
    Che si deve fà pè vivere…………….

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  56.  Anonimo # 71
    Francamente, non ho capito il senso di questo commento.
    Colgo  solo   un sarcasmo  che avverto   abbastanza gratuito ed ingiustificato.
    Forse, se il pensiero fosse stato più articolato, se ci fosse stato un minimo di argomentazione…Chissà, magari  ci sarebbe stata la possibilità di confrontarsi…

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  57. Salve Gabrilu,
    la ringrazio per il suo utilissimo post su Vita e Destino, ricco di spunti e trasudante passione. Sono una studentessa di russo e ho letto il romanzo per un esame di letteratura. Facendo approfondimenti sull'autore e la sua opera  ho trovato questo blog. Solo un piccolo appunto: il capocasa del civico sei barra uno si chiama Grekov.
    Sono contenta di aver trovato tanti commenti su questo libro. Io lo sto consigliando a tutti e sono sicura che chi viene toccato nel cuore da Grossman non sarà più quello che era prima di leggere. E' un dono raro.  Non voglio sembrare esagerata o melodrammatica, ma non ci trovo niente di male nel dire quanto un libro mi ha cambiata e colpita. Perchè solo le critiche negative non devono giustificarsi? In uno dei commenti si mette in dubbio "il parto" teorico di Strum, ma vorrei ricordare che Grossman era laureato in matematica e fisica quindi sapeva benissimo ciò di cui stava parlando.
     Non serve dire che non avevo mai sentito parlare di Grossman, ma mi fido del mio professore ed ero sicura che non ci aveva messo in programma questo mattone senza un motivo. Non sono i grandi libri che mi spaventano, ma i tempi che stringono per gli esami, gli appelli che ti alitano sul collo…Ma proprio come descrive Grossman, la percezione del tempo si è modificata: mentre conducevo la mia battaglia con Vita e Destino i secondi si sono allungati e le ore si sono compresse. Non ho letto da studentessa ma col cuore. Sono stata completamente vinta, soggiogata, conquistata già dalle prime pagine. Mi sono un po' persa solo quando siamo arrivati nelle trincee e nei bunker di Stalingrado, perchè non so raccapezzami fra tenenti generali eccetera. Mi sono affezionata ai personaggi provando una gioia di leggera, un'ansia di andare avanti molto simile solo a quella che provavo da piccola e che, crescendo, è diventata via via più rara . Non mi vergogno di dire che quando ho finito di leggerlo ho accarezzato e baciato la mia copia di Vita e Destino, ormai rovinata ai bordi, piena di annotazioni, commenti, sottolineature, faccine, parolacce.
    Ora ho finito di leggerlo per la seconda volta, da studentessa però, sezionandolo in ogni minima parte.
    Non posso che essere grata a Grossman per quello che ha fatto, mi dispiace solo che a differenza di Strum lui non abbia potuto assistere alla sua "riabilitazione" ma, come ho letto nei commenti, se l'avessero attaccato e deriso per ciò che ha scritto avrebbe sofferto ancora di più. Questo romanzo è stato la sua vita (ci ha messo anni per scriverlo ed è basato su ciò che ha vissuto) e il suo destino. Volevo solo approfittare di questo spazietto per rendere il mio omaggio a Vasilij Grossman e per spronare chiunque passerà di qui a fidarsi e a dargli una chance.
    Marianna
     

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  58. Marianna
    Bellissimo  commmento, il tuo,  un vero e  proprio contributo.
    Non riprendo tutti  gli spunti che ci hai offerto, dico solo che ti capisco: con Grossmann non si è  "solo" davanti ad un bel libro, c'è molto, molto di più.
    Vista la tua passione e il modo  così profondamente empatico con cui sei entrata in contatto con Grossmann mi permetto di consigliarti  **vivamente** anche  "Tutto scorre"   e "La madonna a Treblinka" (in italiano) e,  se  sei in grado di leggere il francese, di leggere anche  "Pour une juste  cause"  e i "Carnets de guerre". Se non conosci il francese,  tieniti cmq  all'erta per vedere se prima o poi li pubblicano anche in italiano ed acchiappali al volto  Ciao e grazie 

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  59. Non so da che parte iniziare. Intanto grazie per lo splendido post che però…non ho letto. No, non sono ancora impazzito. Mi spiego. Ho preso in mano il libro a giugno dell'anno scorso. Sono uno che legge abbastanza. Non moltissimo ma la lettura mi prende assai. Bene, a distanza di quasi un anno sono arrivato a poco più della metà con queste sensazioni che voglio mettere in comune. "Vita e destino" mi ha intrigato ma non al punto di divorarlo o, comunque, di leggerlo con continuità e slancio. Nel contempo faccio fatica a riprenderlo, ogni volta, in mano. Detto questo una delle risposte più ovvie sarebbe "lascialo perdere". Ma…non ci riesco, nel senso che mi riprometto di andare avanti e finirlo. Non solo per una questione di orgoglio ma perchè è davvero ben fatto. Piccola parentesi. Da quando ho iniziato "Vita e destino" non ho più aperto un altro libro. Ma vi sembra possibile una cosa del genere. Vorrei una sorta di aiuto…dei consigli. Tipo: è meglio che lo ricominci da capo magari scrivendo il nome di ogni personaggio che si affaccia nel racconto? Lascio pure perdere tranquillamente seguendo il motto che non c'è nessun obbligo, anche nel leggere? Mi documento (dando una scorsa, per esempio, a questo bellissimo blog), sovvertendo i miei principi che mi dicono di non curiosare mai prima, sia che si debba vedere un film sia che si debba leggere un romanzo? Scusate questo piccolo mini-sfogo ma sono proprio contento di aver messo in comune la mia, pur non eccelsa, esperienza.
    Ciao a tutti e ancora complimenti.

    Pierluigi

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  60. Pierluigi
    Vediamo un po'  se ho capito:

    *** il (mio) post lo trovi  splendido, anche se non lo hai letto.
    *** "Vita e Destino" lo trovi molto  "ben fatto",  anche se  non riesci a leggerlo.
    *** Trovi questo blog "bellissimo" anche se  è evidente che ci hai razzolato poco  

    Permettimi, ma mi hai fatto venire in mente  Pierre Bayard e il suo  "Come parlare  di un libro senza averlo  mai   letto"  

    Perdonami, eh, ma hai  proprio  solleticato  il mio coté giocherellone     ^__^

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  61. Parole sante Gabrilu…e complimenti per l'ironia. Comunque un grande proponimento per l'estate: leggere il tuo post, leggere "Vita e destino" e frequentare il blog. Un caro grande saluto   
    Pierluigi

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  62. In merito al commento sull'impossibilità per Strum di fare una scoperta fondamentale, due piccole (e pedanti, temo) precisazioni.

    1) Il romanzo è ambientato nel 1942: guarda caso lo stesso anno in cui uno dei maggiori fisici teorici del Novecento realizzò una delle maggiori costruzioni della fisica sperimentale del secolo. Parlo di Fermi, e della sua costruzione del primo reattore nucleare (pila atomica, come la chiamava lui). Al giorno d'oggi è difficile, quasi impossibile che un buon fisico teorico sia anche un buon fisico sperimentale, e quando si fa quest'osservazione si cita spesso proprio Fermi come l'ultimo fisico in grado di avere in massimo grado entrambe le valenze. Direi quindi che Grossman non ha detto nessuna bestemmia, ipotizzando la scoperta di Strum.

    2) Anche e soprattutto perchè, a ben vedere, Strum non è affatto un fisico sperimentale: lo sperimentale del suo gruppo è palesemente Markov, mentre Strum e Solokov sono i teorici. Questo si capisce un po' dalla storia, e soprattutto dalla diretta affermazione di Strum, a pagina 422 (come a dire che non serve poi alcuna deduzione, solo un po' di lettura)

    Insomma, a meno che nella seconda metà del libro (sono solo a pagina 430) i ruoli non cambino improvvisamente, le critiche a Grossman sulla impossibilità della scoperta di Strum mi paiono del tutto errate.

    …e comunque, la cosa mi pare assolutamente marginale e accessoria, che nulla avrebbe tolto allo spessore del  romanzo foss'anche stata inverosimile. Adesso smetto di scrivere, torno a leggere; ma devo ancora riprendermi dal lutto indotto dalla distruzione della casa 6/1 e del capitano Grekov. Sigh.

    Piero
    (ciao, Gabrilù)

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  63. Ancora io (Piero, post 79).

    Finto "Vita e Destino". Il solo fatto che stia qui a scrivere un commento significa che il libro mi ha preso e preso parecchio: non sono solito scrivere recensioni o commenti su quello che leggo.

    Se lo faccio, è sostanzialmente per due ragioni: la prima, è che onestamente non riuscivo a capire come si potesse considerare trascurabile la difficoltà iniziale di lettura: non tanto per il numero dei personaggi, quanto per l'evidente presunzione (in senso letterale, non offensivo) dell'Autore, che sembrava dare per scontato che il il lettore avesse già tutte le informazioni per capire di cosa si stava parlando. Nessuna introduzione, neppure minima, dei personaggi: può essere scelta stilistica, certo, ma è scelta davvero crudele, se uno devve affrontare 827 pagine; ma soprattutto, non solo i personaggi, ma anche gli eventi che si susseguono sembrano raccontati senza la minima prolusione. Vabbè lo stile "duro", ma una supera le prime 150 pagine e comincia finalmente a accelerare la velocità di lettura non tanto perchè ha finalmente capito cosa stia succedendo, ma perchè smette di chiederselo.

    Grazie a questo blog, ne ho capito la ragione. Il che significa che questo blog libera Grossman, nel mio personale tribunale, da ogni colpa. Mi manca "Per una giusta causa". Mi manca la prima parte. Lo sospettavo, a dire il vero. Si capice che la dottoressa che va a Treblinka con David non può comparire da nulla; si capisce che Tolja, il suo rapporto con Ludja e Strum non può nascere solo da una lettera che ne annuncia la morte. Si capisce che Sereza non può comparire dal nulla, nel bel mezzo del libro, nella casa 6/1. Soprattutto si capisce che Krymov è personaggio forte in parabola discendente, ma con tanti riferimenti alla parabola ascendente (sta sempre lì a ricordare cosa ha fatto nel Quarantuno) che è proprio strano che siano dati per scontati, non narrati. E che dire della figura della madre della famiglia Saposniskov? E dell'importanza della Centrale di Stalingrado, che compare anch'essa all'improvviso?

    Tutto chiaro, adesso. Non dubito che "Vita e Destino" sia un romanzo leggibile anche da solo ma, porca miseriaccia zozza, se l'avessi saputo prima, se Adelphi avesse tradotto "Per una giusta causa", se, se, se… insomma, avrei capito meglio Grossman fin dall'inizio.

    Ciò non toglie che "Vita e Destino" vada letto comunque, anche se uno non avrà mai occasione di leggere "Per una giusta causa". E' un libro così vasto che ognuno può leggere il filo di trama che più lo colpisce, ripercorrerlo, legarlo agli altri – il tutto in modo probabilmente diverso da come fa ogni altro lettore. Si cita spesso la nebbia, che è un'immagine simbolica e pittorica, che probabilmente colpisce bene chi ha una formazione artistica e umanistica: ma avete idea di cosa significhi, per chi ha avuto la ventura di studiare un po' di  fisica, leggere del moto dei corpi che avanzano nei corridoi di Treblinka  "con un moto governato dalle leggi di Stokes"? E' un linguaggio diretto, tecnico, ma fulminante, avendo i riferimenti opportuni: e naturalmente ce ne saranno molti altri ancora di simili corticircuiti: alcuni leggibili solo da chi conosce i cento poeti russi citati, altri comprensibili solo da chi conosce Russia, Ucraina, Germania, altri amplificati solo da orecchie ebree, calmucche, chissà… 

    I grandi romanzi sono così: con cento rivoli diversi, e ogni lettore cavalcherà preferibilmente il suo: ma tutti confluiscono insieme, alla fine, nella tesi – esplicita o meno che sia – del romanzo.

    E su quale sia questa tesi, si può discutere davvero tanto. Io non credo che l'obiettivo primario di Grossman fosse descrivere lo scontro tra due totalitarismi che possono essere letti come uguali o diversi. Certamente lo fa, lo fa in modo esplicito: ma non mi pare che sia questo ciò che più gli preme. Credo, anche se la mia è probabilmente lettura fin troppo ingenua, che la vera contrapposizione che interessa Grossman sia quella del titolo: "Vita e Destino". Come in "Guerra e Pace", i due sostantivi mi sembrano contrapposti, uno il contrario dell'altro: la "vita" è quella degli uomini, quella dei sentimenti e della quotidianità, delle passioni, delle paure, del lavoro, della bontà gratuità di Ikonnikov. Il "destino" è quello che invece le vite strapazza e maneggia, quello che non considera gli uomini in quanto uomini, ma in quanto categorie: ebrei, soldati, fisici, menscevichi. Ma sono categorie non solo di classificazione, non sono solo etichette: agiscono direttamente sugli uomini, se lasciate libere di governare. E trattano coloro che hanno solo la propria vita come elementi indistinti – e perciò sostituibili, mobili, indefiniti. Come portatori di attributo categorico, non più come soggetti: e quindi privi della libertà di vivere la vita, che ha per requisito essenziale – al pari bella bontà gratuita – la libertà.

    Stalingrado  è il punto nodale, e non è un punto ottimista: è il turning point della seconda guerra mondiale, è la fine del sogno nazista di dominare il mondo: e Grossman è sinceramente felice che Hitler sia stato fermato, e da lì sia iniziata la sua fine. Ma già fa pensare al lettore che Stalingrado, con la fine di Hitler e del Nazismo, è anche l'inizio di una Germania diversa, e più libera. Allo stesso tempo, Stalingrado coagula l'URSS attorno a Stalin, e quindi la grandce vittoria è anche l'inizio – o quantomento la ratifica – di un nuovo destino russo privo di libertà, e quindi di vita. Non mi sembra ci sia un insegnamento di merito sui due totalitarismi, mi sembra che sia piuttosto il pessimismo dell'uomo di fronte alla storia: guai se avessero vinto i tedeschi, ma non gioite troppo. il destino è già in marcia.

    Succede a Stalingrado, ma si legge sempre nel libro: con chiarezza estrema nel cambiamento di Strum tra il prima e il dopo la telefonata di Stalin; tra il prima e il dopo di Krymov; persino nella scelta di Zenja tra Krymov e Novikov. E in cento altri posti, soprattutto a Treblinka, quando gli uomini diventano la mera somma degli atomi che li compongono.

    I personaggi più esplicitamente positivi del libro sono due minori, Ikonnikov e Grekov, che hanno in comune la scelta di vivere la loro vita irridendo il destino. Un guerriero e un filosofo, che disobbediscono entrambi al loro destino, e per vivere la loro "vita" sono serenamente disposti a morire. E lo fanno, diamine.

    Ma sono personaggi che stanno lì a fare davvero da "luci di posizione", da icone: sono eroi, non uomini: in qualche misura, sono gli opposti esatti di Hitler e Stalin, che in fondo sono "personaggi minori" anche loro del romanzo..

    Gli altri, tutti gli altri, sono uomini. Vorrebbero la loro vita, ma, in misura più o meno forte, più o meno evidente, il loro destino gliela nega.

    L'uomo con la minuscola è capace di bontà, quando vive le sue storie. L'Uomo con la maiuscola vive la Storia, e per lui non c'è speranza.

    ——————
    (Opinione del tutto personale d'un lettore ritardatario, s'intende)

     

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  64. #78

    Piero
    i punti che tocchi sono tanti e non è certo  pensabile che io possa riprenderli tutti.
    Due o tre cose telegraficamente:

    ** grazie per avere investito tanto tempo e tanta passione per scrivere su Grossman. Quanto importante io consideri  Grossman non c'è bisogno che lo ridica per la millesima volta, e vedere quanto attentamente e  criticamente e appassionatamente i suoi testi vengono letti  rende felice me e giustizia a questo grandissimo uomo che merita attenzione e rispetto. 

    ** La lettura di "Per una giusta causa" è fondamentale non solo per la piena comprensione di "Vita e Destino" ma anche per vedere il  doloroso percorso interiore che l'uomo Grossman ha affrontato  durante tutti quegli anni.
    E' per questo che ho dedicato a "Per una giusta causa"  ben tre lunghi post che spero possano essere utili ai lettori italiani che non sono in condizioni di affrontare la traduzione francese.

    ** Sulla "scoperta di Strum": intanto  ti ringrazio per le puntuali precisazioni, e poi sono pienamente d'accordo con te quando scrivi:

    ."..e comunque, la cosa mi pare assolutamente marginale e accessoria, che nulla avrebbe tolto allo spessore del  romanzo foss'anche stata inverosimile."

    Era quello che pensavo anche io, dicendomi che a volte,  quando si legge un  testo  **letterario**  l'ignoranza su determinati aspetti specifici tecnici  non è necessariamente un male, perché evita al lettore di "distrarsi". Non so se riesco a essere chiara.

    Spero proprio di rivederti presto, da queste parti.

    Intanto ciao

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  65. Gentile signora, conoscevo il suo Blog quando era dedicato unicamente a Proust, che amo senza riserve e ho letto con grande passione per anni.

    E ora che sono a pagina 700 di "Vita e destino" ho incontrato questo suo lungo e perfetto commento!
    In alcune frasi mi è sembrato di averlo pensato e scritto io.. e quanto le sono grata, per aver cosi' bene sintetizzato la bellezza di quest'opera, l'umanità dolente che racconta, e la poesia che Grossman riesce a far sentire in alcuni semplici o complessissimi concetti!

    Accade anche a me come lei dice: sto documentandomi su Stanlingrado, sfoglio libri di storia, di cronache, ho il desiderio di capire, di entrare meglio nelle persone e nelle situazioni.
    Ho studiato russo per un anno, è una lingua che amo molto, ma non potro' mai leggere in originale (come sognavo) perche' non ho piu' tempo di vita davanti sufficiente per riuscirci!

    Guardero' con attenzione tutti i link che lei segnala, e ancora la ringrazio per aver scritto di questo romanzo, cosi' bene e con tanto cuore e cervello.

    geppi montanara
    geppimontanara@tin.it

    blog Dal siluriano del triste scorpione
    Buscando Posadas
     

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  66. eustaki
    invito subito accolto. Altro che blog modesto!
    Bella la tua scelta di  illustrare i post dedicati a Grossman con le immagini di Deineka, tra l'altro.
    Inserito subito, il tuo blog, nel mio Google Reader.
    Ciao e grazie  🙂

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  67. carissima,
    ho bisogno di aiuto per la lettura di "Il bene sia con voi".
    Ieri sera, a pagina 160 dell'edizione Adelphi (c'e' solo quella peraltro) ultimo capoverso, seconda frase, leggo:
    "Non si vede nylon da queste parti: solo una giovane donna triste con un bambino quieto e ubbidiente.…" eccetera…

    Non capisco assolutamente che cosa c'entri la parola nylon nella frase, e neppure nell'intero capitolo: non si fa mai riferimento a qualcosa che la giustifichi. Ho letto e riletto, risalendo la pagina o proseguendo ma non capisco.

    Potresti per favore rileggere il paragrafo e dirmi se sono io che non ci arrivo…, oppure è un errore sfuggito al correttore?

    Gia' che ci sono ti dico che ho anche trovato "Pour une juste cause" in una edizione economica Livre de Poche (11 Euro) in francese, che conto di leggere appena finito questo, per sapere finalmente che cosa facevano i personaggi di Vita e destino, prima!
    Nel frattempo ho letto "L'inferno di Treblinka" che mi ha lasciato, naturalmente, piuttosto scossa, pur avendo ben chiara la situazione storica del periodo..

    E cosi' la produzione di Grossman che sono riuscita a trovare finisce… che faro' dopo?????

    Grazie, a presto
    geppi montanara
    geppimontanara@tin.it

     

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  68. Signora Gabrilù,passavo a ringraziarla per questo post che ritengo il migliore mai apparso finora in Italia.
    Sono blogger e web writer da un decennio, e, nel mio piccolo, ne ho visti di inviti alla lettura, ma così completi, appassionanti e profondi mai.
    In suo onore ho composto questa opera, che spero leggerà e apprezzerà:

    http://www.neteditor.it/content/240165/agnus-dei-di-mauro-banfi-e-vasilij-grossman

    Grazie e abbia gioia

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  69. A 70 pagine dalla fine del libro, mi ritrovo in questo articolo e nella serie interessantissima su “Per una giusta causa”, di cui non sapevo quasi nulla. Grazie di averli scritti.
    La lettura del testo sarà anche impegnativa, almeno per le abitudini correnti, ma è un impegno che gratifica, offre spunti infiniti e illumina lungo tutto il percorso. Una complessità in cui addentrarsi, senza forzare i tempi, superando l’aridità di semplificazioni vecchie e nuove.

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    1. Un Artista Minimalista
      sono davvero contenta quando incontro persone che apprezzano Grossman, e che mi dicono che i miei post sulla sua opera possono essere stati effettivamente di una qualche utilità…
      Grossman è immenso, merita di venir letto e riletto. Tutto.
      Io ho riletto Vita e Destino qualche mese fa, da cima a fondo, ed avendolo fatto dopo che nel frattempo avevo letto tutti gli altri suoi libri pubblicati in italiano l’ho apprezzato e gustato, se possibile, ancora più della prima volta…
      Ciao e grazie! 🙂

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