DIARIO DI UN NAUFRAGO FELICE – PAOLO COSSATO

Paolo Cossato Diario di un naufrago felice
Paolo Cossato, Diario di un naufrago felice. Memorie, pensieri e vicende di un musicologo a Venezia e del professor Pedantius suo sosia spirituale, pp. 240,
Casa editrice el squero, Venezia, 2021

“La ricostruzione di due vite parallele: un musicologo, alla guida di una Stagione di concerti di Musica da Camera, attivo a Venezia prevalentemente negli ultimi decenni del secolo scorso, e il professor Pedantius, suo sosia spirituale, docente di Storia del Teatro dell’Opera […] pagine stilate con animo leggero, foriere di ricordi sparsi, sebbene esposti con criterio cronologico, in un parallelismo tra concerti e insegnamento”.

Così leggiamo in “Un cenno, solo un cenno”, sorta di Introduzione datata 16 Gennaio 2021 e scritta ” in Vinegia, nel cuore della notte”.

Le duecento pagine circa che seguono si sono rivelate per me una ricca e sontuosa cornucopia di aneddotica seria e faceta, riflessioni profonde e impegnative, una carrellata su un importante spaccato della vita culturale (specialmente musicale) di Venezia con le sue tante luci ed ombre, la rivelazione di grandi amori letterari, ricordi di infanzia, il pensiero per tante persone care e il dolore per la loro scomparsa, considerazioni su arte e realtà in letteratura da Cechov a Maupassant a Thomas Mann, Nabokov…; bellissime pagine su temi squisitamente musicali come la Mélodie francese ed il Lied tedesco, e naturalmente il Tempo, e la memoria e l’oblìo…e insomma… “Proust, naturellement” sarei tentata di dire, citando – parafrasando – lo stesso Proust quando al principe di Guermantes fa dire “Balzac, naturellement…“.

Si comincia a leggere e subito si sorride per il raffinato umorismo, per gli aneddoti personali narrati con grazia ed autoironia… ma pagina dopo pagina ci si rende conto che i temi dei brevi ed agili capitoletti in cui è strutturato il libro si fanno seri, eccome!

Paolo Cossato. Disegno

Vado avanti con la lettura e sempre di più mi accorgo di invidiare gli studenti del “Professor Pedantius”, fortunati ad avere avuto Paolo Cossato come loro insegnante, perchè dalla lettura di queste pagine appare chiaro che con lui si apprende divertendosi, che l’esser seri non necessariamente equivale a dover essere seriosi, che metodo e rigore nello studio, nell’apprendimento non necessariamente debbono equivalere a noia ed a chiusura mentale ed è possibile comprendere che una vena malinconica può percorrere anche un esilarante aneddoto o che tra le pieghe di una serie di motti di spirito possano celarsi riflessioni sulla vita e la morte.

Il parallelismo di due attività esercitate professionalmente (l’insegnamento a Ca’ Foscari di Storia del Teatro Musicale e dal 1994 la direzione artistica della Società Veneziana dei Concerti di musica da camera della quale dal 2017 è stato anche Presidente) fanno sì che l’aneddotica (quella relativa ai grandi artisti con cui l’Autore è venuto a contatto ma anche l’aneddotica privata e strettamente autobiografica) abbia un grande spazio nella narrazione e che la galleria dei personaggi ( familiari, amici e/o “nemici” personali da una parte, gli artisti dall’altra) sia ricchissima.

Degli aneddoti che riguardano gli artisti cito solo una piccola parte, giusto per dare appena un’idea: troviamo Arthur Rubinstein ed Elly Ameling, Gundula Janowitz e Fischer Dieskau e Maurizio Pollini, Isaac Stern ed Evgenij Kissin. E ancora il Quartetto Borodin, Vladimir Ashkenazy, Paul Badura Skoda, Gustav Leonhardt… e tanti altri, fino ad arrivare a Lang Lang e a Yuja Wang.

Alcuni di questi aneddoti o piccoli ritratti sono addirittura esilaranti, altri invece possono risultare spiazzanti perchè, di alcuni veri e propri “mostri sacri” della cosiddetta musica colta, pressocchè universalmente amati ed osannati ci viene purtroppo restituita a volte – e da persona che è “del mestiere” e che li ha visti nel “dietro le quinte”-, un’immagine purtroppo decisamente non all’altezza – dal punto di vista umano – della loro indubbia grandezza di artisti. Non mancano certo, in questa galleria di personaggi anche le persone corrette, garbate, gentili ma… sembra suggerire l’Autore tra le righe… queste purtroppo non costituiscono la maggioranza.

Struggenti le pagine che raccontano del grande Sviatoslav Richter, del concerto da lui tenuto a Venezia nel marzo del 1986 nella (stracolma) sala della Scuola Grande di San Giovanni Evangelista in cui il pubblico era appositamente tenuto immerso nell’oscurità e in cui Richter suonò “con una piccola luce di abat-jour sul pianoforte perchè negli ultimi anni voleva suonare con lo spartito dinanzi agli occhi per timore di vuoti di memoria” e l’ultimo incontro con il grande pianista a Padova, nel 1996: “Mi apparve dinanzi un uomo provato, reduce da una severa operazione chirurgica, cui mi accennò con un agghiacciante cenno della mano quando andai a salutarlo dopo il concerto. Il volto era segnato, e vecchio di quella vecchiezza che non è rughe o età, ma stanchezza profonda […] anni dopo lo colpì un grave disagio, ed è così che lo rividi per l’ultima volta, in una luce funebre e solenne, in quella sera di Padova ormai troppo lontana”

Eclettismo, interdisciplinarietà, insaziabile curiosità intellettuale sono una costante. Cossato utilizza generi, simboli, materiali i più diversi. Il nonsense, il limerick, la fiaba, il sogno (strepitoso il capitolo Sette sogni con Johann Sebastian Bach che a me ha tanto ricordato il Kundera che ne L’immortalità fa passeggiare, nell’oltretomba, Goethe ed Hemingway i quali, imbarazzatissimi nel ritrovarsi “immortali”, impacciati non sanno bene cosa dire. Loro, cui da mortali non mancavano certo le parole).

Una lezione intera il professor Pedantius dedica ai vampiri nell’arte da Munch a Strindberg al Nosferatu di Murnau, Dracula e Bela Lugosi, Dreyer e Werner Herzog; diavoli tentatori fanno continuamente capolino per meglio spiegare certi capolavori del teatro musicale così come vengono chiamati in causa teatro di prosa, letteratura, arti figurative, cinema.

Il nostro “naufrago” non arretra nemmeno davanti a Sherlock Holmes, Poirot, Philo Vance o Nick Spade, Dashiell Hammett e Raymond Chandler e adora il Maigret di Simenon e quello di Gino Cervi e Bruno Cremer: un intero gustoso capitolo è infatti dedicato alla letteratura poliziesca ed alla relazione dei grandi detective con la musica: che Raymond Chandler – uno dei pilastri dell’hard boiled – nutra una spiccata preferenza per Schubert può apparire bizzarro, così come un Philo Vance che si cimenta al pianoforte nientepopodimeno che con la Sonata op. 106 di Beethoven (la mastodontica Hammerklavier); Sherlock Holmes si diletta con la parte solista dei concerti per violino di Mendelssohn e ci viene mostrato come, d’altra parte, anche i più efferati assassini non scherzano affatto: Hannibal Lecter adora infatti le Variazioni Goldberg di Bach e ci viene ricordato che il celeberrimo sinistro motivetto fischiettato dal Mostro di Düsseldorf di Fritz Lang non è altro che La Marcia dei Troll dal Peer Gynt di Grieg.

Non mancano Aforismi e Decaloghi. Ce n’è per tutti (o quasi). Abbiamo il Dittico etico per gli studenti composto da un Decalogo per gli studenti avidi di mondanità ove ad esempio, alla voce “dodecafonia” si consiglia e si rassicura: “qualsiasi espressione va bene. Tanto, chi ve ne parla ne sa meno di voi” o, a proposito di Nietzsche “Alludere a Wagner con aria circospetta” ed a proposito di Marcel Proust si consiglia di “Ricordare quasi in lacrime i biscotti nel tè. L’unica cosa che tutti conoscono della Recherche specialmente se non l’hanno letta”.

Viene però fornito anche Un serio decalogo per studenti studiosi. Di questo non riporto nulla, perchè serio lo è davvero, e va letto tutto, con attenzione e – si spera – anche applicato.

Non manca un Decalogo del perfetto direttore artistico dal quale si evince che qualsiasi cosa si programmi e comunque la si realizzi ci sarà sempre un coro di abbonati e spettatori che si lamenteranno ed in ogni caso, caro Direttore Artistico, rassegnati perchè sappi che “se cerchi assenso e lodi da parte di pubblico e critica attendi di vedere comparire il tuo nome sulla pagina degli annunci funebri. Il ricordo commosso che susciterà la tua dipartita implicherà lodi e consenso per i molti ma simpatici difetti che hanno caratterizzato la tua vita e la tua attività professionale”

Ovviamente ho i miei capitoli preferiti tra i quali alcuni che riguardano allestimenti d’oggidì di grandi opere liriche (tema al quale sono particolarmente sensibile e talvolta anche ferocemente reattiva): Il rispetto del testo e le regie d’oggi, Tradizione e innovazione, La retorica del ‘nuovo’ e lo sprezzo del vecchio, altri capitoli che intrecciano letteratura, psicoanalisi e cinema come il capitolo su Schnitzler, Casanova e Freud e quello in cui, parlando del manniano La morte a Venezia (non poteva certo mancare!) sono rimasta molto colpita dalle riflessioni a proposito della “cenere” di Gustav (nome che è un omaggio al grande direttore e compositore Mahler) Aschenbach e, allo stesso tempo, l’arte del mascheramento che trasforma il compositore Gustav Mahler nello scrittore Aschenbach:

“Ruscello di Ceneri” – cioè “Aschenbach” – pare un nome di fiaba e risponde all’inclinazione simbolico- naturalistica cui vanno soggetti i nome dei personaggi manniani. Un ruscello che scorre senza vita, un ruscello (Bach) di cenere (Aschen)”

E che dire delle pagine in cui si rincorrono riflessioni su la Carmen di Bizet-Mérimée e la Lulu di Wedekind e Alban Berg e la Lolita di Nabokov e Kubrick o delle pagine che collegano il Faust di Goethe e di Mann o il Leporello e il Don Giovanni di Mozart-Da Ponte con Rigoletto e il Duca di Mantova (Verdi), il Tom Rakewell e il Nick Shadow del Rake’s Progress di Stravinskij?

“[…] come il trio dei servitori rivela un crescendo di tenebrosità – Leporello, Rigoletto, Nick Shadow – il trio dei Libertini – Don Giovanni, il Duca di Mantova, Tom Rakewell – si va circondando – dall’eroe mozartiano a quello stravinskijano – di una luce sempre meno infera”

Legato al tema della cultura liederistica tedesca ed allo Schubert del Wanderer ecco il tema del camminare, del vagare, del passeggiare in cui l’armonia del Lied è evocazione del Tod, della Morte, “che chiude ogni bilancio dell’Esistenza al fine del vagare (Wandern) terreno. Il carattere circolare in cui si snoda questo Vagare induce a pensare che Schubert se ne chiedesse il senso, poichè quel ‘ruotare’ da nessuna parte conduce e s’arresta solo con la fine. […] Uno Schubert beckettiano ante litteram, in cui l’Umanità attende un Godot che suona la ghironda del Nulla”

Come non pensare, leggendo queste bellissime pagine, ai passeggiatori solitari di Sebald e Robert Walser? Cossato non li cita, ma io non riesco a non pensarci.

E ancora a proposito di Lieder, originale e sorprendente è stato – almeno per me -leggere il giudizio a proposito di quelli composti da Alma Schindler Mahler: “Dal punto di vista musicale, le sue composizioni vennero giudicate con severità eccessiva: ci pare che possiedano un merito maggiore di quello espresso dal giudizio stroncante di Zemlinsky e di Mahler”. Per quel che mi riguarda, è la prima volta che leggo, a proposito delle composizioni di Alma, qualcosa che non sia netta stroncatura e disprezzo. Non mi pare poco.

… E c’è Proust. Che aleggia su tutto il libro. In modo esplicito ed evidente con capitoli a lui, alla sua opera espressamente dedicati: Estate 1983, l’avvento di Marcel, ovvero un libro per amore (p. 38), L’età di Proust (p.52), Meditazione proustiana di Pedantius. La pioggia e l’oblio (p.53), Pedantius impara da Proust (p. 150), Le frasi folgoranti della Recherche (p.203), Proust l’inattuale (p.204).

Proust però non è presente soltanto attraverso le citazioni o i capitoli a lui espressamente dedicati. L’influenza dell’opera di Proust percorre, sottotraccia, tutto il libro, traspare dalle analisi, dai giudizi positivi e negativi, dalle preferenze, dai continui riferimenti al Tempo, alla Memoria, all’Oblìo, al rapporto tra arte e realtà, alla sostanziale inconoscibilità del reale. Perchè forse Proust non può cambiarvi la vita – come ricordo ebbe invece a scrivere Alain de Botton in un libro di grande successo popolare – ma è certo che da un incontro con la sua opera difficilmente si esce indenni e si rimane come si era prima.

“Fu così che in quell’estate del 1983 […] Proust entrò crudelmente e trionfalmente nella mia mente, per sempre.”

Figure femminili – della vita privata e del mondo artistico – ne compaiono parecchie, in tutto il libro ma è la figura e la rappresentazione della madre quella che sin dall’inizio e soprattutto alla fine del libro si impone. La Lettera a mia madre che non a caso è posta a chiusura del volume è tanto struggente che non mi sento di estrapolarne alcun passaggio. Va letta silenziosamente.

Paolo Cossato. Disegno

Di materiale ce n’è davvero tanto, in questo libro. Impossibile render conto di tutto, non ci ho nemmeno provato. Ho accennato soltanto a qualche fil rouge, a temi, aneddoti che mi hanno particolarmente interessata, divertita, sollecitata e perchè no? commossa. Sono certa che ogni lettore/lettrice troverà i suoi, perchè questo è un libro che di fatto ha molti più destinatari e “lettori ideali” di quanto si possa pensare. Prenderebbe una solenne cantonata chi pensasse trattarsi di un libro che possa interessare solo i veneziani. Il punto di partenza è certo Venezia, ma ci si accorge subito che i temi trattati sono universali.

Conclusioni provvisoriamente definitive: leggete questo libro Non ve ne pentirete. Vi divertirete, rifletterete, imparerete e perchè no, a tratti persino vi commuoverete. E’ un libro che

Giova esageratamente alla salute

  • Scheda del libro >>

Autore: Gabrilu

https://nonsoloproust.wordpress.com

13 pensieri riguardo “DIARIO DI UN NAUFRAGO FELICE – PAOLO COSSATO”

  1. Conosco Paolo Cossato, anche se lui non conosce me. Ero uno degli abbonati alle stagioni della Società veneziana dei concerti, una delle tante belle cose che in questa città ridotta prima a squallido bazar e presentemente a un deserto privo quasi di forme di vita è stata fatta morire fra le camarille e nell’indifferenza di tutti quelli che avrebbero potuto fare qualcosa per salvarla. Che disastro…
    Leggerò sicuramente il libro, grazie Gabrilu.

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    1. Winckelmann
      sai che pensavo a te, mentre leggevo il libro e poi scrivevo? E mi chiedevo appunto se avessi seguito i concerti della SVC e se conoscessi Cossato.
      Mi fa piacere adesso sapere che di quei concerti eri un frequentatore e che ne hai un bel ricordo. Sul presente di Venezia, da quello che ho potuto leggere nel libro, mi sento di potermi avventurare nel dire che sostanzialmente i vostri pareri in merito concordano.

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      1. Era una grande istituzione, che riusciva a mettere assieme stagioni incredibili con risorse con le quali altri non avrebbero organizzato nemmeno un concerto di Patty Pravo e aveva un pubblico di fedeli e competenti spettatori. Al suo penultimo anno di vita, già con l’acqua alla gola, cacciata dalla Fenice che la ospitava ma che voleva avere una stagione di musica da camera che portasse il suo bollino, riuscì a mettere assieme una stagione indimenticabile tutta dedicata al quartetto, avviando una campagna di abbonamenti che portò nuovi spettatori e inventandosi anche l’idea di abbonamenti “sospesi”, ovvero acquistati da volonterosi sottoscrittori per essere regalati agli studenti. I concerti tornarono alla Scuola Grande di San Giovanni Evangelista e tutti ci siamo illusi che la crisi fosse scongiurata e che la vita potesse riprendere. Invece fu solo una dilazione, la stagione successiva fu l’ultima e poi… buonanotte suonatori.

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  2. Che meraviglia. Ovviamente lo voglio; e lo dovrò ordinare. Domani, subito.
    Mi colpisce il fatto che, da trevigiana (periferia di Venezia) non ho memoria di aver mai visto, nelle librerie, questa casa editrice. Un grazie doppio, dunque, per la segnalazione.

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    1. Ivana Daccò
      Non la conoscevo nemmeno io questa casa editrice, il che è comprensibile, trovandomi io in Sicilia e trattandosi di una piccola casa editrice che si occupa prevalentemente di testi su Venezia, i veneziani, storia e cultura e l’ho scoperta in questa occasione. So che il libro lo si può acquistare a Venezia alla mitica libreria La Toletta oppure ordinandolo on line. Io così ho fatto: l’ho ordinato on line e dopo due-tre giorni il volume era nelle mie mani qui in Sicilia. Efficienza, rapidità, correttezza.
      Se e quando lo leggerai, mi farebbe poi molto piacere se avessi voglia di condividere le tue impressioni.

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      1. Da tanto ho voglia di una rimpatriata a Venezia (20 minuti di treno) per il momento ancora impossibile. Mi manca molto; e La Toletta è d’obbligo.
        Spero comunque che una libreria di Treviso possa procurarmelo. Oggi pomeriggio, finalmente, potrò uscire – zona arancione da ieri. Parrucchiere e libreria ci stanno divinamente bene.

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        1. Ivana Daccò e invece io stamattina mi sono svegliata ed ho appreso che nottetempo ed a mia insaputa Palermo è diventata rossa… Primo effetto concreto: avevo un appuntamento perchè devo rifare il parquet di casa ma… niente da fare. Sono chiusi e non sanno se e quando possono ricominciare a lavorare. Mi tocca camminare, in casa, su un pavimento che ormai è un insidioso percorso di guerra e chissà quando potrò renderlo di nuovo innocuo.
          Così va, di questi tempi. Ogni giorno c’è una sorpresa e non è affatto detto che si tratti di belle sorprese 😦
          Meglio dedicarsi ad altro, suvvia.
          Ciao!

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    1. giacinta
      non sono sicura di avere capito bene cosa tu intenda quando parli di “rendere giustizia al nome”. Io credo che ci sia molta autoironia da parte di Cossato nella scelta di questo nome, e inoltre, se penso ai tanti commenti di suoi ex studenti di Ca’ Foscari che mi è capitato di trovare sparsi in rete credo che sia stato un insegnante molto amato ed oggi che è in pensione non solo ricordato con rispetto ed affetto ma anche rimpianto

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      1. Sì, certo! Da quello che hai scritto nella recensione si comprende l’intento dell’autore. Volevo solo una conferma:-)
        Vado a prenotarlo anche io. Grazie per la segnalazione!

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