SUITE FRANCESE – – IRÈNE NÉMIROVSKY

Némirovsky Suite francese

Irène NÉMIROVSKY , Suite francese,  a cura di Denise Epstein e Olivier Rubinstein, Postfazione di Myriam Anissimov, Traduz. di Laura Frausin Guarino, Adelphi, 2005, ISBN 88-459-2016-X

Ho appena concluso la lettura del volume Adelphi contenente il testo di “Temporale di giugno” e di “Dolce”, le prime due parti di un progetto che Irène Némirovsky intendeva strutturare come una sinfonia in cinque tempi e che rimase interrotto. Rimando, per la recensione del libro, ai tanti  articoli che si trovano  in rete.

Da parte mia, dico solo che “Suite francese” è un libro magnifico e struggente. Il ritratto spietato di una Francia abulica, vinta e occupata ed una tenera storia d’amore tra una sposa di guerra francese ed un giovane ufficiale nazista.
Ma il volume Adelphi — curato da Denise Epstein, una delle due figlie di Irène Némirovsky — contiene anche dell’altro, e quest’altro è costituito dagli appunti di Irène sullo stato della Francia durante la guerra e sul suo progetto di scrittura, da frenetiche e drammatiche lettere scritte tra gli anni 1936-1945 e da una densa postfazione di Myriam Anissimov.

Conoscere la tragica fine della Némirovsky e di suo marito, la lettura di queste “appendici” contenute nel volume non può, io credo, non influenzare chi approccia oggi il romanzo della Némirovsky. A me non è stato possibile neanche per un momento dimenticare che lei andava scrivendo quelle pagine sulla guerra, sui nazisti, sulla Francia vinta ed occupata dai tedeschi, sulle leggi razziali in tempo reale, in presa diretta e con la piena consapevolezza — in questo, Iréne mostra una incredibile lucidità — di avere i giorni contati e del fatto che per lei molto realisticamente non ci sarebbe stato futuro. E’ questo uno di quei casi in cui è estremamente difficile tener distinto il giudizio critico sull’opera narrativa dalle vicende personali dell’autore.

Irène Némirovsky

“Giuro qui di non riversare mai più il mio rancore, per quanto giustificato, su una collettività di uomini, quali che siano la razza, la religione, le convinzioni, i pregiudizi, gli errori”. Così scrive Iréne Némirovsky il 28 giugno del 1942 nel diario che contiene gli appunti del libro al quale sta lavorando febbrilmente e che cinquantanni dopo verrà pubblicato con il titolo di “Suite francese”. Il 13 luglio, appena un mese dopo, verrà arrestata dai gendarmi francesi come ebrea e straniera. Nonostante abitasse in Francia dal 1920 non aveva infatti mai ottenuto la cittadinanza francese ed a nulla le valse l’essersi battezzata e l’essere già una scrittrice molto nota (“Mio Dio, cosa mi combina questo paese? Dal momento che mi respinge, osserviamolo freddamente, guardiamolo mentre perde l’onore e la vita” aveva scritto, sempre nel diario, il 21 giugno).

Internata dapprima nel campo di concentramento di Pithiviers, nel Loiret, il giorno seguente viene fatta salire con altri deportati sul convoglio n. 6 diretto ad Auschwitz. Viene registrata nel campo di sterminio di Birkenau ma, debole e stremata (Irène soffriva, tra l’altro, di asma cronica) passa nell’atroce infermeria di Auschwitz. Morirà nella camera a gas il 17 agosto 1942. Qualche mese dopo il marito Michel Epstein subirà la stessa sorte.

In “Dolce” (la seconda parte di “Suite francese”) aveva scritto: “per quanto rapidamente e felicemente potesse concludersi la guerra, quanti poveri infelici non avrebbero mai visto quella fine benedetta, quel giorno di resurrezione?”.

Come scrive Myriam Anissimov nella postfazione, la storia stessa della pubblicazione di Suite française ha del miracoloso e merita di essere raccontata: il manoscritto, contenuto in una valigetta, seguì le bambine Elisabeth e Dénise — anch’esse ricercate dai nazisti — negli anni di fuga e in tutti i nascondigli ma soltanto molti, molti anni dopo trovarono il coraggio di leggere quelle pagine scritte dalla madre con una grafia minuscola per risparmiare l’inchiostro e sulla pessima carta del tempo di guerra. Quella lettura era per loro troppo dolorosa. Alla fine però decisero, le due sorelle, di salvare l’ultima opera della madre. Quando nel 2004 Suite française venne pubblicato in Francia divenne subito un caso letterario ed ottenne addirittura il prestigioso Prix Renaudot. I giurati, assegnando il premio a titolo postumo, per Irène Némirovsky avevano infranto il loro rigido regolamento

Autore: Gabrilu

https://nonsoloproust.wordpress.com

35 pensieri riguardo “SUITE FRANCESE – – IRÈNE NÉMIROVSKY”

  1. Di Irene Nemirovsky ho letto alcuni mesi fa “Il ballo”, scritto nel 1928, libretto di poche pagine, ma di grande forza. Non conoscevo l’autrice e l’avevo acquistato per l’argomento, una storia basata sulla rivalità tra una madre e sua figlia. Detto così può sembrare poco, ma la storia si è subito rivelata in tutta la sua forza e ho trepidato osservando il progressivo sgretolarsi del rapporto tra le due protagoniste, palpitando accanto alla quattordicenne Antoniette che infine attua la sua vendetta, terribile perché impulsiva, per punire una madre che sente lontana, chiusa nella propria ambizione sociale. Le poche notizie biografiche che avevo sull’autrice ora sono compensate da quanto ho letto qui ed è amaro pensare che la sua brillante attività di scrittrice non sia servita a guadagnarle la stima e a farle ottenere la cittadinanza del paese nel quale viveva da tanto tempo e che le aveva pur tributato la propria ammirazione. Buona giornata.

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  2. Anch’io ho letto il ballo, non aggiungo niente a Annarita.

    Riguardo al premio assegnatoLe postumo, non per fare del cinismo a tutti i costi, ma ci sarà stato anche il senso di vergogna e rimorso nazionale?

    Questa è una roba tipo Marzullo: si faccia una domanda e si dia una risposta.

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  3. @ Annarita, devi pensare che quella era la Francia di Vichy e del maresciallo Petain, il tetro periodo del collaborazionismo. E la N. sarebbe stata deportata comunque, in quanto ebrea. Quanta gente ricca e stranota e che mai avrebbe pensato che una cosa simile le sarebbe mai capitata venne deportata e morì nelle camere a gas?
    Per quanto riguarda i rapporti madre-figlia: la Anissimov racconta cose allucinanti, della madre di Irène, che odiava la figlia (la quale si vendicò poi attraverso i libri). Due episodi per il tutto: quando Irène partorì la prima figlia, sua madre le regalò … un orsacchiotto di peluche. Scrive anche la Anissimov: “Alla fine della guerra, persa la speranza di veder tornare i genitori, Denise ed Elisabeth andarono a chiedere aiuto alla nonna, che aveva trascorso tutti quegli anni del conflitto a Nizza nel modo più confortevole. Fanny non aprì neppure la porta, si limitò ad urlare alle bambine che se i loro genitori erano morti, non avevano che da rivolgersi ad un orfanotrofio”

    @ MariaStrofa, se la motivazione di fondo dell’assegnazione postuma del premio è stata quella che dici tu (e che ritengo probabile) non si può che felicitarsene. E’ cmq un modo per prendere le distanze da chi, nel ’42, era al potere in Francia (e cioè il governo Pètain), io credo…Non mi sembrerebbe un atto di cinismo, al contrario…

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  4. Gabriella e amici del blog, mi rifaccio al periodo della 2a Guerra Mondiale per permettermi di segnalare un libro su uno dei tanti veri eroi sconosciuti di quella Guerra, il Generale degli alpini
    Franco Magnani, mio concittadino
    (di Mede, piccola cittadina della Lomellina, in provincia di Pavia).
    Da poco ne è uscita una bella biografia del prof. Giuseppe Barba
    (vedi il sito ufficiale della collana editoriale IPDV: http://www.inpuntadivibram.it).
    Magnani fra l’altro era amico e compagno di guerra di Don Gnocchi
    (si veda nel sito il volumetto dedicato al grande cappellano alpino).
    un saluto a tutti
    Gianluca

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  5. Ecco quello che volevo fare. Ho letto Suite francese quest’estate, al mare, e ho pensato che al ritorno delle vacanze avrei voluto cercare altri scritti dell’autrice e sapere altro e tutto di lei. Poi l’ho dimenticata, per ritrovarla oggi, grazie gabrilù.

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  6. Ho scoperto la N. l’anno scorso, sono stata colpita dal suo scrivere, da una vitalità che traspariva nonostante la drammaticità del tema della “Suite”.

    Di origine russa, scrive in francese?
    Cosa ne pensa Alessandro Piperno?

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  7. @ anonimo, la N. conosceva benissimo il francese fin dall’infanzia, a Leningrado aveva avuto istitutrici francesi, poi in Francia dal 1919, si laureò in Lettere alla Sorbona. E cmq la N. non è certo l’unico caso di autori che scrivono in una lingua diversa da quella della loro patria di origine (il polacco Conrad ha scritto in inglese, l’ungherese Agotha Kristoff scrive in francese, la tedesca Helga Schneider in italiano… solo per citarne alcuni).

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  8. “Suite francese” è un capolavoro.
    Un paio di giorni fa ho finito “Temporale estivo”… adesso sono a “Dolce”… Irene Nemirovsky è una scrittice “micidiale”. E per questo stamane ho subito preso “Jezabel”, appena l’ ho visto in vetrina 😉 Ciao, Oyrad

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  9. Oyrad
    Non sai quanto mi fa felice questo tuo giudizio su Irene Nemirovsky. Anch’io ieri ho comprato “Jezabel”, anche se avevo giurato che almeno per questo mese non avrei comperato libri, e smaltire quelli ancora in attesa in pericolante colonna sul tavolino accanto al mio divano. Ma davanti alla Nemirovsky non ho resistito.
    Grazie di queso tuo riscontro

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  10. Ieri ho letto “Il Ballo”: appena finito, ho provato la curiosa sensazione di aver letto un intero romanzo, e non un racconto così breve: ma non credo di essere io il primo a dirlo… Non posso fare a meno che confermare quanto ho già detto qui: la Nemirovsky è veramente una scrittrice “micidiale”. Meno male che non ho ancora letto il “David Golder” e che mi aspetta ancora il piccolo “La moglie di Don Giovanni” 🙂 Buon week-end, Oyrad

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  11. io purtoppo ho letto prima “Suite francese” e poi altri due libri di I.N. ovvero “Il ballo” e “Jezabel”.
    Il fatto è che “S.F.” è un capolavoro assoluto, paragonabile a Guerra e Pace forse per la capacità di descrivere storie all’interno della Storia.
    La storia di “S.F.” è, come tu hai detto giustamente, struggente, come quella delle figlie e della pubblicazione del romanzo che può essere annoverata nella categoria dei miracoli.
    Gli altri libri non sono ovviamente allo stesso livello ma molto ci fanno capire riguardo a ciò che abbiamo perso; I.N. ci avrebbe sicuramente donato altri meravigliosi libri.
    La storia di “Jezabel” letta alla luce di come si è poi comportata la madre nei confronti delle sue figlie, mi ha fatto pensare che comunque non aveva esagerato nel tratteggiare una figura così patetica!
    luca sposato

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  12. Luca sposato
    E’ sempre il solito dilemma: se cominciamo dai libri meno riusciti di un autore non abbiamo poi voglia di approfondirne la conoscenza. Se cominciamo dai suoi migliori, gli altri ci appariranno insipidi. Allora che fare?
    Come in tutte le cose, è anche il caso che decide per noi…Si può mica controllare tutto.

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  13. Ciao Gabriella ^^
    ho parlato anche io della Némirovsky sul blog, cosa che conferma quanto io abbia apprezzato questo libro e questa grandissima scrittrice che continuerò ad assaporare nel tempo…
    Oggi se non sbaglio, Irène avrebbe festeggiato il compleanno….
    11 Febbraio 1903, se non erro…
    Che tristezza pensarla così, stroncata a 39anni…

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  14. Struggimento è forse la parola che meglio esprime il sentimento che mi ha accompagnata nella lettura..e la sensazione che l’autrice così tragicamente scomparsa, fosse invece viva e presente accanto a me che leggevo febbrilmente lo splendido romanzo.
    Il suo stile corrisponde pienamente a ciò che io chiamo FELICITA’ DELLA SCRITTURA.

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  15. Quando,quest'estate, ho finallmente letto "Vita e destino" di Grossman, autore di cui molto ho saputo grazie a questo meraviglioso blog, ero convinta che per molto tempo  non avrei più letto un libro altrettanto bello, altrettanto intenso, altrettanto capace di raccontare  senza retorica la tragedia della guerra. Questo fino a  prima di leggere "Temporale di giugno" . Molto ci sarebbe da dire, peraltro, sulle affinità tra le due opere, dal tono alla struttura compositiva -sono entrambi romanzi corali, entrambi terminano con  la speranza della vita che riprende il suo corso, della natura che si risveglia;- qui, basti dire che sono questi i casi in cui sono felice come non mai di avere avuto torto.

    Dragoval

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  16. Dragoval
    Ho letto parecchi  altri libri della N. (Non tutti. Non è  necessario leggerli tutti, i suoi  libri. In fondo, la N. è abbastanza monocorde).

    Scrittura sempre impeccabile, eh, intendiamoci. E  romanzi sempre coinvolgenti.

    … Però non ci sono dubbi: Suite francese è  il suo capolavoro.

    In quanto ad affinità con Vita e Destino di Grossman… mah.
    Per la verità io non ne vedo molte…
    Anzi, direi che tra  N. e G.  (fatte salve alcune  analogie tanto evidenti quanto  superficiali) c'è un  abisso.

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  17. Perché un abisso?……
    Io sono convinta che le analogie non siano poi così superficiali…basti pensare semplicemente, non so, alla  "durezza"(?) e alla semplicità che hanno i personaggi nell'affrontare la tragedia della guerra…ma più di tutto basti pensare, secondo me, alla fine dei due romanzi, entrambi nel segno della vita che continua, aldilà di qualsiasi tragedia, nonostante tutto…
    Certo l'opera di Grossman è indubbiamente più ambiziosa, più ampia, più profonda…i personaggi  sono immensi, granitici, indimenticabili (Victor Strum per tutti), … inoltre le analogie varrebbero eventualmente soltanto per "Temporale di giugno", romanzo corale…Tra l'altro ho scoperto che anche alcuni anobiani hanno fatto questo accostamento…Avrei  sperato di trovare qualche contributo critico di rilievo al riguardo, ma non ho avuto fortuna, quindi , per il momento, sono costretta a sospendere il giudizio…
    Ad maiora et meliora

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  18. Vita e destino e Suite francese sono due libri differenti, nel primo si inseriscono, secondo la tradizione russa, commenti sulla bontà, riflessioni sul destino dell'uomo. Nel secondo c'è la solo la suprema maestria dell'autrice, non c'è nulla da spiegare. E' curioso come sia Grossman che la Nemirosky traggano linfa da Cechov ma la Nemirovsky è più cechoviana nei fatti oltre che nei propositi.

    E' come confrontare i Buddenbrook con La montagna incantata. Magris preferisce di gran lunga i Buddenbrook, io la penso allo stesso modo. La Nemirovsky, in particolare nella seconda parte raggiunge vette artistiche impressionanti, lo riconosce Vargas Llosa in un articolo recente, ecco le sue parole:

    "Ho appena finito di leggerlo e mentre scrivo queste righe sono ancora atterrito da quell' immersione nell' orrore che è al tempo stesso – sortilegio della letteratura – una prodezza artistica di prim' ordine, un libro di mirabile architettura e superba eleganza, senza sentimentalismi né truculenze, sereno, freddo, intelligente, che strega e smuove le viscere, delizia, fa paura e costringe a pensare".
     

    In vita e destino non si raggiungono mai le atmosfere sotterranee, struggenti e fatali di Dolce.

     

    Ciao e buona serata

    Domenico Fina  
     

     

     

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  19. @ Domenico Fina:
    grazie di cuore per il tuo interessantissimo contributo. Io non sottoscriverei la maggiore grandezza della Nemirovsky rispetto a Grossman, ma per giudicare sarà il caso che io riesca a completare i due romanzi (allora anche da "Dolce"  potrò aspettarmi molto, sembra").
    Un saluto e le scuse- a tutti- per aver dimenticato di firmare il post precedente
    Dragoval

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  20. Sì, Dragoval, Dolce è un altro libro, mentre Temporale di giugno ha un andamento cinematografico che ricorda vagamente Altman, Dolce è di impianto tradizionale alla Flaubert. La storia d'amore impossibile tra il soldato tedesco che occupa la casa di Lucille, sposa di guerra che aspetta il ritorno di suo marito, è narrata con arte sopraffina; è il vertice del romanzo.

    Vargas Llosa su questo punto aggiunge:

    "Le relazioni che si annodano, per esempio, tra le giovani contadine e borghesi – tra loro, alcune mogli i cui mariti sono prigionieri di guerra – e i soldati tedeschi, uno dei temi più difficili da elaborare, sono narrate con impareggiabile efficacia e danno vita alle pagine più commoventi del libro".
     

    Domenico Fina

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  21. Dragoval e Domenico Fina
     ringrazio entrambi per l'allargamento del discorso e  per   il contributo  all'approfondimento della conoscenza di questi due grandi scrittori.

    Da parte mia, preferisco non fare una graduatoria tra  N. e G., ma se proprio fossi  costretta a scegliere (per fortuna nessuno mi costringe a farlo, perchè scegliere tra  i due    mi spiacerebbe molto)  non avrei il minimo dubbio nell'indicare  Vassili Grossman.

     Questo perchè secondo me  i suoi scritti  (non solo quindi  Vita e Destino, ma La Madonna a Treblinka, i Quaderni di GuerraTutto scorre e Per una giusta causa) vanno ben oltre la dimensione  strettamente letteraria.

    Insisto a rimanere  pervicacemnte  d'accordo con  George Steiner e  Szvetan Todorov, che considerano Grossman  una delle figure più significative ed importanti del Novecento (non solo letterario).

    Tutto questo non significa che  non condivida quello che scrive Vargas  Llosa nelle citazioni riportate,  tutt'altro.

    …Tornando dunque a Suite francese: se proprio vogliamo trovare analogie con qualche altro libro e stile  di scrittura, io ho trovato davvero  stupefacente quanto Dolce   abbia in comune  — sia per lo stile che per i contenuti  —  con Il silenzio del mare di Vercors.
    Ne avevo parlato  >>qui  e  >>qui

    Chissà se Vargas Llosa ha mai letto Le silence de la mer, o visto il film di Melville?   

    Ciao  🙂

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  22. Dragoval e Domenico Fina
     ringrazio entrambi per l'allargamento del discorso e  per   il contributo  all'approfondimento della conoscenza di questi due grandi scrittori.

    Da parte mia, preferisco non fare una graduatoria tra  N. e G., ma se proprio fossi  costretta a scegliere (per fortuna nessuno mi costringe a farlo, perchè scegliere tra  i due    mi spiacerebbe molto)  non avrei il minimo dubbio nell'indicare  Vassili Grossman.

     Questo perchè secondo me  i suoi scritti  (non solo quindi  Vita e Destino, ma La Madonna a Treblinka, i Quaderni di GuerraTutto scorre e Per una giusta causa) vanno ben oltre la dimensione  strettamente letteraria.

    Insisto a rimanere  pervicacemnte  d'accordo con  George Steiner e  Szvetan Todorov, che considerano Grossman  una delle figure più significative ed importanti del Novecento (non solo letterario).

    Tutto questo non significa che  non condivida quello che scrive Vargas  Llosa nelle citazioni riportate,  tutt'altro.

    …Tornando dunque a Suite francese: se proprio vogliamo trovare analogie con qualche altro libro e stile  di scrittura, io ho trovato davvero  stupefacente quanto Dolce   abbia in comune  — sia per lo stile che per i contenuti  —  con Il silenzio del mare di Vercors.
    Ne avevo parlato  >>qui  e  >>qui

    Chissà se Vargas Llosa ha mai letto Le silence de la mer, o visto il film di Melville?   

    Ciao  🙂

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  23. L'articolo di Vargas Llosa è stato pubblicato dal Corriere della sera il 23 agosto scorso e si può leggere attraverso l'archivio storico.

    http://archiviostorico.corriere.it/2010/agosto/23/Irene_Nemirovsky_racconto_dell_apocalisse_co_9_100823020.shtml

    Quanto al confronto tra i due libri, è poco significativo proprio perché l'opera di Grossman ha valore extraletterario di testimonianza e riflessione sulla natura dei totalitarismi, sull'angustia mentale che li caratterizza, per questo è stata ripresa da Todorov, per il suo valore filosofico. Io mi riferivo al valore squisitamente letterario e in questo a mio avviso Suite francese è superiore; appunto nell'arte romanzesca.

    Per dirla in altri termini se bisognasse assegnare il Nobel per la letteratura, andrebbe a Suite francese (forse). Non ci dimentichiamo che è un libro che ha appena 6 anni di diffusione.    

        

    Ciao e grazie dell'ospitalità

    Domenico Fina

     

     

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  24. L'articolo di Vargas Llosa è stato pubblicato dal Corriere della sera il 23 agosto scorso e si può leggere attraverso l'archivio storico.

    http://archiviostorico.corriere.it/2010/agosto/23/Irene_Nemirovsky_racconto_dell_apocalisse_co_9_100823020.shtml

    Quanto al confronto tra i due libri, è poco significativo proprio perché l'opera di Grossman ha valore extraletterario di testimonianza e riflessione sulla natura dei totalitarismi, sull'angustia mentale che li caratterizza, per questo è stata ripresa da Todorov, per il suo valore filosofico. Io mi riferivo al valore squisitamente letterario e in questo a mio avviso Suite francese è superiore; appunto nell'arte romanzesca.

    Per dirla in altri termini se bisognasse assegnare il Nobel per la letteratura, andrebbe a Suite francese (forse). Non ci dimentichiamo che è un libro che ha appena 6 anni di diffusione.    

        

    Ciao e grazie dell'ospitalità

    Domenico Fina

     

     

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  25. Quando nella mia pila di libri che attendono d’esser letti, ce n’è qualcuno su cui hai scritto un post, rimando la lettura del post. Ho scoperto, infatti, che la visione e le sensazioni espresse da un lettore di cui mi fido (e tu sei tra questi), involontariamente finiscono con l’influenzarmi. Oggi ne ho avuto la conferma. Sono ancora disorientata dalla lettura di Suite francese (hai presente quando leggi qualcosa che ti impressiona tantissimo e non ti decidi ad immergerti in un’altra atmosfera? Ecco, io sono in quella fase lì…) ed ho pensato di cercare il tuo post per leggere le tue riflessioni. Se avessi letto prima il post e poi il libro avrei pensato d’essere stata, ancora una volta, influenzata da te. In questo modo non posso dirlo. È quell’appendice che rende così diversa la lettura delle due parti del romanzo. È la vita dell’autrice che entra nel romanzo e lo rende ancora più eccezionale e forte. Avevo già letto “Due”, “Come le mosche…” e “Jezabel” ma o ero troppo disattenta o Suite francese è un capolavoro che non può essere paragonato alle opere precedenti della Némirovsky.
    Mi sa che acquisterò ancora qualcosa della nostra… Pensavo al Vino della solitudine.
    Un abbraccio

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