W.G. SEBALD E LA UNGLÜCK (DI THOMAS BERNHARD MA NON SOLO)

W.G.SebaldWinfried George Sebald

 

Che cosa può fare una poveretta come me, che ama sia Sebald che Thomas Bernhard? Non è mica una posizione facile la mia, eh. In genere, da quel che ho potuto vedere in giro, chi apprezza l’uno inarca il sopracciglio nei confronti dell’altro…

Come non avere un sussulto, nello scoprire che Sebald non solo considerava Bernhard come una sorta di maestro, ma che gli ha pure dedicato un corposo capitolo in una raccolta di saggi sulla letteratura austriaca contemporanea?

Come non affannarsi per cercar di recuperare-leggere-divorare il “ciò che costui ha scritto di colui”?

Vabbè. Cerco di dare un ordine al disordine e a provare a dire di che trattasi.

W.G.Sebald

Nel 1985 la casa editrice austriaca Residenz Verlag pubblicò il libro di Sebald Die Beschreibung des Unglücks: Zur österreichischen Literature von Stifter bis Handke, un’antologia di testi pubblicati separatamente dal 1972 al 1985. La raccolta include saggi su Adalbert Stifter, Arthur Schnitzler, Hugo von Hofmannsthal, Franz Kafka (un po’ bizzarro includere il ceco-praghese Kafka in una raccolta di saggi sulla letteratura austriaca, eh?), Elias Canetti, Thomas Bernhard, Peter Handke, Ernst Herbeck e Gerhard Roth.

Questo libro viene oggi inteso come testo premonitore della futura opera letteraria di Sebald. Si tratta ancora di una ricerca legata all’Università, ma annuncia testi che coloro che amano Sebald conoscono bene. Tre anni più tardi Sebald pubblicherà Vertigini, la sua prima opera narrativa in prosa.

Questa raccolta non la si trova (ancora?) in italiano, e dunque avrei dovuto rassegnarmi.

Ma io amo Sebald e amo Thomas Bernhard. Ero troppo interessata a sapere cosa Sebald avesse scritto a proposito di Bernhard.

E dunque mi sono data da fare.

La caccia non è stata infruttuosa. Ho trovato infatti che la raccolta è stata tradotta e pubblicata quest’anno in Francia (che ci volete fare, i francesi a qualcuno staranno pure un po’ antipatici, ma gli è che arrivano quasi sempre prima di noi…) e mi sono fiondata.

W.G.Sebald
Winfried Georg SEBALD, La description du malheur: à propos de la littérature autrichienne
tit. originale Die Beschreibung des Unglücks: Zur österreichischen Literatur von Stifter bis Handke, traduction Collectifpp. 270, Éditeur Actes Sud, Collection Lettres allemandes, 2014

 

Già la prefazione dello stesso Sebald mi illumina d’immensa goduria.
Sebald pone al centro delle sue riflessioni non solo la condizione fisica degli autori di cui parla ma anche il contesto politico e storico in cui sono vissuti.

“Se è corretto dire che non si potrebbe leggere Schnitzler senza Freud, è altrettanto vero il contrario. Tanto importanti mi appaiono i contributi di Canetti alla comprensione delle strutture paranoidi o le descrizioni di una finezza microscopica che Peter Handke fa degli stati di crisi schizoidi. […] Un altro oggetto si trova al centro delle mie analisi del malessere del soggetto che scrive, che è stato già sovente indicato come uno dei tratti caratteristici fondamentali della letteratura austriaca.

Coloro che abbracciano la professione di scrittore non sono certo persone che approcciano la vita serenamente. Altrimenti, come si lancerebbero nel compito impossibile di trovare la verità? Ma la proporzione delle vite sfortunate nella storia della letteratura austriaca è tutto tranne che rassicurante…”

Ecco però che il dubbio mi assale.

Non conosco il tedesco, e con il francese sono solo una ruspante. Non vorrei gettarmi a capofitto in disquisizioni che derivano da una errata comprensione di vocaboli chiave.

Che cosa esattamente (mi chiedo) significano il tedesco “Unglück” ed il francese “malheur”?

La versione francese dice infatti “malheur”. Il titolo e il testo originale tedesco parlano di “Unglück” . Insomma, prima di avventurarmi oltre, sento la necessità di capirci di più per non sprofondare ignominiosamente nelle sabbie mobili della mia ignoranza linguistica.

Apprendo (scartabellando dizionari vari e assortiti) che la parola “Unglück” può indicare disgrazia, sfortuna, infelicità, sventura.

Il francese “malheur” (questo lo sapevo, ma volevo essere proprio sicura sicura) indica sciagura, sfortuna, malessere, infelicità.

Ok, ora mi sento un po’ più tranquilla.

Nella raccolta in questione, il termine sembra venire usato da Sebald sia come “infelicità” degli scrittori (Sebald parla infatti dell”l’infelicità di coloro che scrivono” ) ma anche nel senso di “sfortuna” (“la sfortuna di essere scrittori”).

L’altro termine chiave è “melanconia” (nell’edizione francese “mélancolie“). Perchè Sebald vede, nel gusto per l’ “Unglück” di uno Stifter o di uno Schnitzler una posizione antiborghese e rivoluzionaria e, dopo aver volteggiato un poco su Kafka, plana e si dedica con evidente delizia a Thomas Bernhard che approfondisce servendosi del paragone con Handke.

Non ho letto il libro per intero e su alcuni capitoli ho sorvolato. A me interessava soprattutto Bernhard.

E già nella prefazione, di Thomas Bernhard Sebald scrive — accostando Bernhard ad Handke

“La melanconia, e cioè la riflessione sull’infelicità, non ha nulla in comune con l’aspirazione alla morte. E’ una forma di resistenza. A livello dell’arte, in particolare, la sua funzione non ha nulla di una semplice reazione epidermica, e nemmeno nulla di reazionario. Quando, lo sguardo fisso, essa passa ancora una volta in rivista le ragioni per le quali si è potuti arrivare là, avviene che le forze che alimentano la disperazione e quelle che danno vita al processo conoscitivo risultino energie identiche.

La descrizione dell’infelicità include la possibilità del suo superamento. Non c’è esempio più chiaro di quello dei due autori che apparentemente sono tra loro opposti, Bernhard ed Handke: essi sono, ciascuno a suo modo, d’umore sereno, nonostante essi abbiano la visione più precisa dell’ historia calamitatum.

Facendo da contrappeso all’esperienza dell’infelicità, né l’umore di Bernhard né la solennità di Handke sarebbero concepibili senza la mediazione della scrittura. Si pensi alla storia del Rabbi Chanoch che ricorda un istitutore il quale, all’asilo, diede questo consiglio ad un bimbetto che si era messo a piangere in classe: “Apri il tuo libro! Quando ci si è dentro, non si piange” .

La parabola delle parole che sono una passerella tra infelicità e conforto ci rivela questa categoria dell’insegnamento e dell’apprendimento”

La funzione salvifica della parola.
Soprattutto della parola scritta.
Così, interpretando (correttamente o meno, chi lo sa?) il pensiero di Sebald ecco che riesco a spiegare meglio a me stessa perchè — a differenza di tanti altri lettori — i libri di Bernhard (anche quelli considerati più “tosti” come Gelo o Perturbamento) non solo non mi generano angoscia, tristezza, depressione ma, al contrario, mi rasserenano e mi riconciliano con il mondo.

  • L’intera Prefazione del libro di Sebald la si può scaricare in .pdf >> QUI

So che a volte passano da queste parti persone che conoscono perfettamente francese e tedesco ed anche esperti traduttori professionisti. Se qualcuno di loro avesse voglia di dire la sua, di correggermi, di integrare quello che ho scritto, ben venga.

pallino

E siccome l’appetito vien mangiando, ecco altre raccolte di saggi di Sebald  non ancora pubblicati in italiano. Ne accenno solo per dire che spero che qualche casa editrice decida prima o poi di offrircele anche in italiano.

  • Unheimliche Heimat: Essays zur österreichischen Literatur
    Pubblicato nel 1991 sempre da Residenz Verlag, è un’antologia di saggi precedentemente pubblicati dal 1976 al 1989 su Charles Sealsfield, Karl Emil Franzos, Peter Altenberg, Franz Kafka, Joseph Roth, Leopold Kompert, Hermann Broch, Jean Améry, Gerhard Roth e Peter Handke.
W.G.Sebald
  • Logis in einem Landhaus (Munich: Carl Hanser Verlag, 1998).
    Il volume include saggi su Robert Walser, Gottfried Keller, Johann Peter Hebel, Jean Jacques Rousseau, Eduard Mörike, Jan Peter Tripp.
W.G.Sebald

 

Aggiornamento del 25 Novembre

Dragoval (che non me ne fa passare una che sia una. E per fortuna, dico io) in un commento che se avete voglia potete leggere più sotto, mi ha dato una provvidenziale randellata, ricordandomi che almeno questa raccolta di Sebald , in italiano ce l’abbiamo. Wow!

Trattasi di questo Adelphi

Ah, i titoli, i titoli! E’ su questa buccia di banana che sono vergognosamente scivolata. Eppure il titolo dell’originale tedesco e quello di Adelphi non sono poi tanto dissimili. Ma io ero troppo esaltata, e non mi sono data il tempo di fare un po’  più di attenzione.

Ben mi sta. Lezione imparata. La prossima volta, controllare e ricontrollare e ricontrollare. E poi ricontrollare di nuovo.

Autore: Gabrilu

https://nonsoloproust.wordpress.com

19 pensieri riguardo “W.G. SEBALD E LA UNGLÜCK (DI THOMAS BERNHARD MA NON SOLO)”

  1. Premesso che il post è estremamente interessante e che da tempo speravo di leggere sull’ amore di Sebald per Bernhard]- In realtà, almeno dell’ultimo volume, la versione italiana esiste:
    http://www.adelphi.it/libro/9788845927300
    Peraltro, nonostante Sebald riconosca esplicitamente il proprio debito nei confronti della scrittura di Bernhard, non mi è finora riuscito di trovare contributi critici in proposito.

    Intanto, grazie mille come sempre.

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    1. @Dragoval
      è vero, è vero, è vero!
      Non mi è proprio venuto in mente, e dire che l’ho letto eccome! E’ il titolo della casa di campagna che evidentemente ha depistato la mia memoria! (Ah, la memoria.Che oggetto misterioso…)
      In quanto ai contributi critici su Sebald-Bernhard, so che in inglese roba se ne trova. Io ne ho trovate di cose, in rete, ma non le ho memorizzate perchè il mio inglese non è all’altezza.
      Ma tu si, che puoi. Cerca in inglese, e troverai. Abbi fede 🙂

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    1. @Leonardo
      non ci basterebbero le sette vite dei gatti per leggere tutto quello che vorremmo…
      Grazie per i suggerimenti 🙂
      Sai che mi sono ritrovata il tuo commento tra i “commenti da moderare”? Strano, perchè finora io non ho mai sentito la necessità di mettere i commenti in moderazione.
      Ma credo (credo, eh, non lo so per certo) che WordPress metta in automatico tra i “in attesa di moderazione”, per prudenza antispam, tutti i commenti che contengono più di un link.
      Ciao e a presto 🙂

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  2. Pensavi a me nel creare la categoria dell’inarcatore di sopracciglio? Ma io non generalizzerei troppo. I più (credo) li amano entrambi. E il non riuscire ad apprezzare B. pensavo fosse solo un mio limite. Ma è per questo che conoscere quel che ne dice Sebald mi incuriosisce ancora di più anche riguardo all’austriaco che non digerisco. Chissà che intenzioni ha Adelphi.
    Intanto brava Gabrilù (come sempre). E brava anche Val.

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  3. Ho letto solo ora l’aggiornamento…..
    Ma quale randellata!…..E’ solo che, come altrove mi hai detto tu, per una volta che il titolo l’hanno – già – tradotto e non dobbiamo “spantecare” (= affannarci) per trovarlo….:-)
    [Il che è sintomantico, però. Sintomatico della sfiducia verso le Case Editrici che troppo spesso ci hanno deluso della grossa, restando impassibili a qualsiasi segnalazione e/o richiesta].

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  4. Brava Gabrilù! Io questa “tensione” emotivo-intellettuale tra i due la sospettavo, ma ora tu mi offri le prove “testuali”! E però lo stile mi sembra molto diverso: Berhard piega il linguaggio e la sintassi mettendo a dura prova il lettore (anche se poi, a un certo punto, certe ripetizioni fanno sorridere, quando non addirittura ridere!); Sebald, invece, in tal senso, mi pare più classico. Ci gira intorno; ci torna sopra; lancia ipotesi; fa sorgere il dubbio; non arriva a un finale catartico; e il tutto con un periodare a volte da cronista, altre da “narratore orale” (caro lettore, ti racconta una storia curiosa che mi è capitata leggendo / viaggiando / etc.).

    Sulla tematica, quella sì, mi sembra la stessa: la morte, e una riflessione implacabile sulla stessa (e sui suoi effetti sui vivi).

    Appena potrò, comprerò il saggio in italiano. Thank you so much!

    Rendl

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    1. Rendl
      embè, e meno male e vivaddio che lo stile di Sebald e di Bernhard sono molto diversi!

      Se Sebald (che, se non ricordo male, in un’intervista alla radio del 2001 definì la scrittura di Bernhard come una forma di “narrazione periscopica”) avesse scritto come Bernhard non sarebbe stato che un banale anche se bravo imitatore; invece ha, a sua volta, uno stile personale ed originalissimo.

      “non si fa bella figura, a petto degli scrittori del passato, che a condizione d’aver cercato di scrivere in modo tutto diverso” scrisse Proust in una lettera a Madame Straus…
      Ciao! 🙂

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  5. La natura elegiaca dello stile di Sebald non è soltanto il prodotto del senso di precarietà proprio dei soggetti da lui scelti e dell’ umore malinconico di molte delle sue opere, ma deriva dall’uso dell’iperbole. Come si è detto in precedenza, il particolare umorismo di Sebald è radicato nell’iperbole. E in questo appare evidente l’influsso di Bernhard così come (benché citato meno di frequente) può essere avvertito quello dell’ esteticamente quiescente conterraneo di Bernhard, lo scrittore del XIX secolo Adalbert Stinfter precedentemente menzionato. Come osserva il critico James Wood, “tutta la calma apparente della prosa di Sebald ha il suo principio nell’iperbole, e l’iperbole è stata indubbiamente mutuata da Bernhard”.Anche il pessimismo di Sebald è paragonato a quello di Bernhard, eccetto per il fatto che il “principio iperbolico” di Bernhard è applicato solitamente alla dimensione grottesca, mentre quello di Sebald alla dimensione elegiaca, nonostante il grottesco non sia del tutto assente.Sebald riconosce l’importanza di Bernhard per la sua ispirazione letteraria e definisce il particolare tipo di “estremismo” di Bernhard come “scrittura periscopica”. Sebald e Bernhard condividono l’idea che anche gli aspetti più domestici e quotidiani della vita siano permeati da un elemento surreale che viene tuttavia colto solo di rado”.
    M.R. McColloh, Understanding W.G. Sebald, University of Carolina Press
    https://books.google.it/books?id=4JTdWubfiNMC&lpg=PA141&ots=PZ43Q58Me1&dq=Sebald%20the%20description%20of%20unhappiness%20about%20austrian%20literature&pg=PA17#v=onepage&q=Bernhard&f=false

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  6. Battendo sentieri molto molto lontani da qui, sono inciampata nella traduzione inglese di questa lirica di Erich Fried, Was es ist (qui: http://www.erichfried.de/Was%20es%20ist.htm), Quel che è , il cui quarto verso, It is calamity , nell’originale recita appunto Es ist Unglück .
    Ma siccome calamity , in inglese, significa, analogamente all’italiano, calamità, disastro, pensavo che come traduzione per il termine Unglück si potrebbe suggerire (anche) quella di senso della catastrofe , categoria critica che mi sembra si attagli perfettamente alla poetica di entrambi gli autori, con riguardo sia alla sfera privata dei personaggi sia alla dimensione storica (talvolta congiuntamente, soprattutto nel caso di Sebald). Nei loro romanzi, infatti, c’è sempre il senso della catastrofe imminente (anche se questa ci viene rivelata da subito e getta poi retrospettivamente la propria ombra sull’intera opera): la follia, il suicidio, il delitto, la morte, la guerra, la distruzione, il rinnegamento forzato dell’identità, l’esclusione, l’esilio, l’Olocausto.

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  7. ho scoperto Sebald da poco e ci ho trovato qualcosa di unico… la sua stessa idea di libro è originale, questa sorta di mix tra diario di viaggio-romanzo-saggio sull’arte ecc. Ho apprezzato soprattutto le sue ri-narrazioni, attraverso libri, lettere e documenti, di pezzi di vita di scrittori del passato, davvero un’operazione interessante… Ma Bernhard a mio avviso è un fenomeno di ben altre dimensioni… ha inventato qualcosa a livello stilistico, la ripetizione ossessiva di un tema apponendo delle variazioni… l’unico libro che ho letto tutto in un giorno è stato un libro di Bernhard, il nipote di Wittgenstein… antichi maestri forse il suo capolavoro. E’ facile odiare Bernhard, io stesso a volte lo trovo irrespirabile, ma oggettivamente va detto che si è inventato un linguaggio, come uno che suona la chitarra ma al posto delle corde ci mette chenesò, dei fili di oro zecchino… riguardo alla “ungluck” in Bernhard trovo una furia che lambisce il grottesco, in Sebald la mitezza di un pazzo tranquillo che tutto ciò che fa durante il giorno è cogliere fiori e scrivere poesie…

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    1. mauroconi sono felice di trovare un estimatore sia di Sebald che di Bernhard… Detto questo, penso non sia necessario stabilire una graduatoria e decidere chi sia il migliore dei due. Sono – almeno a mio parere – due grandi che hanno in comune molto più di quanto comunemente si creda ma anche (proprio perché sono grandi e dunque unici) molto diversi. Per me lettrice, ci sono momenti in cui è Sebald a rispondere di più al mio sentire del momento, altre volte Bernhard. Sono felice siano esistiti ed abbiano scritto entrambi.
      Grazie del commento ed a rileggeri presto, spero

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